Jessica Alba /93-94

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28 Commenti

  1. Esilarante?! Orribile?! Io trovo il post di Facci molto interessante e sostanzialmente corretto.

  2. Facci non ammette repliche, il suo verbo risuona cristallino, perentorio e definitivo. E quindi non ha bisogno di commenti.

  3. Il post di Facci e’ davvero esilarante, e per un motivo molto semplice: vuole stabilire un confronto morale tra Craxi e Di Pietro. L’operazione e’ elementare: Craxi rubava, Di Pietro no, gioco partita incontro.

    Per fingere che l’operazione sia meno elementare Facci rumina una serie di informazioni vetuste ed avariate: le accuse contro Di Pietro. Non le cita con precisione, che’ sarebbe troppa fatica, ne’ ci racconta come sono andate a finire: cioe’ che sono state tutte archiviate per inconsistenza, tranne un paio che hanno fruttato a Tonino limpide assoluzioni. In altre parole, Tonino non ha fatto nulla di male, ed in altre parole ancora, quelle accuse erano frutto di montature: si facevano dossier, si inventavano storie, si fingevano prove.

    Lo scopo era duplice: fruttare a Di Pietro una qualche condanna (cosa miseramente fallita per l’esistenza di un giudice a Berlino) e delegittimarlo sul piano della popolarita’ (operazione che, purtroppo, ha dato qualche frutto).

    Ricordiamo brevemente, ad esempio, che il 7 aprile 1995 il generale Cerciello accusa Di pietro di avere esercitato pressioni sul maresciallo Nanocchio perche’ coinvolgesse Berlusconi e lo stesso Cerciello nelle indagini. Peccato che proprio Nanocchio abbia recisamente sbugiardato Cerciello, e che il pm Salamone abbia dovuto chiudere in fretta quella pratica con archiviazione e tante scuse.

    Oppure l’accusa a Tonino di aver fatto ripianare con pressioni indebite i debiti di gioco di Rea: tutte “sulenni minchiate”, direbbe Camilleri, cosi’ come quelle relative a presunte irregolarita’ in un prestito di cento milioni legato alla compravendita di una mercedes (nulla di irregolare) o al fatto che Di Pietro vivesse in equo canone (se anche fosse? all’epoca l’equo canone non era stato ancora cancellato da D’Alema).

    Ma la cosa piu’ clamorosa fu nel dicembre 1996, quando Di Pietro viene accusato di nascondere un bottino di origine Necci-Pacini Battaglia. Lo perquisiscono in 256 (se uno zelo del genere fosse stato speso per Riina ora sapremmo un po’ piu’ di storia d’Italia), vanno a esaminare il pozzo che l’ex magistrato ha a Montenero di Bisaccia e… non trovano una mazza! Peccato che il 27 dello stesso mese il tribunale della liberta’ dichiare illegittimo il gia’ manifestamente fallimentare blitz e smonta le accuse a Tonino.

    Fare la storia delle montature anti di pietro e’ cosa lunga, perche’ lo stesso tonino ne elencava gia’ piu’ di cento del 1995. Dire come sono andate a finre e’ storia breve: Di Pietro e’ uscito pulito. E, nonostante l’inspiegabile boutade di Facci, tutto questo e’ registrato in modo fedele ai fatti da Marco Travaglio.

    L’aspetto piu’ comico di quanto scrive facci e’ poi su Mani Pulite, che avrebbe ucciso delle persone (palla sesquipedale, semmai era proprio di Pietro nel mirino delle cosche, come da rivelazioni di Giovanni Brusca), e di un Di Pietro che si sarebbe accanito contro un Craxi malato.

    Quando fu accusato, processato, e condannato, Craxi era tutto tranne che moribondo. In parlamento difese la sua ladroneria invitando i non ladroni a manifestarsi -e nessuno si alzo’-. Da Hammamet guidava la preparazione dei -risibili e poi irrisi- dossier contro Di Pietro. Scelse coscientemente la latitanza e quando la malttia si aggravo’ scelse di morire da latitante. E ne’ la malttia ne’ la morte lo emendano dalle sue responsabilita’ morali. Che sono enormi e sancite da una mole schiacciante di condanne definitive.

