Il Rolli che fa ridere, il Fazio che no

faziogmr.jpgLa sordida esistenza degli scrittori è spesso funestata da cupi complotti, che fanno avvampare d’imbarazzo e ira. Con la recente uscita di Grande Madre Rossa, anziché di cospirazioni divengo vittima di due eventi che sfiorano il grottesco. Il primo: è pura patafisica, ma Rolli mi fa le pulci finanziarie e stilistiche, dopo avere letto una mezza stroncatura di Panorama al sottoscritto, con tanto di citazione. In pieno 2004, al sesto titolo, Rolli scopre che Berlusconi mi pubblica i libri (mentre è tuttora Leonardo Mondadori a farlo) e si inserisce in quella che qualcuno, genialmente, ha definito “l’annosa questione”. In più, a Rolli va di traverso la citazione ripresa da Panorama: “Salgono i fotemi del panico” è una frase che muoverebbe a risate. Si informi Rolli sulle ricerche a Stanford tra percezione di fotemi e crisi di panico, e si metta a fare endecasillabi sbagliati come i Negroni, inserendo due parossitone come richiedeva certo Contini – forse attività stilistiche come questa gioveranno a un pensiero tumescente, in piena metastasi straussiana, oltre a permettere a Rolli un vitalizio garantito dal muso duro di Belpietro.
La seconda pagliacciata a proposito di Grande Madre Rossa: esiste un’importante testata che non ne pubblicherà recensione per paura (tanto mi fu detto da una quinta colonna). Paura de che? Delle pagine in cui il Papa fa da ibrido salivoso sismografo? Delle pagine in cui il premier finge di piangere e gli cola il cerone? Di quelle in cui il sindaco di Milano emula fallimentarmente Giuliani? Macché. Fa paura il capitolo in cui esplode in una chiesetta romana lui. E’ lui, infatti, l’uomo forte dei prossimi 7 mesi – talmente forte da rendermi simpatico Tremonti. Per questo, pubblico qui il letterario rito voodoo di GMR


r.jpgoma. Il cielo è limpido e l’aria fredda. La tensione è sciolta nel sole e nel gelo. Camminano in via del Corso fitti i passanti, le vesti colorate, i sorrisi e i pensamenti su cosa si deve fare, dove andare, l’ufficio, le banalità di ogni giorno. Ciò che secondo mediocrità è detto: felicità. ciò che altri più cauti dicono essere: serenità. La vita di ogni giorno: banale, convulsa, triste, allegra, romana..
GMR_coverbig-thumb2.gifSono fitte le auto della polizia, ovunque, più del solito, intorno Montecitorio. Palazzo Montecitorio: sede della Camera dei deputati: il cuore politico del Paese. L’antico edificio giallastro, barocco, il portale di ingresso sorvegliato, che dà sulla piazza gobba. Qui i militari sono ovunque. Anche vicino all’hotel sulla sinistra della facciata della Camera dei deputati. Questo è l’hotel dove furono rubate le divise dei piloti americani, i loro badge: la chiave di accesso degli islamici che fecero l’11 settembre. Emerse dalle indagini successive: un furto a Roma, per l’attentato a New York.
Il battito di ali di una farfalla a Pechino può trasformarsi in un tornado a New York, dice la teoria dei frattali.
Montecitorio assediato dai militari: dentro, non c’è nessuno. Le sedute sono sospese. Molti deputati sono a Milano, per i funerali di Stato. Gli altri se ne stanno a casa. Ex deputati consumano le ore della pensione dal parrucchiere interno a Montecitorio: è gratis, per loro. Un caffè sottocosto al bar dei deputati. Qualche rara chiacchera nel Transatlantico, il corridoio detto “dei passi perduti”, dove si intrecciano le trame della Repubblica.
Fuori, il freddo non sembra attenuarsi. Pende sopra il portale di Montecitorio la lista nera, floscia nel gelo, del lutto sulla bandiera italiana, su quella blu europea.
Nelle stradine intorno a Montecitorio: umido secolare, odore di piscio di gatto, di piscio animale. I mattoni sbrecciati, incastonati imprecisi. Alcuni piccioni si accoccolano nelle brecce murarie, per difendersi dal gelo: tubano. I gatti incrociano. Gli uomini camminano, alcuni verso il Pantheon.

Verso via Sant’Andrea delle Fratte. A duecento metri in linea di aria da Montecitorio.
L’atmosfera surreale di questa gelida stagione. La morte lontana, che ha colpito Milano, qui sfiora i muri, le vecchie nicchie delle maestranze, le vernici ruggine dei palazzi stretti.
La via Sant’Andrea delle Fratte: la sua strana, sbagliata apertura. Abnorme, stretta, ardua, eppure aperta, costringe ogni sguardo alla chiesa, che domina la via e l’apertura. La facciata della chiesa è una barriera piatta, abnorme, sembra premere l’occipite. E’ spoglia, in pura muratura, colore del tufo quasi. Opera dell’architetto Bernini, un campanile che impressiona i turisti, mentre i romani hanno abituato la vista a quell’anomalia. Il campanile è indescrivibile: è un piccolo tempio, congiunto a terra da una voluta muraria irreale. Il portale della chiesa è una porta: una semplice porta. Non esiste il rosone: c’è una finestra.
Davanti all’ingresso: le auto blindate e la scorta raddoppiata. Il governatore della Banca d’Italia è molto cattolico e ogni giorno prega qui.
Adesso è dentro.

Dentro la Chiesa di Sant’Andrea alle Fratte: è un’esplosione di oro. Periodicamente, viene mostrato il Santissimo, la particola del corpo del Cristo, e per questo ci si deve inginocchiare all’entrata: è una scena che coinvolge i turisti, abituale per i romani. Qui entrano pochi fedeli. Ora sono in quattro. Si prega nell’ostensione del Santissimo, l’altare a parete, oro elaborato. La piccola teca in cui il corpo cristico è somministrato alla vista: un capolavoro di oreficeria e fede. Ovunque si stia, all’interno, si vede il Santissimo, si guarda il Cristo. La chiesa è cortissima, a una navata. Ci sono quattro ordini di panche per i fedeli, ravvicinatissimi.
Il governatore della Banca d’Italia è inginocchiato, nel cappotto scuro, il capo chino, gli occhi serrati con sforzo, le mani giunte al petto.

Ecco la vertigine.

