La fissa della croce

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Questa è un’opinione di minoranza, ma rimango convinto che a dover fornire delle spiegazioni sia chi vuole mantenere l’obbligo dei crocifissi, non viceversa. Vista con raziocinio, infatti, la versione di chi vorrebbe trasformare il crocifisso in una tradizione facoltativa è di una linearità annichilente.

Questa, più o meno: il crocifisso fu reso obbligatorio quando il fascismo dispose che quella cattolica era la religione dello Stato, quando cioè dei regi decreti diedero una base giuridica a quest’abitudine; dopodiché la Costituzione del 1948 sancì l’eguaglianza delle religioni di fronte alla legge sinché la revisione del Concordato del 1984 perfezionò il tutto: l’Italia da allora è uno stato perfettamente laico – dovrebbe esserlo – e quindi ogni simbolo religioso dovrebbe avere i diritti di ogni altro.  Ne consegue che in linea di massima l’obbligo del crocefisso presto o tardi sparirà, come pure sparirà l’ora di religione configurata come è oggi, e sparirà il diritto delle chiese cattoliche di scampanare come altre non possono fare, e sparirà insomma ogni uso & consuetudine che non sia armonizzato con la lettera del diritto positivo.

L’unica incognita è quando succederà: resta il fatto che succederà – piaccia o non piaccia – come è destino di ogni «tradizione» che la legge non preveda espressamente. Il Tar e il Consiglio di Stato, quel giorno, smetteranno di attaccarsi alla mancata esplicita abrogazione di un decreto fascista del 1924. La Corte di Cassazione, da par suo, l’ha già detto il 15 dicembre 2004: nessuna legge impone la presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici.

Ciò posto, la decisione della Corte di Strasburgo non fa una piega: anche se – sappiamo – non verrà rispettata. La Corte ha stabilito che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche «è una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»; una persona di religione non cattolica, allo stesso modo, potrebbe sentirsi a disagio nel sentirsi giudicata da un tribunale che dica «la legge è uguale per tutti» e intanto esponga un simbolo che privilegia un’identità precisa: qualcosa che è davvero arduo liquidare come «tradizione» o «cultura» in senso stretto. E’ una religione. Eccome se lo è.
Resta il fatto che alla classe politica italiana, di questo problema, importa meno di zero: si limita perciò a opinare annusando l’aria. La sentenza della Corte di Strasburgo non l’hanno neanche letta,  non conta che possa avere sostanzialmente ragione: conta che nessuno è ancora disposto a dargliela. A complicare le cose restano gli strascichi dell’11 settembre 2001: le guerre, il confronto tra civiltà, le discussioni sulla Costituzione europea e sulle nostre radici, l’afflato spirituale seguito alla morte di Giovanni Paolo II: nelle more di tutto questo resta intatta la tentazione di riappropriarsi di un pensiero forte che divenga fortilizio d’Occidente.

Da qui, dunque, alcune pretese fuori dal tempo – a opinione di chi scrive – che in questo Paese sono riuscite a bipolarizzare anche il crocifisso. Tra queste la proposta di legge di un deputato leghista, nel 2002, che puntava a che il crocifisso tornasse a troneggiare in Parlamento: quello italiano, non quello – inesistente – della monarchia assoluta d’Oltretevere.

(Libero, 4 novembre 2009)

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48 Commenti

  1. Bravi, adesso andate in Arabia Saudita e combattete una battaglia contro le mezze lune esposte ovunque, e continuate la vostra crociata laicista.

  2. ….e meno male che gli amici mussulmani non si siedono per terra altrimenti toglievano anche le sedie.

  3. cioè, Bernardo, in Italia dovremmo fare come in Arabia Saudita?
    e io che pensavo che come modello avessimo non dico Svezia o Danimarca, ma, che so, almeno gli Stati Uniti…

  4. Capitasse mai di avere un figlio potrò pretendere per par condicio che in aula, a fianco al crocifisso, venga appeso il ritratto di Odifreddi?

