Picchiare i mongoloidi

Il demenziale per me resta un passione. Pensate se venisse fuori che quelli del video, quelli che perseguitavano il mongoloide, erano pure loro dei mongoloidi. Pensate che crogiolo di significati. Che ardite e cosmiche metafore.


Però, ecco, già che ci siste pensate all’unica ricerca esistente sul tema, fatta in Trentino Alto Adige: risulta che i fenomeni di bullismo interessano un bambino su tre, bullo o vittima che sia.
Non solo. Secondo questa ricerca, che pure io prendo con le molle, se il bullismo si verifica in adolescenza (14 e 15 anni) le possibilità di avere prima o poi problemi con la giustizia, nel prepotente, si moltiplicano per tre volte; nella vittima invece si moltiplicano per tre le possibilità di ammalarsi di depressione.

Voi stronzi che vivete di rete, di blog, di link autoreferenziali, potreste almeno fare il favore di linkare questo: www.bullismo.com.
L’ha fatto un ex vittima, che pareva in gamba, e che a suo tempo stava per suicidarsi.

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50 Commenti

  1. Prossimamente alla sbarra l’ex poliziotta «nera», già europarlamentare «rossa», Dacia Valent. Su richiesta del pubblico ministero Erminio Amelio il Gip l’ha rinviata a giudizio per concorso in rapina. I fatti contestati risalgono al 2003 allorché la Valent, 43 anni, somala di Mogadiscio, ex agente di colore della Ps si sarebbe appropriata del portafogli e del telefono cellulare di una cittadina d’origine polacca che si era recata negli uffici di un’associazione (dove la Valent lavorava) per denunciare discriminazioni ai danni di alcuni immigrati.

    Stando all’ipotesi accusatoria l’esposto sarebbe scattato in seguito a una iniziale incomprensione e alla decisione dell’ex parlamentare di prendere i documenti alla donna polacca. Quel che è successo poi lo stabilirà il dibattimento.
    La signora Valent non è nuova a incidenti giudiziari. Nell’aprile del 1995 venne arrestata a Riano Flaminio, vicino Roma, per tentato omicidio nei confronti del convivente belga Luc Tsfmbae Mutshail al termine dell’ennesima, violentissima, lite. «Correte l’ho accoltellato» disse in lacrime al 112 dei carabinieri.

    «Voleva lasciarmi – spiegò a verbale -, io non ho capito più nulla, sono corsa in cucina e l’ho colpito al braccio». Sette giorni di prognosi per lui, Rebibbia per lei. Un anno prima toccò a Mutsahil, vice presidente dello Score (la Conferenza permanente per l’eguaglianza razziale) finire in manette per violenza e oltraggio al termine di un bisticcio con la convivente che l’aveva sbattuto fuori di casa. L’uomo aveva chiamato i pompieri e all’arrivo delle prime volanti, si ribellò a entrambi. L’immediato ritiro della denuncia da parte della Valent consentì a Mutshail di evitare il carcere.
    Figlia di un diplomatico italiano e di una principessa somala la Valent ha vestito la divisa della polizia salvo abbandonarla per la politica. Nel 1989 divenne famosa, suo malgrado, per un’aggressione a sfondo razziale subita a opera di uno sconosciuto che non venne identificato dai colleghi in divisa e che per questo finirono sott’inchiesta per omissione d’atti d’ufficio. Nel 1992 fu protagonista di un’insolita vicenda di sfratto: cacciata dai proprietari dell’appartamento dopo esser stata accusata di infastidire il vicinato «per il continuo viavai di extracomunitari ubriachi».

    Europarlamentare del Pci (76mila voti), passata poi con Rifondazione comunista, da dieci anni lotta a fianco degli immigrati con l’associazione «Islamic Anti-Defamation League»: ha denunciato Calderoli per le dichiarazioni sulla nazionale di calcio francese «formata da neri e islamici», si è contraddistinta per una frase sulla morte di Oriana Fallaci: «Ora che è al cospetto di Allah, se fossimo in lei saremmo molto ma molto preoccupati».

