Arriva il Dalai Lama. E chi se ne frega / 2

Fausto Bertinotti è stato bravo.
Il Dalai Lama, che nessuno voleva incontrare per timore di ritorsioni cinesi, è stato formalmente invitato nella Sala della Lupa, la più importante della Camera: sono stati così esauditi i 289 deputati che avevano firmato affinchè il capo spirituale potesse essere ricevuto col medesimo rilievo istituzionale già riservatogli da Usa, Canada, Germania e Austria.


A questo punto, però, diventa ancora più imbarazzante che a incontrare il Dalai Lama non sia anche il governo: l’hanno incontrato Bush e la Merkel, tra altri, ma Prodi da quest’orecchio non ci sente proprio, e come già detto rifiutò già l’anno scorso.
E’ uomo che vorrebbe togliere l’embargo delle armi ai cinesi, d’accordo: ma qui tornerebbe utile una parolina dei radicali, visto che secondo indiscrezioni sono al governo.

Ma Emma Bonino, per dire, sembra sparita.
Marco Pannella, intervistato dal Corriere il 26 novembre, si era detto sicuro: «Spero e credo che Emma incontrerà il Dalai Lama».
Per ora silenzio assoluto.
La Bonino è in una posizione delicata, certo: è ministro per il commercio estero, in prima fila davanti a eventuali ritorsioni cinesi.
C’è da capirla: resta che, tra le tante novità politiche di questo periodo, ci appuntiamo anche questa: che un oppositore radicale resta un radicale, un ministro radicale diventa un ministro.

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16 Commenti

  1. Questo è il sito della Casa Bianca in cui ” neanche si fa cenno all’incontro in forma privata” con il Dalai Lama :

    http://www.whitehouse.gov/news/releases/2001/05/20010523-3.html

    Ci sono poi altri 35 comunicati dedicati all’evento. Ma ve li risparmio per non fare troppo cenno alla cosa.

    Se l’Italia facesse anche solo un decimo di quello che gli Stati Uniti fanno ogni anno per difendere i diritti umani in Cina e combattere il regime di Pechino, già sarebbe moltissimo. Invece non facciamo praticamente nulla.

    Se la Cina ritirasse i capitali investiti negli Stati Uniti, il giorno dopo si troverebbe priva del suo mercato principale, senza alcuna possibilità di sostituirlo perchè il resto del mondo è già saturo di merci ‘Made in China’, e nessuno sarebbe disposto a distruggere la propria economia per dare una mano ai governanti cinesi. Questa storia che gli Stati Uniti sarebbero in mano a Pechino è una puttanata pazzesca.

    Comunque, se anche fosse così, bisognerebbe allora fare i complimenti a Bush per il coraggio avuto nello sfidare i propri ‘dominatori’.

    A volte mi chiedo cosa prendete prima di venire a commentare qua.

  2. Lunar.Quante.Cazzate.

    Se la ragione del tuo post è andare contro Facci e gli “amerikani”, il tempo da perdere che hai è inversamente proporzionale all’efficacia delle tue argomentazioni. Se, invece, pensi davvero che gli “effetti si siano visti alla Casa Bianca” e che i cinesi “passeranno all’incasso”, sei quantomeno male informato. Quali sarebbero gli effetti alla Casa Bianca? La Kitty Hawk cui non viene concesso di entrare nel porto di Hong Kong? Quella è una storia che col Dalai Lama non c’entra nulla: la portaerei è stata bloccata a causa di alcune esercitazioni “pro riunificazione” verso Taiwan per il fatto che la Kitty Hawk ci fosse finita in mezzo e a causa della conseguente reticenza da parte dell’esercito cinese nel mostrare l’effettiva portata delle esercitazioni, che tra l’altro sono state massicce.

    Per quanto riguarda “i cinesi che passano all’incasso”, è vero che il debiti pubblico Usa verso la Cina è enorme; ma non aspettarti che i cinesi passino ad incassare domani per provocare il crollo degli americani: le due economie al momento sono troppo interdipendenti perché succeda qualcosa del genere.

