Nell’arancia c’è la vitamina C

Ehi, gente, ho scoperto un nuovo quotidiano. Si chiama qualcosa tipo “Corriere della Sera“.
Appena ne ho il tempo lo leggo, che ora sono impegnato a finire di inventare la ruota.

IL VECCHIO DIARIO È FINITO IN RETE
Nei blog un nuovo linguaggio

A Napoli il primo raduno italiano della comunità online Siti personali per raccontarsi. «Ma questa non è una moda»

NAPOLI – C’è chi ti racconta che la ragazza l’ha lasciato un paio d’ore fa, fregandolo sul tempo. Perché, maledizione, era lui che voleva scaricarla, ma quella è stata più lesta ad aprir bocca e allora… Ma c’è anche chi ti regala il meglio della stampa internazionale spulciando ogni giorno centinaia di siti e, casomai, ti scova una notizia che non avresti notato senza il suo aiuto. Insomma, c’è tutto e il contrario di tutto sui 40 mila weblogs italiani, quelli che lo slang della Rete chiama blog e non puoi definire in altro modo perché sarebbe come catalogare la sabbia d’una spiaggia granellino per granellino. Eppure questa fiera delle piccole vanità, immenso campionario del echisenefrega squadernato insieme con un altrettanto vasto archivio del I care (me ne importa), sarà di scena il 14 febbraio alla Mostra d’Oltremare di Napoli in quello che si annuncia come il primo grande raduno nazionale dei bloggers, ossia di quanti affidano il loro messaggio in bottiglia allo sterminato oceano internettiano.

E non sarà una grottesca sagra di dilettanti allo sbaraglio: il raduno, infatti, avrà luogo sotto le nobili insegne di Galassia Gutenberg, la rassegna meridionale dell’editoria e del libro giunta al suo quindicesimo compleanno. «Vogliamo puntare i riflettori sui nuovi linguaggi letterari – spiega Maria Liguori, curatrice della manifestazione -. E i bloggers sono senza dubbio il fenomeno più interessante che sia emerso negli ultimi anni, sia dal punto di vista narrativo che sociologico. Non a caso, di quest’universo fanno parte anche scrittori e giornalisti famosi come Giulio Mozzi, Tiziano Scarpa, Luca Sofri e Giovanni De Mauro, direttore della rivista Internazionale, che saranno presenti all’incontro».

Per accedere al blogparty non serve biglietto d’invito: basta collegarsi al sito www.galassia.org e cliccare sullo spazio Blog , inviando i propri scritti. E poco importa che siano diari online, pensieri sparsi alla rinfusa, dotte elucubrazioni o racconti di qualunque tipo: qui regna l’anarchia, il grande ossimoro del web. E anche in sala ci sarà posto per tutti.

«Guai a pensare che si tratti di una moda come tante altre – avverte Luca Sofri, che con il suo sito è tra gli antesignani del fenomeno -. Siamo di fronte a un profondo cambiamento del modo di comunicare online. I nuovi software hanno reso possibile la costruzione di un blog pure a chi non capisce un’acca d’informatica. Certo, poi dentro ci trovi di tutto perché con il minor sforzo possibile si raggiunge il massimo grado d’esibizionismo, ma fa parte del gioco. Da parte mia, mi ritrovo a essere editore, direttore e redattore di un giornale che, grazie agli articoli linkati, annovera i migliori collaboratori del mondo: potrei chiedere di meglio?».

L’onda lunga, partita dagli Stati Uniti, ha investito l’Italia più degli altri Paesi europei. Nel giro di un paio d’anni, la ragnatela dei bloggers ha avvolto ogni angolo della penisola. Ma è nel Nord, soprattutto in Lombardia e Veneto, che la tessitura ha annodato i suoi fili. Qui vivono alcune tra le piccole star di quest’universo parallelo. Come ad esempio La Pizia (www.lapizia.net), al secolo Eloisa Di Rocco, una grafica pubblicitaria che ha trasformato la sua avventura su internet in un libro, «Mondo Blog, storie vere di gente in rete» edito da Hops, che ha già venduto un bel po’ di copie. «Quello che facciamo non è giornalismo, né tantomeno letteratura – spiega -. E’ soltanto un dialogo fra persone comuni che, però, ti permette di osservare una notizia o un banale accadimento della vita da più angolazioni».

C’è infine chi, nonostante il successo, preferisce ancora trincerarsi dietro la sua identità virtuale. E’ il caso di Personalità Confusa (www.personalitaconfusa.splinder.it), un trentatreenne impiegato della new economy. «Ho cominciato per gioco e non immaginavo che sarebbe durata così a lungo – racconta -. Adesso mi sento parte di una comunità, si scherza insieme. Ma spesso, usando l’ironia, si riescono a dire cose molto serie. Che altrimenti resterebbero sepolte nel silenzio».