  5. eventualmente c’è chi crede ci sia bisogno di un crocifisso in aula per ricordarci che siamo cattolici… o per ricordarlo a chi lo è…

    paura eh…

  6. Ci terrei a sottolineare (come già ho fatto di fronte alle boiate sentite in pausa pranzo) che non si tratta di un’iniziativa dei soliti musulmani cattivi, ma di una causa intentata da un esponente dell’UAAR, un ateo italianissimo, e dalla moglie italo-finlandese.
    Poi ognuno la pensa come vuole, e non ne farei una questione di vita o di morte. Però ne ho piene le palle di sentire puttanate galattiche. Sempre in pausa pranzo ho scoperto da un mio collega che “La Costituzione dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul Cristianesimo”. Lo sapevate? Laicità dello Stato… su Rieducational Channel!

  7. Semel in anno licet insanire, concordo pienamente.
    E a chi straparla di Arabia Saudita, rispondo con le parole della mamme ai bambini un po’ scemi: “Ma se il tuo amico si butta dalla finestra, lo fai anche tu?”. Che razza di raginamento sarebbe che in Arabia Saudita non si può discutere della religione dello Stato? Ma perché, qualcuno ha mai detto che l’Arabia Saudita è uno stato laico? Non lo è nenache il Vaticano o l’Iran, si chiamano teocrazie.
    Peraltro l’obiezione della sedia la vedo particolarmente insensata: su una sedia mi ci siedo, è uno strumento reale, di utilizzo reale nella vita di ogni giorno e tutti possono trarre giovamento da una sedia. Il giorno in cui la religione cattolica sarà qualcosa di anche solo lontanamente simile, riparliamone.

  8. Facci.
    Il crocifisso è un simbolo universale e non strettamente religioso come vuoi far credere.
    E questa sentenza, pertanto, non è una vittoria dello stato laico, ma il trionfo dell’intolleranza.
    Buon Natale.

  9. “Il crocifisso è un simbolo universale e non strettamente religioso come vuoi far credere.” Però lo dovresti anche spiegare questo concetto,vorrei imparare qualcosa di nuovo. Se poi chi vorrebbe che i propri figli non fossero martellati fin dalla più tenera età con credenze che non tutti condividono è considerato intollerante, bene, io sono MOLTO intollerante. Ma accontentatevi dell’otto per mille,no?Non se ne può più di questa specie di sacrestia stracolma di ipocriti.

  10. grandissimo Facci questa volta !!

    è già la seconda volta a dir la verità,
    la prima era ai tempi della povera Eluana,
    che ti schieri coraggiosamente contro la totalità della classe politica italiana (e di destra in particolare)
    asservita al clero (solo perchè “annusa l’aria” come hai efficacemente scritto)

  11. Basta che Filippo Facci non parli di politica che subito ti sembra una persona a modo! Tu hai molto più in comune con noi di qua, lasciali perdere quelli lì, non farne una questione di principio, non ti impuntare! Ti lovviamo!

  12. Bernardo è lo stereotipo della persona che invece di discutere della questione, se la prende con i musulmani. Bernà, sono italiano, nato in italia da genitori italiani, e non voglio NESSUN simbolo religioso nelle scuole, nei tribunali e negli ospedali della Repubblica. I musulmani non c’entrano una fava.
    A casa sua e nelle scuole private poi, ognuno faccia come vuole, se proprio ci vuol mettere il suo simbolino, faccia pure
    facile, no?

  13. “E questa sentenza, pertanto, non è una vittoria dello stato laico, ma il trionfo dell’intolleranza.”

    Il tuo post è una sentenza. Aspettiamo di leggere le motivazioni…

  14. Curioso, l’incipit dell’articolo: “questa è un’opinione di minoranza”. Non credo proprio e, comunque, non sembra che la tesi valga per i commentatori, solitamente lesti a massacrare ogni post di FF, diversamente da quello di oggi.

