La vignetta di Biani e l’aria che tira

E’ che essere un artista non è proprio un colpo di fortuna, pensavo guardando la vignetta di Mauro che ha scatenato il putiferio che sappiamo. Perché io so (proprio lo so, sono una dipendente dello Stato nell’Era Brunetta, con vista su una realtà particolarmente disgraziata) che l’aria che tira è di sconfitta, nichilismo e disperazione individuale, solitaria. Nulla di meno. E lo sanno pure le antenne di Biani, e mi basta guardarla, la “vigna” incriminata, per capire che ha capito benissimo, lui, tutto ciò che c’è da capire su come ci si sente, qua in giro.

Solo che il mondo non è fatto solo di testimoni diretti delle sconfitte, né tanto meno di artisti. Ci sono tutti gli altri – gli estranei – e loro non capiscono nulla che non sia bene ordinato, con tutti i parametri perbene al posto loro e così via. L’immaginazione non può fare miracoli. E a me pare che il problema, con questa vignetta, sia che Mauro non ha parlato a questi qua. Ha semplicemente descritto l’impotenza e la mortificazione senza limiti che io, nel mio piccolo, vedo attorno a me, a chi – ancora? – non la percepisce e, di conseguenza, può esprimersi solo attraverso lezioncine politicamente corrette: quelle che ci ispirano le cose che sono solo in TV o, appunto, sui giornali.

Io, per esempio, di scuola non parlo più, come è ovvio. Da quando i miei dati personali sono stati resi pubblici direi che non è più il caso: finirei col raccontare storie i cui protagonisti sarebbero riconoscibili, e non si fa. Molto meglio parlare di stronzate, ché così almeno mi distraggo e non ci penso, alla scuola e a quello che succede.

Però di una cosa che mi hanno raccontato posso parlarne, forse: di una collega anziana, in una sala prof che non è la mia, a cui l’altro giorno sono ceduti i nervi e ha cominciato a piangere e, da lì, è stato un crescendo in cui ha perso completamente il controllo e ha cominciato a battere la testa contro il tavolo e a mordersi le mani che pareva che si strappasse la carne e a dire che lei sarebbe morta, che alla fine dell’anno non ci sarebbe arrivata e che si sarebbe ammazzata prima, ed è stato uno spettacolo terribile, con le colleghe che cercavano di fermarla e di calmarla senza potere fare niente, proprio niente per aiutarla. Credo che in carcere, tra detenute, si sviluppi lo stesso tipo di solidarietà.

Il motivo: oh, le cose che fanno stare molto male la gente. L’accumulo di mortificazione, più che altro. Il genitore invalido che non puoi più assistere perché Brunetta ha ristretto la distanza in km che deve esserci tra te e lui perché tu abbia diritto ai permessi. L’accanimento che c’è contro di noi e che percepiamo benissimo, guarda.

Per dire, proprio oggi pensavo alla decurtazione dello stipendio che adesso ci tocca se ci ammaliamo, ed io stasera ho la febbre e, se voglio stare a casa ed evitare di passare l’influenza a mezza scuola, domani mi vedrò togliere un terzo della retribuzione della mia giornata lavorativa. E i nuovi orari relativi alla visita fiscale, per cui io domani starò a casa, appunto, e non ho la spesa fatta e non potrò andare a farla. Mangerò biscotti, chennesò. Il clima punitivo che c’è, per cui si impiantano come prassi, nelle scuole, un mucchio di soprusi su cui la Cassazione si è già pronunciata decine di volte sancendone l’illeicità, ma tanto si sa che la gente non ce la fa più, a protestare, e poi chi ce li ha i soldi per l’avvocato, visto che trovare un sindacalista che ricordi ancora quale è il suo mestiere è una mezza impresa? Non so, non ho voglia di raccontare casi o di infilarmi in analisi che un sacco di altra gente ha fatto molto meglio di quanto farei io.

