L’abbiamo lasciato lavorare

Vi ricordate una decina d’anni fa? La leggenda metropoltana dell’imprenditore dell’area milanese che si era fatto da solo. Che ce l’aveva fatta. Che ci capiva di economia, almeno lui.
Leggetevi adesso questa notizia sui decreti ingiuntivi e ripensate a tutte le stupidaggini che vi hanno propinato in TV:

Nel giro di tre anni sono più che triplicati i decreti chiesti al giudice di pace, quelli di valore fino a 2600 euro: un aumento del 225% tra il 2002 e il 2004, solo nell’ultimo anno un balzo in avanti del 40% fino ad arrivare ad un totale di 47mila decreti iscritti a ruolo. Ed esplodono anche i decreti chiesti per le somme della fascia superiore: nel 2002 erano 29.521, l’anno scorso 33.312, quest’anno supereranno i quarantamila.

Alla fine della storia, nessuno vi dirà di essere su Scherzi a Parte..

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5 Commenti

  1. Fabrizio a mio avviso le due cose sono complementari.
    Da una parte il ridotto potere di acquisto dell’euro, dall’altra l’allegra e superficile forma di offerta del denaro che induce i più deboli ad illudersi che ancora si può.
    Siamo nell’era dell’ottimismo!

  2. Sì, Fabrizio, l’articolo parla d’aumento dei debiti. Ma specifica che “dentro quella montagna di decreti c’è anche la spia di una caratteristica che sembra dilagare: una sorta di propensione compulsiva all’acquisto. Molti di quelli che rimangono strozzati dalle rate non stavano inseguendo beni di prima necessità, ma semplici accessori come il telefonino, il condizionatore o l’elettrodomestico di ultima generazione”.
    Questo significa che i decreti ingiuntivi aumentano
    1.per il minore potere d’acquisto
    2.perché si comprano cose non indispensabili (“caratteristica che sembra dilagare” e che quindi influisce parecchio).

  3. Rina, mi pare che l’acquisto compulsivo, fino al debito per beni non indispensabili, sia una conseguenza dello schiacciamento sul presente (a prescindere dalla brutta situazione economica italiana)del pensiero.

    Oggi il ritornello immutabile è di non fare programmi, previsioni, valutazione di conseguenze:
    in amore, negli studi, nella priorità dei desideri.

    Certo, io (come quasi tutti) vengo da un mondo famigliare per il quale sembrava esistere solo il futuro, la preoccupazione per la vecchiaia, l’acquisto quasi solo in chiave di investimento.
    Macchine scassate però appartamenti, abiti semplici e conti in banca, rinunce e accumulo.

    Quello stile era davvero insensato. Però, la mancanza di profondità del way of life all’americana, il suo insopportabile qualunquismo hanno sostituito con altrettanta insensatezza ogni pacata riflessione.
    Ti piace quella donna? e stacci e sposala e figliaci, che stai a pensare al domani, se magari non sia solo la passione di un momento?
    Ti piace quella macchina, quella vacanza, quell’ammeniccolo? prendilo, sii felice oggi, questa è la saggezza…

    E poi arriva l’ufficiale giudiziario e nemmeno si capisce più che l’umiliazione dell’oggi è il vero prezzo dell’effimero appagamento di ieri.
    Anzi, se lo fai presente, ti trattano da gufo.

  4. Cioè mi volete dire che ‘sta storia degli acquisti compulsivi è successa negli ultimi tre anni??? Ma vaaa… Vi debbo ricordare quello che è successo negli anni 92-95 coi telefonini? O con le rottamazioni durante il governo Prodi?
    C’eravate anche voi nei natali degli anni 80 per le vie affollate?
    Ci sono meno soldi e basta. E il nano, che fra le altre possiede anche una delle società finanziarie più grosse, si è chiuso nel suo conflitto di interessi, perchè le ingiunzioni sono gente che non paga la sua società. Per questo deve abbassare le tasse subito, mica per altro.

  5. Caro Fabrizio, nessuno nega che il potere d’acquisto dell’euro è diminuito.
    Ma se io voglio farmi una vacanza a Bali e non ho i soldi, potrei accontentarmi di fare la pendolare con Ostia. Invece molti debiti sono fatti per soddisfare capricci o mode.

    Da uno studio effettuato dall’Osservatorio del credito al dettaglio risulta:
    1. un aumento dell’indebitamento nelle famiglie con redditi più elevati
    2. sono le famiglie dotate di un reddito medio-alto ad evidenziare un livello di indebitamento più elevato
    3.la crescita dell’indebitamento delle famiglie italiane sembra più l’effetto di un mutamento delle modalità di comportamento finanziario e di gestione del budget familiare che la conseguenza di un generale impoverimento delle famiglie stesse
    4.il relativo incremento del numero di famiglie che presentano difficoltà di rimborso del debito va letto più come una conseguenza fisiologica di una maggiore attività creditizia che come sintomo del deterioramento della capacità delle famiglie di onorare i debiti contratti.

    Però non ci possiamo lamentare. L’indebitamento in Italia è molto più basso di quello inglese francese e tedesco, per non parlare di quello americano.
    Come dice Piti, i nostri nonni vivevano in un altro modo. La cosa più importante era risparmiare in previsione di un futuro che qualche volta non arrivava. Oggi si preferisce consumare. Se poi non si sanno prendere bene le misure si finisce nel debito. E a furia di consumare si spreca. Se tu vai negli Stati Uniti t’accorgi come faccia parte del costume americano gettare il cibo. Questo in molte famiglie italiane resta ancora un tabù. A New York invece tu trovi nel cestino dei rifiuti o gettati per terra panini appena addentati. E così gli americani, che spendono tanto, in fondo hanno un rapporto molto conflittuale con il denaro. Ci sono un sacco di scuole che insegnano come gestire un reddito familiare. E la gente le frequenta. Perché da soli non riescono più a capire che cosa debbano fare con i soldi.
    Da noi questo tipo di corso ancora non dilaga. Per ora stiamo imparando l’arte dell’indebitarci. Poi si vedrà.

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