  3. Questo è il sito della Casa Bianca dove “neanche si fa cenno all’incontro in forma privata” con il Dalai Lama :

    http://www.whitehouse.gov/news/releases/2001/05/20010523-3.html

    Ci sono poi altri 35 comunicati dedicati all’evento, con tanto di foto nello Studio ovale. Ma te li risparmio per non fare troppo cenno alla cosa, e mantenere “un profilo molto basso, personale”.

    Se l’Italia facesse anche solo un decimo di quello che gli Stati Uniti fanno ogni anno per difendere i diritti umani in Cina e combattere il regime di Pechino, già sarebbe moltissimo. Invece non facciamo praticamente nulla.

    Se la Cina ritirasse i capitali investiti negli Stati Uniti, il giorno dopo si troverebbe priva del suo mercato principale, senza alcuna possibilità di sostituirlo perchè il resto del mondo è già saturo di merci ‘Made in China’. E nessuno sarebbe disposto a distruggere la propria economia per dare una mano ai governanti cinesi. Questa storia che gli Stati Uniti sarebbero in mano a Pechino è una puttanata pazzesca.

    Comunque, se anche fosse così, bisognerebbe allora fare i complimenti a Bush per il coraggio avuto nello sfidare i propri ‘dominatori’.

  4. Lunar, continuo a non capire quali “effetti si sono visti alla Casa Bianca”, e se è per questo non vedo neanche un boicottaggio dei prodotti tedeschi da parte dei cinesi. O argomenti, o continui a parlare tanto per dare aria. Possibile che ogni cosa, anche la questione se il Dalai Lama debba essere o no ricevuto dalle autorità ITALIANE, debba servire come bersaglio per la politica estera di Bush e soci?

  5. E tu che sei informato, Lunar, lo sai che cos’è l’United States Capitol? Uno sgabuzzino nei sobborghi di Washington? Mi sa che sei uno che appena legge Bu salta come un grillo e fa l’antiamerikanologo. Fatti un Bush-mills, va.
    Alla favola dei radicali, campioni di tante battaglie per qualsiasi diritto civile, credono pochi nostalgici. Nel gergo politico ora di radicale c’è solo la sinistra. “Quei” radicali sono modernariato.

  6. Cioè, secondo qualcuno lo United States Capitol sarebbe “la residenza privata di Bush”?
    Ma non vi fate ridere da soli?

    Che pena. Almeno una volta gli antiamerikani si informavano.

  7. Aggiornamenti

    ***

    DALAI LAMA IN ITALIA: INCONTRI “PRIVATI”
    M. Cre. per il “Corriere della Sera”

    A Roma, niente aula di Montecitorio per il Dalai Lama. A Milano, da cui partirà oggi la visita italiana, un balletto di fughe in avanti e passi indietro precipitosi: il sindaco Letizia Moratti lo incontrerà privatamente nella sua veste di premio Nobel, mentre il governatore Roberto Formigoni ancora non ha fatto sapere come avverrà il faccia a faccia. Il ritorno in Italia del quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, guida spirituale per milioni di buddisti nel mondo e capo del governo tibetano in esilio, è una buona cartina di tornasole per misurare come è cambiato il rapporto con la Cina.
    Soltanto otto anni fa, in occasione della precedente visita nel bel paese, per incontrarlo politici e amministratori si misero in fila. Questa volta, dopo il secco «noi speriamo che nessun politico incontri il Dalai Lama» pronunciato dall’ambasciatore cinese Dong Jinyi, è scattato il fuggi fuggi imbarazzato.
    Ad ogni modo, la Santità buddista a Montecitorio entrerà. Non nell’aula parlamentare come chiedevano 289 deputati, ma nella comunque prestigiosa sala delle Lupa. Lo ha spiegato Benedetto Della Vedova (Fi): «Di fronte alla nostra richiesta è stata definita un’accoglienza che ci lascia soddisfatti. Il presidente Bertinotti lo inviterà a parlare in una sala importante e in modi adeguatamente solenni». La visita potrebbe avere una colonna sonora inattesa: Uto Ughi ha infatti offerto la sua disponibilità a suonare durante l’evento.
    Il Dalai Lama a Milano terrà tre giorni di insegnamenti al Palasharp. Per compensare l’inquinamento prodotto dall’organizzazione dell’evento, 20.200 kg di anidride carbonica, i buddisti riforesteranno 46.600 metri quadrati in Costa Rica. Dopo Milano, Sua Santità sarà per due giorni a Udine, quindi a Roma: certamente, non incontrerà né il presidente Prodi (in quei giorni all’estero) né papa Benedetto XVI.

