Io non volevo parlarne, ma…

Sto cambiando, sto crescendo, forse comincio a piccoli passi a vivere, non volevo neanche parlarne, adesso, ma c’è stato un tempo, un tempo così vicino che forse non è ancora finito, un tempo che non si divideva in ore, in cose da fare, in impegni, in pensieri, in odio e amore, ma in chilogrammi.
Mi è stato chiesto di scrivere un articolo sulla mia esperienza di malata di bulimia/anoressia (non bulimica, ma malata di bulimia, non è un tratto caratterizzante della personalità bensì la completa distruzione di quest’ultima), esperienza che per me purtroppo non è ancora giunta a termine – sono ancora malata e sarebbe stupido e inutile sbandierare ai quattro venti una guarigione fasulla o una falsa illusione – ed all’inizio ero molto titubante e scettica al riguardo, primo perché è difficile pensare lucidamente a se stessi e questo vale anche per le persone sanissime figuriamoci per quelle con problemi psicologici, secondo perché temo di non essere ancora pronta a ricevere critiche, consensi, dissensi, o anche silenzio su questo argomento.
Ho infine valutato che forse aprirmi in un articolo confessione a tema ego-centrico potesse non solo informare alcune persone che leggeranno queste righe di una malattia dell’anima tanto comune quanto letale e malinterpretata, ma anche e soprattutto liberare me dal senso di oppressione incredibile che mi dà soffrire di questa malattia ed aver sempre paura a parlarne.
Questa è la mia esperienza crudele, e voglio scriverla senza filtri, come non bisognerebbe mai fare beh io voglio farlo, perché ancora più crudele sarebbe per me nonostante tutto l’incapacità di buttare fuori tutto il dolore e di essere felice.
Io sono una persona tendenzialmente felice. Non sono sempre la musona dandyna cinica e disperata e autolesionista. Io detesto non essere felice, e non smetterò mai di soffrire per raggiungere la felicità.
La malattia, indubbiamente, ostacola, eppure io me la sono cercata col lanternino credendo che fosse la strada più facile all’attutimento del dolore. Ho avuto l’anoressia a 14/15 anni, l’iperfagia a 16/17/18, e bulimia dai 19 a ora, che ne ho 22 da un mese. A 14 anni ero anoressica e non lo sapevo. Andavo come molte ragazzine della mia età e di famiglia media, a danza.
Ero bravina, ero maledettamente bravina, e pertanto sotto continuo stress. Non passava giorno che le mie insegnanti non mi torturassero davanti allo specchio facendomi notare quanti rotolini di grasso io avessi quando piegavo la schiena, la pancia enorme e protuberante e molle che avevo di profilo. Tutti i giorni. Tutte le volte. Tutti gli spettacoli ero il salame della scuola, ma tutte, a turno, eravamo salami, prosciutti, mai troppo belle, mai troppo brave, mai troppo magre.
Ci davano delle diete per dimagrire prima degli spettacoli a teatro, prima dei provini o degli esami. Diete estreme che comprendevano frutta a pranzo e frutta a cena per settimane, se ti andava bene, altrimenti mele e solo mele, non toccate le banane!