    Mi permetto di “fornire delle spiegazioni”, come da FF richiesto.

    Non sono cattolico e credo che non debba esistere un obbligo di affissione di qualsivoglia simbolo religioso, crocifisso compreso.

    Infatti, non a caso, quell’obbligo non c’è. O meglio, non c’è più, proprio in virtù dell’escursus normativo ricostruito da FF.

    Già questo dovrebbe far riflettere: esiste un obbligo (in specie, di affissione), a fronte di un mancato divieto? Evidentemente no.

    Per altro verso, dovrebbe valere il principio secondo il quale è lecito tutto quello che non è esplicitamente proibito, non il contrario. Faccio un esempio: c’è una legge che autorizza, che so, ad andare in giro con gli occhiali da sole? No, non c’è. Bene; allora se ne deve trarre la conclusione che quel comportamento è vietato? Consento alla retorica insita nella domanda di rispondere al posto di qualsiasi altra precisazione.

    Inoltre: un tribunale può prevedere ciò che dovrebbe essere disciplinato in via legislativa? Può, cioè, sostenere il divieto di esposizione di un simbolo religioso, nonostante nessuna legge disponga l’anzidetto divieto? Sì, lo può fare, a condizione che la citata esposizione leda un diritto altrui; qua si arriva al punto: quale diritto vien violato? Al riguardo, la sentenza sembrerebbe proporre la consumazione della seguente lesione giuridica (cito da Ainis, La Stampa): il crocifisso “fa violenza a chi coltiva una diversa fede, o altrimenti a chi non ne ha nessuna”. Mi pare perlomeno singolare, anche in termini iconografici, ritenere che il crocifisso violenti alcunché; se c’è qualcuno che riceve violenza è il soggetto che alla croce è inchiodato, non coloro che lo guardano, a meno di non reputare che la raffigurazione in oggetto sia eccessivamente cruenta per la sensibilità di taluno, il che suonerebbe ancora più ridicolo, anche alla luce di quella cultura delle immagini di cui lo stesso autore del post discuteva qualche giorno fa.

    FF cita un intervento della Suprema Corte del 15 dicembre 2004: nessuna legge impone la presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici. Ecco, cosa dovrei ricavarne, secondo le statuizioni della Cassazione? Che siccome la presenza del crocifisso non è obbligatoria, bisogna toglierlo qualora esso sia presente? Questa conclusione esprime un non sequitur, come già rilevato poco sopra.

    Prima di ciò, peraltro, l’autorevole corsivista di Libero (e, preciso, lo scrivo senza alcuna ironia) dice che “sparirà insomma ogni uso & consuetudine che non sia armonizzato con la lettera del diritto positivo”.

    Io mi auguro, al riguardo, che egli abbia torto, ma, al di là di questo, non mi è chiaro come si dovrebbe intendere l’armonizzazione in parola, posto che – a tutta prima – sembra essa possa legittimamente evincersi sussistente soltanto nel caso in cui non già eviti un contrasto della tradizione (usi e consuetudini) con il diritto positivo, bensì consista nel fatto che la menzionata tradizione venga esplicitamente disciplinata dalla normativa vigente, mediante un’espressa previsione di quella “consuetudine”, che – si badi – non sarebbe più tale proprio per via della richiamata previsione.

    Non sto qui a tediare su come il giuspositivismo sia sorto senza necessitare una negazione della precedente concezione medievale del diritto (opinio iuris ac necessitatis, fondata appunto sugli usi e consuetudini, eccetera, eccetera), mi permetto solo di ricordare, tornando all’armonizzazione, che se con essa si stabilisce quanto sopra descritto, si finisce per annichilire tutte le tradizioni, che perderebbero la loro stessa ontologia, poiché una consuetudine che diviene norma di legge, semplicemente, non è più consuetudine.

