Mistero della fede

Poco più di una settimana fa Luca Sofri sul suo blog raccontava il dramma che stava vivendo la famiglia del giornalista Antonio Socci: sua figlia – Caterina, 23 anni – era entrata in coma a seguito di un improvviso e misterioso arresto cardiaco, e ancora oggi le sue condizioni sono purtroppo precarie. Luca segnalava il modo in cui Socci utilizza il proprio blog per aggiornare lo stato clinico della figlia e per creare un’aggregazione di fedeli. Da allora, anch’io ogni giorno ho dato un’occhiata a quel blog, un po’ per informarmi sulle condizioni della ragazza, un po’ anche perché sinceramente incuriosito da questa “forma di partecipazione”, che magari ha anche un nome, ma che non conosco.
Io non sono ateo, ma non posso nemmeno considerarmi un cattolico praticante, e così leggevo quei post di Socci, i suoi appelli di preghiera collettiva e i commenti di altri persone, amici, ma sopratutto fedeli che magari non conoscono neppure Antonio Socci e la sua famiglia, e mi rendevo conto di quanta forza può dare la fede in momenti drammatici come questo, al punto tale da aggiornare in modo continuo e argomentato un cazzo di blog. Alla luce di tutto ciò, ecco che certi interventi, certi pensieri di Socci e di altri devoti come lui che in passato avevo interpretato e classificato come forme estreme di fanatismo e, in un certo senso, di esibizionismo, acquistavano un valore diverso. Questa volta c’era lui, c’era la sua famiglia, c’era sua figlia, in coma, non uomini e donne sconosciuti e “usati” per rappresentare il suo credo. Malgrado ciò il suo tono e le sue parole non cambiavano, e nonostante certi episodi che, laicamente, continuo a considerare di “folklore” (come la visione della Madonna di Medjugorje – proprio quella lì, non un’altra, quella – da parte di una veggente chiamata a pregare per la ragazza), la sua speranza e la sua fede cristiana erano dominanti.
Anch’io negli ultimi tempi ho avuto i miei problemi, non tragici come il coma di un figlio, ma pur sempre drammatici e complicati. Di fronte a questi eventi le miei reazioni erano di disperazione e imprecazioni contro il destino ingiusto alternati a lampi di ottimismo provenienti da scampoli di buon senso e forza di volontà. In quei momenti mi è sicuramente mancata quella forza d’animo che credo solo la fede riesce a dare.
Non so come finire questo post e, per la verità, non so neppure perché l’ho iniziato. Voglio solo dire che sono vicino a Socci e alla sua famiglia e, non potendo pregare per loro, per quanto poco possa servire, saranno nei miei pensieri.

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50 Commenti

  1. Punti di vista, io lo trovo vergognoso. Se non sbaglio anche su giornali tipo libero o il giornale, ha scritto pezzi del blog per dire le stesse cose, e se per un anno non pensi alla povera bambina malata, ti rendi conto che dire che ha visto atei convertirsi e pregare è disgustoso. Solo un cattolico può scendere così basso, un ateo non direbbe mai che ha visto una persona gettare via la sua fede per qualche ragione, e non lo userebbe per confermare le sue convinzioni.

  2. Trovo sorprendente come alla maggioranza dei credenti sfuggi l’ironia di un dio buono che infligge tanta sofferenza gratuita. La loro reazione automatica è piuttosto quella di cercare di corromperlo (caratteristica immancabile, la corruttibilità, in una divinità) con delle preghiere.

    E non mi si venga a giustificarla con il fatto che serve alla salvezza di altri. Queste cose non si fanno sulla pelle di bambini!

  3. Ma saranno un po’ fatti di Socci? O ogni occasione è buona per insultare i cattolici o per trovare da ridire?

    Capisco l’invadenza delle gerarchie, ma in questo caso anche la vostra non è male.

