Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso) /20

Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso)(…continua /19)

–  Pronto?

– 

–  La prego, risponda!

– 

–  E’ riuscito a prendere nota delle coordinate?

– 

–  Mi dica di sì, per favore… Pronto?

–  Sa che questa è la più brutta teiera che abbia mai visto?

–  L’ha trovata! Non ci credo! L’ha trovata!

–  Se non sapessi già che è l’unica rimasta, direi che è la più brutta teiera sulla faccia della Terra.

–  Perché è stato zitto tutto questo tempo? Lei non ha nemmeno idea di quanto fossi preoccupato.

–  Ci abbiamo messo un po’, considerando che oltre al suo cattivo gusto in fatto di teiere, la sua informazione su quel quartiere di Londra da cui partirebbero tutti i meridiani era totalmente inutile.

–  Greenwich?

–  Quale specie senziente calibra l’intero sistema di mappatura geografica del proprio pianeta partendo dal parco pubblico di un quartiere di periferia di una delle proprie città più grosse?

–  E’ perché il Royal Greenwich Observatory si trova lì dalla fine del milleseicento: l’abbiamo preso come punto di riferimento, e gli altri ci hanno seguito.

–  Vediamo se ho capito: non siete riusciti a mettervi d’accordo su un’unica entità soprannaturale che governi il vostro pianeta, ma che lo zero passi quasi sopra casa sua sì?

–  Come avete fatto a trovare Greenwich?

–  Non l’abbiamo trovata.

–  E come siete riusciti a raggiungere la teiera?

–  Lei mi aveva accennato a un sistema di posizionamento tramite satelliti…

–  Il GPS.

–  Quello. Ne abbiamo catturato uno.

–  Avete catturato che cosa?

–  Un satellite.

–  Forse intende dire che vi siete impossessati di un satellite.

–  No, proprio catturato. Anzi, a dire la verità ne avevamo fatti prigionieri due, ma con il primo ci è andata male.

–  In che senso?

–  Non c’è stato modo di estrapolargli alcuna informazione oltre al nome e alla matricola.

–  Forse perché i satelliti non parlano?

–  Parlano eccome, se uno ci sa fare. Ma quello era un satellite militare.

–  Non fa una piega.

–  Il secondo, invece, pareva parecchio depresso, e si è arreso senza fare resistenza.

–  Depresso?

–  Più o meno: ci ha implorati di chiedergli un’informazione.

–  E vi ha detto dove si trova Greenwich?

–  No: gli abbiamo dato le coordinate e ci ha portati proprio sopra casa sua.

–  Bene.

–  …ma solo dopo averci raccontato la sua triste storia.

–  E cioè?

–  E cioè che quando ve ne siete andati l’avete lasciato lì da solo: sostiene che più o meno da una ventina d’anni nessuno gli chiede come arrivare da un posto a un altro. E’ piuttosto arrabbiato.

–  Il satellite?

–  Ancora trema. E devo aggiungere una cosa…

–  Dica.

–  Uno può anche decidere di partire e non tornare mai più, ma non si lascia tutta quella spazzatura in orbita attorno a quello che una volta era il proprio pianeta!

–  Cosa avete trovato?

–  Praticamente, dal momento che la Terra non ne aveva, gli avete costruito attorno degli anelli artificiali di immondizia.

–  Questo mi sembra esagerato, ora…

–  Non esagero affatto. Sa quanti oggetti orbitanti di fattura indiscutibilmente umana abbiamo contato?

–  No, non riesco a immaginarlo…

–  Quasi 35.000. Di questi, solo il 35% era ancora più o meno in funzione: gli altri 22.689 erano in evidente stato di abbandono. E stiamo parlando solo di quelli grossi. Era una scena raccapricciante.

–  Addirittura.

–  Le dico solo che per trovarli è stato sufficiente seguire una straziante cantilena di sospiri e piagnucolii.

–  Vi siete imbattuti in una formazione di satelliti depressi?

–  Lei cosa farebbe se la accompagnassero nello spazio, aprissero il portabagagli e la scaricassero lì, da solo, per anni, senza batterie di riserva, e poi scappassero via?

–  Non bene, in effetti. Ma questo perché sono un umano e provo dei sentimenti: i satelliti, invece, sono macchine, macchine fatte di pezzi di ferro e, soprattutto – si prepari alla rivelazione – non sono senzienti. Ed è proprio questo il motivo per cui non possono piangere, sospirare, bofonchiare, restarci male, sentirsi soli e, in cima a tutte queste cose, parlare.

–  Senta, è qui al mio fianco: ci abbiamo fatto amicizia, ci ha detto come si chiama, e le posso assicurare che è in uno stato pietoso. Fortunatamente non può sentire le sue cattiverie.

–  E come dice di chiamarsi?

–  Tom.

–  E di cognome?

–  Tom.

–  Tom e basta?

–  No, Tom due volte.

–  Se gli passa un secondo la cornetta provo a parlargli io e le dimostro che un satellite è solo una macchina incapace di capire quello che ci stiamo dicendo io e lei.

–  Credo abbia qualche problema strutturale a reggerla.

–  Gliela avvicini all’orecchio. O almeno a quello che a lei sembra un orecchio.

–  Ecco, questo… Questo sembra un orecchio. Ci provo.