La piccola mandorla aurea appare.
Qui apparve nel 1820 la Madonna a Roma, e i due banchieri ebrei Ratisbonne si convertirono all’istante.
La piccola mandorla aurea tremola e si allarga.
Appare scaturendo dall’altare, arroventa istantanea l’oro dell’altare, lo supera, come un ultracorpo, uno spirito rovente.
E’ il vuoto in esplosione.
Il vuoto esplode allargandosi, il fuoco ha fame d’aria, si espande.

Il governatore della Banca d’Italia fa in tempo a stupirsi, a rialzare il capo chino.

La chiesa crolla in un boato.
Le guardie del corpo muoiono nella deflagrazione.

Grande Madre Rossa ha colpito».

[da Grande Madre Rossa, di Giuseppe Genna, Mondadori Strade Blu, 2004, € 15]

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37 Commenti

  1. Ma perché, caro Genna, questo post non l’hai scritto sul tuo sito? Mi sembra abbastanza fuori luogo. Non sarà che approfitti di una critica per attaccare anche su macchianera il tuo bel manifestino pubblicitario? Ehi, voi lettori di macchianera che, si sa, fa migliaia di contatti, venite a vedere che succede! C’è una polemica, sì sì, con uno scrittore, sì, lo scrittore ha scritto questo libro, oh ma dovreste leggerlo!, è potente, fa paura, specie quel pezzo lì, sì, visto? interessante no?
    Insomma, Genna, perché non hai messo questo post sul tuo sito di letteratura, visto che volevi farci sciroppare un pezzo del tuo libro?
    Ecco, adesso tutti i conti tornano, anche la tua partecipazione a macchianera. Ma perché non lasci che sia il valore dell’opera, il passaparola della gente a decretare il successo del tuo libro, invece di cimentarti in queste maratone pubblicitarie che neanche il più vile degli scrittori?

  2. rina, hai ragione. è uno dei tanti “fake” del libro, che servono a strutturare un universo parallelo ma plausibile. il campanile, come dici tu, è del borromini, all’interno, invece, ci sono due angeli scolpiti dal bernini

  3. Non fare l’ironico, anzi, fallo pure, il fatto che tu ricorra all’espediente dell’ironia anzicché argomentare, la dice tutta, direi anzi che mi conforta. Parlo seriamente: che c’entra il tuo pezzo di romanzo qui, tra una notizia di citazione in giudizio di Gianluca Neri, una sborrata di Brontolo, una vignetta di Grassilli, un po’ di satira della Celi. Si vede largo un miglio dove vuoi andare a parare. E non confondere le acque: sgherro di pubblitalia no, ma pubblicitario di te stesso sì.

  4. Il Papa pubblica con Mondadori, D’Alema pubblica con Mondadori, Camilleri pubblica con Mondadori, Luttazzi ha pubblicato con Mondadori, Genna pubblica con Mondadori, persino io ho pubblicato con Mondadori. Sicchè resta il dubbio autentico: ma Rizzoli che cazzo fa?

  5. Ehm … troppo preso dalla lettura per leggere il post che tra l’altro linki? Rileggi e non uscire fuori tema.
    Io non ti faccio le pulci di niente, dico che un uomo tutto d’un pezzo come te, che coraggiosamente ci indica il Male Assoluto, la Mafia in persona, il Malaffare sintetizzato in un unico corpo,e che poi pubblica tra Einaudi e Mondadori (si, ok, il cugino, il fratello, il parente chic on the road…MONDADORI!!!!!! capit?), dovrebbe quantomeno pensare di essere un foraggiatore nonchè usufruttuario di tutto ciò che è connesso al suddetto Male Assoluto.
    Un po’ se io scrivessi per Al Qaida o per i Fratelli Musulmani. Si si, lo so che lo troveresti nobile, ne sono certa.
    Ma già, sei “costretto ” a partecipare al conflitto d’interessi. Proporrei di pubblicare direttamente con Giovanni Brusca, però quando è in piena attività.
    Poi sei poco gentile, ecco!
    Non hai apprezzato il fatto che non avessi minimamente nominato la stroncatura (mezza? a me sembrano 3/4 abbondanti, ma contento tu..) di Panorama. Lo fai tu qui.
    E ora mi salgono i fotemi di panico nel proseguire seguendo la tua traiettoria linguistica ..sono indecisa se partire dalla lordosi del mio pensiero praticando l’escissione del granuloma che ha indotto una pulpite delle mie metastatizzate considerazioni aderenti a… ma piantala! E scrivi tranquillo “fotemi” senza inviti a Stanford, basta che non ti fai prendere dai crampi allo stomaco se qualcuno lo trova poco piacevole a leggersi, per usare un eufemismo.
    E cerca di essere preciso nel sintetizzare quanto dico nei tuoi riguardi; io non ho assolutamente “riso” di fotemi. Ho pianto sommessamente.
    Nell’universo parallelo dove ci sono i campanili del Bernini, ovvio.
    Torno ai miei, di strafalcioni, che mi sono più simpatici. ciao.

  6. Cavoli quanti siete a combattere il sistema dall’interno. Hihihihihihi.

  7. io ricordo quando, all’inizio, qualcuno diceva che rolli e’ intelligente e scrive bene. ah ah aha h

  8. Berlusconi olet(e parecchio pare….),pecunia no.Pffffffffffff…gloria ai partigiani del ciufolo.

  9. Anche il nuovo libro di Genna, per chi non lo avesse capito, non sta vendendo un cazzo e il poverino è ridotto a inventarsi una polemica dal nulla, corredandola di stralcio promozionale del romanzetto. Che pena.

  10. Rolli, ma perché vantarsi se, ripresa da Moore, appari in ginocchio davanti a Wolfowitz? Le tue incivili civiltà, le tue incattivite analisi condotte sulla pelle di gente che muore distante da te in modo da permetterti di non sentire la puzza delle budella, i tuoi fioretti da aspirante Cossiga di quartiere, le tue verbosità aritmiche – insomma, tutto quello che scrivi coram non populo non ti ha garantito la collaborazione al Foglio: perché? Ci hai riflettuto? Drammaticamente: perché?
    Quanto alle vendite di Grande Madre Rossa, grazie: stanno andando bene, penso che continuerò a pubblicare in Mondadori.

  11. Io ho la collaborazione al Foglio e così pure le pubblicazioni con Mondadori, ma non per questo infierisco vigliaccamente e con idioma imbarocchito contro chi si è garantito collaborazioni solo con se stesso, a quanto so. Mercoledì mattina comunque passo in Mondadori, dopodichè vi racconterò quando sta effettivamente vendendo la Madre di Genna.

