Macerazioni

Non dovete leggere i libri. Ci penso io. Vi segnalo le robe belle.


Giampiero Mughini, La mia generazione. Le idee, i personaggi, i sogni di una casa a Trinità dei Pellegrini, Mondadori 2002, 168 pagine, Euro 14,80.

Pagine 41 e 42:

“Su un mobile del soggiorno, lì dove avrebbero potuto essere dei libri, tengo una minuscola collezione di video porno, di cui nessuno degli ospiti chiede mai nulla. Fanno finta di non vederli o di non interessarsene”.

Pagine 47 e 48:

“Tutti guardano o vorrebbero guardare i video porno, nessuno ne parla. Non c’è mia amica alla quale li abbia mostrati che non ne sia andata in brodo di giuggiole. Niente, l’argomento resta tabù. Non c’è un giornale che ospiti una rubrica di recensioni di questi prodotti, e non si vede perché un video porno girato e interpretato da Rocco Siffredi dovrebbe essere culturalmente meno rilevante di un libro tanto celebrato quanto noiosissimo come La vita sessuale di Catherine M., la cui sola forza sta nell’essere stato scritto da un’intellettuale parigina addentro al mondo dei salotti e dei giornali. (…) Una cosa sacrosanta ha scritto Catherine Millet nel libro che abbiamo appena maltrattato: che non c’è atmosfera più tranquilla e rilassata che in un porno-shop, un luogo dove è chiaro quello che tutti cercano. E laddove in un vernissage del pittore tale o talaltro, la metà, e oltre degli astanti sono lì solo per farsi notare o per esibire l’eventuale completo Armani“.

Marco Ferrante, Casa Agnelli. Storia e personaggi dell’ultima dinastia italiana, Mondadori 2007, 250 pagine, 17,50 euro.

Estratti misti:

“A metà degli anni Sessanta, il 10 per cento del Pil dipendeva dalla Fiat“. “«Novità?» (Agnelli al direttore della Stampa, chiunque fosse)”.
“Gianni: «Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane. Ora che le puttane fanno le contesse non mi diverte più»”.
“Gianni dava da mangiare ai cani con la forchetta”.
“Gianni detestava il commiato. a un certo punto, non c’era più”.
Lupo Rattazzi si ricorda che il giorno della morte di Gianni Agnelli vide piangere una cameriera”. “Agnelli si mise di traverso per impedire a De Benedetti di scalare la Socièté di Belgique, poi gli telefonò e gli disse: «Sono contento che lei non ce l’abbia fatta»”. “La ragazza gli regalò un cucciolo di husky dicendogli «è uguale a te, brizzolato con gli occhi azzurri». Da quel momento, gran moda degli husky in Italia”.
Suni Agnelli, intervistata dopo lo scandalo Moggi: «Gli juventini veri sono quelli che dicono: quando hai amato una donna, la ami anche se poi diventa una troia»”.
“Una volta Edoardo, il figlio di Gianni poi suicida, venne chiamato al telefono dal padre: «Sbrigati a mangiare, vestiti, ti porto allo stadio». C’era la Juventus ed era una partita di Coppa. Edoardo si vestì, ma il padre non passò mai a prenderlo e non gli telefonò per avvertirlo”.

Goffredo Fofi, Gad Lerner, Michele Serra, Maledetti giornalisti, edizioni e/o tascabili 1997, 115 pagine, 15mila lire.

Pagina 102, Michele Serra:

“Parliamo di queste tre rivistine che leggono duemila persone. Vogliamo parlare di Liberal? Di Reset? Come si chiama l’altra?”. Gad Lerner:Micromega“. Serra: “Micromega”. Riviste fatte da venti persone, lette da duemila persone che condizionano intere pagine di grandi quotidiani”. Lerner: “Perché sono lobbies di potere”. Serra: “Perché sono lobbies di potere, ma a me questo sembra totalmente abnorme. Ho l’impressione che la mia vita, la vita delle persone che mi circondano sia scarsamente influenzata da questo tipo di lotta per il potere, diciamo così, classica e tradizionale. Ho l’impressione che lo scontro, i sentimenti, le passioni, quello che va, quello che non va, si siano trasferiti ampiamente altrove”.

Pagine 106-107:

“Le uniche querele, gli unici fastidi legali che ho avuto dirigendo Cuore sono sempre venute dalle aziende e sempre perché difendevano il marchio. Una volta scrissi: l’onorabilità degli assorbenti è superiore all’onorabilità delle persone, perché il ministro accusato di essere un porco, un ladro, un farabutto non querelava, forse perché sapeva che era vero, ma stai tranquillo che Vernel e Coccolino s’incazzano se li colpisci, e duramente”.