    Per rimanere ancora sul punto in esame, faccio notare che FF illustra una serie di usi e consuetudini (ma lo stesso varrebbe anche per i simboli) religiosi che dovrebbero venire meno in omaggio alla più volte richiamata armonizzazione. A titolo esemplificativo, FF cita: l’obbligo del crocifisso, l’ora di religione, il diritto delle chiese di scampanare. Ora, mi chiedo e gli chiedo: come individuare un criterio che abbia insito un limite operativo a questa “pulizia”? Non mi pare sia così scontata, la sua ricostruzione. A ben vedere, infatti, in assenza di quel limite, si potrebbe stabilire che tutte le statuette delle varie madonne e madonnine sparse per la campagna e la montagna nostrana (ed altresì presenti in molte vie e vicoli degli italici borghi) debbano essere rimosse perché offensive di un ben possibile diverso punto di vista religioso. Anche quei piccoli santuari, in effetti, sono espressione di una tradizione e sono senz’altro visibili da chiunque si trovi a percorrere i luoghi nei quali essi sono posti (pertanto potrebbero, come un crocifisso, urtare la suscettibilità di un ateo o di un mussulmano). In altri termini: sono siti in zone pubbliche; esattamente come è pubblico (questo, il criterio?) il suolo su cui sorgono le chiese. E allora, che si fa? Andiamo con le ruspe a buttare giù mezza Assisi? Me lo immaginavo diversamente, un uso sapiente del denaro dei contribuenti.

    Passando ad un altro aspetto del problema (non sollevato da FF), si consideri l’argomento secondo il quale i non-cattolici possono avere il timore che la presenza del crocifisso, in certi ambienti (scuole, ospedali, tribunali), li discrimini: è pretestuoso, perché i cattolici mica vanno in giro con una targhetta attaccata al braccio che li qualifica come tali; cioè: non sono riconoscibili in base a segni distintivi (salvo il caso del clero). Del resto, è pieno di insegnati, medici e magistrati che non sono, loro stessi, devoti a santa romana Chiesa.

    V’è dell’altro: il crocifisso è sì un simbolo religioso e non solo “appartenente alla tradizione, storia e cultura” del nostro Paese, ma è anche quello, non fosse perché la religione è un elemento della storia, tradizione, eccetera.

    Inoltre, ci si potrebbe riferire, con il crocifisso, al cristianesimo, prima che al cattolicesimo. E la dottrina cristiana non è così facilmente ed immediatamente scindibile dalla storia, cultura e tradizione giuridica. Di più: molti principi cristiani ispirano direttamente la nostra sfera giuridica. La Costituzione, per esempio, nella sua parte fondamentale contiene diversi principi giusnaturalistici che altro non sono se non la traduzione scritta di valori fondanti la nostra civiltà e molti tra essi coincidono con quelli caratterizzanti il cristianesimo: mica l’hanno scoperto i costituenti, il principio sancito nell’articolo 3 della Carta fondamentale, tanto per dire.

    La sentenza dei giudici di Strasburgo afferma, poi, che la supremazia di una confessione religiosa sulle altre offende a propria volta la libertà di religione. Anche qua sembra di essere innanzi quantomeno a un’esagerazione. Non solo: compare di nuovo quella tentazione basata sul desiderio di estirpare, mediante un’esegesi delle norme cogenti, una “reale” supremazia di una confessione sulle altre, confondendo, in tal modo, una superiorità intesa come prepotenza con quella che invece è, più banalmente, una tendenza (religiosa) maggioritaria. In questo senso, la predetta supremazia comporta solo la lettura di un dato di fatto che si vorrebbe, con il diritto, piegare ad un malinteso egualitarismo, piatto e puramente formale. D’altronde, nella rincorsa di questa esasperata mistificazione del concetto di uguaglianza (religiosa), si dovrebbe predisporre l’abrogazione dell’articolo 7 della Costituzione, che stabilisce un rapporto normativo della Chiesa con lo Stato attraverso il Concordato. Ora, non si tratta di una corsia preferenziale (indebita) per le solite sbandierate ragioni? E allora, se così fosse, a quale conclusione pervenire, se non all’assurdo che la Costituzione è in contrasto con se stessa?