    ***

    QUEGLI INCONTRI A PALAZZO CHIGI E AL QUIRINALE…
    Michele Farina per il “Corriere della Sera”

    Incontri al vertice per il Dalai Lama, altroché: da Palazzo Chigi al Quirinale. Pechino minaccia tuoni e fulmini sull’interscambio. Pazienza. Sarà il consiglio di quel lama laico di Pannella, sarà la prospettiva di una sciarpa katà (o kakà?) in dono, il premier riceve l’ospite da capo di Stato. Che ricambia: «Un uomo di principi». A chi? A Berlusconi: era l’estate 1994 (con Scalfaro presidente).

    ***

    da L’Opinione del 5 dicembre 2007, pag. 10
    di Elisa Borghi

    E’ deciso: durante la tappa romana della sua visita in Italia il Dalai Lama parlerà a senatori e depu tati. Ma non nell’Aula di Montecitorio, come è stato formalmente richiesto da oltre 280 parlamentari a Fausto Bertinotti e a Romano Prodi, bensì nella Sala della Lupa. Un compromesso al ribasso che delinea i contorni di un incontro istituzionale, ma non troppo. Importante quanto basta per non deludere le richieste di chi si batte per il Tibet, e, contemporaneamente, sottotono quanto basta per non irri tare Pechino, che considera il Dalai Lama un pericoloso separatista. I rapporti tra Italia e Repub blica Popolare cinese dunque sono salvi. E di ciò può fregiarsi il Premier che su tutta questa vicenda – un caso diplomatico internazionale – non ha profe rito parola. Un comportamento ardito, se si consi­dera che a rivolgersi al Presidente del Consiglio venti giorni fa era stato mezzo parlamento italiano e tutto il Tibet Bureau di Ginevra, l’organismo che rappresenta il Dalai Lama in Europa. Con una lettera ufficiale, costoro chiedevano a Prodi di ricevere il leader spirituale dei tibetani in Aula. La risposta a quella lettera non è mai arrivata e c’è chi, come il deputato della Rosa nel Pugno Bruno Mellano che è anche il presidente dell’Intergruppo parlamentare per il Tibet, la sta “ancora aspettando” quella rispo sta. C’è di buono che quello che Roma non ha il co raggio di fare, per una volta, lo farà l’Unione Europea. Ieri mentre Bertinotti chiudeva le porte dell’Aula di Montecitorio in faccia al Dalai Lama, Mario Borghezio riusciva a spalancargli i portoni del Parlamento europeo. Il leghista ha chiesto al presi dente Hans Gert Poettering di invitare ufficial mente una delegazione di monaci birmani, accompagnati dal Dalai Lama, a Strasburgo. Poette ring, dopo avere espresso al capo delegazione della Lega Nord le sue stesse preoccupazioni sulla grave situazione politica in Birmania, ha assicurato a Bor ghezio che una rappresentanza di monaci guidati dal Dalai Lama sarà ricevuta formalmente dal Parla mento Europeo nel 2008. “Ho fatto questa richie sta – ha detto Borghezio – poiché ritengo che l’Europa non deve limitarsi ad una generica protesta nei confronti del regime birmano e non deve sottostare al diktat del totalitarismo cinese”.

