The Classifica 31. L’hip-hop ha rotto le palle e non spiace dirlo

L’estate è finita, ma la hit parade italiana resta quella estiva, chiusa per ferie, rigida come una serranda abbassata. Tra poco tornerà ad animarsi come la vita politica e quella culturale del Paese – non vediamo l’ora. Ma ora, così come non si può veramente vivere dell’apertura di Fini a Veltroni né su Alba Parietti di nuovo nuda, analogamente non si può realmente elucubrare sul ritorno dei Coldplay al n.3 davanti a Jovanotti, alle spalle della ormai monumentale Giusy Ferreri e del MiticoLiga, nè sul ritorno della raccolta di Gianna Nannini in top 10 – dal n.15 al 9, ma vattelapesca se me lo spiego, è uscita 41 settimane fa. Forse qualcuno era in astinenza per la mancata programmazione dello spot con Meravigliosa creatura. Poi, guardatemi negli occhi: vi interessa sapere che Giovanni Allevi è da 100 settimane nella top 100? Nella quale ha ben 4 album? A me sembra una di quelle cose tipo l’elezione e poi rielezione e poi rielezione di Gabriella Carlucci alla Camera dei Deputati. Nietzsche medesimo diceva che se guardi nell’abisso, Gabriella Carlucci guarda in te. Quindi, mettiamo la testa fuori e partiamo per una bella invettiva a fondo perduto. Ovvero: sono l’unico che pensa che l’hip-hop mandi un odore curioso? O sono solo l’unico a scriverlo?

Partiamo dal fatto che se uno si lamenta dell’imbolsimento delle charts italiane, non è che l’America sia una fucina di novità. Al n.1 nel cuore dell’Impero c’è T.I., ovvero Clifford Joseph Harris Jr, 28enne di Atlanta, 200mila download (veri) per il nuovo singolo Whatever you like. T.I. ha fatto tutte le puttanate che danno credibilità a un rapper americano: droga, carcere, sparatorie, un gruppo che nel nome contiene l’elogio della magnacceria come stile di vita, pezzi che non si prefiggono esattamente di essere pietre miliari (Do ya thang, Big shit poppin’) ed è comunque citato dal nostro ultimo fenomenino Marracash, che in Badabum cha cha spiega che se uno mette su i Coldplay, Marracash devasta tutto come a Pompei, laonde è meglio mettergli su T.I. La cosa buffa è che tra i due quello che vale di più è l’italiano, che è molto più originale e simpatico. Viceversa nel pezzo e nel video che tocca i cuori della meglio gioventù americana, T.I. è prevedibile esattamente come ogni big pimp dell’hip-hop: “Quello che vuoi te lo posso comprare, dì agli altri negri senza soldi di stare al loro posto, ho una casa da 5 milioni di dollari e una Bentley, la mia tipa può andare in ogni negozio e prendersi tutte le borse che vuole”.

Ora, il primo che mi dice che sono tutte componenti necessarie dello staile (ovvero, style con la ipsilon) e che se non mi va a genio è perché yo, non sono un fra, giuro che lo abbatto a testate. Ebbasta, su. E stessa sorte per chi conclude che essendo un genere gggiovane e da strada, se non ti va bene sei uncool – so fuck you man, get outta my face. Ed è proprio questo il punto: che l’hip-hop sia un genere giovane è big shit, cari i miei fra. Sono trent’anni che è in giro, e a essere generosi 15 anni che è morto, e se volete ancora credere a quella vecchia storia della “CNN del ghetto” siete più teneroni degli hippies di San Francisco. Dal punto di vista creativo è arrivato al capolinea da anni, e i più furbi sono quelli che guardano al pop, come Frankie Hi-Nrg e Caparezza. Del resto il primo a capire che il giochino rompe le palle anche a chi lo fa è stato Jovanotti che da tempo e si è messo (aaargh) a cantare. E se ci badate, due consumati buffonacci come Snoop Dogg e Kid Rock fanno lo stesso appena possono. Non c’è stato un punk a rigenerare l’hip-hop, che non a caso è frequentato da tipi mortiferi che si fanno immani seghe mentali sulla old school e la mid school, mioddio, ma è vita questa? E con buona pace di chi continua teneramente a crederlo antisistema, il grosso dell’hip-hop pensiero e dello staile sono coerenti con  i desiderata dell’establishment, e vanno a inscenare, più che la CNN del ghetto, il Grande Fratello dell’hinterland, la possibilità di avvicinarsi al centro della società dello spettacolo, in fondo la rappresentazione musicale dei famosi “operai che votano la Lega”, con la stessa retorica bossiana di pallottole e uccelli duri, che nasconde il sogno di mettere su il proprio piccolo impero coi “fra” della “crew” oppure avviare il figlio bamboccione alla carriera di europortaborse, e fargli ereditare il rezpekt e il malloppo.

