Gomorra e il complesso di Edipo

gomorraAlla fine Gomorra non va a Hollywood.

Battuto ai Golden Globe Awards (dominati dal “Millionaire” di Danny Boyle) il film di Garrone è stato anche escluso dalla lista dei candidati quali Migliore Film Straniero al ben più sospirato Oscar, categoria nella quale concorreranno sia il pluripremiato film indiano dell’autore di Trainspotting (che ha beneficiato della pubblicità involontaria dei recenti assalti terroristici a Mumbai) che l’opera cartoon Valzer di Bashir, centrato sulle guerre israelo-palestinesi e sul ricordo del massacro di Sabra e Chatila dell’82.

Come per certi processi controversi, per l’esclusione di Gomorra attendiamo fiduciosi di conoscere le motivazioni della sentenza.

Il film era stato idealmente messo in scontro diretto con il film israeliano, che ha prevalso. Non abbiamo idea di come l’Academy faccia le sue selezioni. Se siano più artistiche, più commerciali o più tutte e due. Di certo se ne facessimo una questione di esposizione mediatica del soggetto, la palude della criminalità campana non poteva davvero competere, nell’audience globale, con la recrudescenza della violenza nella striscia di Gaza, neanche se agli americani avessimo spiegato per mesi  i recenti cazzi amari della giunta Jervolino, del costruttutore Romeo e delle registrazioni in stile Michael Clayton che hanno accompagnato la caduta dei vertici campani del Partito Democratico Veltroniano.

A noi Gomorra era piaciuto, molto. Immaginifico ed eloquente, coraggioso, con scene che già dopo la prima visione rimangono nella memoria (citiamo a caso: i bambini che guidano camion nella discarica, i baby gangster che provano i kalashnikov in riva al mare e che vengono trucidati sulla spiaggia, l’omicidio e la rivolta al quartiere Vele di Scampia). Echi di realismo o neo-realismo, supportati da una scrittura netta (e utile) come quella che invocava Fellini ne La Dolce Vita, quando mischiava la realtà in attesa di mischiare la finzione di 8 1/2.

Ma soprattutto un film importante e necessario.  Nauseati da trent’anni di cultura cinematografica che ha sopravvalutato il “messaggio” (di solito una moralina catto-comunista) rispetto alla forma, abbiamo finito per trascurare del tutto il valore semantico e politico di certe pellicole in mezzo al rumore bianco del cazzeggio filmico contemporaneo. Gomorra dice la verità. Non solo. E’ importante sì per quello che dice, ma anche per come lo dice e soprattutto per il solo fatto che lo dice. Ergo Sum. 

L’impressione sulla tela napoletana (o campana, o meridionale, come vi pare) che Gomorra lascia nella memoria andava dipinta, prima o poi: adesso è li, in cornice. Girare lo sguardo dall’altra parte o discutere della cornice è un gesto intellettuale irrilevante. E’ irrilevante dividersi e spipparsi all’infinito sulla presunta (ma chi si ne frega, no?) vanità dello scrittore Saviano come se una debolezza umana dell’autore distogliesse dallo sguardo dell’opera. Come se oggi discutessimo l’arte di Picasso basandoci sulla sua (non proverbiale) simpatia o sulla sua fedeltà (non pervenuta) con le donne. Come se affermassimo che la Mercedes di Di Pietro era più importante di Mani Pulite. Come se affermassimo che le lettere del corvo di Palermo fossero più rilevanti di Giovanni Falcone.

Gomorra dice lo verità. Lo sanno tutti. Sul film si possono avere opinioni estetiche discordanti, come per tutta l’Arte, ma la verità tutti dovrebbero riconoscerla. Se non in America, almeno qui da noi. Se il film fosse andato agli Oscar ci avrebbe aiutato a globalizzare, ad eternare, ad elaborare quel male napoletano, campano, meridionale che potremmo definire “le mal du Golfe”.

I delusi, come noi, saranno tanti ma non troppi.

