Lo fanno per noi

Sono circa 140.000 i bambini “uccisi
“ ogni anno nel nostro paese a causa della legge 194 sull’aborto e
sono invece circa 1.400 i lavoratori che ogni anno si “suicidano”
a causa della legge 626 per la sicurezza sul lavoro. Numeri
impressionanti se si pensa che la proporzione è di 1/100 e che
basterebbe ridurre il numero degli omicidi per incrementare quello
dello suicidi.

La pensa così Giuliano Ferrara
con la sua battaglia contro l’aborto ma la pensa così anche
Emma Marcecaglia, che nel suo esordio come neo presidente della
Confindustria, si dichiara subito contraria ad una logica delle
sanzioni in tema di sicurezza sul lavoro.

La 626 infatti è una legge
vecchia di oltre dieci anni che tra l’altro non tiene conto dei
progressi fatti dal mondo del lavoro in quest’ultimo decennio e ormai
in grado per esempio di riconoscere lo status di lavoratori in
regola, persino a precari con contratti di collaborazione anche solo
di pochissimi mesi. Non si parla però, almeno in questa prima
fase, di abolizione, ma di applicazione integrale della legge 626 che
in fatto di sicurezza prevede tra l’altro l’assunzione di importanti
responsabilità anche da parte dei lavoratori a quali per
esempio, in presenza di queste nuove tipologie contrattuali, viene
ancora negata la possibilità di essere riconosciuti
pienamente responsabili della loro sicurezza.

Una situazione questa che può
essere risolta solo trovando finalmente il coraggio di ammettere che
la legge 626 è una legge contro ai lavoratori, privati della
possibilità di esprimere al meglio la loro ingegnosità
per sopravvivere, ma soprattutto costretti a vedere sminuito il ruolo
per il quale sono stati scelti.

Le donne sono nate per essere madri e i
lavoratori per lavorare, basta con queste leggi che ci impediscono di
svolgere al meglio la nostra funzione.

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50 Commenti

  1. “le donne sono fatte per essere madri” ma sai che anche io avevo pensato che il senso di queste battaglie contro la 194 è proprio questo?

  2. a parte le solite cose non capisco il senso del confronto. per gli stessi dati che tu hai elencato la 194 è un successo mentre la 626 ha fallito. quindi mentre per la 194 si puo disquisire solo di questioni morali per quanto riguarda la 626 la critica riguarda l’efficacia. che non c’è.

  3. Mi spieghi in che modo la legge 626, che impone alle aziende di rispettare certe norme di sicurezza e le rende passibili di condanne e risarcimenti nei confronti dei lavoratori, impedisce ai lavoratori di lavorare??

    Mi spieghi in che modo la legge 194, che da la possibilita’ alle donne, che lo desiderano, di abortire, impedisce a una donna, che lo desidera, di essere madre??

    Grazie per le spiegazioni

  4. Il dibattito sulla 194 è assurdo, ma anche quello della sicurezza sul lavoro non scherza mica. Dopo gli incidenti di Torino alcuni operai hanno spiegato e ripetuto che alle loro segnalazioni e denunce l’autorità pubblica rispondeva “mandateci un fax”, “oggi non possiamo venire”, “dobbiamo fissare un appuntamento con il datore di lavoro” (sic!). Perché nessuno si ricorda di questo dettaglio quando affronta l’argomento? Perché Bertinotti inchioda il dibattito sullo scontro di classe e non cita mai il malfunzionamento dei controlli pubblici? Per motivi elettorali? Forse perché negli uffici pubblici dopotutto per lui c’è un bel bacino di elettori a cui non creare problemi? Spero di no, ma in ultima analisi è davvero patetico continuare le battaglie sul fronte legislativo quando l’Italia è già un Paese in cui le autorità hanno un modo molto personale di (non) applicarle, le leggi. E’ profondamente ideologico guardare solo e sempre le statistiche dei morti e non guardare mai quelle sulle sanzioni: che nessuno fa, e anche quando vengono fatte spesso finiscono nella raccolta indifferenziata dei procedimenti a rischio di prescrizione. Non si riesce a far venire un vigile quando qualcuno parcheggia davanti al garage, figuriamoci se vengono quando si ha bisogno di un ispettore sul poso del lavoro.

  5. Over, lo sai che oltre che per motivi etici Ferrara sostiene che la 194 vada abolita perchè è una legge contro le donne costrette da una cultura maschilista a rinunciare al loro indiscutibile desiderio di maternità?
    E lo sai che Confindustria non vuole essere sanzionata per la mancata applicazione della 626 perchè vuole essere coinvolta direttamente in una politica di sicurezza sul lavoro e chiede che prima di tutto ognuno si prenda le proprie responsabilità?
    Se tu fossi una donna o lavoratore a rischio, ci crederesti che lo fanno per te? non ti sentiresti un po’ preso per il culo?

    Cyrgon, a parte il fatto che il mio post, nell’eventualità non lo fosse compreso dal contenuto, è etichettato sotto alla voce “satira” per cui era facile capire che amaramente e ironica prendevo per il culo coloro che come Ferrara sostengono che l’aborto impedisce alle donne di diventare madri.
    Ma poi dove avrei detto che l’applicazione della 626 impedisce ai lavoratori di lavorare? Vuoi forse riferirti alla mia affermazione secondo la quale la 626 è una legge contro i lavoratori? C’è ancora bisogno che ti ripeta che si tratta di satira?

    Paolo, hai ragione la colpa è in seconda battuta di chi non fa controlli, poi è colpa di una politica che taglia i fondi agli organi preposti ai controlli, quindi è colpa del governo precedente che ha lasciato il paese in una situazione economica disastrosa, poi è colpa degli elettori che hanno votato male alle elezioni precedenti e infine volendo è anche colpa di mia nonna che è morta cinque anni fa senza lasciarmi una lira così io non ho potuto affrontare una campagna elettorale che mi avrebbe condotto al governo dal quale avrei speso meglio i soldi degli Italiani ai quali avrei garantito maggiori fondi per gli organi preposti ai controlli che sarebbero potuti intervenire con maggior efficacia.
    Però resta il fatto che la colpa principale è di chi dovrebbe applicare la 626, ovvero i datori di lavoro, e non lo fanno.