  15. Facci, hai dimenticato di citare quanto stablito dal Consiglio di Stato nel 1988: “il crocifisso, o più esattamente la croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della Cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da specifica confessione religiosa, le norme citate, di natura regolamentare, sono preesistenti ai Patti Lateranensi e non si sono mai poste in contrasto con questi ultimi. Occorre, poi, anche considerare che la Costituzione Repubblicana, pur assicurando pari libertà a tutte le confessioni religiose, non prescrive alcun divieto alla esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come il crocifisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto, fa parte del patrimonio storico”. Il Concordato del 1984, pur stabilendo che l’Italia è unPaese laico(laico e non ateo) non ha abolito la disposizione relativa all’esposizione delle croci nelle scuole.

  16. Alessandra, il punto giuridico mi pae corretto. Ma è la premessa che è evidentemente erronea.
    Tu sostieni che l’esposizione del simbolo religioso non è una violenza fatta su chi religioso non è o professa religione diversa da quella della maggioranza. In più giungi a dire che il crocefisso potrebbe rappresentare non la religione cattolica, bensì il cristianesimo in senso lato.
    Questo non è palesemente vero. In primis perché l’esposizione nei luoghi pubblici e tanto più nella scuola pubblica sottolnea semplicemente un concetto evidente: qui noi siamo cattolici, al limite vi tolleriamo, ma sappiate che le idee e la cultura dominante qui, sono quelle del cattolicesimo. Esattamente quello che uno stato laico NON dovrebbe fare. Esattamente come era una violenza farmi recitare tutte le mattine le preghierine, alle elementari, prima di cominciare le lezioni (e stiamo parlando dei tardi anni ’70, non del Ventennio).
    In secundis perchè, data la realtà e la storia italiane (appunto), non si può verosimilmente sostenere che il crocefisso possa essere esposto in effigie di un vago “spirito cristiano”, almeno non senza sprezzo del ridicolo, soprattutto perhé l’esposizione è palesemente vestigiale di una struttura giuridica risalente a quando il cattolicesimo (e non un non meglio precisato cristianesimo) era religione di stato.
    E allora perché non esponiamo, chessò, l’effigie di Socrate o di Voltaire, altrettanto fondamentali di Cristo nel formarsi dei nostri valori e dei concetti fondanti della nostra cultura e società? Non scherziamo, si sente il rumore delle unghie sui vetri fino qui.

    Bernardo i fanatici ed invasati, ti vieterebbero il culto religioso, avrebbero qualcosa da dire sulla professione di fede che decidi di compiere in pubblico od in privato, vieterebbero le scuole private appartenenti a confessioni religiose. Qui si chiede solamente di rispettare tutti. Solo un vero fondamentalista potrebbe considerare questo fondamentalismo. E sino a prova contraria gli agnostici e gli atei non hanno mai ammazzato nessuno, cosa che non possono certo dire gli amichetti tuoi, che in nome del loro simpatico Dio hanno massacrato e cancellato dalla faccia della terra Albigesi, Monofisiti, Unitaristi, Catàri, Ariani e chi più ne ha più ne metta, senz contare qualche simpaticissimo genocidio ed almeo due o tre guerre di religione, in Europa. Questo non è fondamentalismo, è autodifesa.

  17. Se l’Italia non è un paese confessionale, non c’è alcuna ragione per offrire un vantaggio ingiusto a chi supporta una religione in luogo di un’altra.