  4. Il dolore e la disperazione non sono atei o credenti. Sono solo dolore e disperazione.
    Una persona li vive e agisce come meglio crede.

  5. E a corredare il post di EmmeBi google ads ha pensato bene di proporre la miracolosa medaglietta della Madonna dei Miracoli.
    “Tutte le persone che porteranno questa Medaglia riceveranno grandi grazie, specialmente portandola al collo”
    …mah…

  6. sette anni fa ho avuto anch’io un arresto cardiaco in seguito a una fibrillazione ventricolare: me la sono cavata con una fortuna sfacciata (mi trovavo già in pronto soccorso e la percentuale di sopravvivenza in ambiente ospedaliero è meno del 2%) e due giorni di coma; stranamente da allora non ho “guardato la mia vita con occhi diversi” e la mia fede già traballante, ha subito un definitivo collasso. Credo che non ci sia una regola e di fronte alle difficoltà anche chi dice di aver fede si dispera; penso sia meglio affronatre tutto con le proprie forze, senza palliativi

  7. Sinceramente, senza voler essere polemico a tutti i costi, non compredo veramente il senso di questo post. Se, appunto, in passato, avevi giudicato certe parole, certe affermazioni e certe prese di posizione di Socci, come fanatismo, allora non capisco lo stupore nel notare che anche parlando di sua figlia egli usi le stesse parole. Se uno è un fanatico, unfanatico rimane, appunto.
    A meno che, invece, non ritenessi il fanatismo di Socci falso e puramente strumentale.
    A me questo resocontoi fa tristezza, non mi colpisce particolarmente. Mi conferma solamente che neppure davanti ad una così grande tragedia personale, il fanatismo religioso smentisce se stesso.
    E questa, mi dispiace, non è forza, a menodi voler considerare forza quella del mato che continua imperterrito a tirare testate contro il muro. Non dimentichiamo che questa grande forza data dalla fede, che poi null’altro è che incrollabile ed impermeabile convinzione dell’essere nel giusto a prescindere, è poi la stessa che ti fa considerare l’altro un peccatore, un miscredente, un diverso, un sacrificabile (fate vobis, nella storia delle religioni su questo argomento,veramente, non c’è che da inserire un termine a piacere nello spazio libero) a prescindere.

  8. Certo non si può biasimare Socci se mescola pubblico e privato. Il termine strumentalizzare (che mi era venuto in mente in un primo momento e che comunque non mi è mai piaciuto) diventa inefficace in un caso come questo in cui l’obiettivo, se vogliamo, “politico” (convertire qualcuno, creare una comunità) diventa parte della consolazione ed è un aspetto essenziale della fede. Detto questo, la ragazza è stata portata in un ospedale, non a Medjiugorie. La fede, per chi ce l’ha, integra, non sostituisce il buon senso.

  9. Concordo con chi sostiene che questo sia un post insulso. Il miglior favore che si possa fare a Socci in questo suo momento difficile credo sia tacere.

  10. @procellaria
    è Socci stesso a sollecitare interventi, raccontando la propria storia in un “luogo pubblico” come la Rete. siccome suscita sentimenti contrastanti in chi lo legge (dico anche all’interno della stessa persona) questo post, per quanto irrisolto, a me non è parso del tutto inutile.

  11. E’ buffo però come i tempi cambino e cambino anche le reazioni dei cattolici: secoli fa i fedeli si sarebbero concentrati più sulla colpa, causa della disgrazia, che non sull’eventuale miracolo della guarigione.
    Adesso si autoassolvono da soli.