    ***

    LA PROFEZIA DEL DALAI LAMA: POTREI RINASCERE DONNA…
    Renata Pisu per “la Repubblica”

    E se il XV Dalai Lama si reincarnasse in una donna? La possibilità è stata ventilata dal XIV Dalai Lama, e subito “apriti cielo!” come se l’ipotesi fosse inammissibile, come se l’Oceano di Saggezza, questo il suo titolo, il quale ha già infranto tanti tabù gettando lo scompiglio nel campo avverso, cioè in Cina, e spesso anche tra i suoi fedeli, avesse valicato l’ultima frontiera, fosse diventato un pericoloso democratico, assertore dei diritti umani e dell’eguaglianza tra i due sessi.
    Ci mancava anche questa, borbottano a Pechino, vedete che non sa cosa sia la tradizione, che è una “testa di serpente”, un opportunista vassallo dell’Occidente e delle sue più deprecabili teorie?
    E, invece, esprime ben altro il Dalai Lama quando dice, che, perché no? “Se la forma femminile sarà più utile, il Dalai Lama sarà donna”. Lo ha affermato in risposta a una domanda che gli è stata fatta da Vanity Fair e che, come ha dichiarato un suo portavoce, gli fanno spesso e sono sempre donne che gliela pongono. E lui risponde sempre allo stesso modo, senza svicolare. Perché no?
    Già, perché no? Dovremmo domandarcelo anche noi, se credessimo alla teoria della reincarnazione; e dovremmo domandarcelo anche se pensassimo che è tutta una questione di politica, di giochi di forza. Nel secondo caso, viva il Dalai Lama, ha capito quale è l’aria del tempo e vi si conforma. Però, anche nel primo caso, viva il Dalai Lama perché nel suo antico regno teocratico ed eremita sulle montagne innevate del Tibet, non si esclude niente nel gioco infinito del karma, delle vite che si inanellano nella continuità di un’idea, di un servitium.
    Ha detto Ani Jangsem, monaca anziana e reincarnata (non sa se il suo predecessore fosse maschio o femmina, ma non se ne cura) che “non c’è nessuna legge che stabilisca se la reincarnazione debba avvenire in un corpo di uomo o in uno di donna: se una persona ha una mente illuminata, consapevole, compassionevole, allora nella prossima vita rinascerà in una forma superiore”. Già, superiore.
    Il Dalai Lama ha infatti dichiarato che la reincarnazione femminile è la più alta, ma soltanto posto che sia la più utile. Non quindi perché “donna è bello”, ma perché, in questo mondo di orrori e prevaricazioni, potrebbe forse essere più utile che parole di tolleranza e di pace, sgorgassero dalla bocca di una donna. Allora, una donna tibetana? Chi lo sa.
    Potrebbe anche essere un’europea, o un’americana, bionda con gli occhi azzurri. E allora, quanta fatica costerebbe ai solerti funzionari della Agenzia per le Religioni di Pechino, andare a rintracciare questa benedetta bambina. Si pensi a quanto si sono impegnati per identificare la reincarnazione del Karmapa, il ragazzino che poi fuggì in India; e quanta fatica costò loro il contestato ritrovamento della reincarnazione del Panchen Lama. Se adesso dovessero non più controllare soltanto i maschi ma anche le femmine, sarebbe davvero da mettersi le mani nei capelli.
    E se poi la ricerca non si svolgesse soltanto in Cina e in Tibet ma nel mondo intero, visto che il Dalai Lama non esclude che la sua reincarnazione avvenga in esilio? Ci si arrende, si dichiara forfait. Oppure? Oppure, cosa, se la si vuole vedere da Pechino?
    Il Dalai Lama ha spiazzato la Cina che domina il suo paese ma verso la quale continua a usare parole benevole: ma sì, perché mai boicottare le Olimpiadi, la Cina è un grande paese…. Eppure, viene da pensare che ognuno usa le armi di cui dispone. Il Dalai Lama punta sulla rinascita di un desiderio di spiritualità che riscatta da un rozzo materialismo il secolo da poco estinto e lo fa da grande uomo politico.
    La religione gli serve per quel tanto che è sempre servita, ma non la usa come un dogma. La adatta alle circostanze, senza falsificarla, e per il Tibet sapere, come lui sa, che oggi come oggi si può dire che i “reincarnati” si manifestano non per un proprio materiale bisogno ma perché c’è bisogno della loro presenza in un determinato contesto sociale, è rivoluzionario, è moderno.
    La reincarnazione, dice il Dalai Lama, questo nostro contemporaneo “Oceano di saggezza”, è la conseguenza diretta del kharma e del contesto sociale e delle persone fra le quali la reincarnazione si manifesta: gli esseri reincarnati vengono al mondo perché in un determinato momento c’è bisogno di loro.
    Certo, la reincarnazione può assumere diverse forme, uomo, donna, bambino, anziano, addirittura cane o gatto o albero. Insomma, la reincarnazione non ha una forma fissa e mai possiamo essere certi di chi sia un reincarnato o una reincarnata. Chi dice di esserlo forse non lo è, chi lo è non sa di esserlo. Succede. Ma questa volta, speriamo che sia femmina.