    Se come si dice sopra ” la dottrina cristiana non è così facilmente ed immediatamente scindibile dalla storia, cultura e tradizione giuridica. ” è opportuno ricordare che per liberare l’Italia dalle pretese del Vaticano è stato necessario sparare e combattere una guerra contro il papato.

    Ed è opportuno anche ricordare che il nostro paese ha sempre avuto a che fare con il cattolicesimo, divenendo il bastione della sua ortodossia in guerra feroce con il resto della cristianità per secoli, altro che valori cristiani, ci sono cristiani che condannano il clero romano e l’idolatria delle icone e dei santi e ci sono i cattolici che ci costruiscono sopra anche i luna park come a San Giovanni Rotondo

    In Italia abbiamo sempre e solo avuto il cattolicesimo romano, assetato di potere temporale e pervicacemente impegnato a trasformare in leggi dello stato le invenzioni della chiesa, che con il cristianesimo spesso hanno ben poco che fare

  18. anche i kkk usavano la croce x far valere la loro giustiziax non parlaredei vari papi cardinali o crociati eccidi assassiniix il potere in nome della croce ma poi cosa sarà mai la croce?

  19. ..che poi, a dirla tutta, il Cristo è esistito sul serio ?
    E se si, era il figlio di Dio?
    le prove ?

  20. concordo con Facci

    @Alessandra
    LA SENTENZA – … la Corte «non è in grado di comprendere come l’esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che è associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana».

  21. I più stupidi (o furbi) sono quelli che ne approfittano per prendersela con la UE che non c’entra nulla, ma si vede che giudicano controproducente prendersela con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo

    perché questo è il vero terreno di confronto, i fan del crocifisso contro la carta che parla di diritti umani, che nella gerarchia delle fonti ha rango costituzionale, e contro la corte che giudica in base a quella carta, non in base alle leggi o ai regolamenti della della UE e non in nome o conto della UE

    chissà perché si preferisce buttarla in caciara, forse perché non ci sono grandi ragioni di diritto a opporre alla sentenza e allora è meglio far casino e far gli offesi, indicare un nemico pur che sia

  22. “Ne consegue che in linea di massima l’obbligo del crocefisso presto o tardi sparirà, come pure sparirà l’ora di religione configurata come è oggi, e sparirà il diritto delle chiese cattoliche di scampanare come altre non possono fare, e sparirà insomma ogni uso & consuetudine che non sia armonizzato con la lettera del diritto positivo.”

    “….e non voglio NESSUN simbolo religioso nelle scuole, nei tribunali e negli ospedali della Repubblica.”

    Scusate, tanto per sapere, nei simboli e negli usi & consuetudini sono comprese anche le feste religiose e i periodi di vacanza a loro associate? Con le scampanate e i crocifissi spariranno anche le vacanze di Pasqua, il lunedì dell’Angelo, il ponte dell’Immacolata, il ponte dell’Assunzione della S. Vergine, le vacanze di Natale, l’Epifania? O queste, visto che fanno comodo e non offendono i laici, saranno dichiarate kosher?

  23. eddie, secondo me le feste possono anche restare, o se ne possono istituire altre più laiche (meglio), basta che con questa scusa non ci tolgano giorni di ferie! eheh
    Poi che pasqua si chiami pasqua o vattelappesca non ha la minima importanza. Comunque ti faccio notare che negli altri paesi europei la croce non c’è a scuola, e il natale si festeggia lo stesso…furbetto

  24. non vedo perchè devo rinunciare a festeggiare il riallungarsi dei giorni (il natale), che è una festa metereologica ben prima che cristiana. a pasqua invece si festeggia la bella stagione, potremmo lasciarla come festa della primavera. Io toglierei una delle due tra i santi e l’8 dicembre, mentre metterei mercoledì delle ceneri così possiamo andare alle feste di martedì grasso senza essere riconglioniti il giorno dopo al lavoro.
    ma poi chi cazzo se lo ricorda che ferragosto è una festa cristiana?