  6. Faccio l’operaio e posso dire che l’afferamzione che la 626 impedisce ai lavoratori di lavorare non è molto lontana dal vero.
    L’unico effetto che questa legge ha avuto dai tempi della sua introduzione è stato, oltre ai quintali di vernice gialla con cui si è delimitato praticamente tutto, il gran mucchio di fogli che il lavoratore è chiamto a firmare. C’è il foglio con cui dichiari di aver ricevuto tutti i mezzi di protezione personale, il foglio con cui dici di aver ricevuto un’adeguata formazione sui rischi per la tua sicurezza, il foglio con cui affermi di essere stato istruito per lo svolgimento delle tue mansioni, il foglio…..
    A questo punto sono cazzi tuoi.
    Provate ad essere un precario (non è il mio caso) e provate a mettere in discussione quello che vi fanno firmare.

  7. Seymour, perchè come al solito è inutile fare una legge se poi si affida la funzione di educarne al rispetto, gli stessi ai quali la legge viene imposta. La 626 è una gran rottura di palle per i datori di lavoro costretti a sborsare fior di soldi per applicarla, ma lo è stata fino ad adesso anche per gli stessi lavoratori educati ad una maggiore consapevolezza dei rischi che corrono, tramite la diffusioni di opuscoletti che iniziano con “in caso di incendio non farsi prendere dal panico”.
    Tanto tu firmi che hai capito benissimo cosa devi fare e con questo ti accolli buona parte delle responsabilità. E per questo mi aspetto che in nome di un maggior coinvolgimento delle parti, così come auspicato dalla confindustria, si chieda che anche i precari vengano maggiormente responsabilizzati sui rischi connessi all’attività lavorativa.
    Non mi meraviglierei se per queste tipologie di contratto spacciate come un surrogato della libera professioni e quindi private di qualsiasi forma di tutela sociale, si richiedesse al candidato oltre al titolo di studio, anche un’attestato di frequentazione ad un corso sulla sicurezza del lavoro.

  8. Potresti gentilmente trovarmi una dichiarazione di Ferrara in cui dice di voler abolire la legge 194?

  9. hai risposto alla mia critica con delle domande. non si fa. io so di 626 di più di te perchè ci lavoro in mezzo. e ti posso dire che una delle cause maggiori dell’inefficacia di questa legge è il fatto che è formulata da gente che non solo “non ha mai lavorato” ma non ha mai neanche visto lavorare. è apprezzabile che confindustria voglia dire la sua visto che di lavoro un po’ ne sa. è ridicolo che tu sia qui ancora a menarmela che l’industriale specula sulla vita dell’operaio quando chi lavora sa che se ti manca un operaio a volte si ferma un intero reparto e ci vogliono anni per sostituirlo o che spesso un infortunio anche lieve ti costa in sanzioni cifre spropositate.
    insomma uno dei mali della 626 è che gente che non sa un cazzo si mette a criticare o peggio a legiferare (cfr il tuo post).

  10. Hai ragione Over, il problema è proprio quello: la gente si mette in generale a parlare a sproposito (cfr il tuo intervento)senza sapere di cosa parla. Non ci crederai ma ho lavorato in fabbrica dove mi occupavo, tra l’altro, della 626 e se proprio vogliamo dirla tutta ho lavorato anche in un cantiere quando la 626 ancora non esisteva ma in fatto di sicurezza e proprio per il lavoro che dovevano svolgere, c’era tra i lavoratori molta più attenzione e solidarietà di quanta non ce ne sia altri luogi dove la 626 è regolarmente applicata.
    Tra l’altro io non ho mai detto che il padrone specula sulla vita degli operai (ma mi dite dove le leggete tutte queste che non ho detto? ma non sarà che leggete con gli occhi foderati dal pregiudizio?), ho detto che la legge sulla sicurezza c’è ed la 626, ho detto che così come è applicata non è abbastanza efficace perchè molti lavoratori non la percepiscono come una legge in loro favore ma solo come una rottura di palle (vedi commento di Seymour), ho detto l’applicazione della 626 è un dovere del datore di lavoro e infine ho detto che essendo un suo dovere mi pare il minino che se non la applica come dovrebbe, debba pagare una multa. La logica sanzonatoria alla quale confindustria non vuol sottostare significa che gli industriali non vogliono essere sanzionati in caso di errata applicazione della legge 626. Ben venga il loro contributo per tentare di migliorarla (ci mancherebbe altro che si rifiutassero) ma ciò non toglie, te lo ripeto, che in caso di inadempienze, paghino come paghiamo tutti quanti non rispettiamo la legge.

  11. ps per Over, togli i punti interrogativi dalle mie domande e vedrai che ho risposto con delle affermazioni. Non m’importa effettivamente sapere se certe cose le sapevi oppure no. Darò per scontato che non le sapevi.
    Poi quando hai finito di cercare il pelo nell’uovo delle mie risposte, ti inviterei a riflettere sulla possibilità che anche dietro a questo rinnovato intersse per la sicurezza sul lavoro si possa celare un problema etico e morale. A me tutti questi morti per incidenti sul lavoro mi sembrano un enorme problema di coscienza.

  12. “ho detto l’applicazione della 626 è un dovere del datore di lavoro”. penso sia questo il punto. la 626 deve essere un dovere per l’operaio, non solo per il datore di lavoro. questo tu lo ometti mi pare ed è lì dove sbagli. il datore ha l’obbligo di fornire l’attrezzatura e la formazione, l’operaio ha l’obbligo di usarla e agire in sicurezza perchè formato. la mia esprienza è che pur in presenza della disponibilità della ditta a fornire dpi e formazione l’operaio va avanti a rischiare per motivi idioti del tipo “col casco sudo” o con la tuta non prendo il sole”. e di questi comportamenti a rischio è responsabile il datore di lavoro.
    tu dici che “non è abbastanza efficace perchè molti lavoratori non la percepiscono come una legge in loro favore ma solo come una rottura di palle”: ma ti pare sensato? che me ne frega a me datore di lavoro se per loro è una rottura? è una legge. se c’è la legge che dice che ti devi mettere il casco e io te lo fornisco tu te lo devi mettere. se la tua “percezione” ti dice che è una rottura e non te lo metti devono per forza essere cazzi tuoi. e paghi tu. invece no, è ancora colpa del datore di lavoro o nel mio caso del responsabile di produzione cioè mia.

  13. Ogni giorno, o la tiritera sulla 194 o la litania dei morti sul lavoro.
    Che palle!

  14. Vis, io non ho detto che, come lavoratore, percepisco la 626 come una rottura di palle (tra l’altro mi sono anche trovato a fare il responsabile della sicurezza, quello dalla parte del padrone, con tanto di attestato di frequenza a 100 ore di inutile corso). Quello che volevo dire è che il giusto coinvolgimento del lavoratore alla questione della sicurezza aziendale viene ridotto alla firma di documentazione di cui nemmeno il 10% conosce il significato. Ribadisco poi il concetto che far firmare ad un precario documenti che dichiarano falsamente che l’azienda ha assolto tutti i doveri relativi alla sicurezza individuale del lavoratore, è francamente troppo facile.

