E ti vestono sogni che tu ignori

Mi chiederò sempre quanto fossero taglienti le sue battute, quanto penetrante lo sguardo e segaligna la figura, con quale tono di voce – accorato, ironico, spazientito? – prorompesse nell’ormai proverbiale “Studia, Fernanda, studia” e come si accoccolasse sulla poltrona fumando la pipa. Pavese, Ginzburg, Vittorini e certe riunioni infuocate all’Einaudi degli anni Quaranta possiamo solo immaginarcele. I testimoni diretti ci hanno lasciato da tempo e ormai è rimasta forse solo la Pivano a ricordare il giorno in cui Cesare disse questo e quest’altro. E fosse solo lui. Ho di fronte a me, mentre scrivo, sei scaffali colmi di libri e altrettanti alle spalle: voci mute eppure eloquentissime, visi che il tempo ingiallisce e leviga, corpi che solo la terra sa e contemporaneità distanti, vive ad altri richiami, presenti ad altre esistenze. Libri, canzoni o florilegi di intimità altrui che siano, di poco trascolora l’angosciosa sopportazione del desiderio che l’arte ti soffia sul collo. Non è la luce bianca del monitor a svuotarti, non è lei a rapinarti emozioni, a sedurti per poi abbandonarti, no, Cotroneo. Sei tu, è la porta che apri, è l’inafferrabile che s’infiltra dalle fessure, è quello che sei e non sai, che ti viene a cercare.

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6 Commenti

  1. è l’inafferrabile che s’infiltra dalle fessure… Etciù!!! sniff… e io che davo la golba all’aria gondizionata… baledetto ravvreddore estivo!

  2. Devo ammettere che questo è un post davvero bello. Ogni tanto bisogna dirlo. Anche se sono su GnuEconomy. Una sola piccola annotazione, quelle riunioni dell’ Einuadi sono solo in piccola parte negli anni Quaranta, quelle che hanno fatto grande la casa editrice torinese sono tra i Cinquanta e i Sessanta. Atmosfera perfettamente ricostruita quest’anno da Guido Davico Bonino in “Alfabeto Einaudi”, Garzanti Editore.

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