Non alludiamo solo della lobby cinematografara napoletana (più impegnata su altre poetiche, soi disant), non alludiamo solo alle sparate fuori bersaglio di quell’ex produttore toscano (Cecco da un occhio) che dice che Gomorra è solo un documentario, non un film. Ci riferiamo a certe convenienze politiche a che non si sporchi, nemmeno con uno schizzo, l’immagine nero-seppia del Meridione Italiano, a certe propagande mono-colori del foklore da cartolina, a certa baldanza/cacionerìa da Italiani nel Mondo Channel (che l’Italia è ancora quella del Columbus Day a NY, al massimo si arriva a Caruso); a certi micidiali pudori provinciali e conformisti che già armavano di veleno, negli anni ’50 e ’60, le penne di politici improvvisati critici: il Giulio Andreotti su Umberto D.  (“i panni sporchi vanno lavati in famiglia) o il Luigi Scalfaro sulla Dolce Vita (“ma questa è una sconcia vita!”). Ci si scandalizzava a morte, si gridava all’attentato alla sicurezza dello Stato e della morale se qualcuno alzava il tappeto per fare uscire la polvere.

Di sicuro l’esclusione di Gomorra non dispiacerà troppo a molti, troppi, napoletani. A quella maggioranza napoletana campione nell’arte del distinguismo (“comunque non tutti i napoletani sono così”, “attenzione a non generalizzare”, “attenzione a non rovinare l’immagine internazionale…”, etc.) che ha trovato essa stessa il suo campione (e stopper)  nel calciatore campione del Mondo: Fabio Cannavaro.

A Cannavaro  indirizziamo una accorata quanto modesta lettera sul complesso di Edipo e Mamma Napoli. Una Mamma difesa per feroce gelosìa, fino alla morte (civile) della stessa:

Ai Napoletani (come Saulo, eh)

Se pensate davvero di essere migliori, e magari lo siete, non lamentatevi di come vi dipingono gli altri. Perché vivete in quella realtà, non vi ci hanno messo come in un presepe. Potete scappare da lì e realizzarvi altrove, nel mondo, oppure potete combattere, dove siete, a prezzo di riconoscere il vero nemico, a nominarlo, ad accettare di vederlo immaginato e rappresentato da altri. Imparate a dire che Napoli è una bella città, come ce ne sono altre. Non che è la più bella del mondo, che non è vero. Perché ha davvero troppi problemi. Perché ha una coscienza nera, nerissima. Sforzatevi di dimenticare tutti i vostri pregi, che altro non sono che i gemelli dei loro difetti. Uscite dal personaggio. Uscite dal luogo. A Napoli la Camorra c’è. E molti non solo la approvano ma ne fanno parte. La scriteriata assenza di una omogenea politica di controllo statale ha delegato di fatto la gestione della cosa pubblica ed economica ad un mondo parallelo di zii, fratelli, figli, padri, madri, che finisce per gestire pure le attività legali ed è diventata talmente necessaria che se a Napoli la Camorra sparisce, è crisi economica vera. Dire che a Napoli la Camorra non c’è o che tutti i napoletani non sono così è  come dire che a Las Vegas non ci sono giocatori d’azzardo. Continuare a distinguere, a rimanere intrappolati nell’ipocrisia è come vivere all’ombra di un ricordo, di un santino. E’ come non crescere mai. E’ come rimanere schiavi di una madre che non lascia mai crescere i suoi figli. Lasciandoli continuamente con il senso di colpa, con l’obbligo millenario di difendere il cadavere dagli insulti e dalle male parole. Napoli è il più grosso complesso edipico degli ultimi tre secoli. La Città Madre vuol for farsi fottere dai suoi figli mentre il Padre se ne è andato da un pezzo, se mai c’è stato. Non se ne può più dei napoletani che sfasciano il buon senso e la decenza e si rifugiano dietro l’improvvisazione ed una presunta poesia. A Napoli ho visto intelligenze vertiginose rinchiudersi dentro il recinto di “pizza, sole e mare”. Non ditemi che Napoli è Poesia. Non dite che Napoli è fantasia. Uccidete la madre. E sarete liberi.  Ci sono molti napoletani che sbagliano e fanno ‘e camurriate. Molti li approvano. Molti li disapprovano ma languono nel fatalismo. Alcuni li combattono. Molti vorrebbero vivere in una città migliore. Ma non è solo un’immagine della città. E’ la città. Uccidete la madre. Siate liberi.”