  4. ora, tra il post di Facci e il commento di Charles c’è un’enorme differenza di stile ma soprattutto di contenuti. Nel senso che nel primo c’è stile, nel secondo i contenuti.
    Dopo aver letto il post di Facci ero perplesso, mi chiedevo: ma che cazzo ho letto? Tutto molto bello ma non ho capito su quali basi era portato l’attacco a Di Pietro se non una scarsa abilità oratoria e idee politiche confuse.
    Il commento di John Charles è invece tutto arrosto, niente fumo.
    Poi sia chiaro, io di Di Pietro non so un cazzo, però ecco, dovendomi fidare così su due piedi, direi che mi fido di Charles.
    Poi ognuno faccia quel cazzo che vuole.

  5. Questa cosa che Facci chiude i commenti e tutti giù a commentare nel primo post di gnoccone disponibili è semplicemente geniale.

    “Ma libera veramente…”

  6. Il fatto che Filippo Facci non dia la possibilità di commentare/replicare la dice lunga sulla sua onestà.

  7. Io vedo la mancanza di commenti sotto il post di Facci come una splendida metafora del fatto che nessuno si caghi le sue seppur stilisticamente valide faziosità ^__^

  8. Bah, già quando vidi Mani Pulite (un lungo documetario sull’omonima vicenda) mi stupii dei toni di Facci su DiPietro, ecco che ne ho la conferma qui. C’0è un porblema di fondo nelle sue tesi, ovvero non entra nel merito sulle singole questioni, ma si attacca all’uomo ed ai modi DiPietro (e del pool di ManiPulite). Così non dice mai se Craxi &Co. erano colpevoli, ma si attacca a come siano stati affrontati i loro casi. Non che non sia giusto, anzi…però rimane sempre e solo un dettaglio di un evento, non altro.

  9. Bah, già quando vidi Mani Pulite (un lungo documetario sull’omonima vicenda) mi stupii dei toni di Facci su DiPietro, ecco che ne ho la conferma qui. C’0è un porblema di fondo nelle sue tesi, ovvero non entra nel merito sulle singole questioni, ma si attacca all’uomo ed ai modi DiPietro (e del pool di ManiPulite). Così non dice mai se Craxi &Co. erano colpevoli, ma si attacca a come siano stati affrontati i loro casi. Non che non sia giusto, anzi…però rimane sempre e solo un dettaglio di un evento, non altro.

  10. A Facci non interessa l’evento, caro Eddie Valiant. A Facci interessa solo demolire Antonio Di Pietro (a proposito, leggetevi il libro che il nostro indipendente Facci ha scritto su Di Pietro, è tutto da ridere).
    Che poi Mani Pulite sia esistita veramente questo lui non lo evidenzia.
    L’importante è soffermarsi sull’antagonismo tra il prepotente Di Pietro e la tenera figura di Craxi morente, debole, solo contro tutti.
    Quasi a voler distogliere l’attenzione dal vero evento.

  11. Dico io, per una volta che Neri ha un occhio di riguardo per le donne, per una volta che si sforza di mettere almeno una metà di wallpaper con un bel figaccione tutto da commentare, ecco qua che il bel tartarugato prende le sembianze di Facci (in vacanza a Ponza), la classica foto ricordo del luna-park al cartellone con il tondino per il volto…ma no ragazzi, ma dai, basta con il tiro al bersaglio che tanto le bamboline sono finite e poi lui non si sposta mica.