Io volevo solo dire che sono stanca. Che l’entusiasmo, la voglia di fare bene il mio mestiere, mi sta diventando una specie di ricordo, e che non c’è sensazione più amara di questa. Ti perdi, proprio, schiacciata in un’immagine di te che non è tua e a cui, alla fine, ti pieghi per stanchezza e perché sopravvivere si deve. Ti va a pezzi l’identità, davvero. Non si fida di noi, lo Stato? Evvabbe’, faccia come crede. Ci arrangeremo. Ci daremo come obiettivo l’arrivare a fine giornata e al diavolo il resto. Chi cavolo ce lo fa fare.

Figurati: ci sono scuole dove non possiamo manco maneggiare la fotocopiatrice, ché si vede che hanno paura che gli rubiamo la carta. Non ci è permesso toccarla, dico davvero. E una dovrebbe preparare attività, dare materiale ai ragazzi e proporre cose facendosi precedere da richieste scritte, firmate, controfirmate, giustificate e motivate e avanzate con una settimana di anticipo? Per cosa? Perché le è venuto in mente un modo per fare imparare meglio qualcosa ai ragazzi e quindi le servono 15 fotocopie? E deve dimostrare che non li vuole rubare, i 15 fogli di carta?

Ma che andassero al diavolo tutti quanti, davvero. E qui siamo miti prof, abbiamo tutti i freni inibitori a posto, miracolosamente abbiamo ancora un lavoro (quelli di noi che lo manterranno, dico, che un 100.000 andranno a spasso) e quindi lo manifestiamo col burnout, questo senso di sconfitta totale. E sto parlando di me, che non sono in mobilità, che non ho – ancora – la devastazione sull’uscio di casa. Figurati gli altri. Poi, come dicevo, se uno ha la sfortuna di nascere artista, invece di fermarsi all’apparenza dettata dai nostri freni inibitori e dalla nostra depressione, piglia e si collega direttamente allo strato successivo, alla rabbia repressa che – state tranquilli – non viene fuori, al massimo si traduce in cancro o cose così.

Ed è uno scandalo, certo. Le cose represse non si dicono.

Ché poi arriva Gasparri e dà del violento a Biani.

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48 Commenti

  1. Hereare, guarda che stai equivocando da qualche dozzinaia di commenti.

    1) io non propugno modelli consumistici di sviluppo. Sono un impiegato comunale part time, sai che mi frega dei vezzi e dei gadget. Ho un’età e una formazione che mi pongono abbondantemente al riparo da.
    Occhei? Occhei!
    2) il fatto che uno non ritenga essenziale al vivere il tv al plasma o qualsivoglia cazzatiella proposta dal mercato NON IMPLICA (sillaba: NON IM-PLI-CA) che i mezzi economici siano comunque INGREDIENTI FONDAMENTALE DELLA VITA, DELLA SUA QUALITA’, DELLA CRESCITA UMANA DI UN INDIVIDUO E PERCIO’ DELLA SUA DIGNITA’. Il tv al plasma è una cazzata. I denti a posto o un viaggio, no. Il vivere senza essere condizionati da mane a sera dal procacciamento dei conquibus è fondamentale per la dignità.
    3) continua a non capire la concezione così astratta che alcuni solerti compulsatori di vocabolari propongono. I denti marci del figlio per mancanza di soldi del padre sono un vulnus per la dignità di entrambi. Se hai sempre creduto a dei valori sbagliati, dammi retta, non perseverare nell’errore. L’inerzia è comoda, ma porta a disastri della psiche, come osservo in te.

    Sulla vecchiaia di ieri e di oggi sono molto d’accordo con te, invece. Potrei scrivere per ore, ma per oggi basta così.

  2. Piti,
    volevo semplicemente segnalarti che Hereare ed io siamo in partenza per il “tuo” camping Zadina di Cesenatico di cui sopra.
    Lui si è già lavato le ascelle, pare, ed io sto preparando l’occorrente per la pesca al pesce ratto.
    Che fai, vieni?

  3. >Il bisogno si regge sul rapporto fra domanda e offerta. Senza offerta non c’è bisogno, al limite puoi parlare di speranza.