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16 Commenti

  1. Allora ho letto i vostri post e’ devo dire che ci sono alcune cose che avete scritto molto buone e’ altre meno buone.. allora ci sono dei passi che io sinceramente non ho concepito bene… in ogni genere musicale ha un suo pro e’ contro pero’ nessuno puo’ prendere la briga di sputanare e’ di palrare a’ vuoto!
    prima di sparare un pregiudizio uno deve informarsi!!
    cmq entrando sul argomento esposto
    io posso solo dire che l’ hip hop e’ una cultura
    e’ tale deve essere prima studiata poi apricata e’ dopo
    tramandata! putroppo il mercato ha sputanato
    il movimento di questo genere che non e’ solo un semplice genere! essendo che l’ hip hop ! racchiude molte cose e’ no solo rap!
    allora cosa fare niente no sentire questi big americani
    che spacciano il rap-gangstar come fosse hip hop!
    il fatto che poi no ci appartiene ti rispondo
    che io piscio dove voglio e’ no solo a casa mia !
    questo non e’ un pregiudizio sul tuo genere ma ben si sul concetto di appartenenza!
    prosequo vasco rossi ligabue etc
    no centrano nulla sul concetto di hip hop!
    siamo in italia e’ normale che vasco rossi
    e’ in primo in classifica!
    essendo che la televisione la radio ! le riviste specializzate di musica!
    e’ no solo hip hop rap no tramandano la vera essenza del hip hop!
    ok?
    e’ cmq un conto una moda che passa
    un conto e’ il tuo genere che no muore
    ma resta dentro di te!
    un saluto a tutti!!!
    cmq e’ inutile che vi attaccate hai mas media
    putroppo la colpa non di loro ma di gente che si trova piu’ in alto di loro!

  2. Io ho ascoltato ultimamente un album di un gruppo newcommer hiphop italo-svizzero che si chiama “Andata e ritorno”.
    Molti miei amici mi avevano detto che non era affatto bello..invece ascoltandolo è uno dei pochi che ho sentito ultimamente ad avere dei testi sensati..

    Yo!

  3. io devo dire una cosa: IL RAP LO ASCOLTO DA 15 ANNI E MI PIACE TUTTO!!! DAI PUBLIC ENEMY A SOULJA BOY PASSANDO PER I VENERABILI WU-TANG!!!
    Per fortuna, quando qualcosa non mi piace non lo ascolto e non mi rodo il fegato come te “Paolo Madeddu”, ma attacco HIP HOP LIVES (krs one & marley marl) o HIP HOP IS DEAD (Nas) e mi diverto un sacco!!! tu continua pure a soffrire per T.I.

  4. Ma quanto sei ignorante per scrivere un articolo del genere?
    A parte che di Hip Hop non capisci niente, ma tu dovresti essere un giornalista? E dove l’hai imparato l’italiano?

  5. ma tipo documentarsi un pò meglio sull’Hip Hop no, eh? Scavare a fondo e scoprire artisti che non centrano niente con T.I. in quanto a stile e inventiva ci fa così schifo? :P

    allora, ‘my dear maccheronic calunniator’, ti dò un consiglio:

    vai su http://www.stonesthrow.com e poi su http://www.glitchmob.com, poi su http://www.definitivejux.com e poi su http://www.anticon.com, e poi su http://www.rhymesayers.com. E poi studiati questi artisti. Ti sorprenderai perchè hanno teorie sulla musica, ci perdono anni di vita in un cazzo di scantinato. Spostano i rullanti e affinano la poetica, usano figure retoriche e metriche che tu manco ti sogneresti di sentire. Evita di sparare a zero solo perchè hai letto un paio di cose di T.I. su Wikipedia o perchè hai sentito mezza canzone di gangsta-rap su radio deejay.