  15. Over, Seymour, mi pare che parlando di 626 lamentiate più o meno le stesse carenze. Tu Over imputando ai lavoratori la mancata attenzione per la propria sicurezza e tu Seymour incolpando le aziende per la leggerezza con cui si trasmette ai lavoratori certe informazioni. Io dico che entrambe state parlando di situazioni nelle quali la 626 viene comunque applicata e che in questi casi richiederebbe soltanto la necessità di essere maggiormente “valorizzata” ma quanti degli oltre 1300 lavoratori morti nel 2006 lavoravano in aziende nelle quali le disposizioni in fatto di sicurezza erano applicate a norma?

  16. Tommaso: Ferrara è un furbacchione. Dice che va applicata meglio ma dice anche che la 194 è causa diretta di mancate maternità.

    Allora io vorrei che fosse qui chiaro il fatto che una può aver usato la giusta tecnica di contraccezione perchè, è evidente dal fatto stesso di usarne una, non vuole rimanaere incinta.

    Poi a volte la contraccezione in oggetto non funziona e una può continuare a non volere figli – che era il motivo per cui usava la contraccezione in primo luogo – e allora va in una struttura apposita e abortisce.

    Magari c’ha un compagno, magari non ce l’ha.
    Ma se non vuole diventare madre non è sempre e solo perchè “questa cultura maschilista” lascia le donne da sole (cosa su cui tra l’altro sono ASSOLUTAMENTE d’accordo, ma la 194 col ruolo del maschio/compagno di fronte ad una gravidanza indesiderata mi sembra c’entri ben poco e ben poco possa fare) ma perchè una può non voler diventare madre. Punto e basta.

    Ora se Ferrara vuole aggiungere soldi pubblici a strutture di ascolto/accoglienza per le donne single che si trovano incinte senza volerlo ma poi vorrebbero tenere il bambino e non sanno come fare, facesse pure. Benvengano quei soldi in più e soprattuto quell’ascolto in più.

    Ma lasciate la 194 dov’è per cortesia.

  17. Pedro, mi permetto di aggiungere che Ferrara fa molto più che sostenere che la 194 è causa indiretta di maternità, Ferrara definisce assassine quelle donne che vi ricorrono che sarebbe un po’ come se noi definissimo stupratori, tutti quegli uomini che magari non sanno neanche che l’avventura di una notte, si è trasformata per la loro partner in un incubo chiamato gravidanza indesiderata.
    Tra l’altro Ferrara è anche contro alla contraccezione.

  18. ” Ferrara definisce assassine quelle donne che vi ricorrono ”

    No, Viss. Ferrara fa ( riesce a fare e dire ) anche peggio. Dice che l’aborto è un omicidio, e la Shoah, e genocidio , etc…però, vigliaccamente, dice che lui non vuole chiamare le donne assassine. Allora, chi sarà l’assassino? Boh. SArà il solito maggiordomo. O lo Spirito Santo, chissà.

  19. L’assassino, secondo Ferrara, siamo tutti noi, è la cultura che si è venuta a creare da 30 anni a questa parte.

  20. No Murmur, documentati, Ferrara non dispensa indiscriminatamente colpe su tutte l’umanità, Ferrara accusa le donne e solo le donne di omicidio.

  21. http://tinyurl.com/2ngwdp

    Non da quello che ho capito io. Che poi non è che la pensi in generale come lui, in particolare sulla contraccezione. Alla fine da come ho capito io quello che si chiede è un’applicazione più piena della 194 e del suo spirito, cosa che secondo Ferrara è venuta a mancare negli ultimi 30 anni.

    Insomma, fare tutto il possibile perchè una donna decida di non abortire.

    Certo d’altro canto, applicare pienamente la 194 significherebbe anche eliminare lo scandalo dei medici quasi tutti obiettori di coscienza.

    Non so dire, onestamente, se uccidere un essere umano con il sistema nervoso quasi completamente sviluppato sia un assassinio; quello che so è che non si tratta di una semplice “interruzione” di qualcosa, come il rassicurante termine IVG lascerebbe intendere.

    Au revoir per ora: buona Pasqua a uomini, donne, e bambini in grembo.

  22. Murumur, Ferrara dice che vuole in generale? Davvero? Basta dirla, la cosa, perchè non sia contradditoria? Ma la donna che avrebbe abortito per un reality è una donna vera, nome ,cognome e vita. E’ lei che avrebbe ” ucciso il figlio”. NOn è che se Ferrara dice che vuole denunciare una cultura questo fatto smette di essere tale. Non so, è come se in occasione di un investimento con morti per ubriachezza io dicessi che voglio denunciare la cultura del bere smodato. Ok, ottima indagine sociologica. Però, se c’è un assassinio , da qualche parte c’è chi ha uciso per investimento . La donna di Rapallo ( come quella di Napoli )è stata messa sotto accusa da Ferrara, che dall’alto della sua vita sempre moralmente impeccabile si è messo a insegnare il bene e il male. Tra l’altro, Ferrara è stato doppiamnte disonesto perchè il reality era andato in onda anni prima, quindi centrava poco. Ma che importa, tutto fa brodo per la sua propaganda.

  23. Ach, scritto da cani. Ma ho un nuovo mouse che reagisce al minimo sfarfallio, e che mi ha cancellato tre-quattro commenti prima di questo.
    Scusate.

  24. Spiego meglio, sperando che il mouse non mi costringa a riscrivere più volte.

    Ferrara dice che l’aborto è un omicidio, e Shoah, etc…Ovvero, dato che secondo lui un feto-embrione, etc, è un BAMBINO , con l’aborto si fa il singolo atto concreto di UCCIDERE quel bambino. Qui non si sta parlando di qualcosa di generico come, non so, la politica economica di un paese che può risultare in povertà e morte di gente, persone, anche molta gente. Non si sta parlando di un atto politico, come può essere un embargo , che può provocare morti, anche di bambini. Se si vuole parlare di cultura della morte ( ma che termini macabri che usano, stì nuovi inquisitori )e per trovare il paragone più giusto ,forse, si può definire ” cultura di morte” quella che propaganda l’uso della droga. O l’uso smodato degli alcolici. Ma anche in questo caso, da qualche parte, c’è qualcuno che concretamente ha fatto l’atto di guidare un’auto ubriaco. Quindi, un colpevole, nome e cognome. Così come c’è un colpevole reale in caso di guida sotto sostanze stupefacenti. Perciò, nel caso dell’aborto, se l’aborto è un omicidio, da qualche parte c’è un’assassino. Diverso se Ferrara avesse voluto davvero voluto parlare in generale, facendone un discorso di principio, di promozione della maternità, della gioia di vivere, di nascere e pesce fritto e baccalà. Considerando le difficoltà di crescere un bambino sarebbe stato discutibile , però sarebbe stato più accettabile. Come dire, se ne poteva parlare .Mentre invece, usare i termini che lui usa, e poi nascondere la mano, dicendo che voleva attaccare l’ ” idea culturale ” dietro l’aborto, e che lui non vuole chiamare le donne assassine , è solo un trucchetto mistificatorio , miserabile e vigliacco.