  12. Secondo me non sei molto lucido, ma senza scherzi, sai? Non sai rispondere e parli di Ferrara che non è venuto sulle ginocchia a chiedermi:”Rolli, ti ho letto! ti prego vieni nel mio giornale”??? Ti risulta che io ambisca a scrivere sul Foglio? si? Quando? Dove? Dici che mi devo porre la domanda di non aver mai chiesto di andare al Foglio e che Il Foglio non mi abbia mai assunto?? Ok, se questo serve al tuo equilibrio prometto che domani ci penso intensamente.
    Ti risulta che abbia fatto appunti sulle tue vendite? Dici di si? Allora tutti questi passaggi si sono scoloriti. Ciao Genna, buone cose e schiarisciti le idee.

  13. Vedo adesso che per le vendite ti riferivi a Delf. Lascia uno spazio, nelle reply, quando cambi interlocutore, Genna. Non c’è bisogno di andare a Stanford per capire come rivolgersi a due interlocutori differenti; o nome o spazio.

  14. Ho letto un po’ di motivazioni sull’ “annosa questione”. Sinceramente, non si sembrano dirimenti. Alcune sono queste:
    1) tanti antiberlusconiani pubblicano per Mondadori, non sono solo io (tesi di Evangelisti): echeccazzocentra? Ho rubato sì, ma tanto rubano tutti (tesi di Bettino Craxi).
    2) La Mondadori pubblica anche maestri della sinistra come Marx, Adorno ecc. (tesi di Wu Ming): bel paragone! Quelli sono morti, non possono scegliere con chi pubblicare. Se fosse vivo, forse Marx pubblicherebbe davvero per la Fiaccola.
    3)La realtà editoriale è una realtà complessa, Berlusconi neanche sa cosa succede in Mondadori (tesi di Wu Ming): e bé? non è sempre lui a guadagnarci? forse anche Totò Riina non sapeva con precisione i luoghi e i tempi in cui veniva scambiata la droga, dove veniva lavorata, le modalità degli omicidi ecc. Eppure non ho mai sentito dire da un mafioso di Corleone per discolparsi: no, sa, e Riina chi lo vede?, è sempre impegnato, non c’è mai lui…
    4) Così ragionando, anche chi fuma dovrebbe essere ritenuto complice di Totò Riina (esempio di Wu Ming): è impreciso. Chi fuma usufruisce del prodotto finito, dunque in campo editoriale corrisponde non allo scrittore ma al lettore. Chi legge un libro Mondadori è complice di Berlusconi? Questa la domanda. Se vogliamo far combaciare il parallelo, gli scrittori dovrebbero essere paragonati non ai fumatori ma agli spacciatori, coloro che lavorano il libro-droga. Dunque, la domanda diventa: gli spacciatori (scrittori) possono essere ritenuti complici di Totò Riina (Berlusconi)? La risposta è: sì, eccome.
    5) Se non pubblico con Mondadori con chi pubblico? forse con Rizzoli che pubblica la Fallaci ed ha il giornale più conservatore d’Italia? (tesi di Sandro Dazieri) Il paragone non regge. Tu non pubblicheresti per la Rizzoli perché ha pubblicato uno scrittore conservatore e razzista? E allora la Mondadori, che addirittura pubblica Berlusconi, che è un piccolo tiranno e ha definito tutta la civiltà orientale inferiore a quella occidentale? Non vorremo paragonare case editrici che pubblicano un cattivo scrittore o uno scrittore conservatore con una casa editrice che appartiene al presidente del consiglio quasi duce che ha in mano mezzo paese, vero? Questa tesi proprio non sta in piedi.

  15. scusate ma il conflitto di interessi è di Berlusconi, è lui che è dappertutto. cosa c’entrano gli scrittori/registi/attori? perchè spostare il piano dialettico dal Conflitto di Interessi a “moralità”, “coerenza” etc etc etc
    Quando si creeranno degli spazi, la moltiplicazioni degli spazi non è anche uno dei cardini del liberismo?, il pistolotto di rolli&co sarà un valido argomento(?). Cosa doveva fare genna? ciclostilarsi in casa il romanzo?

  16. Tra pubblicare per mondadori e ciclostilarsi in casa un romanzo, c’è tutto un ventaglio di altre possibilità, alternative editoriali, gradazioni, che merita di essere preso in considerazione.

  17. Eppure, io che pubblico per Guanda (che è del gruppo Longanesi, mica paglia) e quindi potrei farmi bello e sputare sentenze su chi lo fa con Mondadori, dico, sommessamente: il problema non è se Wu ming o Genna pubblicano per Mondadori. Il problema sarebbe se Mondadori, per scelta censoria, non li pubblicasse.

  18. E no, questa è ingenuità pura! Com’è liberale Berlusconi, com’è giusto Berlusconi, com’è grande Berlusconi! Questo non lo concedo. E’ il capitalismo onnivoro che divora tutto, usa tutto e, anche, tutto depotenzia. Anche di Che Guevara si sono appropriati, ne fanno caledari, magliette, fazzoletti, gadget e tutto il resto. Diremo forse: oh, guarda che libera società è quella in cui viviamo! i capitalisti pubblicizzano una figura anticapitalista come il Che! Questo, naturalmente, è un punto di vista ingenuo. E non crediate che Genna, Wu Ming, Evangelisti e compagni non lo sappiano.
    Il discorso, poi, è un discorso appunto di coerenza. Per chi non alza vessilli ideologici, bene. Ma per chi fa dell’anticapitalismo e dell’antiberlusconismo non dico un cavallo di battaglia ma quasi, bé, quanto meno: Bocca è passato a Feltrinelli, Luttazzi è passato a Feltrinelli. E poi, giusto!, c’è Guanda, ci sono tante altre case editrici. Il fatto è che i Wu Ming l’hanno detto chiaramente: l’opera letteraria è “totale”, “integrata”, è fatta non solo del testo ma dei diritti d’autore (ergo, adottiamo il copyleft), di carta nata dal disboscamento (ergo, usiamo carta riciclata) ed è anche fatta di scelte editoriali (ergo – dovrebbe essere – niente case editrici berlusconiane).