  12. la cosa strana è questa:

    se il malato, oggetto delle preghiere e della intercessione dei fedeli presso la divinità, guarisce, allora dio esiste, la fede muove le montagne e blablabla

    se il malato muore, nonostante fede e preghiere, nessun fedele si fa venire un dubbio

    certo che quando dio gioca in casa, fa quel che vuole

    laicamente e ateamente, auguri dal profondeo del cuore alla ragazza

  13. Io trovo questo post espressione di rara sensibilità, e l’ho apprezzato molto. L’autore è riuscito ad andare al di là delle sue idee (giuste o sbagliate che siano) e ad entrare nel cuore del dramma umano che si sta consumando nella famiglia di Socci.
    Io trovo il suo modo di vivere questo dolore più che legittimo, soprattutto per un cattolico, per il quale la preghiera comunitaria ha un senso fondamentale. Si può essere d’accordo o meno, ma noto che come sempre molti commenti sono sguaiati, tirano in ballo tutto il cattolicesimo, la sua dottrina, allontanandosi dal tono del post.
    Se mi è concesso un umile parere, penso che la “vicinanza” di EmmeBi sia già una preghiera.

  14. Sinceramente,io invece trovo assai sguaiato utilizzare il proprio innegabile dolore per fare proseliti. Punti di vista, naturalmente. L’unica differenza è che io per mia natura di agnostico devo accettarli, discuterli, magari, ma non apoditticamente rifiutarli. Però non è una differenza da poco.

  15. Complimenti per questo post, soprattutto perchè scritto proprio su questo blog. Agnostici ed atei integralisti sono uguali ai cattolici integralisti: antiliberali ed antidemocratici, privi del minimo senso di pietà umana. Proselitismo perchè chiede di pregare per la figlia?Siamo all’apoteosi delle stronzate.

  16. sono inorridito dai commenti qui sopra, una ragazza è in come, suo padre chiede di pregare per lei e voi avete il coraggio di dire tutte queste stronzate.

    è proprio vero che il pensiero laico moderno è il vero oscurantismo della ragione

  17. Proselitismo perché Antonio Socci si augura che arrivino conversioni. E’ perfettamento coerente, cosa può dire o fare un cattolico se non pregare, unirsi ad altri che pregano e discorrere con loro di ciò che condividono e credono, ossia fede, speranza (carità)? Non vedo perché aspettarsi qualcosa di diverso. Non vedo perché pretendere qualcosa di diverso. Il dolore è dolore. Quando arrivano certi venti gelidi siamo tutti irreparabilmente nudi. Non penso più che a noi atei spetti una medaglia perché sopportiamo il peso dell’esistenza senza il doping, penso che siamo tutti uguali.

  18. Impariamo ad inorridire di ben altro, ben più serio, e cerchiamo d’imparare che chi fa del proprio dolore atto pubblico è sempre da disprezzare e da guardare alla distanza. Il dolore esiste da quanto esiste l’uomo. I modi di esternarlo sono i più vari e variegati, ma chi lo prova per davvero lo tiene per sé e per sé solo. Se lo condivide, lo fa nel privato, assieme a coloro che per natura gli sono vicini – non necessariamente parenti.
    Schiaffare un dolore come questo in un mezzo pubblico come la Rete equivale a fare un cartellone messo su un autobus o ai lati di una autostrada: fa schifo.
    E’ la supponenza del cattolico becero, che usa il dolore per continuare a rimestare in quel putrido calderone del “bene che viene dalle preghiere”, dove trovi pezzi di “dio ha scritto la tua strada”, e “siamo le pecorelle del signore” et similia.
    In paesi dove la religiosità è qualcosa di più intimo e meno politico di quanto non lo sia in Italia, la malattia e la morte hanno uno spazio privato, silenzioso, di rispetto. Qua da noi applaudiamo ai funerali.
    Sono triste – e al contempo furioso – al pensiero che un essere umano che soffre divenga strumento di propaganda nelle mani altrui e temo che ne vedremo ancora tanti, sacrificati sull’altare di un’improbabile “atto” di fede.
    Per quanto riguarda il post: me lo sarei tenuto per me e l’ho trovato profondamente inutile.

  19. @barynia: sacrosanto il fatto che uno ci faccia quello che vuole, ma che a me faccia schifo come lo fa, come in questo caso, credo di essere ancora libero di dirlo.