  2. Sei semplicemente imbarazzante. Perchè? Presto detto: prima vuoi fare l’outsider, il corsaro della parola politicamente scorretta e bizzarra, poi ripieghi e posti 200 commenti per riparare (a tuo avviso, sia chiaro) le cose che hai scritto.
    Filippo Facci, mi faccia il piacere…

  3. Ed invece la questione del politicamentecorretto e della censura al dizionario è notevole, anche se alla fine è solo l’ennesimo esempio del principio per cui c’è chi indica, chi guarda il dito e chi quel che il dito indica.
    Alla luce di questo, va riabilitato anche il vaffanculo.
    Solo non capisco: tutti d’accordo nel dire che è misero cercare alternative a mongoloide, frocio, negro, che si finisce per incartarsi e dire cose davvero sgradevoli tipo che ‘mongoloide è una offesa’ (e chi non è d’accordo affanculo).
    Ma allora perchè ?
    Chi cazzo l’ha inventato il politicamentecorretto ?

    Ma quegli ot su dacia valent hanno un senso o è puro onanismo ?

  4. Rispondo a Marta, in quanto ha quotato il messaggio di anca.
    Io mi chiedo perché si insita tanto sulla questione rispetto facendo riferimento solo alla terminologia. Che a parer mio diventa biasimo, cioè l’esatto contrario, se estremizzato ed impoverito dal far riferimento solo a luoghi comuni. Essere cinici non vuol dir per forza essere irriguardosi.
    Infatti non sempre si usano e si accettano determinati vocaboli per il gusto di fare del male. Né per essere originali, fuori dal coro, innovativi, politically scorrect o via dicendo. Semmai è più regolare definirsi “antichi” nell’usare i termini facendo menzione alla loro originale etimologia.
    Perché, fino a prova contraria, è nato prima il significato da glossario, che l’accezione negativa.
    Poi tra riguardo e pietà il passo è breve e la compassione in molti casi è più razzista che la franchezza. Quanto è vero che talvolta la schiettezza porta più rispetto di tante parole non dette per paura di.
    Non accadrà mai che io per strada saluti qualcuno dicendogli: “Ciao mongoloide!”. Però non lo faccio
    a causa dell’espressione scorretta o non corretta, ma per il semplice fatto che sono solita chiamare le persone per nome.

  5. Faccio un’altro esempio, che concerne invece l’utilizzo in tono gioviale di parole che da vocabolario hanno un significato d’origine ben diverso: non ti è mai successo di parlare scherzosamente con qualcuno e dirgli affettuosamente e sorridendo: “che stupido che sei!”. E con un down non lo faresti solo per portare rispetto alla sua malattia? Non sarebbe ironicamente positivo in quel caso? Credo che a volte certe delicatezze non siano richieste da chi interagisce con noi, perché anche se sono persone mongoloidi e diversi in qualsivoglia cosa, ciò non significa che siano mancanti di ciò grazie al quale ci si prende il permesso di scherzare come si fa con coloro che reputiamo più simili a noi.

    Poi mi si può dire che io sia stronza ed insensibile, non c’è problema: sono carente di coda di paglia a tal punto da non sentirmi per nulla tale.

  6. Faccio un’altro esempio, che concerne invece l’utilizzo in tono gioviale di parole che da vocabolario hanno un significato d’origine ben diverso: non ti è mai successo di parlare scherzosamente con qualcuno e dirgli affettuosamente e sorridendo: “che stupido che sei!”. E con un down non lo faresti solo per portare rispetto alla sua malattia? Non sarebbe ironicamente positivo in quel caso? Credo che a volte certe delicatezze non siano richieste da chi interagisce con noi, perché anche se sono persone mongoloidi e diversi in qualsivoglia cosa, ciò non significa che siano mancanti di ciò grazie al quale ci si prende il permesso di scherzare come si fa con coloro che reputiamo più simili a noi.

    Poi mi si può dire che io sia stronza ed insensibile, non c’è problema: sono carente di coda di paglia a tal punto da non sentirmi per nulla tale.