  19. Insomma Rolli sostiene che Genna pubblica i suoi libri con Berlusconi-Mondadori. E’ un fatto. Quindi non può essere smentito (basta andare su IBS e fare una ricerca).
    Però siccome non si possono negare i fatti, Genna si perde in disquisizioni che non c’entrano nulla con quello che dice Rolli.
    Più o meno come fecero in passato i salottieri Wu Ming e il povero Evangelisti (che non vale nulla come scrittore, quindi è costretto a far parlare di sè in altro modo).
    Perchè Genna non ammette semplicemente che pubblicare con Mondadori gli conviene?
    Lo sappiamo tutti che questo paese non è certo la patria della coerenza, e allora perchè proprio Genna dovrebbe essere coerente?
    Chi glielo fa fare?

  20. mi parli di ventaglio e io sono d’accordo. Ma quanto è grande questo ventaglio? che spazi ci sono? credi che non siano state prese in considerazione? credete veramente che sia impossibile pubblicarsi un libro in italia con costi alla portata di molti ( non tutti), cioè credete che il problema finisca alla produzione materiale?
    per me il conflitto è di berlusconi. parlare della “coscienza” dello scrittore si potrebbe fare solo quando questo ventaglio diventa reale. Se voglio far passare un Opera dell’Ingegno in Italia, vedi Guzzanti, ho quasi solo la medusa per esempio. e allora sarei io in contraddizione o questo finto capitalismo illiberale?

  21. Sai, Luigi, forse hai ragione tu, forse sono un ingenuo.
    Però non farmi dire cose che non ho detto. Lungi da me pensare che Berlusconi sia quello stinco di santo che declami, né che la società in cui viviamo sia un paradiso terrestre. Dicevo altro.
    Dicevo che laddove avvenisse la deriva censoria ci sarebbe da avere veramente paura. E aggiungo anche che sarebbe, paradossalmente, augurabile. Se un colosso si permette di pubblicare di tutto significa anche che quello che pubblica non gli fa veramente paura. Altrimenti lo epura (vedi Luttazzi in TV).
    E i libri, in Italia, non fanno paura proprio a nessuno.
    Comunque in Guanda io ci sto benissimo, e con la coscienza a posto. L’operato degli altri autori io non lo giudico. Giudico le opere.

    un saluto

  22. Sul forum della rivista il Mucchio c’è un dibattito molto + interessante di questo sulla “annosa questione”. In calce riporto il link all’intera discussione, qui copio uno stralcio:

    Io ci sto pensando da un po’ di giorni. Dopo una lunga riflessione, sono arrivato alla conclusione che abbiamo sbagliato tutto.

    1)l’Unto ha perso tre elezioni di fila. La sua popolarità è calata drasticamente. E’ ancora forte e darà colpi di coda ma è in pieno declino, se lo abbandona anche la Confindustria vuol dire che i topi scappano, la nave sta già affondando.
    2) Uno dei fattori importanti di questo calo è che sta andando contro l’opinione pubblica.
    3) Il suo distacco dall’opinione pubblica è cominciato con la guerra.
    4) Questo perché l’Unto sconta il protagonismo diffuso del movimento per la pace (le bandiere ai balconi etc.) e di tutti gli altri movimenti che influenzano l’opinione pubblica.
    5) Se il movimento per la pace è forte e visibile è merito anche degli intellettuali e degli artisti che lo animano. Tra questi ci sono i vari Giulietto Chiesa, Davide Ferrario, Wu Ming, i fratelli Guzzanti e una miriade di altri etc.
    6) Questi artisti si sono guadagnati con le loro opere il credito che spendono nei movimenti.
    7) QUASI TUTTI questi artisti pubblicano con Einaudi o sono distribuiti da Medusa.
    8 ) Ergo: i soldi di Berlusconi vengono investiti nella crescita dei movimenti anti-Berlusconi.
    9) Ergo: il calo di popolarità dell’Unto presso l’opinione pubblica è merito anche di chi pubblica per le case editrici che gli appartengono.
    10) Ergo: questa è guerriglia culturale.
    11) Quando l’Unto crollerà non si limiterà a crollare politicamente. C’è da immaginare che finirà in galera o all’estero, e che le sue proprietà cambieranno padrone.
    12) A quel punto, chi è rimasto su posizioni anti-berlusconiane dentro Mondadori o Einaudi etc. si sarà guadagnato una posizione di forza, a spese di noi boicottomani superficiali, “duri e puri” e secessionisti, che ci ritroveremo con un pugno di mosche.
    13) Abbiamo spesso preso per il culo quelli che dicevano di combattere il sistema “dall’interno”. Ma ha ragione Bruno: siamo tutti “all’interno” del sistema, sfido chiunque a dire di esserne fuori. Chiunque combatte dall’interno, anche il Mucchio.
    14) Interno per interno, è meglio essere efficaci e far viaggiare il messaggio. Con tutto il rispetto e l’amore per il Mucchio, chi vende centinaia di migliaia di copie ed è tradotto in tutto il mondo, o chi ha il suo film proiettato nel maggior numero di sale possibile, veicola il messaggio in modo più efficace di una rivista che, con tutta la sua popolarità, rimane di nicchia e – questa sì! – predica ai convertiti (cioè a noi).
    […]
    Per capire se l’Einaudi si è messa il bavaglio o se la sua produzione è sotto controllo berlusconiano, bisogna vedere cosa pubblica.
    Non conosco la faccenda di Flores D’Arcais, ma so che pure la Feltrinelli ha silurato Travaglio, tempo fa. Un singolo siluramento può anche avere come motivo uno scazzo personale, o mille altre ragioni.
    Sono i siluramenti sistematici quelli che darebbero ragione a te, ma guarda qui:
    negli ultimi giorni ho guardato sui miei scaffali, in rete, in libreria, ho scaricato dal sito einaudi.it il pdf del catalogo. Faccio un po’ di esempi di libri pubblicati da quando l’Unto è al governo.