–  Ditemi quando avete fatto.

–  Vada. Ma mi raccomando: tenga conto della situazione e usi un po’ di tatto.

–  Ciao Tom!

–  Buongiorno…

–  E’ un piacere fare la tua conoscenza.

–  …la temperatura è stabile attorno ai 15 gradi. Traffico inesistente su tutta la rete stradale e autostradale. Inserire il percorso preferito.

–  Tom, io volevo solo farti qualche domanda, tutto qui. Mi spiace che i miei copianetari ti abbiano abbandonato lassù.

–  Punto di arrivo definito: lassù. Ora, definire punto e orario della partenza.

–  Tom, non ce l’ho un punto di partenza: ti sto parlando da 44 anni nel passato, e non devo andare da nessuna parte.

Cancello il punto di arrivo precedentemente scelto?

–  Non lo so, Tom. Sì, cancellalo. Io volevo solo dirti…

Ora proseguire diritto. Poi, al secondo incrocio, a destra.

–  Tom, non c’è nessun incrocio e non devo andare a destra…

–  Cancellazione svolta a destra: programmazione itinerario alternativo. Evitare i caselli?

–  Esattamente come immaginavo: sei programmato a ripetere una trentina di frasi di cui nemmeno capisci il significato. Perché che non lo capisci quello che ti sto dicendo, vero Tom?

–  Se possibile, effettuare un’inversione a “U”.

–  Appunto. Senti, Tom, ripasseresti la cornetta del telefono al signore che c’era lì prima?

–  Signore, credo che voglia parlare di nuovo con lei. Io ci ho provato, ma sembra proprio che, per quanto io mi possa sforzare, il mio interlocutore non riesca a superare un preconcetto che fonda le proprie radici su una tradizione di presunzione e inguistificato senso di superiorità.

–  Chi ha parlato?

–  Era Tom, ovviamente, perché?

–  Quello col tono da professorino tedesco che parlava di presunzione, preconcetti, eccetera eccetera?

–  Le dico che era lui. Qual è il problema?

–  A me ha dato solo indicazioni stradali.

–  Lo vede che non ci è portato a instaurare rapporti con altri esseri viventi?

–  Le ripeto che un satellite non – è – un – essere – vivente.

–  Sa che cosa sta facendo in questo momento?

–  No.

–  Si sta strusciando contro la mia gamba e sta… Ha presente quella cosa che mi ha raccontato prima, quella che alcuni animali del vostro pianeta fanno quando sono felici?

–  Fa le fusa?

–  No.

–  Scodinzola?

–  Ecco, quello.

–  Facciamo così: siccome so che non crederei alla scena che mi sta descrivendo nemmeno se la vedessi con i miei occhi, mi dice invece come siete riusciti a trovare le monete e la teiera in così poco tempo?

–  In che senso?

–  Nel senso che l’ultima cosa che ricordo di averle detto sono state le coordinate: lei è stato in silenzio qualche secondo, poi è tornato e la telefonata è continuata normalmente. E’ riuscito a inserire la nuova moneta?

–  Mi sembra ovvio che sì.

–  Lei però mi sta raccontando che nel lasso di tempo che ha trascorso in silenzio siete riusciti, nell’ordine: a trascrivere le coordinate; rapire un satellite e minacciarne un altro; ascoltare la straziante storia della vita di uno dei due; localizzare Londra; arrivare a Ladbroke Grove; scavare; trovare la teiera; constatarne la bruttezza; tornare alla cabina telefonica e inserire le monete. Mi spiega come avete fatto senza dover tornare indietro nel tempo?

–  Non siamo tornati indietro, l’abbiamo fermato. Non le avevo detto che fermarlo è permesso?

(continua… /21)

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10 Commenti

  1. Io capisco la tua avversione per Brutta Teiera®, ma non credi di esagerare un tantinello? Pretendo una seconda chance per Brutta Teiera®!!! Non può apparire solo in un cameo… e poi, scusa, a proposito di CULT, manca un doveroso omaggio a Tragicomica Segreteria Telefonica® e Baricco®!!!

    P.S.: comunque, sappilo, formerò su FB il gruppo Fan di Brutta Teiera®

  2. Trovo tutto molto godibile, e sorprendentemente arguto. Volevo solo raccontare uno strano fenomeno: da quando ho iniziato a leggerlo ho avuto un retropensiero costante, qualcosa di vago relativo all’identità dell’interlocutore terrestre. Ho come avuto la necessità di associarlo a qualcuno, e stasera di colpo ho capito. Ho sempre pensato che fosse Michele Serra. Naturalmente la cosa non ha alcun senso, però fenomenologicamente è proprio andata così. Chissà se è successo ad altri e che identità ha fatto popup.
    Grazie

  3. Beh, avere la controprova non è difficile; basta fare irruzione in casa sua e sequestrare le teiere®.

  4. sequestrare le …. non e` che siete un movimento eversivo come quelli che liberano i nanetti da giardino, eh?

    .. intanto vado di la` a nascondere le mie teiere ® …

  5. Complimenti! Divertente e originale, lettura molto scorrevole, ti prende la situazione ed arrivi a fine capitolo senza accorgerti… aspetto il seguito grazie!

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  1. ritagli di .mau.
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