  25. “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non e’ mezzo per il controllo delle nascite.”

    Leggo la legge. Poi leggo il commento di Pedro Almaviva: “Poi a volte la contraccezione in oggetto non funziona e una può continuare a non volere figli – che era il motivo per cui usava la contraccezione in primo luogo – e allora va in una struttura apposita e abortisce.”

    E capisco perché Ferrara si batta per una vera applicazione della legge.

  26. Fogliante, la legge dice anche :

    ” Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito ”

    Ovvero, delinea un ambito molto ampio ( e direi vago ) entro cui una donna può decidere di volere o non volere avere una gravidanza. Un ambito talmente largo che di fatto rende la decisione della donna insindacabile. E vorrei vedere che fosse altrimenti. Perchè se tu riconosci ( entro un certo limite di tempo ) il diritto della donna a decidere della propria salute e del proprio corpo, non puoi , poi, mettere paletti tali che possano fare sembrare ogni intervento esterno come un’interferenza su questo diritto. Questo lo sapevano ( e capivano ) molto bene gli estensori di quella legge. Molto più lungimiranti dei politici odierni, evidentemente.
    Certo, la legge non dice : abortite come volete e credete “. Si preoccupa di fissare il principio che l’aborto non deve essere praticato come controllo delle nascite. Però, la legge non mette nemmeno nero su bianco l’assoluto divieto di usare la legge per quello scopo.

  27. La decisione della donna, nei primi novanta giorni è insindacabile per motivi pratici. Sarebbe infatti impossibile fissare delle regole che stabiliscano quando l’aborto rappresenti un serio pericolo per la salute della donna (per la salute psichica in particolar modo).

    Questo rende di fatto legale l’aborto anche come strumento di controllo delle nascite, contro la legge stessa.
    Di questi aborti si parla. Sono la società ed il suo Zeitgeist ad esserne responsabili.
    Sono aborti legali, ma profondamente illegittimi.

    Quando una donna abortisce per la carriera, chi è il colpevole? La donna o una concezione profondamente maschile della società?

    P.S. fate l’amore, non l’aborto.

  28. Hai ragione fogliante, ma se la colpa è di questa società profondamente maschilista, mi spieghi perchè l’onere del cambiamento toccherebbe alle donne costrette ad rinunciare ad un loro diritto? Pensi che l’abolizione della 194 servirebbe a favorire la carriera delle donna incinta?
    E allora perchè non instaurare il velo anche da noi?
    Quando una donna la da via per la carriera, chi è il colpevole, la donna o una concezione profondamente maschile della società?
    Per cambiare una società profondamente maschilista nella quale per una donna è più facile far carriera senza figli ma anche senza veli, costringiamo le donne a fare figli e coprirsi con il velo. Perbacco!
    Oppure vogliamo prendere in considerazione la remotissima idea che persino le donne siano dotate di quel briciolo di intelligenza e consapevolezza che gli consente di fare delle scelte, di nutrire delle ambizioni, di coltivare dei desideri che non sempre vanno nella direzione della funzione procreativa che gli ha conferito la natura? Per carità, senza stravolgere l’ordine naturale delle cose, ma perchè un padre separato che si disinteressa dei figli è soggetto ad una valutazione morale (cioè è uno stronzo) mentre una donna che abortisce perchè non vuole figli è nella migliori delle ipotesi vittima di una mentalità maschilista che le impedisce di capire che lei li vorrebbe tanto?
    Ma è possibile che si debba arrivare a rivendicare il diritto delle donne di essere giudicate stronze, egoiste e insensibili esattamente come gli uomini anziché delle povere vittime inconsapevoli dei loro desideri a tal punto da farsi condizionare da quelli altrui?

  29. Gentile Viscontessa,
    l’onere del cambiamento non spetta solo alle donne: spetta ad una società intera far sì che i propri individui siano liberi di scegliere.
    Liberi cioè di avere un figlio, senza necessariamente rinunciare ad un lavoro, alla carriera.

    Nessuno sostiene, gentile Viscontessa, che le donne debbano rinunciare ad abortire, rinunciare alla legge che glielo consente. Sostengo solo che, in tanti anni di applicazione della legge, si sono perse di vista le ragioni per le quali la legge stessa è stata scritta.
    E cioè per porre fine alla piaga dell’aborto clandestino. Non per farne uno strumento di controllo delle nascite.

    MJ scrive, a ragione, che la vaghezza della legge permette de facto anche questo. Non rende però tali aborti legittimi.

    «Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto».

    Questo scriveva Bobbio, e forse oggi le sue parole acquistano più senso che in quel lontano 1981. A me sembra che questa indifferenza morale si sia fatta strada, assieme ad una mancata applicazione di politiche che favoriscano la gravidanza e la maternità.

    Scrivo gravidanza e maternità perché esse non sono la stessa cosa. Basta guardarsi Juno.

    P.S. non ho raccolto la provocazione del velo perché sono un ateo per nulla devoto.
    P.P.S. volere che una donna che ha un figlio non rinunci alla carriera non è forse femminismo?
    P.P.P.S. per le “egoiste ed insensibili” non vi è soluzione, nel senso che la legge consente loro di abortire. Ma ho l’impressione che, a differenza dei padri che abbandonano i figli, su di esse la società non scagli la propria condanna morale…
    Morale laica, ça va sans dire.

  30. ” Quando una donna abortisce per la carriera, chi è il colpevole? La donna o una concezione profondamente maschile della società?”

    Non mi sembra ben posta la domanda. Se assumiamo che, come scrive giustamente Viss, la donna possa essere egoista e stro**a e arrivista come gli uomini, non si capisce perchè, se la donna non vuole fare figli, diventi ” vittima della concezione maschilista della società”. Semmai, può essere vittima dell’ arrivismo, del mito dei soldi, del successo, etc. Ma tutto questo non è solo maschile. Ecco quindi che viene fuori questo paternalismo ( questo sì, maschilista ), per cui la donna che esula o vuole fuggire dai ruoli tradizionali , lo fa perchè si è fatta traviare dalla società maschilista, un po’ tradendo la sua natura , ch sarebbe ” naturalmente ” portata a fare figli e accudirli.