    Giulietto Chiesa, “G8-Genova”, Einaudi 2001
    Marco Paolini, “I-TIGI. Canto per Ustica”, Einaudi 2001
    Joseph E. Stiglitz, “La globalizzazione e i suoi oppositori”, Einaudi 2002
    Valerio Evangelisti, “Black Flag”, Einaudi 2002
    Alberto Asor Rosa, “La guerra. Sulle forme attuali della convivenza
    umana” Einaudi, 2002
    Wu Ming, “Giap! Tre anni di narrazioni e movimenti”, Einaudi, 2003
    Milan Rai, “Iraq: dieci ragioni contro la guerra”, Einaudi, 2003
    Giancarlo De Cataldo, “Romanzo criminale”, Einaudi 2003
    Dario Fo, “Mistero buffo. Modifiche dopo tremila repliche”, Einaudi 2003
    Paul Ginsborg, “Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia mediatica”, Einaudi, 2004
    Luciano Violante, “In un mondo asimmetrico. Europa, Stati Uniti, Islam”, Einaudi, 2003
    Marco Revelli, “La politica perduta”, Einaudi 2004
    Sabina Guzzanti, “Il diario di Sabna Guzz”, Einaudi, 2004
    Dario Fo, “Morte accidentale di un anarchico. Due atti”, Einaudi 2004
    Wu Ming 2, “Guerra agli umani”, Einaudi 2004

    Insomma, questi sono tutti avversari politici dell’Unto (c’è addirittura un libro esplicitamente contro di lui fin dal titolo) o persone che fanno girare idee contrarie all’Unto-filosofia. Certi di questi sono addirittura idoli di Del Papa (che ha citato Stiglitz un sacco di volte).

    L’Einaudi sta mettendo in circolazione autori e opere che, tutti insieme, come tanti tarli, smangiucchiano la scrivania dell’Unto (cioè: contrastano la sua ideologia, fanno calare il suo consenso).

    Penso al ruolo che ha Ginsborg nei girotondi, o Giulietto Chiesa nel movimento pacifista…

    Questa non è aria fritta, mi sembra.

    Devo dire che sono pienamente d’accordo.

    Ecco il link:
    http://www.ilmucchio.it/forum/viewtopic.php?t=4244&postdays=0&postorder=asc&start=0

  23. Sul forum della rivista il Mucchio c’è un dibattito molto + interessante di questo sulla “annosa questione”. In calce riporto il link all’intera discussione, qui copio uno stralcio:

    Io ci sto pensando da un po’ di giorni. Dopo una lunga riflessione, sono arrivato alla conclusione che abbiamo sbagliato tutto.

    1)l’Unto ha perso tre elezioni di fila. La sua popolarità è calata drasticamente. E’ ancora forte e darà colpi di coda ma è in pieno declino, se lo abbandona anche la Confindustria vuol dire che i topi scappano, la nave sta già affondando.
    2) Uno dei fattori importanti di questo calo è che sta andando contro l’opinione pubblica.
    3) Il suo distacco dall’opinione pubblica è cominciato con la guerra.
    4) Questo perché l’Unto sconta il protagonismo diffuso del movimento per la pace (le bandiere ai balconi etc.) e di tutti gli altri movimenti che influenzano l’opinione pubblica.
    5) Se il movimento per la pace è forte e visibile è merito anche degli intellettuali e degli artisti che lo animano. Tra questi ci sono i vari Giulietto Chiesa, Davide Ferrario, Wu Ming, i fratelli Guzzanti e una miriade di altri etc.
    6) Questi artisti si sono guadagnati con le loro opere il credito che spendono nei movimenti.
    7) QUASI TUTTI questi artisti pubblicano con Einaudi o sono distribuiti da Medusa.
    8 ) Ergo: i soldi di Berlusconi vengono investiti nella crescita dei movimenti anti-Berlusconi.
    9) Ergo: il calo di popolarità dell’Unto presso l’opinione pubblica è merito anche di chi pubblica per le case editrici che gli appartengono.
    10) Ergo: questa è guerriglia culturale.
    11) Quando l’Unto crollerà non si limiterà a crollare politicamente. C’è da immaginare che finirà in galera o all’estero, e che le sue proprietà cambieranno padrone.
    12) A quel punto, chi è rimasto su posizioni anti-berlusconiane dentro Mondadori o Einaudi etc. si sarà guadagnato una posizione di forza, a spese di noi boicottomani superficiali, “duri e puri” e secessionisti, che ci ritroveremo con un pugno di mosche.
    13) Abbiamo spesso preso per il culo quelli che dicevano di combattere il sistema “dall’interno”. Ma ha ragione Bruno: siamo tutti “all’interno” del sistema, sfido chiunque a dire di esserne fuori. Chiunque combatte dall’interno, anche il Mucchio.
    14) Interno per interno, è meglio essere efficaci e far viaggiare il messaggio. Con tutto il rispetto e l’amore per il Mucchio, chi vende centinaia di migliaia di copie ed è tradotto in tutto il mondo, o chi ha il suo film proiettato nel maggior numero di sale possibile, veicola il messaggio in modo più efficace di una rivista che, con tutta la sua popolarità, rimane di nicchia e – questa sì! – predica ai convertiti (cioè a noi).
    […]
    Per capire se l’Einaudi si è messa il bavaglio o se la sua produzione è sotto controllo berlusconiano, bisogna vedere cosa pubblica.
    Non conosco la faccenda di Flores D’Arcais, ma so che pure la Feltrinelli ha silurato Travaglio, tempo fa. Un singolo siluramento può anche avere come motivo uno scazzo personale, o mille altre ragioni.
    Sono i siluramenti sistematici quelli che darebbero ragione a te, ma guarda qui:
    negli ultimi giorni ho guardato sui miei scaffali, in rete, in libreria, ho scaricato dal sito einaudi.it il pdf del catalogo. Faccio un po’ di esempi di libri pubblicati da quando l’Unto è al governo.

    Giulietto Chiesa, “G8-Genova”, Einaudi 2001
    Marco Paolini, “I-TIGI. Canto per Ustica”, Einaudi 2001
    Joseph E. Stiglitz, “La globalizzazione e i suoi oppositori”, Einaudi 2002
    Valerio Evangelisti, “Black Flag”, Einaudi 2002
    Alberto Asor Rosa, “La guerra. Sulle forme attuali della convivenza
    umana” Einaudi, 2002
    Wu Ming, “Giap! Tre anni di narrazioni e movimenti”, Einaudi, 2003
    Milan Rai, “Iraq: dieci ragioni contro la guerra”, Einaudi, 2003
    Giancarlo De Cataldo, “Romanzo criminale”, Einaudi 2003
    Dario Fo, “Mistero buffo. Modifiche dopo tremila repliche”, Einaudi 2003
    Paul Ginsborg, “Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia mediatica”, Einaudi, 2004
    Luciano Violante, “In un mondo asimmetrico. Europa, Stati Uniti, Islam”, Einaudi, 2003
    Marco Revelli, “La politica perduta”, Einaudi 2004
    Sabina Guzzanti, “Il diario di Sabna Guzz”, Einaudi, 2004
    Dario Fo, “Morte accidentale di un anarchico. Due atti”, Einaudi 2004
    Wu Ming 2, “Guerra agli umani”, Einaudi 2004

    Insomma, questi sono tutti avversari politici dell’Unto (c’è addirittura un libro esplicitamente contro di lui fin dal titolo) o persone che fanno girare idee contrarie all’Unto-filosofia. Certi di questi sono addirittura idoli di Del Papa (che ha citato Stiglitz un sacco di volte).

