La vergogna di chi non ne prova

Dunque, sono un terrorista, o quasi. Lo ha detto a chiare lettere ierisera, a Porta a porta, Edward Luttwak, che ha sostenuto, tra farfugliamenti comprensibili soltanto a me e ad altri diciotto interessati, che l’editore Nuovi Mondi Media fiancheggia il terrorismo internazionale. Attualmente Nuovi Mondi Media è l’editore del saggio che occupa la terza posizione nella classifica della nonfiction italiana, TUTTO QUELLO CHE SAI E’ FALSO. Per inciso: io sono un autore di Nuovi Mondi Media.
Ecco dunque a quali torsioni sciacalle viene sottoposta la retorica mediatica del dolore. Il quale dolore, non so a quanti freghi, assicuro che viene provato: non dispiacere, ma dolore, che è diverso. Però la retorica del dolore non è il dolore. In questo allucinante baillamme di ipocrisie da parte di gufi istituzionali e di autentici killer morali e non, sembra impossibile sottrarsi alla legge che vorrebbe il popolo italiano non soltanto mazziato, ma anche cornuto. Sul piano della retorica del dolore, stanno trattando i 18 caduti a Nassirya esattamente come Gianni Agnelli. Stanno dicendo che l’esercito italiano è in Iraq per fare da Patch Adams negli ospedali dove si curano bambini mozzati dagli americani. Stanno dicendo che i bombardieri USA hanno finora scaricato su Baghdad i miniparacadutisti pressofusi in plastica. Stanno dicendo che noi italiani, in luogo di guerra come in luogo comune, siamo brava gente. Stanno santificando e battezzando con la Beretta in mano al posto dell’aspersorio. Tutto questo non è vero e nulla ha a che fare con il dolore e la pietà umana per i caduti. Tutto questo non è nemmeno propaganda, poiché la propaganda ha una certa dignità militare. Questa è idiozia assassina, di corpi come di menti.
Quando morì Gianni Agnelli, lavoravo a Clarence ed esultai al titolo più geniale che avevo mai visto uscire su quel portale. L’autore era Gianluca e il titolo era: Questa volta la cassa non è d’integrazione. Questa volta, invece, la cassa è di risonanza.

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11 Commenti

  1. Perché pensi di esserti guadagnato la disistima e l’inimicizia di tutti con questo mucchietto di sciocchezze ipocriti? Se dovessimo prendere in considerazione tutti quelli come te, non si vivrebbe più.

  2. Golpista, se davvero avessi letto Wu Ming non scriveresti queste minchiate. O forse sì. Ti consiglio: Luther Blissett Project, “Nemici dello Stato: Criminali, mostri e leggi speciali nella società del controllo”, Derive Approdi, Roma 1999. Lo trovi anche scaricabile su http://www.wumingfoundation.com
    E’ una critica minuziosa al “Modello Cattolico”.

  3. G. Ho letto (alcune cose) di Wu Ming e leggo ogni tanto Giap. So benissimo che non riconoscerebbero mai il loro clericalismo di lontana ma italianissima e sicura derivazione cattolico / vaticana. Sempre che tu non interpreti semplicisticamente le mia parole con un “sono servi del papa”… ;-) Ovviamente mi riferisco all’atteggiamento culturale e ai modi di fare politica e cultura. Grazie del consiglio, appena avrò tempo leggerò il libro che mi hai indicato per vedere se dicono qualciosa al riguardo.

  4. Vedi, golpista, tu butti lì affermazioni senza preoccuparti di dar loro fondamento, di citare fonti, di spiegare per quali motivi le fai. Allora io potrei dire, con altrettanta sicumera e altrettanta legittimità, che ho letto (alcune) cose tue e ogni tanto i tuoi post, e trovo che siano espressione di un certo fascismo antropologico strisciante che è la vera tara della società di questo paese. Ovviamente mi riferisco all’atteggiamento culturale e ai modi di fare politica e cultura. Chiaramente, so benissimo che non riconosceresti mai il tuo sciovinismo codino di lontana ma italianissima e sicura derivazione mussoliniana. Sempre che tu non interpreti semplicisticamente le mie parole con un “fascio di merda occhio al cranio” ;-) Lo vedi? Altrettanto gratuite, altrettanto prive di riferimenti concreti a cose che hai effettivamente fatto o scritto.