  20. scusa michele se mi permetto, ma non ti sorge il dubbio che la tua possa essere intolleranza bella e buona?

    “Schiaffare un dolore come questo in un mezzo pubblico come la Rete equivale a fare un cartellone messo su un autobus o ai lati di una autostrada: fa schifo”

    è esattamente quello che succede in qualsiasi paese italiano con gli annunci mortuari affissi in giro.
    magari anche la nonna vedova che esterna agli altri il suo dolore vestendosi interamente di nero ti fa schifo?

    ma che vuol dì? è proprio di qualsiasi cultura esternare un dolore anche privato.

    allora direi che tu puoi dire che ti fa schifo come io posso dirti che il tuo mi sembra un commento fuori luogo, rientra tutto nella libertà di espressione.

  21. Che dire…io la fede credo di non averla, ma 15 giorni di coma iniziati con una dichiarazione di morte da parte dei medici con tanto di mega esperienza al confine tra vita e morte o che ne so, chiamatelacomelavoletevoi, non mi hanno reso credente, anche se, quando potei tornare a camminare sui miei piedi, nei lunghi pomeriggi ospedalieri facevo qualche viaggetto nella cappella dell’ospedale e mi sedevo tra i banchi vuoti. In silenzio. Religione o no, credo che l’essere umano abbia bisogno di credere in qualche cosa di più grande, che poi, viene mediato dalla proprioa cultura. Bhò, io la penso così.

  22. Silvestro – di solito i nomi propri si scrivono maiuscoli – scusa tu, ma i tuoi argomenti mi paiono decisamente molli.
    Esternare un dolore tramite un abito o tramite un annuncio mortuario non ha niente a che vedere con chi, del dolore, ne fa un uso “improprio”, come nel caso del succitato blog.

    La donna che vive il suo lutto vestendo di nero per il resto della vita testimonia una forma di lutto che – comunque – rimane privato, poiché la suddetta non passa il sacrosanto giorno a fermare passanti a cui chiede di pregare per l’anima dei suoi defunti.

    Ribadisco il concetto, così magari se devo essere tacciato d’intolleranza allora che venga fatto a ragion veduta: se esternare il mio dolore significa farne un uso improprio, imponendolo alla comunità e coinvolgendovi – suo malgrado – la persona che ne è direttamente colpita nel corpo e nella mente, usando il suo simulacro a fini che nulla hanno in comune, allora dico e sottolineo che questo è schifoso. E’ la stessa schifosa azione che è stata compiuta da tutti coloro che si sono messi a recitare rosari davanti all’ospedale che celava il corpo martoriato di Eluana Englaro e a dare dell’assassino al padre; lo stesso becero e gretto uso della “cristianità” che fa agire in modo allucinante certi medici anti-abortisti che accusano di omicidio la donna che ha fatto una scelta così assoluta; la stessa mancanza di pietas di coloro che si segnano il petto e parlano di un dio di cui non sanno nulla, del quale ripetono parole a pappagallo e che è buono solo quando si è in chiesa e ci si scambia il segno di pace.
    Sì, è vero, sono intollerante, profondamente intollerante verso l’ignoranza, la supponenza, l’idea di essere i “benedetti del signore” che devono fare proselitismo sul sangue e sul corpo di qualcun altro. Com’è già successo, del resto.

  23. Come ha già fatto notare qualcuno, è inutile aspettarsi qualcosa di diverso, infatti. Utile è sottolineare come sia inutile farlo. E come altri prima di me hanno già detto: ognuno col dolore ci fa quello che vuole, ma questo non significa che non si possa criticarlo. O il dolore dà diritto a fare qualunque cosa?
    Quanto alle accuse di iliberalità ed antidemocraticità, sarebbero divertenti se non fossero insultanti.
    E in base a quale strano principio affermare la propria critica sarebbe illiberale od antidemocratico? O forse, nella coscienza di questi democraticissimi figli del cattolicesimo, ad ogni critica dovrebbe seguire un editto coartante? In effetti è la lnea politica della Chiesa, ma tranquilli, chi è democratico e liberale davvero, non pretende di fare leggi per impedire agli altri comportamenti che non gli piacciono.
    Quanto all’apoteosi delle stronzate, mettiamola felicemente nel cesto delle critiche democratiche e liberali.