    L’Einaudi sta mettendo in circolazione autori e opere che, tutti insieme, come tanti tarli, smangiucchiano la scrivania dell’Unto (cioè: contrastano la sua ideologia, fanno calare il suo consenso).

    Penso al ruolo che ha Ginsborg nei girotondi, o Giulietto Chiesa nel movimento pacifista…

    Questa non è aria fritta, mi sembra.

    Devo dire che sono pienamente d’accordo.

    Ecco il link:
    http://www.ilmucchio.it/forum/viewtopic.php?t=4244&postdays=0&postorder=asc&start=0

  24. Sul forum della rivista il Mucchio c’è un dibattito molto + interessante di questo sulla “annosa questione”. In calce riporto il link all’intera discussione, qui copio uno stralcio:

    Io ci sto pensando da un po’ di giorni. Dopo una lunga riflessione, sono arrivato alla conclusione che abbiamo sbagliato tutto.

    1)l’Unto ha perso tre elezioni di fila. La sua popolarità è calata drasticamente. E’ ancora forte e darà colpi di coda ma è in pieno declino, se lo abbandona anche la Confindustria vuol dire che i topi scappano, la nave sta già affondando.
    2) Uno dei fattori importanti di questo calo è che sta andando contro l’opinione pubblica.
    3) Il suo distacco dall’opinione pubblica è cominciato con la guerra.
    4) Questo perché l’Unto sconta il protagonismo diffuso del movimento per la pace (le bandiere ai balconi etc.) e di tutti gli altri movimenti che influenzano l’opinione pubblica.
    5) Se il movimento per la pace è forte e visibile è merito anche degli intellettuali e degli artisti che lo animano. Tra questi ci sono i vari Giulietto Chiesa, Davide Ferrario, Wu Ming, i fratelli Guzzanti e una miriade di altri etc.
    6) Questi artisti si sono guadagnati con le loro opere il credito che spendono nei movimenti.
    7) QUASI TUTTI questi artisti pubblicano con Einaudi o sono distribuiti da Medusa.
    8 ) Ergo: i soldi di Berlusconi vengono investiti nella crescita dei movimenti anti-Berlusconi.
    9) Ergo: il calo di popolarità dell’Unto presso l’opinione pubblica è merito anche di chi pubblica per le case editrici che gli appartengono.
    10) Ergo: questa è guerriglia culturale.
    11) Quando l’Unto crollerà non si limiterà a crollare politicamente. C’è da immaginare che finirà in galera o all’estero, e che le sue proprietà cambieranno padrone.
    12) A quel punto, chi è rimasto su posizioni anti-berlusconiane dentro Mondadori o Einaudi etc. si sarà guadagnato una posizione di forza, a spese di noi boicottomani superficiali, “duri e puri” e secessionisti, che ci ritroveremo con un pugno di mosche.
    13) Abbiamo spesso preso per il culo quelli che dicevano di combattere il sistema “dall’interno”. Ma ha ragione Bruno: siamo tutti “all’interno” del sistema, sfido chiunque a dire di esserne fuori. Chiunque combatte dall’interno, anche il Mucchio.
    14) Interno per interno, è meglio essere efficaci e far viaggiare il messaggio. Con tutto il rispetto e l’amore per il Mucchio, chi vende centinaia di migliaia di copie ed è tradotto in tutto il mondo, o chi ha il suo film proiettato nel maggior numero di sale possibile, veicola il messaggio in modo più efficace di una rivista che, con tutta la sua popolarità, rimane di nicchia e – questa sì! – predica ai convertiti (cioè a noi).
    […]
    Per capire se l’Einaudi si è messa il bavaglio o se la sua produzione è sotto controllo berlusconiano, bisogna vedere cosa pubblica.
    Non conosco la faccenda di Flores D’Arcais, ma so che pure la Feltrinelli ha silurato Travaglio, tempo fa. Un singolo siluramento può anche avere come motivo uno scazzo personale, o mille altre ragioni.
    Sono i siluramenti sistematici quelli che darebbero ragione a te, ma guarda qui:
    negli ultimi giorni ho guardato sui miei scaffali, in rete, in libreria, ho scaricato dal sito einaudi.it il pdf del catalogo. Faccio un po’ di esempi di libri pubblicati da quando l’Unto è al governo.

    Giulietto Chiesa, “G8-Genova”, Einaudi 2001
    Marco Paolini, “I-TIGI. Canto per Ustica”, Einaudi 2001
    Joseph E. Stiglitz, “La globalizzazione e i suoi oppositori”, Einaudi 2002
    Valerio Evangelisti, “Black Flag”, Einaudi 2002
    Alberto Asor Rosa, “La guerra. Sulle forme attuali della convivenza
    umana” Einaudi, 2002
    Wu Ming, “Giap! Tre anni di narrazioni e movimenti”, Einaudi, 2003
    Milan Rai, “Iraq: dieci ragioni contro la guerra”, Einaudi, 2003
    Giancarlo De Cataldo, “Romanzo criminale”, Einaudi 2003
    Dario Fo, “Mistero buffo. Modifiche dopo tremila repliche”, Einaudi 2003
    Paul Ginsborg, “Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia mediatica”, Einaudi, 2004
    Luciano Violante, “In un mondo asimmetrico. Europa, Stati Uniti, Islam”, Einaudi, 2003
    Marco Revelli, “La politica perduta”, Einaudi 2004
    Sabina Guzzanti, “Il diario di Sabna Guzz”, Einaudi, 2004
    Dario Fo, “Morte accidentale di un anarchico. Due atti”, Einaudi 2004
    Wu Ming 2, “Guerra agli umani”, Einaudi 2004

    Insomma, questi sono tutti avversari politici dell’Unto (c’è addirittura un libro esplicitamente contro di lui fin dal titolo) o persone che fanno girare idee contrarie all’Unto-filosofia. Certi di questi sono addirittura idoli di Del Papa (che ha citato Stiglitz un sacco di volte).