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38 Commenti

  1. bel post! non ho visto il film, sto fuori, ma il libro era forte. E cmq l’italia é tutta un paese putrido, napoli é solo un po’ piú putrida del resto…Ho letto ultimamente “il ritorno del principe”, sul sistema italia, e fa paura…

  2. Per essere liberi non occorre per forza un matricidio, seppur questo, della “madre interiore”, alla quale- mi pare- si alluda. E poi, “le madri morte” le si portano comunque dentro- per l’ennesima volta- cliché.
    Si dovrà continuare a ribadire che a Napoli non tutti sono camorristi fin quando ci sarà un cretino che ce lo ricorderà e no, non è per complesso, per molti di noi, ma per un’etica di verità, per presentarci nel modo più veritiero ed integro all’altro che non sempre sarà un interlocutore intellettualmente “attrezzato” per parlare con un napoletano a prima vista.
    Io Napoli semplicemente me la tengo, come mi tengo che sono bella e che ho i capelli neri e gli occhiali quando non porto le lenti a contatto. E come mi tengo che sono polemica, spesso dispersiva, e poi giù ancora tutti i miei difetti.
    Chi si difende Napoli in modo ingenuo e omertoso è il medesimo provinciale che si difenderebbe lo spritz o l’alca setzer quando era giovane o l’olio di balena in qualunque altra parte del mondo.
    Napoli lascia poco spazio all’immaginazione perché la camorra, sì, è tutta vera, ma ci sono troppi imbecilli fuori affinché possa dirsi che se oggi piove non vuol dire che non batte mai il sole.
    La verità è che Napoli è diventata (o è sempre stata)come l’India o, chessò, il Bangladesh, per cui o la si ama “al di sopra di tutto” e con gli occhi intrisi di una nostalgia ancestrale(il tono è appositamente barocco) e anche con un certo piglio intellettuale giustapposto, o la si ignora/schifa solo all’idea: “Poverini quelli là..tu non hai idea”.
    Ma -per favore- non dimentichiamoci mai di tutti i cretini intorno che non sono da meno ai figli mammoni e al loro cordone ombelicale che, ebbene sì, non staccheranno mai (anche perchè sennò Mario Merola non ci/vi ha insegnato veramente niente).

  3. Come al solito splendida, donna Mora.

    P.S. Quando mena quel pallone rind’a rezza
    Vac pazz vac pazz per Lavezzi.

  4. Personalmente mi pare che quest’analisi politico sociologica sia condotta con criteri “interni”, cioè gli stessi che caratterizzano gomorra e la critica italiana che l’ha osannato. attenzione: anche io l’ho trovato un bel film, ma, in realtà, un grande aiuto viene dal fatto di aver letto il libro.
    contestualizziamo la visione di gomorra, NON DOPPIATO, presso un pubblico internazionale, elitario, un po’ glamour e a los angeles. come potranno apprezzarlo? ne coglieranno quelle cose che solo noi vediamo?
    diciamo la verità a noi italiani è piaciuto perché senza dubbio è un grandissimo atto di denuncia che CI rende indelebile una realtà che il nord disprezza, schifa e odia (e quindi apprezza il film che la illustra, un po’ come si guarda un documentario) e che il sud cerca di negare (i campani sono peggio che omertosi, sono negazionisti dell’evidente).
    ora, invece, l’academy e anche i giornalisti della stampa estera accreditati (giuria del golden globes) premia i film migliori.
    gomorra da questo punto di vista manca di “universalità”. walzer con bashir, non so. ma the millionaire sicuramente ce l’ha.
    peraltro, io, personalmente ritengo che l’episodio del sarto possieda invece questo carattere universale, cioè la epica del talento mortificato, della rinuncia al bello generata dal sistema criminale che tutto mortifica, anche la iniziativa individuale, come un totalitarismo. gli altri “episodi” invece ne sono carenti, essendo in reltà più cronacistici.
    the milionaire, sotto questo profilo è più forte, ovvero il film, senza dirlo, ma attraverso il racconto di immagini e dialoghi, assume carattere di grandiosità e di affresco umano universale. amore, riscatto, amicizia tra fratelli, e verità, soprattutto, verità sopra la finzione.

  5. Credo che l’esclusione del flilm dagli oscar possa essere interpretata solo in un modo:

    Al-resto-del-mondo-del-sud-d-italia-non-frega-un-cacchio.