  24. caro Michele, sono pigro e scrivo qualsiasi cosa in minuscolo, perdonami.

    io credo che avere una figlia in coma possa far uscire di testa chiunque e credo anche che socci abbia scritto ciò che ha scritto sulla reta in perfetta buonafede.

    eviterei di paragonare il fatto in questione agli antiabortisti che insultano la donna che fa una scelta del genere e chi manifestava davanti alla clinica dove stava la englaro.
    lo eviterei per un semplice motivo: sono cazzi di altri. come nel caso di chi si avvale della 194 o come di beppino englaro.

    ti ricordo che chi sta in coma è la figlia di socci.

    allora bisognerebbe far chiarezza nella propria testa prima di far battaglie per la libera scelta, perchè battersi per una libera scelta non significa battersi per quella propria e basta.

    altrimenti diventa una guerra tra bande, non trovi, Michele?

  25. Caro Silvestro, non c’è di che.

    Ti ricordo che tu non sai se io possa o meno avere trascorsi analoghi a quelli di Socci ed aver dovuto avere a che fare con analoghi o maggiori dolori del medesimo.

    Quello che tu ricordi a me, qualcun altro lo ha scordato.

    Magari ti do ragione sul fatto che la mia tirata in merito di antiabortisti e altro fosse un po’ “forzata”… enfasi scrittoria mal indirizzata…

    Infine: il battersi per una libera scelta ed il battersi per la propria sono concomitanti, non sono processi separati. Io mi batto per la libera scelta, ma non posso esimermi dal portare testimonianza della mia.

    Alla fine si rispettano tutte, ma – come tu hai scritto qualche post fa – è tuo diritto sacrosanto dire che scrivo stronzate.

    Per Aspera Ad Astra.

  26. Michele, ognuno ha avuto dei dolori ed ognuno li ha vissuti come ha creduto. è molto probabile che la mia cultura a proposito sia molto più simile alla tua che a quella di socci.

    socci nel dolore dimostra di essere coerente, cazzo questo è preoccupante ma è decisamente un punto a suo favore.
    e chiede e non obbliga nessuno a pregare, cosa da non sottovalutare.
    è ovvio che per me è come se un avvistatore di ufo mi chiedesse di invocare la luna rossa di vega.
    ma la cosa mi fa pena, non schifo, come mi fa pena chiunque abbia una figlia di 23 anni in coma.

    trovo il post molto umano e rivedo quella sorta di invidia verso chi la fede ce l’ha che mi ha preso quando ho vissuto il mio di dolore.

    ad augusta per angusta ;)

  27. Diciamo che l’integralismo non è mai condivisibile ed è di questo che stiamo parlando non di una ragazza in coma, della condivisione di un dolore o di come ognuno di noi reagisce di fronte alle batoste della vita.
    Mi chiedo, per esempio, se Socci sia mai stato anche solo sfiorato dal dubbio che i debolissimi segni di miglioramento di Caterina, siano merito dell’equipe medica che la sta seguendo.
    Ecco, tutto qui.