    L’Einaudi sta mettendo in circolazione autori e opere che, tutti insieme, come tanti tarli, smangiucchiano la scrivania dell’Unto (cioè: contrastano la sua ideologia, fanno calare il suo consenso).

    Penso al ruolo che ha Ginsborg nei girotondi, o Giulietto Chiesa nel movimento pacifista…

    Questa non è aria fritta, mi sembra.

    Devo dire che sono pienamente d’accordo.

    Ecco il link:
    http://www.ilmucchio.it/forum/viewtopic.php?t=4244&postdays=0&postorder=asc&start=0

  25. Questa cosa dell’annosa questione mi stimola non poco.
    Ho notato che Luigi “smonta” un testo di Wu Ming, testo che però aveva dei link e rimandava a quelli per gli approfondimenti. In particolare, su Indymedia, nel gennaio 2003 venivano scritte queste cose, abbastanza interessanti:

    Ho gia’ spiegato, anche qui su Indy, perche’ per noi e’ strategico – da ogni punto di vista – pubblicare con grandi case editrici. Non ultime, per le ragioni che qui ri-cito:
    “Quanto a quelli che ci invitano, dall’alto della loro pluriennale esperienza editoriale, ad “autoprodurci” o a “pubblicare per Derive Approdi”, rispondo che per quanto riguarda il secondo punto gia’ lo facciamo, quanto al primo, lo sanno tutti che il problema non e’ tanto *fare* materialmente il libro, quanto distribuirlo e soprattutto farlo sopravvivere. Di cadaveri di case editrici di movimento sono pieni i campi di battaglia della cultura, e oggi quei libri sono perduti come lacrime nella pioggia. E’ necessario continuare a sperimentare percorsi di comunicazione indipendente (terreno che non abbiamo mai abbandonato), ma e’ altrettanto importante imporsi sul terreno delle major, fare uscire certe pratiche e certi discorsi dalla marginalita’. Continuo a pensare che sia piu’ utile e piu’ rivoluzionario mettere in giro centomila esemplari di un libro con formula copyleft piuttosto che mille. Se ci invitano in tutta Europa a sempre piu’ partecipati eventi contro la proprieta’ intellettuale, il motivo e’ che abbiamo messo un piede fuori dalla marginalita’. Per farlo, occorre sporcarsi le mani. Punto.
    Chiedete a qualunque piccolo editore (ogni anno ne muoiono a decine, muoiono come mosche) le enormi difficolta’ che ci sono per arrivare in libreria, per farsi esporre dal libraio (ogni anno escono piu’ di 60.000 novita’, e vi garantisco che non ho sbagliato a scrivere la cifra), per sostenere i costi di una tiratura che ti permetta di arrivarci, in queste cazzo di librerie (che sono migliaia e migliaia).
    Io sostengo che, nel mentre si continuano a sostenere gli sforzi dei piccoli editori e della comunicazione indipendente, occorre anche *riappropriarsi* di segmenti di processo produttivo *major*, cercare di imporre le proprie logiche e pratiche per farle uscire dalla marginalita’ (e dalla cultura della lamentazione inconcludente), perche’ i nostri contenuti riescano a circolare fuori dalle nicchie.
    Ho scritto *riappropriarsi* perche’ non c’e’ niente che non sia prodotto dell’intelligenza collettiva, e che non abbia nella comunita’ il suo vero padrone.
    […] Castelvecchi era un povero cazzone, e anche ambiguo, comunque era un indipendente. Nel suo catalogo c’era della merda ma c’era anche svariata roba importante, sulle pratiche cyber, sugli e-toy, sul Critical Art Ensemble, sugli adbusters quando non ne parlava ancora nessuno, sui CSOA, su Luther Blissett etc.
    Oggi che Castelvecchi e’ fallito, quei libri sono persi per sempre. Il catalogo e’ andato al macero.
    [E comunque erano tirature da mille copie. *Mind Invaders*, vendendone tremila, fu un best-seller. Ci rendiamo conto che con questi numeri non possiamo incidere?
    Prima di Q, di libri con particolari formule sul copyright ne uscivano gia’ da qualche anno, per case editrici di movimento, ma ce n’eravamo accorti solo noi della “controcultura”. Mettendola su un libro che finora ha venduto duecentomila copie solo in Italia (ed e’ pubblicato in Europa, America Latina e Oceania, sempre col copyleft) questo e’ diventato un grosso argomento anche fuori dagli ambienti del software libero etc.]
    E’ successo lo stesso coi libri dei precedenti cicli di lotte, quelli pubblicati da Savelli, da L’Erba Voglio etc. Scomparsi. Estinti. Li trovi solo in qualche sperduto centro di documentazione. Non fertilizzano piu’ nessun cervello, non entrano in collisione creativa con nulla.
    Einaudi invece ha un catalogo che si estende dagli anni Trenta a oggi, continua a ristampare, i libri restano in libreria per anni, anche se la casa editrice un giorno dovesse trovarsi in cattive acque (com’e’ gia’ successo), il catalogo verrebbe quasi sicuramente ricomprato, perche’ dà prestigio a chiunque lo possegga… La capisci la differenza?”

    Ho gia’ spiegato, anche qui su Indy (tanto nel newswire quanto nel forum) perche’ per noi e’ strategico pubblicare non con una grande casa editrice qualsiasi ma proprio con (e non *per*) Einaudi (ma non solo, visto che pubblichiamo anche per Fanucci, per Derive Approdi e per altre decine di editori in girop per il mondo), dove abbiamo ottenuto risultati, dove ci sono interlocutori affidabili al contrario che in altre grandi case editrici, anche suppostamente *di sinistra*, dove probabilmente non avremmo ottenuto le stesse cose.