    — ecco, quando fate queste affermazioni apodittiche da baci perugina, io che sono uno pane e salame prima dico “urca, che saggezza”. Poi, per poter capire meglio mi faccio un esempio in testa.
    Facciamo il caso che sono nel deserto e ho sete, e non c’è il baracchino delle bibite: secondo la tranciante affermazione di cui sopra, non avrei bisogno di bere. Mah…
    Si vede proprio che non sono un intellettuale e non potrei mai fare il maestro.

  4. >nell’epoca nella quale l’avere e l’apparire ha sostituito l’essere, se non hai (beni o denaro) o non appari, vieni schifato come un incapace o uno sfigato

    — la considerazione sociale è una cosa ben diversa dalla dignità.
    In ogni caso, la soluzione non credo sia l’incoraggiare il rispetto dei maestri con i nokia nuovi di pacca.

  5. Morosita, guarda io mi sono anche tagliato le unghie dei piedi, fra l’altro ottenendo un uutensile da cucina: delle mezzelune, utulissime per fare il battutino di cipolle che ti piacerà di sicuro. E mi sono pettinato i peli del sedere.

    Ah, i bugni me li schiacci tu nel week end.

    Comincia cosìììì il secondo tempo della vita miaaa

  6. ma come cazzo fate a fare confusione fra il consumismo e le esigenze di espansione dell’io, che pure necessitano di denaro?

    Possibile che si parli di telefonini parlando di soldi? E un viaggio e qualche mese senza lavorare (per capire per capirsi…), e la cura del proprio corpo ecc

    ma uscite da questo equivoco, per visnù

  7. >andare ad insegnare con le pezze al culo oggi rappresenta un handicap notevole, molto pù di un tempo
    non tutti gli insegnanti possono poi diventare campioni in quiz tv

    da quello che ne so io con lo stipendio di un’insegnante di ruolo farei fatica a vivere in qualsiasi media città del Nord

    —- qualcuno mi dice per favore quanto prende all’ora un insegnante di ruolo con, diciamo una decina di anni di lavoro alle spalle? Grazie.
    (stipendio annuo diviso ore di lavoro obbligatorie. Non ci mettete dentro tutte le cose volontarie, i corsi seguiti spontaneamente eccetera)

  8. >continua a non capire la concezione così astratta che alcuni solerti compulsatori di vocabolari propongono. I denti marci del figlio per mancanza di soldi del padre sono un vulnus per la dignità di entrambi

    — siamo al melodramma. Le maestre di mia figlia vanno in settimana bianca e i figli fanno l’università (siamo in una cittadina e tutti sanno tutto di tutti). Non sono certo ricche ma direi che vivono una vita assolutamente nella media.

  9. >E un viaggio e qualche mese senza lavorare

    — scusa: chi può permettersi qualche mese senza lavorare?

  10. – “scusa: chi può permettersi qualche mese senza lavorare?”.

    Io posso permettermi un lavoro per qualche mese.
    Ad esempio.

  11. Mi spiego sul sogno erotico che sennò qui…..

    “Maestrine” sulla neve,
    “penne rosse” nelle tormente,
    incappottate in splendidi ermellini e visoni,
    figli biondi e perfetti che sciano senza denti marci,
    borse firmate, solitari al dito,
    capelli cotonati e vaporose in abiti di chiffon,
    mariti “pluridecorati” che le aspettano in basso alle scale modello di Caprio-Titanic,
    macchine lussuose e I-phone appeso al collo a mò di zampa del suddetto ermellino…

    wow

    quasi quasi mi faccio maestra. Vocazione più, vocazione meno.

  12. “—- qualcuno mi dice per favore quanto prende all’ora un insegnante di ruolo con, diciamo una decina di anni di lavoro alle spalle? Grazie.
    (stipendio annuo diviso ore di lavoro obbligatorie. Non ci mettete dentro tutte le cose volontarie, i corsi seguiti spontaneamente eccetera)”

    inutili e incoerenti i confronti con -ore di lavoro al netto-
    è come usare le -ore di volo- del personale viaggiante Alitalia per dire che lavorano poco

    se poi consideriamo che quello dell’insegnante dovrebbe essere un lavoro -molto- qualificato, è fin troppo chiaro che sono pagati pochissimo

    considerazione che -comunque- non esime dal convenire che anche in altri termini la loro sia una retribuzione miserabile, parlando di quella dei precari addirittura offensiva