  31. ” Sostengo solo che, in tanti anni di applicazione della legge, si sono perse di vista le ragioni per le quali la legge stessa è stata scritta.”

    Ma questo è vero? Si dice che l’aborto sta diventando eugenetica e i dati del ministero dicono che solo una piccola percentuale degli aborti rientra in quelli definiti terapeutici. E di quanti casi di aborto si può dire che ” si sono persi gli obiettivi “, etc…? Tali e tanti da giustificare la crociata e i toni usati per sostenerla? No, per dire, le bugie e mistificazioni che si mettono in giro. Quanto a Bobbio, sarebbe contento di sapere che l’aborto è diventato così ” indifferente ” alla società che i dati dicono che l’aborto sta diminuendo. Per cui, che si vuole?

  32. Fogliante, da cosa deriva questa affermazione secondo la quale l’aborto in questi trent’anni sia stato usato come strumento di controllo delle nascite?

  33. L’uso dell’aborto per non avere intralci nella carriera puo’ essere una conseguenza della società, come darla via o no. Pontificare su queste cose e’ farei moralisti.
    Il punto e’: quando un feto diventa essere umano?
    Quando il diritto di disporre del proprio corpo di una donna entra in conflitto con la vita di un altro essere umano?
    Stabilito e normato questo, ognuno fa quello che gli pare. Ogni commento accessorio e’ moralismo, pettegolezzo; atti volgari di cui e’ noioso parlare (tizia ha abortito o l’ha data al direttore generale per fare carriera? E’ una brutta persona, ma l’essere una brutta persona e’ un suo problema privato).
    A me sembra che la 194 ponga un limite buono e sensato; il resto e’ roba da novella 2000.

  34. Mi è partito il commento prima di terminare.
    Fogliante, non hai raccolgo la provocazione del velo perchè non sai cosa rispondere. La religione non c’entra niente, nessuno l’ha tirata in ballo e il paragone che ti ho proposto è molto semplice.

    Poi si, è femminismo (qualsiasi cosa voglia dire) consentire ad una donna con figli di far carriera, ma consentire invece ad una donna di non avere figli a prescindere di quello che vorrà fare nella sua vita come lo definiresti? Maschilismo indotto?

    Infine scusami, siccome mi sembri degno del nick che ti sei scelto, aiutami a capire la filosofia del pensiero di Ferrara. Tu non sei per l’abolizione della legge 194 ma per la colpevolizzazione di chi vi ricorre (ovvero le donne) per indurre chi le costringe a ricorrervi (ovvero gli uomini) a modificare la loro mentalità. Correggimi se sbaglio ma sarebbe come proporre la mortificazione dei figli ignorati dai padri per indurre gli stessi padri a non ignorarli più.
    I quali padri, abbandonando i propri figli, scaricano inoltre tutta la responsabilità delle loro inadempienze sulle madri cosa che non avviene per le donne che interrompono una gravidanza.
    E poi perchè io invece ho l’impressione che non si faccia niente per non indurre i padre ad abbandonare i figli mentre ci si da un gran da fare per convincere le donne a non abortire?
    Mentalità maschilista, ça va sans dire.

  35. Sono assolutamente d’accordo Zak, ciò che infatti disturba tanto della campagna di Ferrrara (molto più di quando abbia mai disturbato il dibattito sul momento nel quale riconoscere al feto gli stessi diritti dell’essere umano) è l’ipocrisia con la quale sostiene di farlo in difesa della donne.
    Che non hanno alcun bisogno, ti garantisco, che qualcuno gli racconti come va il mondo nè di veder sublimata la loro santità di madri.

  36. Gentile Viscontessa,
    non vorrei apparirle pedante. Ma quella del velo mi è sembrata una provocazione perché né Ferrara né io sosteniamo che vada abolita la legge 194.
    Non insinui quindi che, come vorrei abolire la 194, così vorrei obbligare le donne a portare il velo. Non sono vere né l’una né l’altra cosa.

    La domanda che MJ considera mal posta riguarda una parte delle donne che ricorrono all’aborto. E cioè quelle che, non volendo abortire, vi sono costrette dalla società.
    Evidentemente non riguarda le donne che, forse vittime di altri idoli come scrive MJ, quel figlio non lo vogliono (e non perché metta in pericolo la loro salute, come è scritto nella legge).
    Queste usano la vaghezza della legge per soddisfare il proprio desiderio. Ciò che fanno non è illegale, è illegittimo. Zak sostiene che dirlo sia moralismo, che assomigli al voyeurismo delle riviste scandalistiche.
    Nel fare un parallelo colla prostituzione (per favorire la propria carriera) non si considera che l’aborto lede il diritto di un terzo (quello del nascituro di nascere). La legge tollera questa lesione perché ritiene più importante la salute fisica e psichica della donna. Non certo perché ritenga la carriera della donna più importante della vita del nascituro.

    Lei, Viscontessa, si chiede quante donne abortiscano per non avere un figlio, cioè quante usino l’aborto come un contraccettivo.
    Non posso risponderle, perché come si è già detto la scelta della donna nei primi novanta giorni è di fatto insindacabile. Leggendo però commenti del tipo “Poi a volte la contraccezione in oggetto non funziona e una può continuare a non volere figli – che era il motivo per cui usava la contraccezione in primo luogo – e allora va in una struttura apposita e abortisce.” sembra difficile che siano poche. La cronaca di Repubblica del caso genovese, per quanto non possa essere usata per trarne conclusioni statistiche, mostra che molte donne pensano che l’aborto sia uno strumento per il controllo delle nascite.

    L’osservazione dei dati sulle classi di età del rapporto del ministero della Salute evidenzia poi come molti aborti siano figli di una scarsa educazione sessuale.

    Ciò che lei scrive, MJ, è vero: gli aborti sono diminuiti. Ma 130000 aborti ogni anno, su una popolazione di circa 60000000 sono una cifra notevole.
    Che poi in Francia le cose vadano molto peggio non è certo una consolazione.