    Grazie

  6. Concordo con V.
    Io ero certa che Gomorra non potesse ambire all’Oscar.
    Et ita est.

  7. no, Barynia, nessun vittimismo, mi hai frainteso.
    Ero scettica nel vero senso della parola.
    Gomorra non era da Oscar, secondo me (per tipologia, estensione di tematica, eccetera, eccetera) e mi colpì molto quando ad esso fu proposto.

    -Marziano,
    complimenti per come hai scritto dell’episodio del sarto.

  8. Marziano,

    credo che Gomorra esprima valori universali perché il degrado dell’umanità, la criminalità, la violenza siano universali che gli americani conoscono ancora meglio di noi.

    Sarebbe stato un riconoscimento ad una scuola di cinema, quella napoletana, che oggi è l’unica novità almeno in campo europeo e potrebbe riproporre l’italia ad un gradino più alto a livello internazionale.

    Gli americani guardano cmq i film con i sottitoli. Credo ci fosse tutto. Anche a Scorsese ed altri del giro il film è piaciuto molto. Invece mi dicono le peggio cose della banda Baider Meinhof.

    Io non vorrei dire…ma di sicuro al film è mancato un certo tipo di appoggio politico…e non mi stupisce…se l’Italia intera lo avesse sostenuto riconoscendolo come suo forse a quest’ora agli Oscar ci stava…

  9. Scorsese non è che fosse un biglietto da visita eccezionale, con quello che ci ha messo lui a prenderlo un Oscar (giustamente, yawn). Neanche Mediterraneo di Salvatores mi pare fu particolarmente appoggiato, ma vinse ugualmente.

  10. a me dispiace che Gomorra non sia andato nella selezione Oscar perchè è un film tosto. Immagini poetiche come quella della palude e dei kalashnikov, del sarto che vede Angelina Jolie con il suo vestito, il valore documentaristico del viaggio nelle viscere delle Vele, la piscina sul tetto del palazzone. In questo sono d’accordissimo con jonkind.
    Sull’aspetto di “politica cinematografica” e sulla “scuola napoletana” non so…

    LA NON INTERNAZIONALITA’ DEL FILM? Ma scusate, una scena come quella del contadino malato di cancro, con la famiglia che mentre lui muore si mette d’accordo con il fucking broker dei rifiuti-Toni Servillo per fargli scaricare altra munnezza nelle sue terre? La pesca (il frutto) che fèta di munnezza? Non sono per caso degli universali, la spregiudicatezza dell’affarista che calpesta uomini dii e terre, l’ingenuità del giovane apprendista spregiudicato e il suo riscatto una volta giunto alla consapevolezza del male? Non è un universale, la forza della prepotenza che lotta contro il giusto, usando l’arma dello spirito mafioso?

    Per tutti questi motivi, oltre che per altri motivi squisitamente cinematografici (il colore, la fotografia, la qualità della regia, la poesia delle scene, la costruzione delle scene, il ritmo, quel nonsoche che fa di un film un oggetto artistico che ami e al quale ti affezioni)
    mi dispiace che Gomorra non sia andato all’Oscar. E poi lasciatemelo dire, con la estrema presunzione di chi “critica un film senza prima vederlo” (sono figlio unico, come mio fratello che non c’è. rino Gaetano docet)
    davvero Gomorra è peggiore del film svedese, della panzana tedesca, della pallosità cinematografica francese??? ma dai….. [sfogo intelletto liberatario liberato]

    Gomorra è un film internazionalissimo, sia per qualità cinematografica che per contenuto. L’aberranza della cattiveria umana, la delicatezza della sopravvivenza delle rose nel deserto, il potere sporco del capitale asservito ai bassi istinti: sono tutti concetti sempre più globali, altro che localismo….

    viva gomorra, un film che farà storia.
    chisenefrega di sti premi, sappiamo come funzionano, sappiamo quali equilibri ci stanno dietro…..