  13. Qualcuno sta tenendo il conto dei commenti? A che punto siamo, abbiamo superato quelli di Facci?

    marquis, ma se alla fine questo riconoscimento al tuo lavoro non arriva, senti di aver perso la tua dignità? Senti intaccato il tuo valore morale? Secondo me no. Sulla poesia, semplicemente intendevo dire che un poeta ispirato può offrire sprazzi di verità su concetti complessi in modo migliore di una definizione da dizionario. Poi vabbe’, se vuoi mandare tutto in vacca citando Bondi, che te devo di’?

    Mc, il bisogno si concretizza quando c’è la consapevolezza dell’offerta. Oggi abbiamo il bisogno di coprire grandi distanze in breve tempo perché esistono mezzi che ci permettono di farlo. Nel passato quest’offerta non c’era, e di conseguenza neanche il bisogno. Questi sono i bisogni secondari. I bisogni primari invece, come ad esempio il bere, devono essere soddisfatti altrimenti si muore (Don’t try this at home!).

    Piti, mi sa che non potremo mai trovarci d’accordo. Quello che ti/vi contesto è la mercificazione di tutto, rapporti umani, sentimenti e valori morali (cazzo pure i sogni!). Per voi tutto ha un valore in denaro, anche la dignità. E tanto per capirci, a differenza di te io sono cresciuto in una famiglia povera, con madre divorziata e ovviamente mono reddito. Io il proletariato non l’ho letto sui libri, ma l’ho vissuto. E nonostante l’evidente sfruttamento subito da mia madre nel posto di lavoro, non mi è mai passato per la testa di pensare che fosse una donna poco dignitosa, o che la nostra famiglia lo fosse. Fine della parte strappalacrime.

    Mazzetta, eccerto c’hai raggione, non si può confrontare la bibbia con “I fuggiaschi di Ercolano”, tutt’altro spessore.

    Buona notte.

  14. >Questi sono i bisogni secondari. I bisogni primari invece, come ad esempio il bere, devono essere soddisfatti altrimenti si muore

    — questo lo sapevo pure io. Tu avevi scritto una cosa diversa.

    >Oggi abbiamo il bisogno di coprire grandi distanze in breve tempo perché esistono mezzi che ci permettono di farlo. Nel passato quest’offerta non c’era, e di conseguenza neanche il bisogno

    Ma anche no.
    Il bisogno di viaggiare in fretta l’uomo lo ha sempre avuto e lo ha soddisfatto via via usando mezzi diversi (cavalli, carrozze, ferrovie, dirigibili, automobili, aerei eccetera), scaturiti appunto dall’applicare il suo intelletto al mondo che lo circonda.

    >Per voi tutto ha un valore in denaro, anche la dignità

    — ma lo dici a me, che son tre giorni che spacco le palle a tutti con questa storia? Che ho perfino tirato fuori il dizionario?

  15. Senza parole:
    http://www.corriere.it/vivimilano/cronache/articoli/2008/10_Ottobre/03/insulto_razzista_scuola_milano_insegnante_torna_giungla.shtml

    “La maestra, una giovane precaria arrivata in quell’istituto da meno di un mese, non riesce a gestire la classe. Perde il controllo, urla e insulta gli alunni. «Asini», «bestie», grida. Trascende. «Stronzi», dice. Poi, a fine lezione, davanti a genitori e piccoli, si rivolge alla mamma adottiva di un bimbo di colore: «Signora, lo riporti nella giungla»

    Nessun licenziamento. Tantomeno sospensione. «Non abbiamo il potere per emettere certi provvedimenti — confessa la dirigente — e questo mi distrugge». Unica arma possibile: «Ho “consigliato” alla maestra di mettersi in malattia (!!!!!!!!!!)