  25. Buona parte delle feste ora dette cristiane esistevano prima di Cristo, poi il cristianesimo le ha fatte proprie. E non solo: stessa “cristianizzazione” è stata fatta ad es. con gli orisha in brasile, divinità pagane che la chiesa si è sforzata di trasformare in santi (senza grande successo).
    Questo per dire che le tradizioni e i simboli si costruiscono, si inventano, e la croce non fa eccezione. Parte della libertà di cui godiamo, forse, la dobbiamo anche a chi ha cercato di “far stare al suo posto” quel simbolo, cioè in chiesa. Che poi non lo vivrei come un confino: dove cazzo dovrebbe stare, un simbolo religioso, se non nel suo tempio? A scuola, forse? Nei tribunali? E dove siamo, in Iran?

  26. C’è gente paralizzata: perché io ho scritto cose che condividono – e però sono Facci – e Travaglio ha scritto cose che non condividono – e però è Travaglio. E non sanno che cazzo fare.

  27. Nel frattempo consiglierei a Bernardo di imparare l’italiano, prima di discutere di crocifissi, Arabia e mezze lune! Musulmani non mussulmani.

  28. Non ho problemi ad ammettere che non sono d’accordo con Travaglio. Peraltro io – che sono di sinistra – penso che Travaglio sia sostanzialmente un uomo di destra, oggi apparentemente schierato a sinistra solo perché al governo c’è una destra impresentabile (non che a sinistra si stia molto meglio, ma questo è un altro discorso).

  29. Oh Filippo, ti si insulta quando lo meriti, cioè spesso, poi quando fai un compitino facile-facile sei subito a pretendere la ola o di aver sconvolto i borghesi, che addirittura rimarrebbero paralizzati dal tuo coraggio nello scrivere ovvietà

    Se domani scrivi che il sole sorge ad Oriente speri ti applaudano come ‘insultano quando dici che il sole è ad Arcore?

    Ti ricordo che qui l’unico paralizzato sei tu, sei l’unico che alle domande sgradite non risponde, chiude i commenti e scappa

    Sei una delusione enorme, potevi startene zitto, ma hai preferito provocare e fare la solita figura da pirla e a suggerire che tra voi due forse quello con le ragioni migliori sia Feltri, ricordi come ha liquidato le tue lagne dopo la fuga/cacciata da Il Giornale? Ricordi quelle frasi taglienti alle quali non hai saputo e voluto dare risposte?

    gna’ fai…

  30. Condivido ogni virgola di quel che ha scritto, anche se altrove mi becco epiteti poco graditi per nessun motivo.
    Sulla laicità non è la prima volta che dice cose sensate, gliene va dato atto.
    Saluti.

  31. Fam, hai ragione: Travaglio in altro paese d’Europa starebbe a destra, dove peraltro stava prima del secondo ventennio. E Filippo Facci a sinistra. Solo che gli fecero uno sgarro in gioventù: gli toccarono il Craxxxi. Da allora ha giurato odio sempiterno a coloro che tanto osarono, e come Diego Abatantuono nel film il “Ras del quartiere” urlando “viuleeeeeenz!” li assalta, poveretti. E dovunque essi stiano, Facci sta all’opposto. Solo che ora si trova in compagnia di figuri loschi e imbarazzanti, orridi e ributtanti ma, non essendo nè un Rutelli nè un Capezzone ed possedendo molto molto molto amor proprio, non sa come uscirne.