  11. 1) moltissimi capolavori del cinema non hanno mai nemmeno sfiorato l’Oscar. In compenso film mediocri, compreso Mediterraneo, l’hanno vinto. Già il fatto che l’Oscar premi per statuto i prodotti USA fuorchè uno, il fatidico film straniero, la dice lunga sul fatto che il valore di un’opera cinematografica prescinde totalmente dal riconoscimento oscaristico.
    2) mi dispiace per morosita, che stimo fino al desiderio carnale (rinfocolato dalla descrizione che fa di sè). Ma il senso del post, ovvero la giustificazione come regola di vita del Sud (non solo di Napoli), il voler sempre credere di salvarsi in corner e per eccezioni, lo stare dentro a un percorso coatto a volte innocuo e a volte no, è proprio arrivato alla frutta, al caffè, all’amarino. E soprattutto al conto. La soglia di illegalità e inciviltà del Sud ha superato il livello critico da quel mo’. Ovviamente non tutti eccetera: ma anche l’aria inquinata fino all’irrespirabile mantiene parti di ossigeno: ma non abbastanza. Il Sud si piace. E crede di fregare il resto del mondo. Ma, specie in tempi in cui si va a vedere le carte per verificare se c’è un poker o è un bluff, tempi di crisi, dove conta portare un mattoncino senza accampare storie e pretesti di ogni risma, di ogni tempo e di ogni logica, non se ne può più.

    Il film è bello, Gomorra, dico. Ma Millionaire lo è di più, secondo me.

  12. poche seghe: gomorra è davvero uno dei pochissimi film italiani degli ultimi dieci o vent’anni che può vantare una statura artistica alla pari con i capolavori internazionali, altro che muccino, altro che salvatores. è un film che parla di camorra, va bene, m lo fa toccando temi universali: come i film di rossellini, di de sica, di fellini, come tutti quei film – così profondamente italiani, così “nostri”, e allo stesso così internazionalmente capiti, e amati – che hanno reso grande il cinema italiano. e scusate se è poco.

  13. C’è stato negli ultimi giorni una campagna di comunicazione negativa sul film, e accuse “non rappresenta l’Italia”che ha inciso in modo notevole, la canditura del film non è stata sostenuta, il film inutile negarlo crea un imbarazzo politico e credo di potere dire che è stato fatto di tutto per fare in modo che non fosse scelto, rimane un gran buon film

  14. Gomorra è un brutto film. Può piacere solo a chi è interessato all’argomento, ma come film non ha particolare fotografia, movimenti di camera, sceneggiatura, musiche o montaggio. E’ poco più di un film per la TV con una sceneggiatura approssimativa.
    Il libro è un’altra cosa: è scritto bene, racconta usando in modo efficace il linguaggio narrativo, ha ritmo. Il film era solo una fanfiction mediocre e affrettata che cavalcava l’onda di un buon successo letterario (meritato sia per la forma che per i contenuti). Un esempio di film meritevole, forse non da Oscar ma meritevole, che tratta temi difficili? Persepolis! Gomorra non lo meritava: non basta che l’idea di fondo o il soggetto siano buoni, deve esserci una certa qualità formale.

  15. bah, credo anche io che come film fosse un pò troppo esclusivo, e che, salvo informati ed interessati, non riuscisse a colpire come invece ha fatto l’anomalo romnanzo di Saviano. ho preferito decisamente la banda Baider Meinhof.

  16. @uriele: bel commento ad effetto, ma di cinema mi sa che non ne capisci una mazza

  17. @jack: uriele nel suo commento ad effetto mi pare abbia motivato in maniera dettagliata ed esaustiva le sue ragioni.

    Tu hai qualcosa d’interessante da dire a parte “non capisci una mazza”?

    Ché quello possono dirlo tutti, anche senza aver visto il film.

    Guarda che facile eh, io non ho visto il film e non ne capisco niente di cinema peró: Jack Skellington, te di cinema mi sa che non ne capisci una beata mazza.

    Visto come é facile? Argomentare invece un po’ meno.