    Così facendo infanghi l’hip hop in base ad una conoscenza poco meno che sommaria.

  6. Caro aka con la k, xxx con la x, e Skorpion di nuovo con la k: hai fatto ben tre domande, e non ce n’è una che spieghi cosa non riesci a digerire – a parte l’avere 11 anni in un mondo spietato con voi preadolescenti (ma di questo non puoi dare la colpa a me). Ad ogni buon conto non ti preoccupare per il mio italiano, sarà sempre meglio del tuo.

    Caro rebo1: buon per te: se ti piace tutto, il tuo spirito critico è veramente affinato e affidabile. Comunque credimi, non mi rodo il fegato, è in perfetta salute, se vuoi ti mando esami recenti. Sono felice che tu ti diverta, e mi diverto abbastanza anch’io, quindi siamo entrambi contenti, no? A proposito: a differenza del fantolino quassù affetto da esteroconsonantofilia, non uso pseudonimi, quindi il tuo uso di virgolette attorno al mio nome e cognome è abbastanza sgangherato. Però divertente.

  7. “Snoop Dogg e Kid Rock fanno lo stesso appena possono. Non c’è stato un punk a rigenerare l’hip-hop”……..e con questa frase si dimostra tutta la “cultura” musicale di questo pseudo-giornalista….
    se il “giornalista” in questione è in grado di dimostrarmi che Kid Rock fa hip hop e che Snoop appena può fa dischi pop, lo insignisco di persona del premio Nobel per la letteratura o del premio Pulitzer (a scelta)

    non stanco di essere deriso per la sua “cultura” musicale sugli altri generi si è buttato sull’ hip hop sperando che la poca diffusione in Italia lo parasse dall’ennesima figura da giornalaio

    del resto è da un pò’ di tempo che i giornalai credono (invano) di essere giornalisti

  8. L’hip-hop è noiosino, ma devo riconoscere che in confronto a voialtri è allegro e variegato come il carnevale di Rio. Allora, Giuseppe Donati, “commentatore” sgarbato e pindarico, mentre mi “deridi”, “senti” “questo”
    http://www.youtube.com/watch?v=pKz-RXSeIYA&feature=related
    “pezzo” di “Snoop Dogg” (sto mettendo “virgolette” qua e là un po’ come fai tu) (…a proposito: un po’ non si scrive con l’accento come fai tu) (magari, invece di pontificare “invano” sui “giornalai” coi tuoi discorsi da anziano sul tram, prova a LEGGERLI, i giornali, e magari ti ricorderai di qualcosa che avresti dovuto imparare “invano” a scuola).
    Questo pezzo non ti suona pop, no? Si vede che a te sembra rap bello duro. Come no.
    Quanto a Kid Rock, prova a googlare il suo nome e le parole “hip hop”. Otterrai 812.000 pagine. Molte di queste ti illumineranno sul percorso artistico di Kid Rock. Forse non tutte, diciamo metà. Quindi raggiungiamo un compromesso: prepara 406.000 premi Pulitzer. Dopo che li avrai consegnati a me e agli altri “incolti”, vai ad annoiare qualcun altro, grazie.

  9. @EvilFerro: scelgo di evitare l’effetto “dito che indica la luna” perché ritrovarsi a cavillare intorno a una cosa scritta più di un anno fa è stucchevole. Ma okay, okay. I owe you one. Anzi, I owe you 400milaequalcosa. Ma ne approfitto per chiederti una cosa che mi tengo dentro da tempo immemore: perché diavolo “EvilFerro” ?????

  10. Visti i cacciatori di reperti che ci sono in circolazione, armati dal simpatico Google, non ti biasimo ;)

    È un nick che mi trascino da anni, da quando registrandomi su last.fm (mi pare), non potendo usare il nickname Ferro (soprannome con cui mi chiamano praticamente tutti tranne i parenti) in quanto ovviamente occupato, mi trovai a scegliere qualcosa da affiancare. In quel periodo ero in fissa terribile con gli Interpol, e così optai per Evil. Da quel momento, a scanso di equivoci, lo uso per ogni registrazione.

