Si chiama zero a zero. Pari e patta. Fifty-fifty. In altre parole, stallo. Chiunque vinca le elezioni non potrà facilmente riformare l’Italia. Si troverà davanti un Paese spaccato in due: da una parte i fessi, dall’altra i furbi. Come possono dialogare e mettersi d’accordo questi due grandi partiti popolari italiani se per anni, ma che dico, secoli, si sono contesi il territorio con una lunghissima guerra civile strisciante? Forse attraverso un sofferto compromesso in virtù del quale i furbi accetterebbero di essere un po’ più fessi e i fessi si farebbero un po’ più furbi? Impossibile. Questo è ciò che pensano i fessi (non a caso sono fessi). La storia dimostra che anche quando accettano di trattare, all’ultimo momento, i furbi hanno un improvviso guizzo di furbizia. Non lo fanno neanche apposta, poverini. Diciamo che per un maledetto automatismo gli parte un colpo di reni e per l’ennesima volta lo mettono in culo ai fessi. Ciò che il partito dei furbi intende per “riformismo” è riuscire a far tacere una volta per tutte i fessi con i loro piagnistei. Nel loro programma non scritto, i furbi pensano che i fessi possano diventare democraticamente degli utili idioti al loro servizio. Non occorre una rivoluzione o un colpo di stato per ottenerlo. Esiste il riformismo, basta riformare la Costituzione. E poi da fessi a idioti il passo è breve, quindi “si può fare” con gli strumenti della democrazia. Non se ne accorgerà nessuno. Fin qui, la situazione potrebbe ancora essere semplice. Ma a complicarla, mentre i due grandi partiti popolari si studiano a distanza e si annusano intorno per capire che aria tira, entrano in scena nuovi fattori imprevisti. Da una costola dei fessi si è staccato un gruppo che è convinto di rappresentare i più furbi all’interno dei fessi. Il loro capogruppo ama frequentare i salotti dei furbi e questi lo accolgono volentieri, quasi come fosse uno di loro, per i modi garbati e il raffinato accento che lui stesso non si è mai accorto di avere (un tragico equivoco: si tratta di un difetto di pronuncia causato dallo stress del lavoro in fabbrica; i medici hanno detto che non c’era niente da fare). In realtà, questo gruppo rappresenta i più fessi, quelli capaci di trascinare nel baratro gli altri fessi tutti insieme. Simmetricamente, dall’altro grande partito popolare, quello dei furbi, si è staccato un piccolo gruppo che ritiene di rappresentare i più furbi. Il loro programma non scritto prevede la conquista di una posizione centrale, dominante, da cui poter controllare sia i furbi sia i fessi. Sono teoricamente i più furbi ma, dovendo stringere alleanze, hanno poche prospettive di restare tali. Infatti, se si accompagnassero con i fessi ci sarebbe il rischio che la gente non riesca più a distinguerli con grave danno d’immagine per il loro capogruppo. Se, viceversa, tornassero ad accompagnarsi con i furbi, la gente si chiederebbe per quale motivo si siano staccati e comincerebbe a considerarli dei fessi. Il clima si è fatto insopportabile. Ci sono altri furbi che si staccano dai furbi perché se ne fregano. E altri fessi che si staccano dai fessi ma li appoggiano dall’esterno perché ci tengono. Poi ci sono i fessi che accusano i furbi di essere fessi. E i furbi che accusano i fessi di voler fare i furbi. Il peggio deve ancora venire. Eccolo: il capo dei furbi è proprietario della televisione e, attraverso questa, continua a far sognare i fessi di poter un giorno diventare furbi anche loro. I figli dei fessi non studiano nemmeno perché sognano di entrare direttamente in televisione come i tanti furbi che si vedono nei programmi televisivi. Ma tutto questo resta soltanto un sogno perché in Italia i fessi nascono, vivono e muoiono da fessi. Alcuni fessi però – un’insignificante minoranza – pensano che per smettere di essere trattati da fessi basti cambiar paese. All’estero i furbi sono molto più rari e per questo si vive meglio. Ma non hanno fatto bene i loro calcoli. In Italia ci sono dei furbi che hanno le case all’estero dove fanno le vacanze o portano i soldi sottratti al fisco e quando ci vanno continuano a comportarsi da furbi. Con la conseguenza che i pochi connazionali fessi che si erano stabiliti in quei posti e avevano cominciato a rifarsi una vita vengono additati anche loro come furbi, in quanto italiani. C’è una sola soluzione per sopravvivere, sia che si rimanga in Italia o che si vada all’estero: far finta di essere stranieri.