  18. Allora mettiamola così. nel linguaggio del cinema dovrebbe esserci una cosa chiamata RITMO e Sviluppo della trama. Gomorra film è un patchwork senza un filo conduttore particolarmente solido a legare la trama. Come regia e fotografia è decisamente peggiore del lavoro di Sorrentino (non solo il divo, proprio qualsiasi lavoro di Sorrentino). Il paragone con il cinema di Fellini (sia il periodo neo-realista che quello surrealista) è azzardato e fuori luogo.
    L’unica cosa che regge veramente il film è l’interpretazione di Servillo, memorabile come sempre. Gomorra ha una struttura narrativa spezzata e frammentaria più adatta a un Mocumentario (secondo me il modo migliore di proporre con il linguaggio del cinema il libro di Saviano) che a un film simile e non ha valenza internazionale: non mi stupisce non abbia vinto un Oscar.
    Non ho detto che Gomorra è un film osceno,ma solo brutto. Ti vorrei ricordare che il premio negli anni è stato attribuito a film come:
    Scuscià e Ladri di Biciclette prima che esistesse la categoria;
    la strada, indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, 8 e 1/2, il fascino discreto della borghesia (capolavoro del surrealismo eguagliato probabilmente solo da un chain andalou dello stesso bunuel che però è un corto);
    ultimamente hanno vinto il premio il meraviglioso Operazione Bernhard e l’anno prima “Le vite degli altri”, due film con un incredibile spessore narrativo e cinematografico, nonchè dotati di sceneggiature forti e strutturate e un comparto recitativo validissimo (sì, conosco il tedesco, e in lingua gli attori si esprimono al meglio)

    Ora a parte il soggetto del validissimo romanzo di Saviano (uno dei migliori esempi di NIE secondo Wu Ming1), quali caratteristiche aveva questo film per poter competere agli oscar con i film sopra citati (o anche solo con No Men’s Land, magari non visivamente impressionante, ma con una buona regia e una struttura narrativa impressionante)?

  19. un ultima cosa, prima di tessere le lodi di Gomorra guardati il russo 12 (candidato come miglior film del 2008 insieme a Operazione Bernhard): è un capolavoro del cinema!
    (Ho qualche riserva sulla nomination di Mongol, ma forse perchè l’ho visto con uno strano doppiaggio in Russo, mentre gli altri due purtroppo non li ho ancora visti)

  20. Ovviamente non dico che Gomorra è meglio della Dolce Vita e 8 e mezzo. Ma vedo delle analogie nello stile dell’affresco e nel mischiare attori veri con attori presi dalla realtà descritta.

    Gomorra è il film della Campania criminale di oggi, come la Dolce Vita poteva esserlo della Roma degli anni ’60 e spero che ora non scatti la solita messe di distinguo…

    Per quanto riguarda il ritmo ed il filo conduttore non sono d’accordo. Non c’è un intreccio classico, lineare, forse ma per il resto non condivido chi definisce Gomorra un non-film o un documentario.

  21. Infatti per me è proprio questo il problema: Gomorra se voleva essere raccontato con il linguaggio del cinema DOVEVA essere un mocumentario (come il bellissimo “La vera leggenda di Tony Vilar”), non un documentario puro, ma un film che mischiava racconto a realtà in forma simildocumentaristica.
    Per quanto riguarda l’intreccio io non ho visto una decostruzione studiata della trama, ma solo una frammentazione atta a mettere in risalto gli elementi salienti (una trama non lineare e decostruita è quella de il DIVO che mischia fantasia realtà e scene acronologiche con un mix studiato).
    Se ci fosse stato uno studio più attento sul piano strutturale sarebbe potuto essere un gran film, perchè le basi del soggetto erano molto solide.

    Non ti dico poi di paragonarlo a 8 e 1/2, ma anche solo a un “semplice” no man’s land o a un 12 o anche a un 9Pota, film più moderni che sfruttano a pieno il linguaggio della macchina da presa, perchè è questo che si chiede a un film per vincere l’oscar come miglior film straniero (che è un premio complessivo): saper sfruttare il linguaggio, un buon soggetto e una buona recitazione. In Italia purtroppo il patriottismo acceca il giudizio: se si guarda con occhio critico il film è costellato da moltissimi microerrori (e pochi macro bisogna essere onesti) che ne limitano la godibilità a chi non è molto legato alle vicende raccontate nella storia.