    Ho gia’ spiegato qual e’ il livello di autonomia che siamo riusciti a strappare, e che sono altre le questioni sulle quali andremmo giudicati: la nostra pratica reale e’ stata all’altezza delle sfide? E’ stata generalizzabile, contagiosa? Abbiamo aperto una breccia? Abbiamo cambiato qualcosina nella letteratura, nella cultura? Abbiamo creato una comunità intorno a noi?
    Ri-cito: “solo chi non fa non sbaglia, e quindi non s’inzacchera, perche’ la realta’ e’ fatta di sangue, sudore, fango e merda, e solo standoci dentro puoi trasformarla.
    Le pratiche reali sono imperfette e contraddittorie, non sono mai “pure”.
    Le teorie, casomai, sono “pure”, ma piu’ sono pure e armoniose, e meno ci servono, perche’ sono astratte dalla realta’ e dalla pratiche.
    Quindi la mia conclusione e’ che, da un punto di vista (chiamiamolo cosi’) rivoluzionario e materialistico, CHI NON FA *SBAGLIA*, perche’ ricade nell’idealismo, nell’inconcludenza, e finisce per trascorrere buona parte del suo tempo cacando sentenze su quello che fanno gli altri, e sputando su ogni risultato concreto perche’ frutto del “compromesso” o di chissa’ quale piano del Potere.
    Proprio come gli antagonisti puri che cacano sentenze su quello che facciamo noi WM.
    Io preferisco chi sta nelle contraddizioni del mondo e *fa*, correndo anche il rischio di sbagliare.”

    Ho gia’ spiegato come funzionino le cose dentro l’editoria e in particolare dentro Mondadori (in modo molto diverso da quel che si pensa fuori. Ho spiegato dell’uscita di Giorgio Bocca e del Libro nero del comunismo).
    Ho gia’ spiegato che noi (a differenza di chi lavora a Mediaset) non prendiamo soldi *da Berlusconi* ma siamo stipendiati dai lettori tramite la percentuale sul venduto.
    Ri-cito testualmente:
    “Anche su ‘sta storia di lavorare per B*******, c’e’ in giro una superficialita’ di approccio incredibile: come quelli che dicono che L’Unita’ e’ finita in mano a B********, perche’ il 4% circa di una delle dieci societa’ che l’hanno comprata appartiene a un’altra societa’ il cui 3% circa appartiene a Mediaset. Se la matematica non e’ un’opinione, siamo dalle parti dello 0,00x% di capitale Mediaset. Praticamente il nulla. Una falsa notizia e nulla piu’.
    L’approccio sconfittista, dell’assegnare a B******* il controllo anche di quello che non controlla (come se proprio gli volessimo regalare tutto) produce mostri, porta a enfatizzare la forza dell’avversario e a seminare impotenza nelle nostre file. Il peggior prodotto del b********smo e’ l’anti********ismo.
    Questo tipo di atteggiamento non serve a liberarci di B*********.
    E’ meglio invece impegnarsi sulle pratiche reali.
    Sono convinto che B******* cadra’, e perdera’ anche il controllo della Mondadori.
    Quando succedera’, vedremo chi ha contribuito davvero e chi no.”

    Ho gia’ spiegato che e’ strumentale e da filistei menarcela *ora* sul fatto che pubblichiamo con Einaudi, quando (ri-cito): “Quando abbiamo cominciato a scrivere Q avevamo gia’ in tasca il contratto con la major, ed Evangelisti ha pubblicato il suo primo romanzo direttamente con Urania. Non esiste un “prima della cura” e un “dopo la cura”, perche’ non c’e’ la cura.”

    Ho spiegato che e’ quantomeno sospetto questo accanimento nei nostri confronti quando moltissimi altri autori di sinistra pubblicano con Einaudi, Sperling & Kupfer, Frassinelli, Il Saggiatore, Tropea, Pratiche (tutti editori collegati al gruppo Mondadori), quando lo stesso Mucchio continua a recensire libri di questi editori (e a citare ad nauseam il libro di Stiglitz, come se non fosse uscito per Einaudi), quando tutti continuano a guardare Zelig e Le iene come niente fosse. Perche’ solo proprio a noi venite a menarcela, quando siamo tra i pochi che hanno *imposto* dal basso delle logiche (e non immaginate che culo ci siamo fatti) anziche’ adagiarci su quelle calate dall’alto?

  26. Senza contare la goduria di fare tirare fuori i soldi proprio da chi si disprezza.

  27. Io non ho “smontato”, ho cercato di sintetizzare “per tesi”, per punti-chiave, “un po’ di motivazioni”, solo “alcune”, come ho scritto senza la pretesa dell’esaustività.
    Poi, detto come lo dicono i Wu Ming, passi per loro, che attraverso la diffusione capillare consentitagli dal gruppo mondadori cercano di “imporre dal basso delle logiche”, come il copyleft o l’uso della carta riciclata. Ma quali logiche dal basso impongono gli altri? Una fiction in cui esplonde Antonio Fazio? E perché tanti compagni di viaggio dei Wu Ming non accolgono queste “logiche”? Quanto la diffusione, tramite mondadori, di queste “logiche” sta veramente fruttando, se i più vicini ai Wu Ming, quelli che dicono di apprezzarne e condividerne le battaglie (Genna incluso), sono i primi a non adottare anche loro le prese di posizione rivoluzionarie dei Wu Ming (copyleft, carta riciclata ecc.)? Sia chiaro, io apprezzo molto gli ex Luther Blisset, ma mi sembra che la loro battaglia, giustissima, la stiano combattendo da soli, con intorno tanti finti compagni che gli sussurrano il solito vecchio “armiamoci e partite”.
    Poi, resta il fatto che Genna è stato un tantino disonesto. Chi non segue il suo sito non può capire. Ma chi lo segue sa che lì Genna sta raccogliendo la rassegna stampa di tutti gli interventi sulle sue opere, nell’ultimo periodo quasi non è passato giorno senza che proponesse letture, recensioni, critiche, email, post di blog e qualsiasi altra cosa concernesse il suo nuovo romanzo. Dunque, per chi lo conosce la domanda è lecita: perché questo post non l’ha messo sul suo sito, insieme a tutto il resto? E perché su un sito di gossip, satira, politica, ma assolutamente non letterario, nel quale non compaiono mai né stralci di romanzi né recensioni né altro del genere? Il motivo mi sembra ovvio: Genna ha preso la palla, cioè la polemica con Rolli, al balzo e ne ha fatto un trampolino di lancio del proprio romanzo su un blog con migliaia di contatti. Come siamo lontani dallo spirito trasparente e comunitario dei Wu Ming! Povero, piccolo Genna…

  28. Fillippo Facci: cuore a sinistra, Berlusconi a destra

    Berlusconi e il conflitto d’interessi seguitano a generare discussioni incredibili. Il satiro Corrado Guzzanti, per esempio, pubblica con la berlusconiana Mondadori ma sua sorella Sabina invece no, con Mondadori mai, ha optato per Einaudi: che però è d…

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