Comune di Roma – Assessorato politiche sociali e promozione della salute, Come rimanere a casa propria da anziani, Leonardo International 2006, 228 pagine.

Pagina 11:

“Giunta alla sua terza edizione, la Guida è diventata punto di riferimento prezioso per moltissimi anziani della nostra città. Walter Veltroni, Sindaco. Raffaela Milano, Assessore alle politiche sociali”.

Pagina 229:

“Il cimitero Monumentale del Verano e il cimitero della Parrocchietta sono chiusi a nuovi ingressi, eccetto che per coloro che avevano già diritto in vita alla sepoltura in manufatti esistenti”.

Pagina 230:

“Nel periodo della festività dedicate ai defunti, il Comune di Roma organizza servizi di trasporto gratuito per anziani, linee di servizi pubblici speciali verso i cimiteri, stipula convenzioni per una riduzione delle tariffe taxi per trasporti singoli o collettivi al cimitero”.

Pagina 233:

“Funerali di sepoltura: ci si può rivolgere ad un’agenzia privata o all’Agenzia di Onoranze Funebri AMA, che offre a costi contenuti assistenza per le operazioni cimiteriali, feretro, carro funebre e documentazione. Tipi di sepoltura: Inumazione, tumulazione, cremazione (chi desidera essere cremato dovrà lasciarlo scritto in una deposizione testamentaria, oppure potrà aderire all’Associazione Romana per la Cremazione ARC- Via del Velabro, 7, tel. 06.6792769”.

Ivan Scalfarotto, Contro i perpetui, Il saggiatore 2006, 70 pagine, 6 Euro.

Estratto:

“Ero ospite di Pierluigi Diaco a Rai News 24, insieme a Vannino Chiti, Enrico Boselli e Franco Giordano, in collegamento con Alfonso Pecoraro Scanio e Rosy Bindi. (…) Rosy Bindi dal mega schermo scuote vistosamente la testa: «Eh no, Ivan, se a noi donne togliete pure le pari opportunità, che ci rimane»? E Diaco, rivolto al video: «Ma in fondo Scalfarotto non è forse una bella signora della politica italiana»? La frase era veramente beota e offensiva, ma non ho perso la calma nemmeno per un attimo: «Scusi Diaco, che cos’è che ha detto?», «Che lei è una bella signora della politica italiana. Che fa Scalfarotto, se la prende?», «No, Diaco, non è che me la prendo. È che io sono un signore, non una signora. Ha presente la differenza tecnica tra un signore e una signora? Bene, se ce l’ha presente capirà senz’altro che non sono una signora»; «Ma la mia era una battuta di spirito», «La sua è una battuta idiota, il suo spirito non è accettabile. Io sono un politico, sono qui per contribuire a cambiare alcune cose di questa società e finché ci saranno persone come lei che faranno con leggerezza certe battute e persone come me che non glielo impediscono, queste cose non cambieranno»”.

Giorgio Bocca, Il padrone in redazione. Pubblicità, televisione, partiti, grandi gruppi economici: e la libertà d’informazione?, Sperling & Kupfer 1989, 210 pagine, Lire 19.500.

Pagina 86:

“A Canale 5 mi chiesero se ero disponibile a intervistare Bettino Craxi. L’intervista era registrata. Quando la vidi in casa mia, poche ore dopo, era più la voglia di ridere che di arrabbiarsi. Il regista mi aveva praticamente occultato o subalternizzato: comparivo quasi sempre di nuca, con la mia pelata rilucente”.

Pagina 84:

“Intervistai Pietro Barilla che aveva intelligenti cose da raccontare. Siccome mi parve naturale ascoltarlo con interesse senza interromperlo con dei «Barilla non ci racconti storie», la cosa parve deludente sia all’onorevole comunista Reichlin sia al critico televisivo di Repubblica Beniamino Placido, sia ai satirici di Tango“.

Pagina 82:

“Le domande di Maurizio Costanzo mi parvero banali, grigie. Eppure quasi tutti i conoscenti che incontravo, dicevano: «Ti ha sfrucugliato mica male, il Costanzo, te le ha dette». Allora mi feci mandare le registrazioni e capii il mistero: mentre io parlavo per dire delle cose, lui parlava per mimarle. E quando parlavo io riusciva con smorfie, sbadigli, tocco dei baffi, sorrisi, scuotimenti della testa a darne una sua interpretazione molto più convincente delle mie affermazioni “.