    PS: non ho mai capito cosa si intente per non-film, è una definizione che ho sentito attribuire a Gomorra, ma non ha molto senso. Gomorra è un film, ne ha la struttura basilare nonostante i difetti. A quel punto può essere solo o un brutto film o un bel film

  22. a sproposito di Gomorrah,come mai ancora nessun post relativo all’intercettazione ambientale della spedizione punitiva di quei camorristi successivamente arrestati?forse perchè si tratta di un falso a stretto uso televisivo,vero(non voglio pensare che per superiori scopi investigativi non si intervenga a fermare certe azioni omicide e venga messa a rischio la vita di passanti incolpevoli o di pregiudicati non condannati a morte)

  23. Uriele, apprezzo davvero la ampia articolazione dei motivi del perchè no a Gomorra. Ma francamente, non mi pare che gli Oscar abbiano premiato dei film così notevoli, in passato. Mediterraneo era un filmetto, folklore e poco più.
    Poi, complimenti per la competenza, ma non vorrei che alla fine l’analisi tecnica, la lettura smagata dell’opera finisca per dimenticare l’impatto visivo, emotivo ecc del film. Ripeto, non stravedo per Gomorra, ma a volte analizzare e scomporre i film (o le canzoni) con dei criteri molto tecnici fa dimenticare che c’è (anche) un senso di insieme. Quello per cui certe canzoni fatte di pochi accordinsono più belle di altre di complessità e maestria superiori, e lo stesso per i film.

  24. @Uriele
    Tendenrei a rispettare i gusti degli altri. Se si parla di racconti, cinema letteratura musica e così via, ci sono solo dei gusti e delle affinità comuni tra alcuni che non collimano con quelle di alcuni altri. Nessun punto di vista sacerdotale e privilegiato dal quale dire cosa è bello e cosa non lo è.
    Personalmente trovo quindi irragionevole pretendere di avere degli argomenti, ditemi voi: scientifici? filosofici? che dimostrerebbero che un film sia OGGETTIVAMENTE brutto. Uno può argomentare la propria esperienza di fruitore ma senza troppe pretese universali.
    A me Gomorra è piaciuto molto, e questo non dimostra niente, nè che sia bello nè che sia brutto. Che non vinca l’Oscar non dimostra nè che sia bello nè che sia brutto. Che a te non piaccia per i motivi che dettagliatamente esponi ci dice poco sul film in sè e tanto sul modo che hai di guardare i film, con la pretesa di giudicarli appunto in termini assoluti e da “competente” (addirittura!).
    E così ti lasci scappare sentenze che trovo indimostrabili tipo: il film è brutto, il libro è bello. DOVEVA essere un documentario (che cosa intendi per documentario?)
    Secondo me il tuo è un consueto impeto giovanile. Vedrai, con gli anni generalmente si arriva ad avere anche qualche pudica ritrosia nei confronti delle proprie personali convinzioni. In anni meno culturalmente confusi, il dogmatismo le persone lo combattevano, o almeno proclamavano di farlo, anche in se stessi .

  25. @ Ariel: per documentario, la definizione la trovi nel vocabolario sotto la D, nelle nuove edizioni e nei vocabolari di terminologia del cinema trovi anche Mocumentario che è il termine che ho usato ed è un po’ differente (il mocumentario romanza molto il format documentario in parole semplici). Brutto si riferisce al lato tecnico: esempio io ho visto Jesus Christ Vampire Hunter, mi è piaciuto, ma è tecnicamente un film orrendo (non brutto, proprio orrendo).
    Se tu mandi un racconto o un romanzo a un concorso, fai partecipare una cane a una gara di bellezza, eccetera… ti valutano secondo degli standard: la correttezza ortografica, la sintassi, il ritmo, l’altezza al garrese, il portamento. Se tu hai una storia bellissima raccontata con errori d’ortografia o con frasi sconnesse e senza senso o hai un bellissimo bastardino coccoloso, ma non perfetto, non ti aspetti di vincere e non dici nulla: sai come funzionano i concorsi, se non vieni ritenuto adatto per motivi di forma devi accettarlo. ( i documentari poi sono anche in un’altra categoria, ma anche per quelli è richiesta una certa forma e una certa coerenza narrativa anche se di diverso tipo)
    Per dire che un libro è bello intendo che l’autore ha stile, semplice e scorrevole, conosce il linguaggio della scrittura narrativa, ha dato un taglio cinematografico al testo e segue volontariamente una metrica per mantenere il ritmo nella narrazione.

    PS: se insieme a un’analisi formale ci metto del mio non vedo cosa ci sia di male.

