The Classifica 49 – Ehi, ehi, guardatemi, anch’io voglio ricordare De André!!!

Buon anno! Il 2009 porta grandi novità in hit parade: Laura Pausini è n.1. Giusy Ferreri è n.2. Tiziano Ferro è n.3. Il resto della top 10 propone i nomi già in auge prima di Natale, da Irene Grandi (n.4) a Biagio Antonacci (n.10) passando per Jovanotti, Battiato, Negramaro, Giorgia, e per qualche motivo che mi sfugge, Zucchero. Ok, non c’è nulla da dire sulla hit parade, se non che è autarchica come nemmeno nel Ventennio. Sicché prendo come pretesto un anniversario e i 4 dischi di De André presenti in classifica (e destinati a salire) per parlarmi un po’ addosso. Vero, non è la prima volta – peraltro, lo fanno tutti i critici. Io sono l’unico scemo che lo ammette – così come sono l’unico scemo che sta per dichiarare cosa NON gli piace di Fabrizio De André. Ma a fin di bene.

Cominciamo da un segnale di distensione in questi tempi di guerra: sappiate che ho messo d’accordo due grandi litiganti, ovvero Frankie Hi-Nrg e Federico Zampaglione in arte Tiromancino. Tutti e due si sono incazzati con me. Il primo, perché su Rolling Stone ho scritto che mi aveva allattato le rotule quando a Sanremo, a chi lo criticava, ebbe a rispondere sventolando a mo’ di scudo Storia di un impiegato. Siccome nutro stima per Frankie – mai quanta ne ipernutro per gli avvocati di Zampaglione, che saluto – ho tentato di spiegargli le mie ragioni, che in questi giorni di celebrazioni espanse vorrei condividere con voi, o miei diletti: De André è un problema.

Nel senso che De André è un alibi. Oh, sia chiaro che gli riconosco uno spessore artistico enorme, il che non è in contraddizione col fatto che non abbia sue canzoni nell’iPod (d’altronde sono uno di quei critici che trovano legittimo canticchiare cose bieche e nefaste. So quanto male possano fare l’alcool e Luca Carboni ma ogni tanto cedo, così come cedo ai biscotti Oreo e ai Van Halen, alle patatine Sticky e a Madonna Ciccone, Iddio la stermini. I gusti personali di noi tutti sono un mistero e un segreto, e questa è la più grande verità critica che uno di noi sicofanti possa dirvi, miei cari e unici amici).

Il problema di De André è un problema italiano, è un problema dato da quello che lui rappresenta, dalla sua icona schiacciante di artista non compromesso che rifiuta i milioni di papà, sentimentalmente dolente e sociopoliticamente militante, che viene rapito e perdona i rapitori, che non si abbasserebbe a uno slancio di vitalismo cazzone come Buonanotte fiorellino o Fegato spappolato: anche quando canta Rimini, la città più pirlona d’Italia, lo fa con tono un po’ lugubre e di compassione per le umane miserie – ben diversamente da un Raf, che a Rimini va in palla per una coi sandali, come faremmo noialtri rimbambiti (cfr. Malinverno). De André è il santo cantautore di un paese necrofilo che non vede l’ora che tu muoia per renderti commosso omaggio, e un po’ se l’è cercata, essendo stato un grande fautore dell’accoppiata morte-redenzione: quando 10 anni fa è andato a dormire, dormire sulla collina, ci ha trovato metà dei personaggi della sua discografia, dagli Impiccati dell’allegra ballata a quelli che morirono a stento, dai defunti presi a prestito dall’Antologia di Spoon River all’uomo probo della Ballata dell’amore cieco; da Geordie a Miché, dall’amico Tenco (Preghiera in gennaio) a – naturalmente! – Marinella. Ha fatto più morti della strategia della tensione, lui e Francesco Guccini davvero sono i due stragisti del pop italiano.