Ugo Intini, La democrazia virtuale, Newton Compton Editori 1995, 255 pagine, 22.000 Lire.

Pagina 117:

“Per un soffio non fu inserito nella Costituzione, con il consenso dei comunisti, il principio della indissolubilità del matrimonio. Lelio Basso mi rese questa testimonianza sui lavori della Assemblea Costituente. «I democristiani proposero un articolo che prevedeva l’indissolubilità del matrimonio. Togliatti, seduto davanti a me, mi si avvicinò: «Guardate che noi, su questo articolo, ci asteniamo». (…) Mi rispose che loro avevano molte donne nel partito, che le donne hanno paura di essere abbandonate dai mariti»”.

Pagina 118:

“Dopo l’approvazione della legge per il divorzio (1970) i comunisti tentarono una mediazione, continuando perciò nella tradizionale posizione di ambiguità. Il 17 maggio 1973, durante una tribuna politica televisiva, il segretario del PCI rispondeva: «Nel complesso la nostra opinione non sarebbe orientata verso a cosidetta legalizzazione. Bisogna infatti partire prima di tutto dal fatto che in ogni caso l’aborto rappresenta un grave trauma per la donna, che non si evita legalizzandolo»”.

Sergio Romano, Lettera a un amico ebreo, Tea storica 2004, 8,00 euro.

Dall’introduzione, pagina 15:

“La regola secondo cui ogni fatto storico è costretto, prima o poi, a passare in seconda fila, soffre di un’eccezione. Vi è un avvenimento – il genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale – che diventa col passare del tempo sempre più visibile, incombente e ingombrante”.

Pagina 135:

“E’ difficile immaginare che il genocidio degli ebrei possa venire dimenticato o sottovalutato. Ma anche il genocidio, come ogni altro avvenimento della storia, rappresenta pur sempre la somma fra un numero, in questo caso particolarmente elevato, di responsabilità individuali e un contesto storico. Vi è invece la tendenza a canonizzarlo, a farne una categoria permanente della storia, a darne un’interpretazione metastorica. Vi è insomma, nel modo in cui viene ricordato e commemorato, la convinzione sottintesa che esso sia molto di più di un fatto di storia: la colpa collettiva di alcune nazioni o di alcune culture religiose.
Ma è proprio in questo concetto di ‘colpa collettiva’ che si nasconde uno degli ingredienti più perniciosi di qualsiasi fenomeno razzista. Il razzismo comincia là dove qualcuno sostiene che la responsabilità di un avvenimento ricade sulle spalle di un intero popolo. E ogni generalizzazione suscita prima o dopo una risposta altrettanto esclusiva e radicale”.

Associazione Nessuno Tocchi Caino, La pena di morte (e non solo) sotto Saddam Hussein, anticipazione da La pena di morte nel mondo – Rapporto 2003 edita da Nessuno tocchi Caino.

Libera sintesi del curatore:

“Durante il regime di Saddam operavano tribunali speciali le cui decisioni non potevano essere appellate, non erano previsti avvocati, non esisteva proporzionalità tra gravità del crimine e relativa sentenza, era prevista la pena di morte per reati tipo furto d’auto. Per reati comuni era prevista la marchiatura della fronte, l’estrazione delle unghie, lo stupro autorizzato e l’amputazione di orecchie e mani e lingua. La prigione Qurtyya di Baghdad consisteva in 60 box metallici delle dimensioni di una cassa di tè, e ogni cella aveva solo un rubinetto per l’acqua e un pavimento a rete perchè i detenuti potessero defecare; la prigione Sijn Al-Tarbut consisteva in 150 box simili a loculi cimiteriali che venivano aperti per mezz ora al giorno o richiusi per sempre in caso di mancata confessione. Nella stessa prigione delle torture americane, Abu Ghraib, tra il 1984 e il 1999 sono stati uccisi 10000 prigionieri, e all’indomani dell’attentato a Usay Hussein (figlio di Saddam) sono state eliminate 3000 persone con una ghigliottina capace di decapitare 12 persone alla volta. In Irak solo nel 1987-88 furono uccisi circa 100mila curdi, e durante il regno di Saddam Hussein almeno 200mila persone scomparvero completamente”.

Tim Madge, Cocaina. Una biografia non autorizzata, Newton & Compton Editori 2002, 9,90 Euro, 237 pagine.