  8. No guarda, sei tu che stai sparando alla cieca. Sei già arrivato all’Iraq. Hai tirato in ballo Bush, hai adombrato che se la facesse addosso e quindi cavilli, cavilli e cavilli. Mentre qui neppure Bertinotti, ma che dico il Presidente della Camera. Men che meno gli storici combattenti per i diritti civili, quelli che facevano lo sciopero della fame e della sete ogni 2 X 3. Comunque guarda, non c’ho voglia.

  9. Vano, non è questione di essere antiamerikani con una o più kappa: il Dalai Lama è stato ricevuto ufficialmente dal Congresso degli Stati Uniti e non dal Presidente, che era lì come “ospite” del Congresso stesso (che fra l’altro è attualmente a maggioranza democratica). Visto il modo quasi ossessivo in cui gli americani ci tengono alla separazione dei poteri non è un dettaglio di poco conto. Successivamente Bush lo ha ricevuto nella sua residenza che, pur facendo parte del complesso della Casa Bianca (è il palazzo che normalmente chiamano Casa Bianca in Tv ma che in realtà è la residenza del presidente), non è il luogo deputato agli incontri ufficiali, che avvengono nello Studio Ovale. Poi ognuno può dare a questo incontro il significato che crede, ma dire che “Bush ha ricevuto ufficialmente il Dalai Lama” è falso, quando ha scelto di fare esattamente il contrario e lasciare la palla al Congresso

  10. Intervengo con un parziale O.T perchè voglio scrivere qualcosa su ciò che ha detto Facci nel suo ultimo commento.
    E’ sorprendente ciò che ha detto il Dalai Lama sulle donne. Il buddismo è una ” religione”(*) che ha un certo atteggiamento restrittivo verso le donne. Le donne sono considerate ” impure” e se anche non vengono nella maggior parte delle volte osteggiate apertamente, lo stesso soffrono di un certo conservatorismo che le relega in posizioni marginali. Quindi, le parole del DAlai Lama sono ancora più significative. Forse vuole lanciare un messaggio di maggiore apertura e inclusione delle donne, superando le ataviche credenze? O forse, condivide l’opinione sulle donne ” inferiori”, ma accetta semplicemente che possa accadere ci si possa incarnare in qualcosa di ” impuro” come a volte sono le donne per il buddismo?

    Oh, naturalemnte, si dovrebbe ricevere il Dalai Lama e ufficialmente e con tutti i crismi.

    (*) per molti non può essere considerata una religione.