  12. Per tutti quelli che mi hanno scritto:
    La sentenza l’ha vergata il presidente Francesco Maddalo (n. 364/96 – 1519/95 in data 29 gennaio 1997, depositata il 10 marzo) che ha fatto seguito a un pubblico dibattimento con esibizione di prove e audizione di parti (e si ricorderà che una di queste parti, ossia Di Pietro, rifiutò di rispondere alle domande poste dal Tribunale): sicchè il giudizio di cui si parla è insomma da ritenersi definitivo e vincolante, anche perchè nessuna delle parti (tantomeno Di Pietro) ha mai presentato appello. Tutte queste cose, a un pugno di giornalisti, sono stranote. Ma fa lo stesso.
    Parte dei fatti appurati (pagina 132 della sentenza) fanno riferimento ai favori che un imprenditore inquisito per bancarotta, Giancarlo Gorrini, fece al magistrato. Li si racconterà da capo, come se nulla fosse. Si legge testualmente di «sistematico ricorso di Di Pietro ai favori di Gorrini», dunque al fatto di «Aver prestato al magistrato la somma di cento milioni di lire tra la fine del 1989 e l’inizio del 1990… somma corrisposta mediante assegni». (cifra poi frettolosamente restituita solo nel 1994, senza interessi). Ancora: «Nel 1990 Gorrini aveva poi ceduto a Di Pietro (…) un’auto Mercedes 300 CE, provento di furto già indennizzato dalla compagnia assicuratrice Maa, per un importo di circa 20-25 milioni a fronte di un valore commerciale dell’auto di circa 60 milioni. … l’auto era stata rivenduta dopo 2/3 mesi da Di Pietro il quale aveva trattenuto la somma percepita per la vendita… Non può negarsi un trattamento di favore riservato a Di Pietro nonostante le apodittiche affermazioni contrarie di quest’ultimo». «Di Pietro (pagine 153-156) vende sostanzialmente un’auto che non gli appartiene, trattenendo i soldi… i fatti si erano realmente svolti ed alcuni rivestivano caratteri di dubbia correttezza, se visti secondo la prespettiva della condotta che si richiede a un magistrato».
    Il Tribunale ha poi fatto cenno a un «interessamento specifico» dai «risvolti non certo trasparenti» che riguardò gli interventi fatti dal magistrato Di Pietro per ripianare i debiti di un amico, tal Eleuterio Rea: debiti contratti negli ambienti delle corse dei cavalli e del gioco d’azzardo. Si legge: «Vi è stato un intervento di Di Pietro al fine di ottenere il consenso sia di D’Adamo che di Gorrini per aiutare finanziariamente Rea» ed è acclarato un intervento diretto del magistrato, all’ippodromo, «presenti scommettitori e allibratori» (pagina 149).
    Lette in sentenza, accuse del genere, fanno più impressione. Come quelle sintetizzate da pagina 150 a pagina 152. Si cita «La prestazione di attività lavorativa di Cristiano Di Pietro (figlio del magistrato) a favore della Maa assicurazioni (appartenente all’imprenditore inquisito Gorrini)», e ancora «l’assegnazione di alcune cause a Susanna Mazzoleni da parte della Maa, l’erogazione di un prestito a Di Pietro».
    Promemoria: stiamo scorrendo una sentenza della Repubblica italiana che «fa stato quanto ai fatti accertati» e che supera, quindi, qualsiasi altra sentenza di «non luogo a procedere» che abbia riguardato Di Pietro. Ciò riguarda anche le ragioni che indussero Di Pietro a dimettersi dalla magistratura, così spiegate da pagina 151 a pagina 152: «… timore nutrito dall’inquisito per i possibili esiti dell’inchiesta ministeriale in sè, quanto, anche, per l’appannamento dell’immagine pubblica che la divulgazione di quei fatti avrebbe comportato» , episodi che «rischiavano di prospettare agli inquirenti un sistematico ricorso di Di Pietro ai favori di Giancarlo Gorrini, il quale, peraltro, alla data del novembre 1994 risultava già condannato per appropriazione indebita»… «ne viene fuori un quadro negativo dell’immagine di Di Pietro… fatti specifici che oggettivamente potevano presentare connotati di indubbia rilevanza disciplinare».
    La sentenza non rinuncia a spiegare altri comportamenti «giudiziari» dell’ultimo scorcio del 1994, periodo in cui, poco prima di dimettersi, Di Pietro si adoperò con vigore perchè fosse inquisito l’allora Presidente del Consiglio e attuale Presidente di Forza Italia, tal Silvio Berlusconi: «Decisiva appare l’intenzione di Di Pietro di intraprendere l’attività politica ovvero di ottenere incarichi pubblici di maggior rilievo» (pagina 167). «Altri eventi si allinenano con una strategia personale della parte offesa di uscire dalla magistratura… evidenziano chiaramente questo sempre più marcato orientamento di Di Pietro ad assumere iniziative e posizioni più confacenti ad un esponente politico che a un magistrato… particolarmente arduo è separare una condotta antecedente alle preannunciate dimissioni del 6 dicembre da una condotta a queste successiva» (pagina 170). «Palese il desiderio di lasciare l’incarico giudiziario nel momento di massima popolarità e seguito, e ciò non poteva non essere funzionale e strumentale ad un successivo sfruttamento di questa popolarità, proprio in vista di quella progettata attività politica (pagina 177).