La fortuna di molte ragazzine che frequentano queste scuole è quella di avere delle famiglie sane ed intelligenti che non appena si accorgono di cosa succede all’interno della sala da ballo, si indignano, ritirano i figli, o continuano a mandarli ma controllano attentamente che non si mettano in testa strane idee di saltare i pasti o di pranzare a bucce di mela. Io questa fortuna non l’ho avuta, visto che senza entrare in dettagli dolorosi per me e per i miei parenti, per farla breve, in casa mia nessuno si è mai curato di darmi da mangiare e anzi se mangiavo di meno non poteva che essere un bene poiché significava che non sarei mai diventata un’adulta “cicciona e schifosa come la mamma…“.
Non fatemi vi prego commenti sul vittimismo perché sappiamo bene tutti cosa intendo con la mia frase precedente, che non mi davano da magiare e il resto, elasciate che sia superflua una spiegazione del tipo no – non – come – i – bambini – in – africa – di – cui – mi – dispiaccio – molto – ma – ai – quali – sinceramente – non – posso – dare – aiuto – concreto – ho – già – i – miei – cazzi – a – cui – pensare (che poi è esattamente quello che pensano quasi tutti solo che fa figo commentare qua e là dicendo vai in africa a fare volontariato vedrai che ti torna la fame).
Ok, messo in chiaro questo, il punto è che io dai 14 anni ai 16 mi sono letteralmente e lentamente deprivata di tutta l’energia vitale e nutritiva di cui ha bisogno una ragazza che va a scuola e che vuole o che dovrebbe crescere sia dal punto di vista fisico che intellettivo. Ho cominciato a saltare il pranzo, completamente, e poi la cena. Facevo solo colazione. Sono andata avanti così due anni. Nessuno si accorgeva di nulla. Pensavano che mangiassi solo un po’ in modo strano perché ero una ballerina e tutte le ballerine fanno così o almeno le ballerine brave. E io volevo, volevo, volevo disperatamente essere brava. Essere la più brava. La più magra.
Due anni facendo solo colazione, e sono scoppiata. Avevo fame di tutto, avevo fame di pane, di biscotti, avevo fame di tutta la vita che mi ero dimenticata per dedicarmi anima e corpo e ancora anima ad essere la migliore, ed essere perfetta. Ho recuperato tutto con gli interessi, da quando ho messo in bocca e ho sentito sulla lingua la prima briciola di biscotto non ho più smesso di desiderarli. Biscotti più dell’amore. Mi sono mangiata tutto, mi sono mangiata la scuola, le persone, mi sono mangiata paste e biscotti insieme col sesso e con le lacrime. Ingorda di tutto. Di parlare, di mangiare. Di parlare con la bocca piena. Sono ingrassata in tre anni più di quanto ero cresciuta in 16 anni dalla mia nascita. La disgustosa sensazione di continuare a mangiare quando tutti si fermano, di dover andare in un’altra stanza per rifuggire gli sguardi spietati di sospetto, poi di disgusto, poi di preoccupazione, poi di rabbia e poi di rassegnazione. Imparare a vedere cosa vuol dire sentire i propri genitori poco prima ignari di tutto e orgogliosi di te e del tuo fisichino piangere nella stanza accanto perché si sono accorti che qualcosa in te comincia a non andare e dubitano che tu vomiti, ma in realtà non stai vomitando, stai mangiando e basta, e vorresti più di ogni altra cosa al mondo vomitare.
Allora un giorno accendi il pc e digiti su Google pro anoressia o pro-ana o altre cazzate che al momento ti sembrano la migliore via d’uscita al tuo straripamento emotivo, e ti accorgi che c’è un mondo, un mondo intero fatto di allettantissime diete, calorie, pesi e chilogrammi da perdere che può tranquillamente impegnarti la giornata senza dover pensare alle tue lacrime, alla tua famiglia, allo stress della scuola, della scuola di danza, del ragazzo che ti piace. E’ un mondo che se non vai a cercarlo ti verrà a cercare lui, prima o poi. Sta tutto nel fatto di essere lì davanti al pc nel momento giusto o sbagliato. Se hai voglia di scappare o no. Io ne sono stata inglobata. Probabilmente in quel momento ne avevo bisogno, ero sola, ero grassa, non ero più la più brava a danza e non ero neanche più la prima della classe al liceo, in famiglia andava male, tutte queste cose mi sembravano orrori intollerabili, era tutto quello che avevo, iniziare una dieta, e poi avere fame e soffrire avere fame e soffrire avere fame e correre al supermercato a riempirmi di cibo.
Quando ho cominciato a navigare sui siti pro anoressia io era il 2001, non esistevano ancora blog o community o forum pro ana in italia o in italiano e io facevo parte di un gruppo, anzi, di ben tre gruppi americani. Fui la prima a tradurre alcune delle regole ferree che circolavano nei siti americani e a scriverle e renderle accessibili a un piccolo poi sempre più vasto pubblico, con me o subito dopo di me altre due o tre ragazze che porto ancora nel cuore ma di cui molte ho perso notizie e solo una continuo a sentire saltuariamente. Molto saltuariamente. Non parlerò di lei. Eravamo in quattro o cinque, con quattro o cinque blog e quattro commenti ciascuno che incitavano a perdere chili e a mandare giù pasticche di ****, lassativi, diuretici, tazze di té verde e caffé amaro, e tutto il resto della gente che commentava non capiva, spesso si arrabbiava, ancora più spesso premeva la X rossa in alto a destra e ci dimenticava e non voleva vedere.
