TheClassifica 126 – Shout Park

Piove. Speriamo che Milano non scenda a valle, non si sa mai. Io ho fiducia, perché la Capitale Morale ha un sindaco rock. Lo apprendo papale papale dal sito di Gabriele Ansaloni in arte Red Ronnie, sidekick della selvaggia creazionista. Quest’estate, Sweet Little Letizia è andata a vedere Mike Patton (ex cantante degli amabili Faith No More) scortata dal vecchio Red e dall’assessore Giovanni Terzi. “Ha poi incontrato Mike Patton nel suo camerino e ha parlato della sua carriera, di Expo, del giardino di John Lennon… Il Sincaco e l’Assessore hanno poi assistito al concerto che è iniziato con Il cielo in una stanza, una delle canzoni preferite da Letizia”. Perché vi racconto questo episodio di crossover tra rock ed establishment? Perché i Linkin Park hanno posto fine al breve regno di Fabri Fibra e sono al n.1. E sono rock, i Linkin Park?

A me, devo dire, non dispiacciono come entità. Già questa affermazione potrebbe aver fatto accapponare i denti a qualcuno. Qualcuno che magari ritiene Patton molto rock. Riassumendo alcuni commenti dei loro denigratori dal sempre prezioso SoundsBlog, i Linkin Park sono considerati a) commerciali b) mediocri c) poser d) finto-rock. Può essere anche tutto vero, io ho da tempo smarrito la Luce della Verità Dura e Pura, e ho venduto la mia anima al Mainstream. Penso che la stessa cosa abbiano fatto Mike Shinoda e Chester Bennington, che del decennale gruppo californiano sono rispettivamente quello russo-giapponese che mormora mal mostoso e quello all-american che strepita. Uno dei segreti della formula Linkin Park è il regolare alternarsi di compressione e urlante esplosione, che alla fine risulta un po’ prevedibile e non molto originale (i Nirvana ci hanno raggiunto il nirvana), ma molto probabilmente rende bene lo stato d’animo della gioventù americana contemporanea. Più o meno quanto il languore esagitato dei Negramaro rende bene lo stato d’animo della nostra.

Fatta questa difesa d’ufficio, i Linkin Park sono – essendo al n.1 – come Berlusconi? (O come la Moratti?) (o come Formigoni?) (Dio, non lo augurerei nemmeno a Formigoni, di essere come Formigoni). Di fatto Berlusconi mi sembra anche lui perennemente in bilico tra quiete e esplosione – che non è mai esplosione liberatoria. Posto che vederlo esplodere davvero sarebbe probabilmente liberatorio per voi turpi antiberlusconiani che lo avete demonizzato, povero puccettone.

Col poco che ho ascoltato del disco (la Warner non me lo ha mandato. Uffa. Con tutte le buone parole che ho per MiticoLiga, come POSSONO non portarmi in palmo di mano?) (in ogni caso ho trovato quello che ho ascoltato più interessante che bello, ma forse sono prevenuto perché sono stati di nuovo prodotti dal prestigioso Rick Rubin, che con loro non è che abbia fatto granché) posso tirarmi fuori dalla spinosa questione del rock vero o finto; però sono certo che il frusto termine si applica a loro più che alle tante altre new entries: Fiorella Mannoia al n.3 dietro Fabri Fibra, Phil Collins (ahimè) al n.5 dietro a MiticoLiga, e Stefano Bollani e Riccardo Chailly con la loro versione della Rapsodia in Blu al n.8.

(now can you believe THAT)

Escono dalla top ten MiticoVasco, David Guetta e Michel Petrucciani, ma soprattutto gli Interpol, precipitati da un effimero n.8 al n.24. Vi restano aggrappati Shakira (n.6), Iron Maiden (n.7), Katy Perry (n.9) e Biagioantonacci (n.10). Altri spunti di accigliata riflessione potrebbero provenire da tre nuove, vecchie, new entries a rappresentare (presumo) la musica di qualità: al n.13 i Band of Joy (di Robert Plant), al n.25 i Grinderman (di Nick Cave)  e al n.27 Leonard Cohen (di Leonard Cohen).

(Potrebbero, dicevo) (ma sono di corsa, quindi no) (scusate, volevo fare una puntata più ambiziosa con tutte le canzoni dedicate alle case) (perché sarete d’accordo con me che la casa di Fini è il problema più grave di ogni italiano, non siete d’accordo?) (ma ho più frivole incombenze) (comunque, Happy House di Siouxsie mi sembra la più adatta)

Infine, Breakfast in America dei Supertramp continua a darmi soddisfazioni: il brizzolato album sale ancora, al n.35. Mi viene voglia di uscire e comprarlo, se qualcun altro di voi ha questa voglia malsana mettiamoci d’accordo sulla data, che con due copie in una settimana lo mandiamo in top 20.

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5 Commenti

  1. Perché non ci si organizza per far rientrare i Vianella almeno in top 50? Credo che “Er mejo de I Vianella” si trovi ininterrottamente dal 1997 nel cestone di Ricordi a 3,90€. Con un budget di 20 euro scarsi possiamo lanciare un segnale forte.

  2. Fra l’altro la crisi rilancerebbe l’attualità di un testo che gorgheggia “E stamo mejo noi che nun magnamo mai”

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