  7. Cara Fede(r)ica, sono mulatta. Quando ero piccola mia madre (etiope) ha insegnato a mia sorella maggiore (più scura di me) a non offendersi se la chiamavano negra. Io sono più chiara e non avevo questo problema a meno che non mi vedessero con mia madre e mia sorella.
    Ora, da quel che ricordo, nessuno si è mai preso la briga di offenderci chiamandoci nere o di colore o mulatte. Non voglio farne una questione di “voi non potete capire”, ma in realtà è così.
    Io non voglio essere chiamata negra. Sono mulatta? Bene, se proprio devi (tu generico) definirmi dal punto di vista della razza, usa (tu generico) il termine mulatta.
    Vi piace il termine negro, siete stanchi del politically correct (di cui me ne sbatto perchè ho già detto che è una questione di rispetto)? Stica, come si suol dire. Non permetto a nessuno di chiamarmi in un modo che non mi piace.

  8. Ma non è che io dico a una “negra”. Così come non dico “bianca”. Il punto è nelparlarne normalmente: se parlandone dico “i negri”, non voglio che alzino il ditino.
    Per quanto riguarda mulatta (che non è negra, è pacifico) è un’espressione che secondo me durerà ancora poco. Vedrete che tra un po’ diranno che è brutto e ne inventeranno uno per sostituirlo.

  9. Vedi che non capite? Senza offesa. Per quel che riguarda mulatta ne riparliamo tra un po’ di anni, quando ancora si userà come termine.

  10. Non sono di coccio.
    Se ti da fastidio essere chiamata negra, io non ti chiamo negra, sennò sono un provocatore e un cretino. Ma è una questione tra me e te: se invece a darmi istruzioni deve essere un impazzimento linguistico che cambia ogni 20 minuti, e dettato non da te ma da da presunti ri-creatori dell’esistente che, come ho già scritto, hanno la pretesa intellettuale di plasmare la realtà nella convizione di avere un punto di vista privilegiato sulla vita e sul mondo, ebbene io questi li mando affanculo.
    Detto questo, a una frase tipo “non permetto a nessuno di chiamarmi in un modo che non mi piace” è una frase che cerca guai, perchè uno potrebbe risponderi “non permetto a nessuno di insegnarmi come devo parlare”.
    Quindi le regole generali del cazzo, tipo questo sì e questo no, sono fatte per i beoti.
    Nessuna regola sostituirà la sensibilità personale nel sapersi rapportare a ogni situazione e a ogni persona usando ogni volta le parole giuste.

  11. I guai si cercano in altri modi.
    Se si tratta di me mi sembra più che naturale non farmi chiamare come non mi piace. Poi è ovvio che so spiegare le mie ragioni alle persone in un modo che dipende dalle persone che mi trovo davanti. E ti dirò che neanche lo faccio sempre perchè a volte è davvero inutile. Però è divertente che gente che usa quei termini, quando viene a conoscenza delle mie origini, si corregge. Secondo te perchè?
    E nemmeno mi sento una beota, guarda.
    Ora so che non c’entra niente, ma è ora della polenta da queste parti quindi scappo.

  12. «Che pedagoghi eravamo, quando non ci curavamo della pedagogia!»

    D. Pennac (1992), Come un romanzo

  13. Una domanda: Se sto al centro di un grande mercato di Nairobi e un tizio mi interpella dicendo: “Scusi signor bianco…” mi devo incazzare????
    Dite la vostra che ho detto la mia…senza nulla a pretendere!

  14. Marta, io uso raramente il termine negro, per questioni di spontaneità nell’utilizzo o meno di determinati vocaboli. Non quindi per questioni di rispetto. Solo immediatezza. Difficilmente mi capita di riscontrare offesa in chi parla con me (a voce, quindi), qualsiasi siano i termini che uso. Più facilmente può capitare scrivendo in quanto lo spazio di confronto è inferiore e soprattutto perché il tono non è riproducibile pienamente. Ma come ho già detto sopra se non c’è intenzionalità d’offesa il più delle volte me ne sbatto altamente.

    Comunque sia trovo tu sia stata fortunata ad aver avuto una madre capace di educarti nel non offendersi. Ti dico ciò in quanto Yatima, gran topa che collabora con me, mi ha più volte sottolineato quanto la sua mamma (vincolata e radicata eccessivamente nella tradizione afro-americana) le sottolineasse con incessante fare ed in modo ossessivo la laidezza del vocabolo negro. Nonostante Yatima fosse (e lo è tuttora) totalmente noncurante di ciò.