Ci sentivamo forti, unite, ma in realtà eravamo fragili pronte a morire. Siamo state cattive, siamo state cattive come e più di tutte le blogger malate di anoressia e bulimia che troviamo in rete adesso e sono, dio mio, centinaia, forse migliaia, solo in italiano.
Io per prima ho infierito e preso in giro persone estranee che mi parevano ottimi capri espiatori per la mia aggressività di affamata beffandomi di loro e insultandole e deridendole e beffando al contempo me stessa. Ho passato molti mesi a crocifiggermi per la colpa di aver iniziato un fenomeno in italia di cui mi vergogno molto ma che a questo punto penso sarebbe comunque sorto prima o poi. Insomma, se non fossi stata io, sarebbe stata qualcun’altra poco dopo. Il mio blog dandyna.splinder.com poi dandylicious.it sono stati blog bulimici/anoressici per tre anni, ho mandato a fanculo tanta gente per cocciutaggine, per sentirmi forte di muscoli pompati e dopati dalla malattia, ho postato foto di quando ho cominciato a vomitare, imparando al telefono un maledetto settembre da un’amica, sempre più magra, sempre più magra, vomitavo 30 volte al giorno, mangiavo e vomitavo, e di nuovo mangiavo e di nuovo vomitavo, ho abbandonato scuola, interessi, persone, i pochi amici che avevo, parenti, per passare la mia giornata davanti a foto e giornalini di cibo e ricette e ingurgitavo con gli occhi e con la bocca prima 20, poi 30 euro, poi 50 euro al giorno di cibo che finiva e finisce puntualmente nel gabinetto. A volte ce ne finiva molto, a volte poco.
Il balletto del vomito, la disperazione di non riuscire a vomitare, la disperazione di riuscire a vomitare. Perdonatemi se parlo confusamente. La percezione di me che passo la giornata a mangiare e a fare null’altro se non desiderare ancora cibo o provare disgusto verso il cibo e verso me stessa verso il mio essere intero prima ancora che verso il mio corpo è sempre molto annebbiata, e quasi irreale, adesso che ne scrivo senza dieci Kinder Brioss in bocca contemporaneamente.
Sono la stessa persona? Durante i molti anni di terapia psicologica che ho sperimentato e che quasi mai hanno portato a dei miglioramenti, mi sono spesso domandata se in me ci fosse qualche demone che si impossessava del mio controllo, della mia disciplina, del mio buon senso, tutte doti che io avrei in quantità stratosferica, e che incanalo tutte nella via sbagliata, quella della fuga dalla mia vita, dalle mie responsabilità, dai miei doveri, ma anche della mia felicità.
Non credo che le malattie dell’alimentazione siano associate a problemi di tipo schizoide e che quando siamo in preda delle crisi diventiamo altre persone, ma molto spesso c’è da tenere conto che anoressia bulimia e altri disturbi dell’alimentazione sono associati ad altri problemi psicologici quali il disturbo bipolare, la depressione grave, la personalità borderline, la fobia sociale, il perfezionismo patologico, l’ansia e i disturbi ossessivo compulsivi. Cose di cui io stessa probabilmente soffro, e di cui tutti noi esseri umani probabilmente soffriamo, solo che molti di noi non se ne lasciano sopraffare, ci convivono, nei limiti di una vita decente e serena, di una felicità a metà.
Vivo tuttora nella fase bulimica della mia malattia, ho ridotto in modo consistente le mie abbuffate e il vomito ma non posso dire di averli debellati. Soffro molto, l’unico esorcismo è lo scrivere, ecco perché capisco, non giustifico, ma capisco tante di quelle ragazze che per disperazione e non per moda, non per capriccio, cercano nella scrittura di un blog, insieme conforto, ma anche insulti, purché sia una voce. Purché ci sia da qualche parte qualcuno, tra mille persone indignate, qualcuno che invece gli dirà che prova la stessa cosa e sta cercando anche lei una soluzione facile al dolore della crescita mettendosi a dieta, raggiungendo un tot di chili e allora avranno trovato una fede in comune non importa quanto sbagliata. E’ persuasiva e dà risultati più immediati della fede in Dio.
Ora so bene che non è amicizia, e non è neanche conforto, ma come fare a spiegarlo a loro che ci sono pienamente dentro? Vi risponderanno che siete nel torto voi, brutti ciccioni obesi che credete che per vivere bisogna mangiare! Il mondo gira al rovescio, non esiste moralità né verità né fatti oggettivi. E’ per questo che è tanto difficile trattare con queste ragazze. Non puoi giudicarle. Ma non puoi nemmeno stare a guardare. Io stessa che ho comportamenti autodistruttivi verso me stessa non riesco a guardare un altra persona che non mangia.
Sto solo cercando di far prendere al mio blog una strada diversa, più leggera e per alcuni versi anche più profonda, una strada alternativa all’alternativa alla vita che è la bulimia. Posso solo sperare che queste ragazze col blog pro-ana o pro-mia col tempo si stufino come ho fatto io, prima che sia troppo tardi (e il tardi arriva presto), si stufino di parlare sempre della stessa cosa, che possano diventare nella loro vita ciò che davvero sono senza che alcun blog, alcuna pubblicità, alcuna Kate Moss, alcuna star di Hollywood possa mai intaccare il corso della loro vita. E anche io, che lo possa anche io.
Sto cambiando. Sto crescendo. Che un chilo in più non sia solo un chilo in più di grasso, ma che sia un chilo in più di Dandyna.