  13. Facci abilita i commenti nei tuoi post invece di rispondere qui e “mi consenta” di farle notare che lei risponde (alla Travaglio) su Di Pietro ma non sulle sue imprecisioni sulla vicenda Craxi che pure conosceva bene. Mi pare pi notevole il suo stile nello scrivere “Dottor Di Pietro, sparisca dalla faccia della terra.” defalcando poi l’augurio/minaccia (chissa dovesse arrivare mai una denuncia per istigazione) con l’aggiunta “Sparire vuol dire sparire, nascondersi, non farsi vedere mai più”… peccato però che il titolo del post sia inequivocabile.

  14. Bene. Premesso che:
    1)Facci scrive molto bene
    2)Craxi era un ladrone
    3)Di Pietro non mi piace

    Consiglierei a F.F., se posso permettermi, di abilitare i commenti nei suoi post e di iniziare a trovarsi altre amicizie.
    P.S. Quando non parla di Craxi Filippo mi sta simpatico.

  15. (a Damiano)

    Sono i mediocri come te – gli intellettualmente pigri, gli indifferenti, quelli che non sanno un cazzo ed hanno bisogno delle opinioni di un Facci o di un John Charles qualunque per riempirsi la mente e l’anima di concetti e sentimenti che da soli non riescono a concepire, quelli che devono parlare per il gusto di parlare, anche se non hanno un bel niente da dire – che rendono l’Italia un paese senza memoria e (per certi versi) senza dignità.

  16. Prevedibile Facci. Rispunta la sentenza Maddalo, oggetto di almeno meta’ delle pubblicazioni facciane, a testimonianza del fatto che contro Di Pietro c’e’ cosi’ poco che bisogna veramente attaccarsi a tutto.

    Per cominciare, farsi prestare soldi da un privato non e’ reato, anzi, e’ un’opzione espressamente prevista dalla legge, che puo’ essere regolata da scritture private (ossia senza tramite notarile). Una scrittura privata deve prevedere il meccanismo di restituzione, e almeno nella meta’ delle scritture private tale meccanismo non prevede interessi. Buffo il riferimento alla restituzione “frettolosa”: Facci, il prestatore e’ tanto piu’ contento quanto piu’ la restituzione avviene in fretta: pensaci, e’ facile.

    Si potrebbe commentare che tra un magistrato che si fa prestare i soldi ed uno, es. Squillante, che non ne ha bisogno perche’ li riceve dai conti di Previti e Pacifico, da cittadino preferisco il primo.

    Ancora piu’ buffo il riferimento alla famosissima Mercedes: Di Pietro la acquista per 20-25 milioni, poi la vende e “trattiene la somma”. Che stronzo: vende un’auto e poi pretende anche di tenersi i soldi! Qualcosa mi sfugge, specie nel passo in cui si legge “Di Pietro vende un auto che sostanzialmente non gli appartiene”. Il busillis e’ sul “sostanzialmente”: l’auto gli appartiene eccome, il passaggio di proprieta’ e’ stato registrato.

    Il giudice e forse anche Facci hanno da obiettare sul prezzo. Anch’io: 25 milioni per una Mercedes 300 ce nel 1990 SONO UN FURTO. La 300 CE e’ quella classica, lunga e un po’ da papponi. La trovi su kelkoo, vecchia di 5 anni a meno di diecimila euro. Come faccia Maddalo a stimarne il costo a 60 milioni e’ davvero un mistero. Probabilmente qualcuno ha detto a Tonino che era un’auto da magnaccia, e lui l’ha prontamente riventduta. Dubito che sia rientrato delle spese.

    Anche l’intervento “appianatore” di Di Pietro, che appare senz’altro borderline per un magistrato, non prefigura nessun estremo di reato, cosi’ come la presunta oscura storia con la Maa: quello che facci non dice e’ che ne’ le cause alla mazzoleni, ne’ il prestito a Di Pietro erano illeciti o irregolari.

    Il fatto che prima e dopo le relazioni con di pietro Gorrini non sia sfuggito a condanne penali evidenzia ancora di piu’ che Di Pietro non ha -o, alla peggio, non e’ riuscito- a ricambiare quei presunti favori -che, come si e’ vsito, favori non sono-.