  28. Sì ho scritto del Signor Englaro. Non sul blog che ho adesso.
    Per ragioni mie mi sono sentito molto vicno alle sue motivazioni così come mi sono anche chiesto se fosse giusto agire in quella maniera.
    E la mia risposta, che è mia e quindi vale per quello che vale, è che ogni persona reagisce come può e come crede e si affida alle poche certezze che ha.
    E nessuno può giudicarlo e spesso chi giudica la sofferenza non sa nemmeno dove sta di casa.
    Naturalmente è solo la mia opinione

  29. Se tu lo hai fatto, che te ne venga reso merito. Ma dubito che il buon Socci e gli amici suoi abbiano fatto altrettanto.
    Detto ciò, il punto in questione non è se il dolore spinga o meno a fare pazzie. Il punto è che chi è fanatico, pure di frnte ad un tremendo dolore (indiscutibile) rimane un fanatico. Che poi è quanto era crittonel post originale. E la mia considerazione è: ebbene? In che modo questo vi stupisce?

  30. Mi sono letto il blog del Socci.
    Lui parla tanto degli effetti benefici della fede e della preghiera, anche io li ho notati: finalmente sul blog ha smesso di spalare merda sugli atei, miscredenti, progressisti, laicisti per dedicarsi esclusivamente alla Madonna.

  31. perchè dire che solo la fede (se ho capito bene intendi quella religiosa e in particolare quella cattolica) può dare una tale forza d’animo (dando per scontato che si tratti di forza d’animo…)
    nessuna esperienza equivalente che poggi, ad esempio, sulla fiducia in se stessi, in altri o nella semplice serena accettazione della vita così come si manifesta sul nostro terribile pianeta (basato sul mangiarsi a vicenda per sopravvivere, intendo, grande dono di un eventuale dio disumano)?

  32. Non reggo Socci e la corrente cattolica che rappresenta (ne ho conosciuti troppi in Universita’ Cattolica del S. Cuore) e, seppur incuriosita, mi sono trattenuta dall’andare a leggere il suo blog. Percio’ non conosco il tono che ha usato, quale grado di incitazione alla preghiera abbia raggiunto o se si auguri di rappresentare con la sua esperienza – in particolare direi l’esperienza della figlia – una moderna “via di Damasco”.

    D’altra parte stare qui a pontificare su quale possa essere la modalita’ migliore per esprimere il proprio dolore mi sembra alquanto futile.

    Idem cercare di stabilire quale tipo di fiducia o fede (in Dio, in se stessi o quel che si vuole) garantisca la giusta forza d’animo per affrontare le avversita’ della vita.
    Al limite si puo’ stabilire il grado di superstizione con cui ci si approccia alla preghiera (prego ergo i miei problemi svaniscono)

    Un cattolico sano dice “Dio dammi la forza” (mica risolvimi la vita) esattamente come un ateo si concentra nel ritrovarla in se’.

    In questi mesi, ho avuto la fortuna di ritrovare in una situazione difficile e dolorosa un clima di sobrieta’, di partecipazione sentita ma delicata, che certamente e’ alieno allo spirito dei tempi.

    E’ stata una boccata d’aria fresca tra le lacrime, e proprio nel famoso ospedale che aveva sulle lenzuola il timbro della mia universita’.
    Non l’avrei mai detto.

    Insomma, sara’ la temperanza ritrovata, sara’ che dopo alcune esperienze tutto diventa relativo (forse la cara Francesca prova lo stesso), ma lo straparlare dei cattolici fondamentalisti quanto degli ateisti (:-)) mi sembra un fastidioso brusio di sottofondo.

  33. Chissà se si può guardare, da laici, un cattolico senza l’occhio intransigente dei fanatici religiosi. Mentre leggevo il post ero attraversato – credo – dagli stessi dubbi e dagli stessi sentimenti di EmmeBi, bel post.

  34. Ma Dio dunque aiuterebbe, se proprio gli gira bene quel giorno, solo chi lo prega?

    O aiuterebbe talvolta anche qualcuno che di Lui se ne frega o non Gli crede?

    E quelli che Lo invocano e non sono aiutati?

    E cos’è ‘sta cosa che qualcuno lo aiuta e qualcuno no, visto che saremmo tutti figli suoi?