    @ piti: premettendo che gli oscar sono più un premio della giuria che della critica come impostazione, un film non deve raccontare dei massimi sistemi o educare, deve narrare una storia con un certo linguaggio, non per forza essere un’operetta morale. Mediterraneo, come Nirvana, ha una fotografia molto buona, un certo ritmo e un regista capace dietro la macchina da presa: non è Arca Russa, Fino alla fine del mondo, Heimat o il pasto nudo, ma non tutti i film devono avere quella sostanza e quello scopo, alcuni devono solo raccontare (per fortuna).

  26. oh ma secondo me, sia beninteso, gomorra è un ottimo film. anche meglio del libro che alla fine tende a perdersi. il mio era un tentativo di spiegazione a prescindere da ogni dietrologia (la questione supporto / non supporto) che non accetto. certo oh millionaire è meglio. peccato perché è senza dubbio tra i migliori film italiani degli ultimi 10 anni.
    anche se io personalmente ritengo sorrentino il vero meglio.

  27. @Uriele
    Dici:
    se insieme a un’analisi formale ci metto del mio non vedo cosa ci sia di male.

    Un giorno capirai che sei tu che fai un’analisi formale, e quindi già ci stai mettendo del tuo. TANTISSIMO.
    Non importa, non ho fretta.

    Quanto ai concorsi, ritieni di aver portato un argomento valido? Ti è sfuggito che Gomorra ha vinto Cannes?
    Però non ha vinto l’Oscar.
    Urka! Come la mettiamo adesso?
    Eppure se ci fosse una misurazione facile facile come quelle che sai fare tu armato di dizionari e manuali, e che ci dice esattamente cosa è bello e cosa è brutto, una cosa così imbarazzante non dovrebbe succedere …

    ciao ciao

  28. Pienamente d’accordo con Jonkind, parlo da Palermitana, che ODIA l’atteggiamento di difesa A TUTTI I COSTI, della propria città natale anche se ci si rende conto di quanto sia “ammalata” e vi si respiri la è pseudocultura dell’omertà e dell’illegalità.
    Ho precisato che sono palermitana perchè, con le dovute differenze, napoli e palermo hanno un problema comune… proprio quello della legalità.
    Morosita a me Merola non deve , non mi ha e non mi avrebbe insegnato proprio niente.

  29. @ marziano: su questo siamo pienamente d’accordo… sorrentino è giovane ma abilissimo con la telecamera.

    @Ariel: tranquilla, mangia merda milioni di mosche non possono sbagliarsi. Fra parentesi, sai che cos’è esattamente il Grand Prix ( il premio vinto da Gomorra, che non è nè il premio della giuria, nè la palma d’oro)?
    “Il Grand Prix Speciale della Giuria è un premio assegnato nel corso della manifestazione cinematografica del Festival di Cannes al film che mostra maggiore originalità o spirito di ricerca”- wikipedia.
    Che per fare Gomorra ci sia stato un grande lavoro di ricerca non lo mette in dubbio nessuno (il lavoro di Saviano è stato magnifico come ho già detto). Il premio come miglior film straniero (o il premio della giuria dato all’opera di Sorrentino) sono premi a tutto tondo che non premiano solo il contenuto, ma il complessivo del film. Poi se vuoi continua pure con gli Urka

  30. Eh già, chi non concorda con le tue analisi formali universali, ineccepibli e indiscutbili appartiene a una specie inferiore: e quindi, dopo che armeggiando con i tuoi righelli e bignamini hai decretato il brutto e il bello che farai di noi mosche e altre specie inferiori?
    come vedi, a credere di avere la verità intasca si fa presto
    ciao ciao, vedova Speer

  31. bhè si vede che almeno agli Oscar qualcuno che concorda con la mia analisi c’è, altrimenti lo avrebbero candidato non pensi?! (incrocio le dita per Bashir quest’anno, anche se so che sarà una gara dura)

    Se vuoi che te lo dica per me fu una decisione sbagliata anche mandare il pinocchio di benigni nel 2003 (probabilmente il più brutto film in assoluto di Benigni ed in cui era totalmente fuori ruolo). Probabilmente lo hanno mandato sperando in un trascinamento emotivo dopo “La Vita è Bella” (film toccante e bello esteticamente)…

  32. Tutti i libri citati fanno schifo. Soltanto “LE INUTILI APPARENZE ” di RITA BELLACOSA é degno di essere citato e lodato.

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  1. irgendwo

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