    Io, fossi in Facci, o in Jannuzzi, o in Ferrara, o (condannato per calunnie a Di Pietro proprio relativamente all’affaire Mercedes) stenderei il silenzio piu’ lunare sui tentativi fatti per delegittimare Di Pietro come magistrato. Si e’ scandagliata (anche non metaforicamente) la sua vita per trovarne macchie, e tutto quello che si e’ trovato e’ un prestito lecito e restituito -per 100 milioni, ossia meno di un millesimo della sola tangente Enimont- e una macchina di dubbio gusto comprata e rivenduta. Magro raccolto, per i palombari dello scandalo.

    Tutto questo mentre Craxi si inguattava 75 miliardi di sola tangente Enimont, 21 miliardi da Berlusconi (v. All Iberian) e ladronerie varie per le quali esiste ampia letteratura.

    ps: Grazie Platini, eravamo i piu’ eleganti.

  17. Mah, un branco di livorosi che a distanza di 10 anni non ha ancora iniziato a ragionare…

    Di Pietro avrà fatto bene, avrà fatto male, avrà comprato auto da pappone o meno ma una cosa è certa: ora ha il 4% dei voti, e solo per aver fatto un gran casino coi tangentopolisti senza che dopo 10 anni si vedano risultati seri: Berlusconi è ancora lì, la DC pure, i socialisti anche, i comunisti non se ne parli.

    Quindi? dov’è ‘sta ventata di novità, è l’Italia dei Valori?

  18. Leggendo le sentenze sul caso “Gorrini”

    L’auto era stata stimata effettivamente a 60 milioni ma si spiega anche che la MAA generalmente rivendeva le auto a prezzi molto inferiori del loro effettivo valore. Nella sentenza si fa cenno al fatto che, valutate gli importi relativi ad altre vendite di auto della MAA, il prezzo praticato a Di Pietro risulta essere in linea con la prassi dalla MAA stessa adottata in questi casi.

    Facci dimentica di dire che lo studio legale Mazzoleni lavorava già per la MAA da molti anni (mooolto prima che Di Pietro si sposasse con la Mazzoleni). Fu il rapporto già in essere con il futuro suocero di Di Pietro a favorire la Mazzoleni e non l’intercessione di Di Pietro.

    Nella sentenza si parla di interesse di alcuni personaggi quali P.Berlusconi e Cusani a screditare Berlusconi. Tali personaggi avevano avuto contatti con Gorrini e, addirittura, da lui avevano ricevuto una memoria sui fatti che poi sarebbero stati discussi in aula.

    E mi fermo qui perchè le sentenze sono a disposizione di tutti. Tutti le potete leggere. LAsciate perdere gli articoli dei giornalisti schierati.

    Saluti a tutti

  19. Filippi Facci per Il Giornale

    Si litigava sulla grazia a Sofri – qui, su questo Giornale – e volarono accuse al limite dell’insulto, roba pesante, un corsivo contro l’altro, mica finzione. Avevo cominciato io e il direttore Maurizio Belpietro ricambiò dandomi in sostanza dell’ignorante; io per contro accusai Mario Giordano, un giovane inviato, di puerilità e semplicismo. Il caso fece un chiasso trascurabile ma sentito, e i lettori comunque mi scotennarono; ricordo che un solo collega, Giampiero Mughini, da vero fuoriclasse, mi diede la sua solidarietà.

    Quel Mario Giordano, tempo dopo, me lo ritrovai come avversario in una partita di calcio: galoppavo sulla destra e mi fece un fallo da espulsione (a vita) che mi fece rotolare a terra per quattro volte; mi rialzai digrignando i denti e lui mi disse pure: «Non è fallo». Ne seguì una di quelle scene penose dove un esagitato (io) viene trattenuto a stento dai compagni mentre menziona uno a uno i santi del calendario.

    Quando poi quel Giordano divenne direttore del Giornale, tutti a dirmi: tu hai chiuso. Invece questa rubrica, che da anni scorrazzava impunita in questa prima pagina, non solo fu mantenuta, ma divenne ancora più libera, persino troppo, un caso praticamente unico nel panorama nazionale. E siccome si vive una volta sola, io, che a dire «grazie» mi viene un’emiparesi facciale, oggi gli dico: grazie. Non me ne hai mai censurata una e non mi censurerai neanche questa, l’ultima.

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