    «Mi opporrò in tutti i modi— dice — all’immissione in ruolo di questa docente». Come? «Ancora non lo so, cercherò di produrre una serie di documenti che mettano alcuni punti in chiaro». Troppi docenti impreparati, incapaci di confrontarsi con la classe

    nelle sue tre scuole elementari (820 alunni) due insegnanti sono assenti per malattia «e anche se conosco chi potrebbe sostituirli devo rispettare la graduatoria. Con il risultato che oggi (ieri per chi legge) avevo 17 genitori infuriati nel mio ufficio ». La certezza: «Non c’è garanzia di avere maestri all’altezza ». Peccato, conclude la preside: «Il personale poco qualificato danneggia solo i bambini».”

    Anzi, due parole: se io sul lavoro faccio cazzate proporzionalmente così grosse, nessuno mi “consiglia di mettermi in malattia”. La malattia di questo genio la pago anche io.

  16. hereare…

    non fare il furbo, quello è un censimento, così come l’opera di McDonnel che vi è citata, con numeri e tabelle tratte dalla realtà

    la Bibbia invece è una favola, un’opera di fantasia per giunta taroccata e ritaroccata nei secoli

    me lo potevi dire subito che vivi in un mondo di favole, non avrei perso il mio tempo…torna sulla tua terra piatta :P

    lo spessore scientifico della Bibbia è zero, quindi è ovvio che qualsiasi cosa fondata su uno straccio di dato sia meglio

    se penso che i pretazzi distrussero tutta la cartografia romana, solo pechè contraddiva la geografia biblica, mi spaventa che gente del genere sia ancor tra noi…

    ..

  17. >inutili e incoerenti i confronti con -ore di lavoro al netto-

    —- ah ecco: il calcolo adottato per operai, piloti, impiegati, medici eccetera, per gli insegnanti è “inutile”.

  18. scusami MC, vedo ora che hai già riportato l’articolo. Non intendevo ripeterlo, mi ero fermata al commento 40.

  19. Certo mc,prima dell’avvento della scienza e della tecnologia l’uomo era un barbaro idiota e il mondo un posto terribile. Mi chiedo perchè tutti questi importantissimi bisogni latenti siano comparsi solo negli ultimi secoli, e non magari insieme alla nascita dell’uomo. E penso a quei cretini di indiani d’america che non volevano la ferrovia.

    Mazzetta, quella della bibbia è una testimonianza storica che, per quanto manipolata, è certamente antecedente l’industrializzazione.

  20. quella della Bibbia non è una testimonianza che abbia alcun valore scientifico, punto

    l’attendibilità della Bibbia su questioni storico-scientifiche è -zero-
    se qualcosa nela Bibbia risulta aderente alla realtà, si può dire solo dopo un riscontro con la realtà, la realtà fa a pugni con il testo che hai citato, non c’è un solo dato al mondo che lo confermi

    esibire la Bibbia in questi termini è asolutamente privo di senso, per coerenza a questo punto dovresti sostenere anche che la terra è piatta

  21. >prima dell’avvento della scienza e della tecnologia l’uomo era un barbaro

    Mi chiedo perchè tutti questi importantissimi bisogni latenti siano comparsi solo negli ultimi secoli, e non magari insieme alla nascita dell’uomo

    — guarda che scienza e tecnologia non è che sono calati dall’alto per grazia divina.
    Scienza e tecnologia nascono e si sviluppano GRAZIE ai bisogni dell’uomo, che cerca con l’intelletto di risolvere problemi, di migliorare la sua vita.
    Il pezzo di pietra affilato è scienza, e compare proprio perché l’uomo ha bisogno di qualcosa per tagliare la carne.

  22. marquis, ma se alla fine questo riconoscimento al tuo lavoro non arriva, senti di aver perso la tua dignità?

    sì. ho perso la mia dignità di lavoratore. la dignità non è una specie di oggetto (mattone). ci sono tante dignità quanti sono i comportamenti e gli ambiti della vita privata e associata. non siamo dignitosi come siamo biondi.