  5. G. Hai ragione e la tua risposta è anche spiritosa; che il mio fianco fosse scoperto ad una critica del genere lo sapevo ma purtroppo per criticare a fondo atteggiamenti italiani così radicati quanto quelli di Wu Ming bisognerebbe scrivere ponderosi trattati di storia, sociologia e psicologia e non qualche post su un blog (la critica è a me stesso, tanto per essere chiari). Pur assumendomi pienamente la responsabilità per il tono a volte un po’ “generico” di ciò che ho scritto, rivendico più umilmente il tentativo di spronare qualcuno a leggere (o rileggere) gli scritti di Wu Ming sotto una luce differente e ad effettuare da sé quel lavoro critico che tu chiedi a me.

  6. Se si tratta di leggere gli scritti di Wu Ming “sotto una luce differente” da quella sotto cui (non) li hai letti tu, bene, lo stanno gia’ facendo migliaia di persone :-) Vabbe’, chiudiamola qui.

  7. Ok, chiudiamola qui. Lascio un’ultima cosa nel merito. Ovviamente per non sembrare ingenui servi dell’imperialismo americano bisognerà pensare che questi sono prezzolati dai fascisti del Tuscania.
    Da Repubblica on line 16/11/2003
    “Nassrullah chiede a Berlusconi di non lasciare l’Iraq
    Ieri studenti in piazza a Nassirya per manifestare solidarietà
    Gli iracheni vicini alle truppe
    Lo sceicco: “Italiani restate”

    Studenti iracheni
    manifestano a Nassirya

    NASSIRYA – Uno degli sceicchi più potenti di Nassiriya si rivolge direttamente a Silvio Berlusconi per chiedere che le truppe italiane non abbandonino la città irachena, dopo l’attacco in cui sono morti 19 militari. “Italiani non ve ne andate. Gli iracheni sono amici del popolo italiano” ha detto lo sceicco Mohammed Talib Nassrullah durante la sua visita al quartier generale della Brigata Sassari. Il notabile iracheno ha portato le sue condoglianze alle truppe italiane, alle quali ha detto di portare la solidarietà della sua gente. “A Berlusconi voglio dire che è un gentleman perchè aiuta il popolo iracheno e che gli italiani non devono lasciare il Paese – ha affermato lo sceicco – l’attentato di mercoledì non è stato solo contro gli italiani, ma contro tutto l’Islam”.

    Dall’esponente iracheno sono venute parole di condanna dell’attentato: “Quello che è successo agli italiani è male, perché gli italiani, spagnoli e americani sono amici e ci hanno aiutato. E quando qualcuno viene ad aiutarti gli si dice grazie, non lo si uccide”. “Tuttavia – ha continuato lo sceicco – l’attentato non deve rovinare i buoni rapporti tra Italia e Iraq, due Paesi che hanno molti punti in comune e si considerano fratelli. Gli italiani non lascino dunque il Paese, non c’è motivo di odio da parte nostra nei loro confronti”.

    Nassrullah ha poi ricordato come l’attentato contravvenga ai principi dell’Islam anche perché in giorni i musulmani celebrano il Ramadam, la festa più sacra. Infine ha negato di aver mai avuto sentore di una minaccia specifica nei confronti dei militari italiani: “Sicuramente – conclude – i responsabili sono venuti da fuori”.
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    Quella dello sceicco non è una manifestazione isolata. Ieri mattina, mentre decollava l’aereo con le salme degli italiani, numerosi iracheni si erano riuniti in una piazza vicina al quartier generale dei carabinieri a Nassiriya, sventrato dall’attentato suicida di mercoledì, e avevano portato la loro solidarietà alle truppe italiane. I manifestanti, soprattutto studenti universitari, avevano cartelli con su scritto “No al terrorismo, sì alla libertà e alla pace” e “Questo atto criminale ci unirà”.