    P.S. se l’ex consigliere comunale della DC avesse letto l’articolo di Ferrara si sarebbe reso conto che l’uso della parola Abort al posto di Abtreibung è funzionale solo alla comprensione del titolo da parte di un lettore italiano che non parli il Tedesco. Il termine corretto è citato all’interno dell’articolo stesso.
    P.P.S. Ad una donna che non vuole avere figli non si vieterà mai di fare l’amore. Ma questo non significa legittimare l’aborto come metodo contraccettivo. Esistono le pillole, i preservativi et cetera.
    P.P.P.S. non so se posso spiegarle, Viscontessa, il pensiero di Ferrara, ma credo sia più che esplicita la sua volontà di non puntare l’indice sulle donne (neanche su quelle “egoiste ed insensibili”). L’accusa è rivolta allo Zeitgeist…

  37. ” non so se posso spiegarle, Viscontessa, il pensiero di Ferrara, ma credo sia più che esplicita la sua volontà di non puntare l’indice sulle donne (neanche su quelle “egoiste ed insensibili”). L’accusa è rivolta allo Zeitgeist…

    Gentile fogliante ( e si vede molto che legge Il Foglio, sa? Oh, come si nota. Poteva anche non scriverlo, che è un fogliante), grazie di averci ritenuto degne delle sue pensose osservazioni, nonchè di averci illuminato con le sue riflessioni. Le faccio solo notare che Ferrara propone la moratoria. Cosa vuole con la moratoria? Non lo dice apertamente, perchè deve mistificare per quelli come lei che sembrano prendere per buone le sue intenzioni ( a priori, sembra ), però lui vuole che non si applichi la legge. Lo dice apertamente, quando contesta la firma sotto un documento dei medici tempo fa. Dice che non può essere che ci siano così tanti medici d’accordo con quel documento perchè ci sono molti medici obiettori in giro, che in questo modo attuano una mini-moratoria. Ecco, cosa sarebbe la moratoria. Non applicare la legge, e non perchè le donne sono state colpite e convinte dalla profondità delle garbate ed educate e mai sopra le righe osservazioni di Ferrara, ma perchè i medici NON applicano la legge, non rendendo un servizio pubblico, nemmeno nei casi che rientrano strettamente nella legge. GUardi che se appena si va oltre i paroloni e la roboante fraseologia di Ferrara queste cose si colgono molto bene, sa? Qui fuori nello ZEitgeist e anche all’Equatore, fra i pinguini. LO stesso, quando ancora ripete che Ferrara non vuole chiamare assassine le donne. Spiacente, se Ferrara pensa che l’aborto è un omicidio diamo alla donna ciè che le compete, il ruolo dell’assassina principale. Perchè Ferrara forse non lo sa, ma le donne sono in grado di capire cosa stanno facendo. L’eludere questo fatto, sviando sulla società e fuffa varia è solo un penoso trucchetto, del tutto in linea con lo stile di Ferrara.

    Se le donne pensano che l’aborto sia uno strumento di controllo delle nascite, allora le si informi che le cose non stanno così. Ma il modo migliore per farglielo notare non è fare un certello ” ucciso per un reality”. Mistificazioni su mistificazioni.

    Sull’uso della parola Abort mi chiedo come si faccia a non capire il ridicolo ad usarla per QUEL contesto, sia che lo si faccia coscientemente, sia che invece no. Oso pensare che fosse anche lo scopo di Luttazzi, che forse può pure avere pensato che al Foglio qualcuno che studia il tedesco ci sia, no? Ma forse questi sono discorsi troppo semplici, noi non siamo avvezze alle sofisticherie intellettuali di Ferrara e dei suoi convinti lettori.

    Per finire, trovo molto pertinente quell’accenno al fatto che Daniele Luttazzi è stato consigliere della Dc. Una persona normale forse si chiederebbe: e con ciò? Ma stiamo parlando di una persona normale, non dei Foglianti, che sembrano fare storia a sè. Sembra che si ritengano più furbi, a volte. Mentre invece svelano soltanto che hanno bisogno di attaccarsi alle sciocchezze ( che non c’entrano nemmeno niente ) per dare, come dire ” colore ” alle loro parole. Niente da fare, gli piace così.

    Ah. Per piacere. Non mi risponda fiuuuuumi di parole per convincermi che Ferrara è così o Ferrara cosà. NOn mi interessa punto della battaglia ” culturale ” di Ferrara. Io mi limito a spernacchiarlo e criticarlo. Lui. Se lo tenga ben stretto, e tutte e due, in fila a puntare il dito sulla moralità delle scelte delle donne. Pardon, volevo dire sullo Zeitgeist.

  38. Ah. UNa cosa che tengo a dire. Non so su quali basi si possa dire che 140000 aborti siano ” troppi”.

    Però, l’altro dato sicuro dal Ministero indica che il numero di aborti sta diminuendo da anni, costantemente. E sta diminuendo da ben prima che Ferrara si facesse cogliere da questi furori moralizzatori. Incredibile, eh? Le donne sono sttae capaci di non abusare dell’aborto, facendolo anche diminuire. Come avremo mai fatto, senza Ferrara che ci indicasse la via?

  39. Ma guardi, egregio signor Fogliante, non è che questi suoi interventi sulla falsa riga della formalità contribuiscano a rendere più credibili le sue affermazioni. Nel contesto, mi permetto di farglielo notare, li trovo anzi piuttosto fuori luogo perchè vorrei supporre che chi con tanta sicurezza giudica situazioni che non possono mai averlo riguardato se non come spettatore, sia almeno aduso a cercare di immedesimarsi nel contesto che li generai. Non che la sua immedesimazione in questo contesto sia necessaria, ma qualunque sia il motivo per il quale alla consuetudine del “tu” in uso su questo blog, lei continua ad usare il Lei, molto lascia dubitare sulla sua elasticità mentale e quindi sulla possibilità che lei affronti un argomento così delicato sapendo esattamente di cosa parla.
    Meglio sarebbe, come suggeriva Zak, che nell’affrontare il tema dell’aborto si limitasse a farne una questione scientifica, medica, religiosa, culturale, filosofica o sociale, ma presumere di conoscere l’animo femminile a tal punto da giudicare che molte donne vi possano ricorrere con la superficialità e leggerezza con cui si può usare un preservativo, mi pare a dir poco offensivo per tutte le donne, anche quelle che per una scelta di vita diversa dalla maternità hanno dovuto ricorrere alla 194. Perchè, egregio sig. Fogliante, se lei avesse anche soltanto vaghezza di cosa significa interrompere una gravidanza, sono sicura non parlerebbe così. Oppure pensa davvero, in cuor suo è davvero convinto che le donne che usano l’aborto come un contraccettivo rappresentino una percentuale significativa tale da giustificare questa campagna contro l’aborto?
    Poi suvvia, illustrissimo sig. Fogliante, mi conceda di affermare che Ferrara è contro l’aborto e quindi per l’abolizione della 194. Non crede anche lei che sia giunta l’ora di smetterla con questi stupidi giochini di parole che tendono sempre a puntualizzare che Ferrara non è per l’abolizione della 194 ma una sua completa applicazione su cui invece si resta sempre molto vaghi?
    Ha letto il programma della sua lista pro life? E lei, in cuor suo, ne ha avuto la sensazione che contenesse una serie di indicazioni per migliorare il grado di applicabilità della legge 194 o magari anche solo che rappresentasse un atto di condanna di quella mentalità maschilista che costringe le donne ad abortire?

