È però interessante tornare su [Tommaso Padoa
Schioppa] e sul bullismo istituzionale andando a cercare le motivazioni
di quella sua famigerata frase. A nostro avviso il ministro non ha
commesso una leggerezza, non ha avuto un attacco irrefrenabile di
ironia, ma piuttosto ha messo in campo una mossa politicamente molto
scaltra. TPS, infatti, non ha scagliato la sua alabarda contro i vari
potentati che tengono tirato il freno della nostra Italia, non si è
speso contro lo strapotere economico mafioso che imperversa in gran
parte del Sud con forti ramificazioni a livello nazionale e
internazionale, non ha messo all’indice il nostro capitalismo
all’italiana tutto insider trading e scatole cinesi, un capitalismo in
cui 75 set-tan-ta-cin-que mandarini ricoprono ciascuno da un minimo di
21 ad un massimo di 61 incarichi A TESTA nei consigli di
amministrazione delle società quotate in borsa. No. Il ministro TPS non
è intervenuto contro una pubblica amministrazione spesso inefficiente
né si è speso a favore dei consumatori e del loro diritto di un
economia che offra servizi in concorrenza tra loro e dove la regola non
sia quella dei cartelli; né, tanto meno, TPS si è mosso con piglio
risoluto contro tutte le caste e gli ordini professionali che tengono
in scacco il nostro paese e aprono le loro porte solo ad adepti e
cooptati che possano mantenerne in piedi il potere di veto nei secoli
dei secoli. Non si è speso, infine, il nostro TPS, contro la baronia
universitaria alla quale in Italia è stato affidato un potere specifico
di carattere medioevale, con cattedre assegnate tramite incoronazione
tra consanguinei, con commissioni d’esame che bocciano incauti
aspiranti colpevoli unicamente di avere, da soli, più titoli di quanti
ne abbiamo tutti i membri della commissione esaminatrice messi insieme.
No, TPS non ha fatto niente di tutto ciò, non lo ha fatto perché se
solo ci avesse provato tegole pesanti gli sarebbero rovinate sul capo
canuto, non ha fatto nulla di ciò perché mafiosi, lobbisti, notai,
mandarini, fannulloni, professionisti, baroni, sono tutti soggetti che
in Italia hanno rappresentanza politica e potere di veto. Non si è
scagliato contro di loro perché avrebbe poi pagato politicamente e
professionalmente per l’uscita imprudente. Ha deciso di scagliarsi
contro i giovani italiani, contro i Bamboccioni che non sono
rappresentanti da nessuno.
Schioppa] e sul bullismo istituzionale andando a cercare le motivazioni
di quella sua famigerata frase. A nostro avviso il ministro non ha
commesso una leggerezza, non ha avuto un attacco irrefrenabile di
ironia, ma piuttosto ha messo in campo una mossa politicamente molto
scaltra. TPS, infatti, non ha scagliato la sua alabarda contro i vari
potentati che tengono tirato il freno della nostra Italia, non si è
speso contro lo strapotere economico mafioso che imperversa in gran
parte del Sud con forti ramificazioni a livello nazionale e
internazionale, non ha messo all’indice il nostro capitalismo
all’italiana tutto insider trading e scatole cinesi, un capitalismo in
cui 75 set-tan-ta-cin-que mandarini ricoprono ciascuno da un minimo di
21 ad un massimo di 61 incarichi A TESTA nei consigli di
amministrazione delle società quotate in borsa. No. Il ministro TPS non
è intervenuto contro una pubblica amministrazione spesso inefficiente
né si è speso a favore dei consumatori e del loro diritto di un
economia che offra servizi in concorrenza tra loro e dove la regola non
sia quella dei cartelli; né, tanto meno, TPS si è mosso con piglio
risoluto contro tutte le caste e gli ordini professionali che tengono
in scacco il nostro paese e aprono le loro porte solo ad adepti e
cooptati che possano mantenerne in piedi il potere di veto nei secoli
dei secoli. Non si è speso, infine, il nostro TPS, contro la baronia
universitaria alla quale in Italia è stato affidato un potere specifico
di carattere medioevale, con cattedre assegnate tramite incoronazione
tra consanguinei, con commissioni d’esame che bocciano incauti
aspiranti colpevoli unicamente di avere, da soli, più titoli di quanti
ne abbiamo tutti i membri della commissione esaminatrice messi insieme.
No, TPS non ha fatto niente di tutto ciò, non lo ha fatto perché se
solo ci avesse provato tegole pesanti gli sarebbero rovinate sul capo
canuto, non ha fatto nulla di ciò perché mafiosi, lobbisti, notai,
mandarini, fannulloni, professionisti, baroni, sono tutti soggetti che
in Italia hanno rappresentanza politica e potere di veto. Non si è
scagliato contro di loro perché avrebbe poi pagato politicamente e
professionalmente per l’uscita imprudente. Ha deciso di scagliarsi
contro i giovani italiani, contro i Bamboccioni che non sono
rappresentanti da nessuno.
La questione del precariato in Italia fa venire il mal di stomaco,
lo so. E’ per questo che vi consiglio di leggere, Maalox alla mano, il pamphlet compilato da Federico Mello
sull’argomento. Non è leggero: è tosto, contiene molti numeri, alcune
parti sono ostiche per chi non abbia dimestichezza con il sistema
contributivo italiano. Tuttavia, credo sia importante tenere duro e
leggerselo tutto, fino in fondo. Perché ci riguarda. E perché è ora che
prendiamo coscienza fino in fondo di come ci stanno usando, e del
futuro che ci attende.
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L’argomento merita. Quella frase del ministro è molto simbolica e funzionale a far carburare il discorso, ma non era un attacco per la precisione. E’ stato preso come tale perché la questione brucia e basta nominarla per far zampillare sangue, per così dire.
Tonino, dalla bocca di un ministro, tanto basta. Tanto più che il ministro è TPS, che pareva dovesse portarci fuori dal baratro, e invece tutto quello che sta dimostrando di saper fare sono i soliti pannicelli caldi.
beh, insomma, mi pare arduo sostenere che bollare come bamboccioni delle persone non sia un attacco…
comunque, sul precariato così come sul livello salariale è spiazzante leggere una serie infinita di analisi di economisti che, su quotidiani e televisioni, propongono, in sostanza, di proseguire sulle stessa strada, anzi, accentuando la precarietà, la frammentazione (no al contratto nazionale di categoria!), la debolezza del lavoratore al cospetto del datore di lavoro. Strade che, nella misura finora intrapresa, hanno appunto e prevedibilmente portato ai bei risultati che si vedono. Insomma, come cura per uno che si è beccato una polmonite, l’economia c.d. liberale propone di rinchiudersi in una ghiacciaia.
Che lento il ritorno al medioevo!
Sarebbe bello svegliarsi domani mattina, e partire alla volta di Gerusalemme insieme a Socci. Trucidare ogni fottuto infedele.
Tutto nella gioiosa speranza della parusia.
Invece qua sta merdosa Playstation col gioco di macchine inglesi strafighe con biondino smargiasso ai comandi che s’inceppa.
Vedi Lunar, censurato in tempo reale!
Ora vai a leggerti il suo libro, per diventare “un lettore di sinitra di macchianera non insopportabilmente cretino o testa di cazzo”
In alternativa insultalo, che un altro che egli gradisce per darsi ragione.
Pepitol, rifugiato da un post di Facci? Dai contesto.
Facci, who’s that girl?
Accennavo all’ultima sceneggiata isterica di Britney Spears.
Dissi insultalo? Volevo dire insultaLA.