  23. @ mc
    inutile è cercare di paragonare dati non omogenei e fatiche lavorative del tutto diverse, sono paragoni fuorvianti e infondati

    per i piloti ultimamente si è fatto riferimento alle ore di volo, che -non sono- equivalenti alle ore di lavoro, così come per gli insegnanti le ore di lezione non esauriscono le -ore di lavoro-

    paragonare i lavoratori intellettuali a quelli manuali fondandosi sulle ore di lavoro è imho una stronzata, non saprei come dirlo diversamente

    il paragone tra l’altro non esaurisce affatto la considerazione per la quale se il salario è insufficiente per vivere, diventa -oggettivamente- basso
    per gli operai come per i maestri

    tra l’altro i precari della scuola sono pesantemente discriminati al confronto di quelli a tempo determinato, ancora di più che in altri settori, visto che nei mesi estivi gli uni sono -disoccupati- mentre gli altri sono in ferie

  24. max weber la sapeva più lunga di te, hereare

    io ti contesto il rifiuto (a questo punto devo credere di origine rimotiva) di riconoscere che la dignità non è un alone, un’aura, una riga come quella violetta intorno al sieropisitivo della pubblicità di una volta.

    E’ un fatto concreto. Come l’amore è uccello che tira, pensieri continui, fatica non avvertita, soldi spesi senza badarci. Mica un passerotto che cinguetta su un ramo.

    mc: mica per dire, io posso stare qualche mese ogni anno senza lavorare e viaggiare. Capita così. E cambia, oh, se cambia. E conosco millanta persone che possono o potrebbero. E però ho una macchina vecchia e comprata usata, vesto decathlon e quando vado a trans imbarco quelli che costano meno. E non ho prole.

  25. Piti, parli di cose che non conosci, nè lavoro nè dignità. Forse qualche calcio in culo anzichè maritozzi in giovane età ti avrebbero aiutato. Adesso sei un caso senza speranza.

  26. tu sei solo uo che cerca di rimuovere l’infanzia, here, e lo si vede ora, che ti ho stanato.

    sottovaluti il denaro perchè non l’hai.

    ciao, volpe, io vado a farmi un po’ d’uva, vieni anche tu?

  27. >mica per dire, io posso stare qualche mese ogni anno senza lavorare e viaggiare

    ah, scusa.
    Allora adesso capisco tutto. Per fortuna ci siete voi radical chic a difendere i sottopagati.

  28. mc, te sei l’altro coglione (si sa che sono sempre due)

    la contraddizione è essere poveri e stare dalla parte dei ricchi

    ringrazia che c’è gente che, pur avendo meno bisogno di te, ha la lucidità e il senso sociae di capire i bisogni che un lumpenproletariat della mente nemmeno si rende conto di avere

    guarda, il comune dove lavoro ne è pieno
    lo dicono: comodo avere i soldi e difendere i poveri

    comodo dove? chi mi obbliga? chi obbliga mio padre a versare cifre inenarrabili ad un’associazione (che presiede) che segue persone in difficoltà socio economiche anzichè cambiare una mercedes ogni due anni?

    i raidcal chic sono una categoria inventata da chi la vuol mettere nel culo ai poveri, e l’ha pensata bene perchè il mondo e i blog sono zeppi di gente che non capisce da che parte è il nemico

    siete dei masochisti, ecco cosa.

  29. >mc, te sei l’altro coglione (si sa che sono sempre due)

    — niente, non ci riesci proprio a discutere senza insultare.
    Sarai anche benestante e illuminato, ma resti un maleducato.

    >ringrazia che c’è gente che, pur avendo meno bisogno di te, ha la lucidità e il senso sociae di capire i bisogni che un lumpenproletariat della mente nemmeno si rende conto di avere

    — grazie esimio intellettuale, meno male che si sei tu a difendere i miei interessi di salariato a 1300 euro al mese con il mutuo.

    Meno male che ci sei tu a capire e a spiegarci le nostre necessità, tu con tutto il tuo carico di paroloni (sorbole: “lumpenproletariat” addirittura, mica noccioline) e i tuoi mesi di vacanza.

    >guarda, il comune dove lavoro ne è pieno
    lo dicono: comodo avere i soldi e difendere i poveri

    in effetti…
    Mi ricordi Bertinotti. Decidi tu se è un complimento.