    E perchè se le cose vanno bene, è merito di Dio e se vanno male, anche la scienza ha i suoi limiti?

    E se i disegni di Dio sono imperscrutabili, ma Lui è onnipotente, non potrebbe disegnare un po’ meglio e non infliggere tanto dolore?

    E se esiste quel libero arbitrio che poi porta alcuni lontano dal premio della vita eterna, perchè non ce lo limita, visto che ci ama tanto e conosce il futuro?

    E come fa un Dio infinitamente misericordioso a destinare a un castigo eterno un essere umano le cui colpe, per quanto terribili, non sono infinite?

    E visto che il credere è fortemente condizionato dall’ambiente, perchè fa nascere qualcuno in ambienti favorevoli e altri no?

    E che razza di premio eterno è essere ammessi a mirare il Suo volto?

    Non poteva invemtarsi un premio eterno un po’ più allettante, tipo le sette vergini dell’Islam?

    E che senso ha valorizzare la fede se mezzo mondo non ha mai potuto conoscere la Sua parola?

    E che cazzo di fregnacce ci conta la Chiesa da 2000 anni, che poi crea dei disturbati mentali che vogliono riprodurre nel mondo la logica ssurda delle fregnacce apprese?

  35. “E che senso ha valorizzare la fede se mezzo mondo non ha mai potuto conoscere la Sua parola?” sull’altro mezzo mondo si stanno applicando da un bel pò mi sembra.riusciranno a fare strike prima di armageddon?

  36. Il caso di Socci – a cui va la mia simpatia ed augguri, riinnesca tuttavia subito l’inevitabile processo di riscontro di quanto certi “presunti” diritti ( a che? alla vita? all’essere solo un tubo escretorio?… a cosa?) discendano da solidi presupposti di “intrinseca giustezza”, che incorporino cioè quella universale, reale “solida incontraddicibile ragionevolezza” tipica delle leggi di natura (le sole che hanno una incontraddetta insidacabilità), o non siano piuttosto l’ennesimo subdolo modo di contrabbandare come universali opinabili ed infondati pseudo-valori emanazione del consueto gratuito semplicismo religioso.

    Dunque, quello della “libertà personale” è un sacrosanto diritto… e circa il quale tutti si dicono d’accordo. Poi ci sarebbe il “diritto alla vita”… (bah!) ma anche qui il consenso è totale ( anche da parte di coloro che sterminano: vi spiegheranno che in ultima analisi lo fanno per la vita). Abbiamo una valanga di diritti e pseudo diritti, ma non abbiamo il diritto… di essere “liberi” di morire… ma neppure abbiamo il diritto di scegliere se o meno venire in questa “valle-di-lacrime” caricandoci d’ufficio dell’onere di un peccato originale per qualcosa che non abbiamo fatto (visto che non c’eravamo). Di che razza di “diritto alla libertà” stiamo allora parlando? se così grossolanamente tocca quello che è il più primordiale ed elementare dei diritti: quello di voler esser(ci) o non esser(ci)???… Che senso può mai avere il “diritto di un altro” a mettermi al mondo”, magari senza mezzi o talenti personali, “to suffer the sling and the arrows of an oltrageous fortune” senza il “contrappeso” di almeno potermene uscire se proprio non mi va?

    Diranno i soliti illuminati, quelli che sanno cos’è buono per noi (cioè, quello che è buono “per loro”), che testamento biologico ed eutanasia sono cose da aborrire per tante (non) ragioni tra le più diverse, la cui caratteristica comune è di essere opinabili e contradittorie. Ma come può mai essere un valore universale intoccabile il criterio: “soffri come un matto tanto da desiderare di morire? Bene… è meglio per te soffrire come un matto che non”. Ma fatevi i fattacci vostri e soffrite come vi pare: io invece me ne voglio andare, e niente importa se al mio posto voi voleste… e potreste… invece restare. Io voglio scendere quando mi pare.
    Fiona Petito

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