Prezzoliniana
(Visited 235 times, 1 visits today)
Molto interessante Piti. Come definiresti questo tipo di ragionamento?
Eh sì, Piti, come avviene in tutte le strutture a verità rivelata, siano essere ideologiche o religiose. C’è un “verbo” e va sostenuto con tutte le possibili alchimie dialettiche, difendeso alla morte dagli attacchi positivisti. Con la differenza che dietro ai verbi storici, dal cattolicesimo al leninismo, c’era almeno un’articolazione intellettuale, più o meno artificosa, qui c’è solo un unto pres-unto, l’affabulatore della italioticità, durissima a morire. Il nostro rischiosissimo ma possibile declino è tutto in questa incapacità a cambiare. Cambiare per non morire.
Faccio due disegnini a Cip & Ciop che, che oltre che un po’ repressotti e pervasi dal solito astio ideologico, sono pure un po’ tonti, convinti come sono di essere dei geni.
Questa moratoria stra-festeggiata non ha avuto alcun successo planetario. È stato un gesto sì lodevole, ma non se l’è filato nessuno sia perché le delibere dell’ONU contano meno di una riunione condominiale sia perché a paesi totalitari come Iran o Cina la risoluzione non frega un bel niente.
Resta sempre il solito ambizioso o pretestuoso accostamento agli USA, a seconda dei casi. Quello con la delibera della Corte Suprema non c’entra niente. L’imposizione di una moratoria sulle esecuzioni era motivata dal fatto che ci si interrogasse se l’iniezione letale costituisca una pena eccessivamente crudele. A parte ciò, la pena capitale negli USA viene sempre meno praticata, da prima della risoluzione della Corte suprema.
Il resto sono lagnette infantili.
Bruno, definirei questo tipo di ragionamento come dogmatico. O se preferisci, arrogante e stupido. Ma per non offendere le vergini iraconde, lo chiamiamo Leopoldo, così, per convenzione.
Ciao Leopoldo. Chi non muore si rivede. Sappiamo benissimo chi sei in realtà: una nota fallacia già smascherata da Aristotele all’epoca degli Elenchi Sofistici. La gente ha poca memoria. Il fatto che molti giornalisti ti invitino ancora a collaborare ai loro articoli fornendo loro ragionamenti apparentemente lucidi e conclusioni apparentemente corrette non ti giustifica. Stammi bene Leopoldo, ma lontano da qui. E cerca di non adescare più i giovani blogger con quel seno finto e tutto quel fondotinta. Si vede benissimo che sotto c’è il pacco.
Ballardini, bastava che specificasse di essere la reincarnazione di Aristotele. Magari il suo post avrebbe raccolto meno commenti, ma lei sarebbe stato elevato d’imperio al gotha dei fessi, come manco un Nobel. Sebbene io non conosca il mio tasso di furbizia, le chiedo, non senza curiosità e sincero divertimento, di dirmi a quale girone di fallacia lei voglia destinarmi. Dopodichè la riterrò pure la reincarnazione di Dante Alighieri. Solo ora comprendo che nel suo post lei volesse disquisire anche di filosofia. Ma, come lei sa bene, i furbi sono ottusi e i fessi sofisticati.
Uh, che animosità. Stavo solo salutando Leopoldo…