  11. E che palle sto’ Dalai Lama !! Ma chi è, Gesù Cristo reincarnato? Vabbè, è un grande leader spirituale, un maestro di saggezza, il simbolo della resistenza all’oppressione cinese sui poveri tibetani, etc., però checcazzo!! Mica è il leader dell’unico popolo che soffre al mondo!! Non è che lo si sta strumentalizzando come icona della lotta al comunismo e basta? E poi è vero o no che i monaci tibetani tiranneggiavano i loro contadini come feuatri medievali? Il che comunque NON giustifica i cinesi, beninteso. Per Arcroyal: Peccato che da decenni gli USA i diritti umani li difendano solo dove fa comodo a loro: vedi Argentina di Videla e Massera, Cile di Pinochet, Paraguay di Stroessner, Haiti di Duvalier padre e figlio, e le più recenti Abu Ghraib, Guantanamo, i civili arrostiti col fosforo bianco a Falluja (vedi http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/body.asp, e l’allegra brigata di torturatori professionisti della “School of Americas”: può bastare?

  12. forse il buddismo è una filosofia.Intervengo solo per dire che Pannella e l’unico politico italiano che riceverei a casa(se non ci fosse bisognerebbe clonarlo)

  13. Non so perché, ma l’articolo di Repubblica mi ha lasciato un retrogusto un po’ acido. Non ho letto l’intervista di Vanity Fair. Però, frasi tipo “Il Dalai Lama ha infatti dichiarato che la reincarnazione femminile è la più alta, ma soltanto posto che sia la più utile”, oppure” La religione gli serve per quel tanto che è sempre servita, ma non la usa come un dogma” o “la reincarnazione, dice il Dalai Lama, questo nostro contemporaneo “Oceano di saggezza”” mi infastidiscono. Forse l’autrice ha già fatto analisi dello stesso tipo su altre religioni, per indagare sul ruolo della donna. Una a caso, va. Quella per la quale ci si prostra in devoto rispetto del multireligionismo. Tanto per bilanciarla con l’impurità. Però, non so quanto c’entri il Dalai lama con questa piccola notizia di costume:
    http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_05/Miss_Tibet_2c008b54-a359-11dc-8831-0003ba99c53b.shtml
    Massì va, parliamo di Bush e della topaia dove ha ricevuto in incognita il Dalai Lama. Magari s’è messo pure una parrucca e un paio di baffi finti per non far sapere niente ai cinesi.

    Diamonds, quanti posaceneri hai in casa? Spero perlomeno che sia biesposta, per favorire il minimo vitale di ricambio d’aria.

  14. Virginia, è inutile che la butti sull’ironico: Bush, al contrario di altri incontri, non ha ricevuto ufficialmente il Dalai Lama, il Congresso sì. Punto. “Ricevere ufficialmente” in diplomazia, vuol dire una cosa ben precisa che, in questo caso, non è avvenuta. E la separazione di funzioni tra Congresso e Presidenza, negli USA è una cosa molto seria. D’altra parte se per te è la stessa cosa vuol dire che Prodi fa bene a fare finta di niente, tanto anche da noi Parlamento e Presidenza del Consiglio sono uguali, giusto? E Prodi,se vuole parlare col Dalai Lama, può sempre offrirgli un caffè al bar di Montecitorio… Ora, intendiamoci, non è che questa storia faccia onore al nostro Presidente del Consiglio (casomai decisamente il contrario) ma dire che Bush in persona ha riservato al Dalai Lama chissà quale accoglienza vuol dire non voler vedere.

  15. Quanto mi danno fastidio quelli che scrivono una cosa e poi Punto.
    Qua si sta facendo il processo a Bush, si danno lezioni di diplomazia e di politica americano. Tutti piccoli Henry Kissinger.
    Parliamo dell’Italia. Punto.
    Perdonami MR, ma mi sembri un po’ tonto. Io non ho tirato in ballo gli USA, siete voi che l’avete fatto. Tieni una lezioncina da asilo su congresso e presidenza degli USA e poi: intendiamoci, o Prodi o il bar di Montecitorio, mapperò Bush che ha fatto.
    Applicati un po’ di più. Chessò parla della Germania, ma anche dell’Islanda se ti va. Crea un diversivo. Allarga i tuoi orizzonti.

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