    Trovo sia una mancanza di rispetto anche questa.

  15. @ Federica
    Forse mi sono spiegata male :D
    Mia madre ci ha insegnato a non offenderci se qualcuno c’insultava. All’epoca (seconda metà anni ’70) eravamo le uniche bambine mulatte da queste parti. Ma il termine negro/a/e/i non ha fatto mai parte del suo vocabolario. Se la madre della tua amica l’ha educata in quel modo avrà avuto le sue ragioni. Sai quanti di italiani con la pelle chiara sono educati a romperci le cosiddette? Bene, allora guardiamo prima chi sta a casa nostra.
    Ti dirò di più. Io non mi sono accorta di essere mulatta fino a quando non ho compiuto 6 anni né sapevo che quella parola fosse usata anche per offendere. Ricordo che era in un libro dei fratelli Grimm in un contesto per niente lusinghiero, ma penso che a quei tempi fosse usato a prescindere.
    Se non ho capito male (ho dormito poco stanotte), nessuno si è mai offeso con te, però stai sicura che a nessuno va di essere definiti in quel modo. Anche se non si ha nessuna intenzione di offendere. Non capisco proprio questa insistenza nel volerci chiamare in un modo che non ci piace.
    Beh so di essere monotematica, ma dopo la polenta del pranzo, è ora di doro wat. Aloha a tutti.

  16. Ma perchè, esiste qualcuno che per offendere dice “mulatta”? Se è così, giuro che non lo sapevo.
    Comunque date un’occhiata qua sotto.

    né|gro
    agg., s.m.
    AD
    1 agg., s.m., che, chi appartiene alle diverse razze del ceppo negride, originarie del continente africano, caratterizzate da pelle scura, naso largo e schiacciato, capelli crespi, labbra pronunciate (il termine talvolta è avvertito o usato con valore spreg. e sostituito da nero): popolazioni negre, atleta, cantante n., la tratta dei negri | iperb., lavorare come un n., lavorare duramente, con riferimento alle condizioni di vita degli schiavi negri in America nei secoli scorsi
    2 agg., relativo a tali popolazioni: cultura, musica negra, canti negri; quartiere n., nelle città occidentali spec. americane, quello abitato prevalentemente da persone di tali popolazioni
    3 s.m. CO gerg., ghost writer
    4 agg. OB LE nero: vedova, sconsolata, in veste negra (Petrarca) | fig., triste, cupo: sogni e penser’ negri | mi danno assalto (Petrarca)
    5 s.m. TS cinem., telev. ?3gobbo
    Varianti: nigro

    mu|làt|to
    agg., s.m.
    CO che, chi è nato da genitori uno di razza bianca e uno di razza negra [quadro 1]

  17. non ci siamo ricapiti.
    i razzisti non ti vedono mulatto, ti vedono “negro”.
    ho forse mai detto che mi dicevano mulatta e mi offendevo? no. leggi meglio.
    per me puoi citare tutti i vocabolari di questo mondo. la mia opinione non cambia.

  18. dato che ho sonno non posso cercare la citazione che mi era venuta in mente. visto che sei ricorso al vocabolario, volevo prendere ad esempio Fanon ma ora non ho tempo.

  19. Con estremo disappunto da parte mia, questa volta devo ammettere di stare dalla parte di Facci…
    Che rabbia pero’

  20. mia madre rientra solo in parte nella descrizione presente nel vocabolario che hai riportato ed è africana. quindi sto termine lascia il tempo che trova. e mo’ notte.