Sia chiaro: non è un problema di De André ma mio, se lui canta i vinti e mette a disagissimo noi che forse coltiviamo il sogno piccoloborghese di essere perlomeno pareggianti e ogni tanto, meschini, ci crediamo assolti ma siamo lo stesso coinvolti e – ouch!, ecco le pantere venute a morderci il sedere. Il vero problema diffuso sta nel fatto che i libri e film e dischi che lo ricordano ci stanno assediando. Il fatto che l’altra sera lo celebrava Vincenzo Mollica e ieri sera lo celebrava Maurizio Mannoni e sabato pomeriggio lo celebrava Francesco Facchinetti, e oggi lo celebra Aldo Grasso sul corrierone dicendo che non gli va che Mollica celebri uno che lui, Grasso ascolta (a suo dire) ogni singolo giorno. Ed eccoci finalmente al punto.

Sì, il punto è questo, e se amate De André e finora siete riusciti, magari contorcendovi, a tollerare quanto ho scritto, sappiate che è QUI che vi farò incazzare. Il problema di De André è che è il pret-a-porter poetico più comodo da indossare in Italia. Che sostenere di amare De André è come giocare l’asso di briscola: chi può negarti un’anima nascosta di purissima e sofferente poesia, se dici di amare De André? E credetemi, tra le persone che mi hanno detto di amare De André ci sono alcuni dei più viscidi arrampicatori che io abbia mai conosciuto – però De André monda da ogni nequizia, come nemmeno Padre Pio (e prima o poi mi aspetto di vederlo in una fiction Rai, interpretato da Sergio Castellitto, visto che dopo Padre Pio ed Enzo Ferrari, Don Milani e Fausto Coppi, tra i tanti di cui il Paese non è stato degno e che lui ha tristemente interpretato, un cantautore gli manca). Il fatto è che se dite di amare Francesco De Gregori o Neil Young, con tutte le puttanate che hanno fatto, è evidente che vi prendete sul gobbone anche le loro puttanate, e siete indulgenti con loro come siete autoindulgenti con voi. Ma con De André, non c’è niente da perdonare. Chissà, forse ascoltando lui, davvero potete credervi assolti. E a proposito di essere assolti, se pensate che sulle navi da crociera un futuro presidente del Consiglio cantava straziato le sventure di Marinella, forse capite cosa intendo dire. Quindi, gente, credetemi: la cosa migliore che posso fare in memoria di De André è NON parlarne bene e non chiamarlo “Faber” come se fosse un mio amico: l’ho visto solo una volta in vita mia, presentava la riedizione – in duetto con Mina – di quella cazzo di canzone di Marinella, e non sapevo veramente cosa dirgli, perché come amico non so se lo vorrei, uno che non scrive né fa mai puttanate. Vuoi mettere frequentare Tiziano Ferro e andare con lui a toccare le sise alla Arcuri? Non sarà spessore artistico, ma è spessore umano.

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5 Commenti

  1. Mmmh. Mi sento come Fantozzi dopo la nota dichiarazione su “La corazzata Potemkin”. Opera cui peraltro ho dato un’occhiata giorni fa su RaiTre: interessante come un film che – poverino – ha un suo perché, sia stato bollato per l’eternità da uno che ha recitato in Pappa e Ciccia e Bonnie & Clyde all’italiana – amico fraterno di De André, putacaso.

    Sicché da un lato capisco di aver dato voce a un disagio diffuso.

    Dall’altro lato, fermo restando il mio scarso feeling con la poetica e la musica di De André (e col fatto che “Il pescatore” mi è sempre parso un elogio dell’omertà) resta vero che parte del disagio deriva da come il culto è professato e febbrilmente imposto da ambigue prefiche.