    Torna di qua, Filippo Facci, non ti devi giustificare di nulla, nemmeno delle mèches :DD

  32. E’ solo la seconda volta che commento un tuo articolo Filippo, ma per l’ennesima volta mi trovo d’accordo con te, nonostante le differenti visioni politiche.
    Ti esprimo nuovamente i miei più sinceri complimenti per il modo in cui riesci ad essere, nonostante tutto, una persona che esprime sempre le proprie opinioni, senza niente sentirsi minimamente in dovere di seguire la linea officiale della tua parte politica.
    La maggior parte dei giornalisti dovrebbe cercare di imparare dai tuoi atteggiamenti come mantenere un’indipendenza di pensiero sempre più rara.
    Grazie, e buon lavoro

  33. Caro Facci, come dissi anche in passato, non ho alcuna remora a convenire con lei ove riconosca la sua ragione. Come non ho alcuna remora a dire tranquillamente che Travaglio, in questo articolo, dice cose che non solo non condivido, ma sono anche abbastanza abnormi (figura storica, Cristo? L’ha deciso lui? Ma soprattutto, Cristo il primo a sacrificarsi quando avrebbe potto nicchiare? E Socrate chi era? Un passante?).
    Di solito è il contrario, infatti ciò non toglie una iota alla mia stima per Travaglio quando parla di accadimenti politico/giudiziari. Si chiama libertà di pensiero. Ma, paralizzato? Non direi proprio.

  34. Mi piace vedere la disinformazione di chi dice che ad oggi il crocifisso non sarebbe obbligatorio. E’ vero che non c’è nessuna legge che lo prevede, ma lo prevedono invece un sacco di regolamenti ministeriali, regionali, o anche semplici regolamenti d’istituto; che poi nessuno li applica è tutto un altro paio di maniche, ma fatto sta che finché tali regolamenti ci saranno, l’infervorato credente di turno potrà imporre che vengano rispettati alla lettera.
    Non a caso la signora che è ricorso aveva chiesto di toglierlo ma le era stato rifiutato perché previsto da qualche regolamento.

    Inoltre lo Stato ricorrerà con la scusa che lo stato italiano non sarebbe una stato laico ma concordatario, il che significa implicitamente che il Concordato prevede in un qualche modo l’affissione obbligatoria del crocefisso, altrimenti non si capirebbe che razza di argomento per l’appello sarebbe.

  35. “lo prevedono invece un sacco di regolamenti ministeriali, regionali, o anche semplici regolamenti d’istituto”

    liberissimo di citarli quando li trovi, si ha notizia solo di una disposizione in merito, risalente a prima della seconda guerra mondiale

    ; che poi nessuno li applica è tutto un altro paio di maniche, ma fatto sta che finché tali regolamenti ci saranno, l’infervorato credente di turno potrà imporre che vengano rispettati alla lettera.
    Non a caso la signora che è ricorso aveva chiesto di toglierlo ma le era stato rifiutato perché previsto da qualche regolamento.

    “Inoltre lo Stato ricorrerà con la scusa che lo stato italiano non sarebbe una stato laico ma concordatario, il che significa implicitamente che il Concordato prevede in un qualche modo l’affissione obbligatoria del crocefisso”

    Implicitamente? Il Concordato non fa menzione del crocifissi nelle aule

    “altrimenti non si capirebbe che razza di argomento per l’appello sarebbe.”

    Infatti non è un argomento, lo stato non può restringere la tutela dei diritti umani invocando un accordo con uno stato estero, ci mancherebbe altro…

    gli accordi tra Italia e Vaticano (ma anche tutti gli accordi e tutte le leggi) quando contrari alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo sono da considerarsi nulli, visto che la Dichiarazione, quella sì, ha rango di fonte costituzionale

  36. Ci terrei, en passant, a ricordare che il Vaticano, la Dichiarazione Dei Diritti Dell’Uomo, non l’ha mai sottoscritta (nonostante abbia emesso dei francobolli in occasine del 60esimo aniversario della sua promulgazione) e questo perché non ha mai accettato il punto in cui si riconosce libertà di culto, nel territorio dello stato aderente.
    Il che spiega perchéil Vaticano non aderisce pienamente all’ONU, ma ha lo status di “osservatore”.
    Questo, tanto per chiarire con chi si ha a che fare (se ce ne fosse ancora bisogno)

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