  40. Gentile MJ,
    non sono il difensore d’ufficio di Ferrara. E dell’episodio che cita non conosco i dettagli.
    Personalmente non sono d’accordo sull’idea della moratoria, perché ritengo che gli strumenti necessari a ridurre al minimo i casi di aborto siano culturali ed economici. E non legislativi.
    La legge attuale è una buona legge, nonostante i pareri contrari di molti “pro life”.
    Ma la battaglia di Ferrara ha il merito di riportare l’attenzione su quell’indifferenza morale di cui parlava Bobbio.
    I cartelloni esposti a Genova, per quanto crudi, dipingono ciò che accade nella nostra società: delle donne abortiscono per la carriera, contro la lettera della legge. Non mi sembra sconveniente dirlo, ed anzi credo che lo Stato debba ricordare ai cittadini quale fu il senso della legge.
    Legga la cronaca su Repubblica, sono mistificatori anche i giornalisti di largo Fochetti?

    Spernacchi pure, gentile MJ, il Foglio ed i suoi lettori. Le pernacchie e le critiche sono il sale della democrazia.
    Gli insulti lo sono meno, ma questo ci porterebbe lontani dal tema.

    Lei si chiede cosa mi faccia ritenere che 130000 aborti all’anno siano tanti. In dieci anni rappresentano la popolazione di una città come Milano…
    E poi, leggendo il rapporto del ministero della Salute, ci si accorge di come negli ultimi dieci anni il tasso di aborti ogni 1000 donne (tra i 15 ed i 49 anni) sia praticamente invariato.
    Meglio non parlarne? Non oportet?

    L’accenno al ruolo di consigliere comunale DC è una battuta scherzosa…

    Gentile Viscontessa, il fatto che molti lettori di Macchianera si insultino abitualmente non mi porterà certo ad imitarli o ad usare un diverso registro nel parlare a degli sconosciuti.
    Questo le fa dubitare della mia elasticità mentale e della mia conoscenza dell’argomento, e me ne dispiaccio.

    Lei scrive poi che meglio sarebbe farne una questione scientifica, culturale, religiosa …
    Ma è esattamente ciò che si cerca di fare: personalmente non ho alcun interesse ad andare a puntare il dito contro una povera ragazza che creda che la propria carriera valga più di un figlio.
    Non servirebbe a nulla. Ma diverso è il discorso se si parla dei passi che la società deve compiere perché quella stessa ragazza, nella stessa situazione, possa scegliere diversamente.

    E poi, sempre leggendo il rapporto del ministero, non è evidente che una gran parte di quegli aborti si potrebbero evitare con misure economiche semplici e con una corretta informazione sull’uso dei contraccettivi?

  41. Pregevole Fogliante, mi consenta, ma allora qui c’è stato un equivoco. Mi faccia capire: allora il problema sarebbe un po’ di informazione in più e fornire mezzi ed assistenza alle donne? Perbacco, allora parlare di Shoah e genocidio e sterminio di massa era solo un modo di esercitare moral suasion? Allora mi dolgo, profondamente mi dolgo di non avere colto quello che era solo un garbato invito alla riflessione.

    NO, caro Fogliante, quei cartelloni affissi a Genova sono prima di tutto mistificatori perchè la donna in questione NON ha abortito per partecipare ad un reality, vist che il reality era andato in onda anni prima. Ma, soprattutto, svelano molto bene come dietro la pretesa che le parole di Ferrara non siano rivolte alle donne ma alla società sia solo un trucchetto mistificatorio, appunto.
    Perchè dietro quel cartello c’è la storia di QUELLA donna, che ha abortito per QUEI motivi messi in piazza da Ferarra, non c’è una generica società. Così come a Napoli c’era una donna in carne ed ossa ad avere abortito un bimbo con sospetta sindrome di Klinefelter. Questa donna, quando Ferrara punta il dito contro chi abortisce per sindrome di Klinefeleter è direttamente chiamata in causa, non è lo Zeitgeist che si sentirà in colpa, ma lei. Che prima di arrivare all’aborto ha riflettuto, ha parlato con il medico, insomma ha fatto tutti i passi necessari. E’ stata in questa fase che la sua scelta è stata vagliata, approfondita e soppesata, chissà con che stato d’animo. E dopo, questa donna si sarà sentita chiamata in causa in una specie di processo OLTRE i termini. Dopo avere passato ciò che ha passato è come se avesse dovuto rivivere tutto quanto, perchè il Signor Ferrara ha ritenuto di avere sufficiente moralità e diritto di stare ad indagare sulle sue motivazioni. Anzi, non ha nemmeno ” indagato sulle sue motivazioni”, perchè Fearra ha fatto il processo ed emesso il verdetto: per sospetta sindrome di Klinefelter non si abortisce, punto. E se lui fosse il Ministro della Salute vieterebbe di abortire per quella sindrome. ( tra l’altro, che fine ha fatto quella pantomima del c’ho la sindrome, non ce l’ho, devo fare gli esami )Ma comunque, le faccio solo notare che tutto questo lo ha vissuto QUELLA donna, non lo Zeitgest.

  42. Sig. Fogliante, le sarebbe stato sufficiente adeguarsi al linguaggio e i modi dei suoi diretti interlocutori su questo post che come vede, non sono meno civili dei suoi.

    Tuttavia, per tornare in argomento, le devo dire che ancora una volta trovo estremamente offensivo che lei possa permettersi di definire “poveretta” una donna che solo in quanto tale, sceglie la carriera alla maternità.
    Anche io, per dire, credo che lei sia un poveretto, ciò nonostante non fonderò un movimento, un partito politico, una lista (a proposito, non è che può continuare ad eludere le domande a cui non sa cosa rispondere) e neanche un movimento culturale per cercare di renderla consapevole della sua misera condizione umana. O forse dovrei? O forse un grado maggiore di civiltà lo si raggiunge mettendo in dubbio le capacità di intendere e di volere di chi la pensa diversamente da noi?