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8 Commenti

  1. Finalmente il tuo talento e la tua intelligenza utilizzati non per sparar baggianate ma per comunicare qualcosa. Indipendentemente dal valore morale, dall’utilizzo sociale, questo secondo me, è un gran bel post.

  2. Ciao,sono perfettamente d’accordo cn te anche io. MI disp davvero mlt per quello k hai passato spero un gg t possa tornare tranquilla serena e cn la felicità d essere quella k sei.T ringrazio. Hai fatto bene ad aprirti.T siamo tutti accanto.smack dedola90

  3. Dandyna ti faccio il mio più sincero in bocca al lupo per il percorso di guarigione ch ehai intrapreso…..tieni duro non mollare mai la vita é troppo bella e breva per lasciarcela scappare dalle mani….ho letto un articolo questa sera su un quotidiano che parlava dei siti pro ana e di un diario di una ragazza ana che aveva il sogno di riuscire a diventare come una modella australiana (fotografata sul giornale e ti dico a dir poco allucinante) taglia 36. Sono rimasto sconvolto per quello che ho letto e sto cercando siti pro ana per poter riuscire a vedere cosa si dicono queste ragazze, ma vedo che é assai difficile……ti mando un grande abbraccio e non mollare….

  4. io ci sto ancora dentro.sto in quella fase in cui si “scoppia” dopo un anno (sembra un secolo) di dieta ferrea….mi sento una merda ora, voglio tornare come ero prima.magra.benedettamente magra
    dici che anch’io uscirò da questo tunnel fatto di kg da perdere??
    lalli

  5. anche io sto male……….vorrei tanto conoscerti. Ora che nn riesco più a fare nulla, sto solo in silenzio.

  6. Grazie, davvero grazie, per non esserti fermata al buonismo del cazzo che imperversa e per aiutare chi come me vive dall’esterno queste realtà a capire.

  7. In bocca al lupo. Dall’analisi che fai, ho fiducia nel fatto che ne uscirai. La psicoterapia aiuta, se fatta nel modo giusto e con la persona giusta. :)

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