    Da un altro lato ancora (…l’ipotenusa, evidentemente),

    – MIIC, il tuo intervento è acuminato: il sospetto è che in un paese Dagospiato e Nonciclopediato e Tapirodistriscialanotiziato, non conosciamo più altra via se non lo smarrimento davanti a chi non si è prestato né alla simpatia piaciona né a quel pensiero debolissimo che da Antonacci al miticoLiga varia nei riff e nel tono – ma finisce pur sempre sulla copertina di Vanity Fair negli intervalli tra un Brad e una Angelina. Smarrimento che finisce per diventare acritico. Non so se il mio intervento fosse critica musicale, pensavo di no e ho scritto più volte: “Questo è come mi sento io”. Ma se fare critica musicale è anche capire che aria tira (e dovrebbe esserlo), forse ho seminvolontariamente colto qualche cosa di quest’aria strana. Quel che è chiaro è che di questa strumentalizzazione De André non ha colpa, e

    – TANTECOSE, il rischio da te citato è più che concreto: l’insofferenza potrebbe essere alimentata anche da un certo snobismo elitario e dalla saturazione. D’altro canto,

    – MAZZETTA, pare proprio che la saturazione nella comunicazione paghi. Se ti inimichi due snob, pazienza: chi fa più clic su internet, o più ascolti in tv, o più copie vendute o più incassi al botteghino o più punti in classifica ha ragione. Il fine giustifica i mezzi, ebbe a dire secoli fa un nostro connazionale. Ebbene De André, oggi più che dieci anni fa quando è spirato, porta su i clic (… io stesso non so se qui dentro avevo mai avuto più di 40 commenti, non ricordo). Tira più di Battisti!!!, che dovrebbe essere immensamente più (nazional?)popolare. Tutto questo vorrà ben dire qualcosa sul momento attuale. E mentre concordo con te sul fenomeno visto dall’alto (cioè la cannibalizzazione), mi soffermerei anche sulla visione dal basso (cioè il bisogno di redenzione) (imitatio Christi is SOOOOOO cool) (bisogno di redenzione che secondo me presto troverà come risposta la comparsa di un nostro Obama. Io dico che il primo che ci prova, porta a casa l’intera posta).

    Detto questo, avrei concluso. Se non per un’ultima frivola risposta a

    – Suzukimaruti, le voci sulla mia dissolutezza sono piuttosto incresciose ma vere, e pensavo che in parte ti fossero note – anche se certe ricostruzioni parziali non danno che un quadro assai meno increscioso della pasticciata realtà. Ma ai giovani che vedono in me un modello da imitare posso dire che non mi sono mai drogato (…troppo complicato) (e poi, già mi sganascio a sproposito, perché dovrei sniffare o farmi le canne?) e che a tavola sono molto parco. Ma ho due debolezze incurabili: la seconda è il tocco di prima di esterno destro, mentre la prima induce certi premier a nominare ministro delle sgallettate compiacenti. Non votatemi mai perché lo farei anch’io.

  2. vi meritate le laurepasini e i tizianiferro di oggi
    se sparate su de andrè, guccini e fossati
    (capisco anche che faccia figo ormai nuotare controcorrente
    …ma controcorrente da chi ? non sono certo i vecchi cantautori che hanno fatto i numeri grossi
    de andrè non mi risulta abbia riempito gli stadi
    men che meno guccini…. boh)

    al di là delle commemorazioni, dei coccodrilli e del marketing
    penso che sia sempre meglio una serata tv come quella di ieri sera su raitre con fazio
    che (quello si triste) festival di sanremo

  3. imho una obamata in Italia non è possibile e nemmeno credibile, gli riderebbero in faccia

    più probabile un Bossi o un Uomo Qualunque, Obama non ce lo possiamo permettere e le americanate di Uolter hanno sputtanato qualsiasi ipotesi di rifarsi alla tradizione democratica (?) americana
    comunque escluderei personaggi seri e credibili…

  4. Secondo me il finale del pescatore è ambivalente. Io quel sorriso finale del pescatore l’ho sempre letto nel senso “ti apro un sorriso da un orecchio all’altro, quindi non certo favorevole all’assassino.

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  1. cigarette electronique
  2. Quasi-top ten degli 00′s albums | schizofonia

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