    L’iniziativa è apparsa insolita, poiché spesso la popolazione irachena ha festeggiato in piazza l’uccisione di militari stranieri o comunque non ha mai manifestato prima in modo aperto la sua solidarietà. Una dichiarazione ufficiale di condanna dell’attentato è arrivata anche dal rettore dell’università di Nassirya: “Condanniamo e dununciamo questo atto criminale – ha affermato il professor Najim Tai – abbiamo sempre lavorato insieme agli italiani per mantenere la pace in questa regione”.

  8. Ho visto le immagini al TG3: sì e no quaranta persone scortate dai nostri militari, con cartelli scritti in italiano, la solita farsa. E’ facile assoldare chi ha fame se gli si dà un tozzo di italico pane. Il bello è che la cosa non è nemmeno riuscita del tutto: intervistati, alcuni “manifestanti” hanno detto: “Sì, gli italiani non sono come gli americani, gli americani sono carogne, se ne devono andare!”. Un bel messaggio per la coalizione :-)

  9. RABBIA ED AMAREZZA PER I COLLEGHI CADUTI IN IRAQ.

    Dopo americani ed Inglesi, non poteva che toccare ai nostri carabinieri e soldati italiani in Iraq. Ragazzi spinti alle missioni estere da non solo senso umanitario di aiuto a quelle popolazioni, da non solo senso di patriottismo o contributo alla lotta al terrorismo, ma anche e spesso soprattutto per portare a casa qualche soldo in più e vivere una vita con maggiore dignità. Per questo per essere assegnati alle missioni estere, tra i carabinieri vi è una concorrenza spietata a suoni di raccomandazioni.

    In termini economici, 6 mesi di missione estera soprattutto in zone belliche, contribuisce a comprarsi almeno metà della tanto agognata casa. La miseria economica, in cui versano tutti i carabinieri, poliziotti e militari Italiani, non può essere sottaciuta, come non può essere sottaciuto il mancato impegno degli attuali Governanti alle tanto evidenziate ( solo in campagna elettorale ) situazioni migliorative per tutto il comparto sicurezza, in cui i Carabinieri, parte integrante, vivono con regolamenti da prima guerra mondiale e con stipendi da fame.

    Non siamo guerrafondai, siamo solidali con quelle popolazioni, ma costretti a combattere una Guerra che NON tutto il popolo Italiano e NON tutto il Parlamento hanno voluto, perchè non avallata dall?ONU. I Ns. Carabinieri non sono affatto preparati né psicologicamente né professionalmente a combattere una simile guerra civile come quella in Iraq, questo và detto a chiare lettere. Chi ritiene il contrario, per motivi di opportunismo, non dice il vero. Piangiamo i nostri morti, i nostri colleghi ed assistiamo all?ennesima farsa di lacrime di coccodrillo da parte di chi, una certa responsabilità nell?invio di quel contingente deve pur averla.

    L?Unione Nazionale Arma Carabinieri, si stringe attorno alle mogli ed ai figli dei colleghi caduti, ed invita i Governanti ad esaminare seriamente la possibilità di un RITIRO IMMEDIATO dei nostri uomini da tale situazione che potrebbe costare ancora vittime al nostro popolo che ha già fin troppi problemi in Patria.

    Il Segretario Generale UNAC
    M.llo CC. Antonio SAVINO
    Direttore de LA RIVISTA DELL?ARMA

  10. Vi rendete conto che siete gli unici, o quasi, che vi potete firmare con nome e cognome in questo Paese? Genna, tu chiedi solidarietà e avrai da me questa denuncia: che nella Milano da te e da me vissuta, da te narrata, io non mi posso candidare a un consiglio di zona senza che mi minaccino di morte; tu invece puoi invocare solidarietà per Informationguerrilla e per altri gruppi che oggettivamente ritengono sacrosanto il diritto di compiere atti terroristici come in Irak ora.
    E vi dimenticate tutte le drammatiche guerre in corso nel mondo, forse perché non c’entrano gli amerikani. Vi dimenticate del Laos, della Mongolia, di Cuba!!! Vergognatevi anziché chiedere solidarietà.

  11. Maxim, torna a mangiare da Chez Maxim, la pappa è pronta. E ricordati: gli atti terroristici si fanno contro i civili, non contro quelli che hanno il mitra in mano. Dove c’è la guerra, per definizione, il terrorismo non c’entra nulla.

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