  21. Vuoi negare che negro nero mulatta vengano sovente pronunciati con toni sprezzanti?E che la tolleranza degli sbandieratori del fottuto politically correct(in affanosa ricerca di termini inoffensivi come camminassero sulle uova)sottintenda una presunta superorità?
    Se mi dicono NORDICO VISO PALLIDO non mi urta semplicemente perchè storicamente ci hanno riservato trattamenti migliori,non lo ritengo un insulto perchè ci consideriamo il grado più elevato d’evoluzione dell’umanità.Non è un problema linguistico,non è di chi s’offende.Lo crea chi guarda l’Altro chiuso in un stantìo etnocentrismo.Quando si dice NEGRO s’intende PRIMATO.Quando si dice MONGOLOIDE s’intende ERRORE DELLA NATURA.IO chiamo le PERSONE per Cognome e se mi gira per Nome.

  22. Oh, adesso basta. “Mulatta” pronunciato con toni sprezzati io non l’ho mai sentito in nessuna parte dello Stivale. “Negro” sì, e infatti sul vocabolario c’è scritto che è usata “talvolta è avvertito o usato con tono spregiativo”.
    Quindi ci sono due problemi, anzi due categorie: chi lo ‘avverte’ e chi lo ‘usa’ con tono spregiativo.
    Bene: nessuna di queste due categorie, in linea generale, mi farà passare dalla parte del torto modificando il mio linguaggio. In linea particolare invece può essere diverso, ma le discussioni e le regole non si fanno nè applicano in linea particolare.
    Se non avete capito rileggete, ma basta esercitazioni di cazzate.

  23. Sei un maestro in solfeggi di puttanate.Escludendo il punto Mulatta(fai una puntatina a Verona e te ne convincerai..)hai espresso il mio stesso concetto.Se non hai capito rileggi.Ma non smettere di esercitarti,ci divertono tanto le tue cazzatine!

  24. ieri sera avevo sonno. effettivamente ho scritto “Ti dirò di più. Io non mi sono accorta di essere mulatta fino a quando non ho compiuto 6 anni né sapevo che quella parola fosse usata anche per offendere. Ricordo che era in un libro dei fratelli Grimm in un contesto per niente lusinghiero, ma penso che a quei tempi fosse usato a prescindere.” Con “quella parola” intendevo “negra” che è presente in una favola dei Grimm.
    Detto questo, forse le regole generali fatte per i beoti, questo si e questo no, di cui parlavi, forse sono fatte anche per te visto che hai scomodato il devoto, garzanti o zanichelli per definire le parole di cui stiamo parlando.
    Hai ragione nel dire “adesso basta”, ma non perchè hai ragione nè perchè mi rompe non aver prevalso (il che non era nemmeno nelle mie intenzioni). Bastassero pochi commenti per cambiarci e soprattutto un mondo virtuale. Basta, perchè un bianco in linea di massima non ha la stessa sensibilità di chi bianco non è o lo è in parte quando si tratta di certi termini.
    Comunque è vero mulatta in senso dispregiativo non me l’hanno mai detto. Sono passati direttamente ad altro per quanto sia chiara.
    Buon pranzo a tutti.

  25. I bianchi sono una minoranza etnica in via di estinzione. Nel giro di poche generazioni (non più di 10) saranno estinti. Il mondo sarà solo di colore (nero, giallo, mulatto). Cercate di vedere le cose con maggiore ingrandimento e non solo dal vostro piccolo comodo cantuccio.
    Verrà il giorno in cui la parola “bianco!” sarà un insulto.
    Dite la vostra che ho detto la mia…senza nulla a pretendere!

  26. Facci, Facci, Facci……
    su quanti altri post dovro’ ancora leggere la frase “Papaturko, sai che il mio gatto volevo chiamarlo Gataturk?” cos’è alzheimer?

  27. ma soprattutto: al prossimo copiaincolla si accorgerà che il nick è Pataturko e non Papaturko?
    :-)

  28. Giopana, non diffondere notizie sulla mia vita privata più di quanto sia io eventualmente a decidere di fare, grazie.
    In seconda battuta, non posseggo nessun gatto di nome Romeo. Ogni tanto ne condivido uno e si chiama Gato.

  29. Non credevo che il mio nik suscitasse tali reazioni.Il mio nome non ha nulla a che fare nè coi gatti nè con il grande statista Ataturk.
    E’ di origine Sioux ed è il nome del fratello gemello del Grande Capo indiano Estìkazi, famoso opinionista. Il nome va letto e pronunciato con tono esclamativo: PATATURKO!

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