Pagina 60:

“Nella primavera del 1884, Freud comprò un grammo di cocaina prodotto dalla Merck di Darmstadt. Sciolse un ventesimo dei preziosi cristalli in un bicchiere d’acqua e bevve. Secondo quanto raccontò egli stesso, era stanco: «Pochi minuti dopo aver preso la cocaina, si prova un improvviso vigore e un senso di leggerezza»”.

Pagina 62:

“Di questa sostanza, che avrebbe ispirato una delle opere fondamentali di Freud, L’interpretazione dei sogni, pubblicata nel 1900, si trovano infatti numerosi sogni collegati a siringhe e nasi”.

Pagina 69:

“Nel 1890 la cocaina veniva venduta nelle farmacie come cura per l’alcolismo, l’asma, il raffreddore, la dissenteria, le emorroidi, le nevralgie, il mal di mare, il vomito gravidico, le ragadi, le vaginiti, la gonorrea e la sifilide, oltre alla dipendenza da morfina e da oppio. Il «New York Times» nel 1885 proclamava: «Le nuove applicazioni in cui la cocaina è stata utilizzata con successo includono la febbre da fieno, il catarro e il mal di denti, e oggi si stanno conducendo esperimenti sul mal di mare. La cocaina potrà curare anche il peggior raffreddore»”.

(continuo?)

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15 Commenti

  1. sei uno dei pochi che vale sempre la pena leggere, davvero. anche quando non c’è una parola tua. ed è proprio questo il bello, nessun giudizio morale. continua, continua.

  2. Dott. FACCI,
    Quantunque questo blog sia il suo personale bivacco intellettuale e giornalistico,
    dove poter esaltare i suoi virtuosismi e schiacciare gli stolti,
    mi prendo una liberta’. (“me lo consenta” per farmi piu’ udibile alle sue orecchie).
    Lei e’ un deificiente.

    Le spiego, qualora ce ne fosse bisogno.
    Non capisco da dove le venga questa sua superiorita’ ed acrimonia,
    forse una carenza di affetto materna,
    o forse una tara genetica.
    A me non altera il mio equilibrio ormonale, ma stimola curiosita’.
    Perche’ lei non legittima commenti alle sue sacre parole, commenta post altrui con tanta competenza, scambiando Macchianera per “giornalismo”?
    Una risposta si staglia netta, immutata, marmorea…
    Marte e’ fascista,
    Lei e’ un deficiente.
    Distinti saluti
    F. Del Grosso

    PS. Le chiedo di non peggiorare la sua precaria posizione di stima, con incombenti querele di Damocle

  3. Grazie mille.
    In effetti alcune meritano.

    L’ideale sono le sintesi intervallati da qualche riga di estratto. Un po’ a mo’ di manuale di letteratura.
    A me ormai da qualche tempo leggere i libri in tutta la loro estensione spesso annoia. Non so se la cosa sia dovuta alla pigrizia momentanea e all’ essere viziato dai ritmi su schermo, oppure al fatto che molti libri son eccessivamente prolissi ed allungati.
    Poi, vabbè, ci sono eccezioni e libri che interessano, per vari motivi, nella loro interezza, ma sempre più sovente uno si trova a chiudere il “tomo” con la sensazione che le parti che “meritavano” davvero fossero molto circoscritte; il resto era o banale o già sentito.

  4. Del Grosso invece è un imbecille invidioso.
    f.to
    G. Motta.
    Ah, ovviamente anche per me vale quella cazzata della querela incombente di Damocle.

  5. Ma consigliare di leggere Mughini non è ancora considerato crimine contro l’Umanità?

    Cordialmente

    PS: Facci, scrivi tu, lo dico per te. Il quoting fa male a quelli che scrivono.

  6. Nomero, il libro di Mighini che ho citato è una lettura tra le migliori che ho fatto ultimamente.
    Odiavo Mughini, con lui sono quasi venuto alle mani e per lui ho fatto litigate furibonde col Foglio. Ho cambiato idea.

  7. PER G. MOTTA
    ma a lei, chi l’ ha interpellata?

    i lecchini sono anche nel web…
    incredibile.
    Forse perche’G.Motta,
    sta per gelati motta, una goduria da leccare

  8. Francis Fukuyama: “L’uomo oltre l’uomo”. Andrebbe fatto leggere a scuola invece dei promessi sposi.

  9. Ma non credo che estrapolare cosi dal contesto si operazione cosi corretta e valida.Il problema di Facci è stata la scuola di Feltri e Belpietro e Ferrara cioè fai l’antipatico scrivi cose disturbanti e controcorrente cosi tutti diranno che sei bravo trascurando se dici sciocchezze,inesattezze,bugie,ecc.ecc.

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