    E poi, mi permetta, che maggiori risorse economiche aiutino a migliorare qualsiasi situazione di disagio, non è che sia proprio un’idea così originale, e se è il rapporto qualità prezzo a far la differenza allora per cortesia, mi spiega da cosa trae l’evidenza che una gran parte degli aborti si potrebbero evitare con misure economiche semplici?

  43. “Pregevole Fogliante, mi consenta, ma allora qui c’è stato un equivoco. Mi faccia capire: allora il problema sarebbe un po’ di informazione in più e fornire mezzi ed assistenza alle donne? Perbacco, allora parlare di Shoah e genocidio e sterminio di massa era solo un modo di esercitare moral suasion? Allora mi dolgo, profondamente mi dolgo di non avere colto quello che era solo un garbato invito alla riflessione.”

    Si dolga pure, MJ, ché il punto è esattamente quello. Assieme al recupero del senso della legge, che non legittima l’aborto per avere un figlio quando si vuole.

    I casi di Genova e Napoli sono molto diversi tra loro, per quanto abbiano suscitato lo stesso clamore sui giornali.
    In un caso vi è una donna che sacrifica un figlio alla carriera. Nell’altro ve n’è una che decide di non volere un figlio con una grave malattia genetica. Ora non è difficile capire come a Genova l’aborto non seguisse lo spirito della legge, mentre a Napoli sì.

    La domanda che mi pongo però è se la società nella quale viviamo avrebbe accolto bene un bambino con una trisomia e sua madre. Mi chiedo cioè se la madre abbia scelto perché non voleva un figlio malato (e mai mi sentirei di giudicarne la scelta) oppure perché le difficoltà che le si sarebbero presentate le siano apparse insormontabili.

    Una società, non una donna, che rifiuti i malati ha però imparato ben poco dalla storia. Dal Taigeto agli svedesi…
    Sicard ha scritto sul Monde qualche anno fa un bell’articolo. Ne cito una frase: “Tout s’est passé comme si à un moment donné la science avait cédé à la société le droit d’établir que la venue au monde de certains enfants était devenue collectivement non souhaitée, non souhaitable. Et les parents qui désireraient la naissance de ces enfants doivent, outre la souffrance associée à ce handicap, s’exposer au regard de la communauté et à une forme de cruauté sociale née du fait qu’ils n’ont pas accepté la proposition faite par la science et entérinée par la loi.”
    (http://tinyurl.com/2zaxju per l’articolo completo).

    Devo una breve risposta anche a Viscontessa, che mi chiama con simpatia “poveretto”.
    Io non ho dato della poveretta alla ragazza di Genova; in Italiano poveretta ha due significati, uno dei quali indica una persona limitata mentalmente.
    Ho scritto volontariamente povera ragazza perché non vi fosse ambiguità. Povera perché vittima dello Zeitgeist, “vittima dell’ arrivismo, del mito dei soldi, del successo” (MJ).
    Non è una ragazza incapace di intendere e volere: ha semplicemente ricevuto un’educazione che l’ha spinta a pensare che l’aborto servisse a scegliere il momento nel quale avere un figlio e a dire “Nessun dolore, nessun rimorso. Almeno, non ora. Non ho figli, ma ci penserò tra qualche anno”.

    No, gentile Viscontessa, non insinuo che chi la pensa differentemente da me sia un minus habens…

    P.S. il fatto che delle misure economiche semplici possa ridurre il numero degli aborti lo si capisce leggendo la relazione firmata dal ministro Turco.
    P.P.S. per quanto riguarda le domande: sì, ritengo vi sia un numero significativo di donne che ricorre all’aborto come misura per il controllo delle nascite. E la campagna contro l’aborto sarebbe giustificata anche solo per non scivolare nell’indifferenza morale di cui parlava Bobbio (contro l’aborto, non contro la legge che è buona e giusta).
    Se quelli di Ferrara siano giochini linguistici, non lo so: è a lui che deve chiederlo. Per quanto mi riguarda, non so come scriverlo più chiaramente: la legge 194 è una buona legge.
    La penso come la signora Rodham Clinton: “There is no reason why government cannot do more to educate and inform and provide assistance so that the choice guaranteed under our constitution either does not ever have to be exercised or only in very rare circumstances.” Not ever.
    (http://slate.msn.com/id/2112712/)
    Risposta all’ultima domanda: sì, ho letto il programma della lista di Ferrara. Ha il pregio di essere corto. Non sono d’accordo con molti punti, ma alcuni mirano esplicitamente “a migliorare il grado di applicabilità” eccetera.

  44. “Povero” nell’accezione da lei usata è fin troppo simile a “poveretto”: in entrambe i casi ci si riferisce ad una povertà umana sia essa causata da un deficit dell’intelligenza, sia essa la conseguenza dello Zeitgeist.
    Resta da chiarire perchè una donna che fa una scelta diversa da quella che lei, egregio Fogliante, ritiene essere naturale, sia una “vittima” dello Zeitgeist e non una fervida e consapevole sostenitrice di un mètre a penser.
    Resta da chiarire perchè non sia lei, illustrissimo Fogliante, ad essere la vittima di una mentalità profondamente maschilista incapace di accettare che la maternità non sia per ogni donna il desiderio più intimo (zeitgeist o meno).
    E resta infine da chiarire perchè del zeitgeist se ne dovrebbe accettare soltanto l’accezione negativa ed estremamente semplificativa, di ciò che è funzionale alla tesi che si vuol sostenere.

  45. Gentile Viscontessa,
    spero di rispondere alle sue ultime osservazioni.
    L’aggettivo “povera” era da me inteso come “sfortunata”.
    Non tutte le donne sono però vittime della cultura del loro tempo, dell’ignoranza. Alcune, quelle che lei ha definito “egoiste insensibili” scelgono di porre fine alla vita di un nascituro per ragioni diverse da quelle di cui abbiamo parlato.
    Alle loro orecchie le mie parole non suoneranno mai convincenti, perché i loro valori non sono i miei.
    Le loro scelte, per quanto ingiuste possano apparire ai miei occhi e per quanto contrarie alla lettera della legge, sono possibili de facto.
    Preferisco questa situazione a quella precedente la legge.
    In molti casi però, una corretta informazione all’uso dei contraccettivi e dei seri aiuti economici possono aiutare delle donne a non abortire.

    Non credo che per tutte le donne la maternità sia il desiderio più intimo, né che lo sia la paternità per gli uomini. Ci sono uomini e donne che vivono guidati da altre passioni, da altri obiettivi. Mi sembra perfettamente normale.

    P.S. “maître à penser”.
    P.P.S. Anche Abort (der) è corretto.

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