(Enzo d’Errico, Corriere della Sera – 20 gennaio 2004)
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15 Commenti

  1. (messaggio identico a quello postato come commento a un simile articolo di proserpina
    a costo di parere un po’ rude.
    tutta l’indignazione perpetua che mostrano i siti di blogger (blogstar?) come proserpina macchianera – per citarne solo due – ogni volta che si parla di blog come diari di adolescenti mi sembra, sinceramente un po’ spocchiosa. Non a caso quintostato, con tutte le sue presunzioni professionali, non si unisce al coro. Questo perchè essi non si considerano neppure nella stessa categoria del blog della quattordicenne (la “fuffa”). Ma in tale categoria non ci siete nemmeno voi. La differenza è che mentre quintostato è NATO come highbrow, come servizio professionale o quasi, i vostri blog si sono evoluti a tale stadio grazie alla qualità dei contenuti, alla costanza del livello dello stile e dei post, alla – non voglio sembrare adulatorio, ma è così – carica di creatività e personalità che ognuno di voi imprimeva al proprio blog.
    Ma non dimenticate che siete un’elite, voi, che toccate centinaia di visite al giorno, che usate tempo e soldi (presumo, almeno, che il domain vi costi, ma non ne sono certo) per migliorare il vostro blog, che avete sviluppato una sfera di intrecci, contatti e commenti che ormai tocca l’autoreferenzialità.
    Eppure dovete contare – parlo per esperienza, ho una sorella di sedici anni – che DAVVERO una ragazzina su quattro ha un blog. Certo, toccheranno, che so, dieci hit al giorno, ma in termini di quantità voi – wittgenstein, proserpina, achille, personalità confusa e tutto il carrozzone delle blogstar – siete una minoranza schiacciata. E’ ovvio che un articolo che voglia far capire al pubblico bue cosa diavolo è un blog deve prescindere da voi, perchè, volenti o nolenti, NON SIETE PIU’ RAPPRESENTATIVI DELLA CATEGORIA. Vi siete evoluti, se volete, siete migliorati, ma pretendere di essere presi in considerazione come blog-tipo vorrebbe dire considerare Paris Hilton la ventenne media.

    Rileggendomi, mi accorgo che il tono sembra furente. Non lo è. Sono semplici considerazioni, anche se forse un po’ inasprite da articoli a mio parere un po’ gonfi di presunzione come questo.
    Ciao

  2. io non rappresentativo di nulla! riesco a scrivere nel mio blog cose assolutamente inutili e che contemporaneamente non hanno nulla a che vedere con me.

  3. altrove. Specifica meglio dove è questo altrove. Perchè se mi chiami di nuovo blogstar vengo e ti rigo la macchina. (a parte questo piccolo particolare il tuo discorso ha il suo senso)

  4. non ci trovo nulla di particolarmente strano… (nei limiti del fare PR o comunicazione oggigiorno).
    è un articolo PER Galassia Gutenberg alla mostra d’oltremare di Napoli (avete notato che inizia con: “NAPOLI”?) che quest’anno ha deciso di puntare sul blog (e dovremmo essere cmq contenti che se ne parli…).
    almeno non è il solito marchettone per un’automobile “con la cellula di protezione” o il cellulare con i videogiochi a colori.

    insomma non è un’inchiesta, questo può spiegare il tono “scoperta dell’america” del pezzo indirizzato proprio ai lettori che non ne sanno nulla (o poco) ma che possono essere incuriositi e alcune imprecisioni e superficialità passano in secondo piano (il primo raduno ecc ecc. cmq non giustificabili…).

  5. preciso perchè me l’hanno chiesto: non ho nulla a che fare con altrove.splinder.it o altri blog con tale nome. si da il caso che, per una serie di ragioni, io non abbia blog. ma ne leggo tanti lo stesso.
    achille, non rigarmi la vespa (altro non ho): ti ho chiamato blogstar nel senso migliore del termine: autore di un blog che -personalmente- leggo a prescindere dal contenuto del post, a prescindere dall’argomento: solo perchè quello che scrivi mi piace e basta. però – preciso di non essere assolutamente polemico o acido nel mio intento – vorrei davvero sentire cosa ha da dire Neri a proposito. Non perchè io pensi di aver inflitto chissà quale stoccata o colpo a segno, ma proprio perchè voglio capire il suo punto di vista. Leggo il tuo blog ogni giorno, Gneri, mi piace, gli credo spesso più che ai giornali: ma tu lo reputi un blog nel vero senso del termine? Lo reputi rappresentativo del fenomeno “blog”? Oppure lo rappresenta così come Petrarca rappresenta i poeti d’amore, e cioè così come uno che spicca fra tutti rappresenta un fenomeno che per la sua accessiblità e presitgio ha stregato buona parte di coloro che avevano i mezzi per accostarvisi?ciao,

    altrove

  6. preciso perchè me l’hanno chiesto: non ho nulla a che fare con altrove.splinder.it o altri blog con tale nome. si da il caso che, per una serie di ragioni, io non abbia blog. ma ne leggo tanti lo stesso.
    achille, non rigarmi la vespa (altro non ho): ti ho chiamato blogstar nel senso migliore del termine: autore di un blog che -personalmente- leggo a prescindere dal contenuto del post, a prescindere dall’argomento: solo perchè quello che scrivi mi piace e basta. però – preciso di non essere assolutamente polemico o acido nel mio intento – vorrei davvero sentire cosa ha da dire Neri a proposito. Non perchè io pensi di aver inflitto chissà quale stoccata o colpo a segno, ma proprio perchè voglio capire il suo punto di vista. Leggo il tuo blog ogni giorno, Gneri, mi piace, gli credo spesso più che ai giornali: ma tu lo reputi un blog nel vero senso del termine? Lo reputi rappresentativo del fenomeno “blog”? Oppure lo rappresenta così come Petrarca rappresenta i poeti d’amore, e cioè così come uno che spicca fra tutti rappresenta un fenomeno che per la sua accessiblità e presitgio ha stregato buona parte di coloro che avevano i mezzi per accostarvisi?ciao,

    altrove

  7. Curiosità. Io non mi sento certo rappresentativo, ma non conosco nemmeno nessuno che un blog ce l’abbia – tranne ovviamente la gente che ho conosciuto informaticamente. Ci sono davvero tante ragazzine che fanno un blog? e i ragazzini no? Perché non si può andare su clarence splinder e simili e cliccare su “un blog a caso”?

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