  30. tu mi ricordi masoch
    che gode se lo prende nel culo a poch a poch

    decidi tu se è un complimento

    ah, e non mi hai spiegato quale sia il problema se un diciamo borghese prende le difese e riconosce le ragioni di chi ha meno
    ma a parlare per frasi da frizzantino svaporato e saltini unti e mollicci son buoni tutti

    poi, piangono se li confuti e dicono che offendi

    spiego e non capisci, passo alle brutte e non capisci lo stesso
    mc, non è che sei tu che hai dei problemi di comprendonio?

    passo e chiudo

    che il week end porti consiglio

  31. >ma a parlare per frasi da frizzantino svaporato e saltini unti e mollicci son buoni tutti

    — ma come parli? Verrebbe da evocare Moretti, ma non ho voglia di cercare la citazione

    >poi, piangono se li confuti e dicono che offendi

    ma chi piange? Ti ho solo fatto notare che sei maleducato, e mi pare evidente, visto che che invece di argomentare usi la retorica ad hominem.

  32. Piti, di famiglia benestante, laureato e part time nella pubblica amministrazione. Ora comprendo il tuo astio.

  33. Hereare, ho due strade davanti a me, ora.

    La prima è quella che immagini. Risponderti per le rime. Non è una cosa complicata. Gli spunti non mancano. A partire dal tuo commento n.233: condizione di rara pacificazione. E il problema è tuo, nel grondare stizza per.

    Ma non voglio percorrere quella strada, ora, prima di cena.

    Resetto tutto. Ti invito, e invito mc a fare la stessa cosa. E sinceramente.

    Mancando di un riscontro in tempo reale, provo a immaginare che siate d’accordo con me e riprendiate il filo del discorso.

    Allora.

    Piti dice che la penuria di mezzi è una causa di perdita di dignità. Non dice che la dignità si misura a telefonini.
    Anche perchè il denaro esiste da migliaia di anni e i telefonini da 15. Cazzo serviva il denaro, prima?

    Piti parla di opportunità, non di status symbol o di gadgettistica superflua.

    Piti dice che il denaro è una COMPONENTE della dignità.

    Piti ritiene che un margine di azione rappresenti un fattore di dignità. Per non dire della possibilità offerta dai mezzi economici di potersi prendere cura del proprio corpo e della propria salute e di quella delle persone di cui si ha responsabilità e/o che si amano (cfr esempi dei denti marci e dei problemi di vista).

    Piti, in questo quadro, ritiene che le paghe degli insegnanti non soddisfino questi requisiti.
    Piti è consapevole che non soltanto gli insegnanti sono lavoratori sottopagati, ma ritiene che questo argomento sia tipico dei circoli viziosi. Spirali del tipo ” a te no perchè a me no” e l’altro che risponde con le stesse parole. E non ne esce nessuno.

    Piti addirittura ritiene che il miglioramento di una categoria di salariati sia una spinta, in un modo o in un altro, per miglioramenti anche per altre categorie, nei limiti del possibile e cambiate le mutande.

    Piti ritiene che la sua condizione, che gli permette talvolta di prendersi un bel tre mesi per viaggiare (talvolta in scambio casa, perchè Piti non è particolamente schiavo dei depliant patinati del settore turistico) e che gli permette altresì un orario ridotto all over the year non sia un impedimento o una causa di perdita di credibilità nel suo schierarsi con i sottopagati.

    Anzi, Piti ritiene che sebbene la cosa lo riguardi fino a un certo punto, sia ancora più credibile la sua opinione sulle paghe perchè non parla per ragioni strettamente personali.

    Piti ritiene che spesso gli oppressi siano educati ad amare le proprie catene e forte delle sua condizione di RELATIVA mancanza di oppressione cerca di far notare che spesso alla base di certe posizioni di durezza sociale, sposate dalle stesse vittime di detta durezza, ci sia un sindrome si stoccolma acquisita e non ben percepita da chi ci si trova nel mezzo.
    Oltre che, ovviamente, comoda e incoraggiata da chi ha interessi concreti nel conculcarla, dicimao le mille Marcegaglie d’Italia.

    Questo, in sintesi e nei limiti del mezzo espressivo e dell’appetito di Piti, è il suo pensiero.

    E’ tanto strano? E’ tanto spregevole?

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