  11. si vede che il giornalaio Paolo Madeddu conosce la lingua italiana come le sue tasche così come conosce l’uso del virgolettato (non ricordavo fossimo qui per disquisire sull’italiano, tant’è…..).
    oltre alla ampia conoscenza dell’italiano, la sua risposta denota anche la sua incredibile “qultura” musicale, che Kid Rock sia un cantante rap e che quella canzone (per giunta orrenda) di Snoop Dog sia pop non riuscierebbe a dirlo nemmeno Luzzatto Fegiz

    ps tornando all’italiano dovrebbe prima rileggere il suo articolo e poi eventualmente criticare le risposte

  12. Caro mio grandissimo giornalista (e qui mi inchino) ti faccio presente che 11 anni li puoi dare a chi effettivamente li ha, non a me. Hai detto che il tuo italiano sarà sempre meglio del mio? Ci dev’essere qualcosa che mi sfugge… Ho forse fatto qualche errore grammaticale nel mio commento?
    Qua il vero bambino mi sembri tu che rispondi in questo modo alle critiche. Se non vuoi essere criticato impara a documentarti sugli argomenti dei quali scrivi.

  13. Buona sera a tutti. Sono Walter Bassani, autore e compositore di “He lè hö l’è hö” cantata da Peter Barcella.
    Ho letto con molto interesse tutti i post da voi creati dopo l’articolo “The Classifica 31. L’hip-hop ha rotto le palle e non spiace dirlo ” di Paolo Madeddu.
    Comprendo tutti i vostri punti di osservazione che mi hanno fatto vedere cose che da dietro un banco di missaggio non avevo mai osservato e per ringraziare tutti vorrei semplicemente tentare di trasmettervi cosa osservano invece gli occhi di chi scrive e produce una canzone con la speranza che venga condivisa con molte persone. Vi svelerò un segreto dicendovi cosa è successo durante la creazione di “He l’è hö l’é hö”. In primo luogo nulla è stato calcolato a tavolino, non è stato deciso il genere, il tipo di pubblico a cui indirizzare la canzone, (ancora oggi non saprei dove collocare questa mia creazione in uno dei tanti generi di cui voi siete espertissimi), avevo semplicemente un forte desiderio di raccontare quello che era la storia delle persone semplici che lavorano sodo e che raggiungono un obiettivo importante nella vita, essere felici ed orgogliosi di lavorare e costruire una casa e una famiglia. La mia famiglia nasce a Martinengo, una bellissima cittadina in provincia di Bergamo, un posto meraviglioso nel quale ho avuto la fortuna di passare tutte le mie vacanze estive, tra la cascina dei miei nonni materni, “Ol Bürnighèll” (un magico cascinone che Ermanno Olmi aveva scelto per girare alcune scene del suo film “L’albero degli zoccoli”) e la casa di mio cugino Franco Plebani con il quale ho passato un intero anno prima di iniziare la scuola.
    Franco mi ha insegnato un sacco di cose e tra le più importanti c’è il dialetto. Senza di lui non avrei mai potuto scrivere “He l’è hö l’è hö” e tutte le altre canzoni in lingua.
    Quando un artista scrive, se è veramente un artista, non gli viene nemmeno in mente di pianificare o calcolare qualcosa, egli scrive per un desiderio irrefrenabile di comunicare cose belle da condividere. Vorrei potervi trasmettere la felicità e il divertimento che si prova quando si crea, questo è l’unico motivo per cui continuo a scrivere. Forse un metro per comprendere se quello che ascoltate è arte o mera pianificazione (anche se confezionata con competenza) potrebbe essere questo: mi piace, mi rende felice, mi tira su di morale, il messaggio è positivo e mi fa stare bene, se piace a me è arte. Il resto è pura analisi a posteriori che probabilmente non è nemmeno venuta in mente a chi ha scritto una canzone.
    Grazie per la vostra attenzione.
    Walter

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