Metti che è domenica mattina, che il bambino sia di là a fare la pappa, che tu sei seduto sul cesso e leggi questa roba qua. E’ Beppe Severgnini su “Io Donna”.
“Alcuni lettori (e tutte le lettrici) l’hanno capito: la massa montante degli oggetti mi provocano ansia. Ho parlato di armadi minacciosi e coscienze appesantite dall’usato che rende insicuri; di tropismo, malattia cronica di una società satolla. Non sono l’unico a interessarmi ai detriti dell’Occidente: lo fanno da tempo i gabbiani , i netturbini, Don De Lillo (…) Anche la Milena, l’inquilina del piano di sopra, si preoccupa dei rifiuti: tossici, in particolare (per fortuna non li butta dal balcone). Gli scarti che mi tormentano sono meno nocivi, ma comunque fastidiosi. Hanno un merito perverso, tuttavia: aver creato una nuova stanza virtuale, la soffitta diffusa. Mi spiego. Un tempo le case avevano solai e cantine; oggi, al massimo, hanno i box, ma ci stanno le automobili. Gli oggetti accantonati – in attesa d’un regalo, un riciclo, un Capodanno, un ritorno al modernariato – finiscono così negli anfratti delle nostre case. Sono il cerume delle abitazioni: non è elegante parlarne, ma c’è. E quando diventa troppo bisogna liberarsene. Mani tese: un tempo erano quelle di coloro che chiedevano; oggi sono le nostre che offrono invano. Ogni oggetto è doppio, triplo, quadruplo. Ma non si possono tenere quattro asciugacapelli (acquistati nel 1988, 1994, 1996 e 2001), ameno di non voler istituire una Rassegna Domestica dell’Essiccazione Tricologia. Ecco quindi la soffitta diffusa: un parto della mente, non un luogo dello spazio. Gli asciugacapelli (a anche le musicassette multiple, le troppe tazze, le penose pentole, gli scarponi superati, i berretti storici, i guanti spaiati, le giacche a vento debilitate, le borse in eccesso) vengono messi dove c’è posto: la soffitta è dovunque e in nessun luogo. (…) Viviamo nel museo di noi setssi. Un giorno per entrare ci chiederanno il biglietto”.
Metti che finisci di cagare e strappi la pagina e ti ci pulisci il culo.
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Sottoscrivo.
Per fortuna da qualche tempo, nella meta’ pagina superiore, c’e’ la Gabanelli che compensa una pagina altrimenti inutile.
Come usare bene un articolo di Severgnini
Per la serie “quanno ce vò ce vò”, un gustosissimo post su Macchia Nera…
Tralaltro pulirsi il culo con carta patinata non è il massimo del post defecatio.
d’accordo ma perché non aprire un blog a severgini cosi’ ci scrive queste cose? Tipo lasoffittadibeppe.splinder.it . Lui scrive e noi possiamo tornare a pulirci il culo colla carta igienica.
grandissimo!
http://www.ksu.edu/english/nelp/delillo/
Era bravo Beppe, quando non era famoso era bravo, scriveva cose interessanti e divertenti. Oggi scrive “Altri interismi”…Che tristezza :-/
Come usare bene un articolo di Severgnini
Per la serie “quanno ce vò ce vò”, un gustosissimo post su Macchia Nera…
Come usare bene un articolo di Severgnini
Per la serie “quanno ce vò ce vò”, un gustosissimo post su Macchia Nera…