– Ieri nel mio piccolo paese di campagna mi sono accorto di cosa voglia dire panico nella massa. Una trentina di macchine in coda al distributore, nervosismo in crescendo, gente che arrivava con le tanichette di riserve alla riserva, insofferenza verso gli anziani (i più spaventati) non abituati ai distributori automatici.
– Temo che la nostra caritas sarà presa d’assalto. Non da nuove persone, che non siamo ancora a questo punto, ma dai soliti che avranno più paura del solito. Vagli a spiegare che probabilmente tra qualche ora tutto si risolve. Ma si risolve?
– A Napoli restano centinaia di tonnellate di rifiuti da portare via. Questa a dire il vero, purtroppo, non è però una novità…
Tir al piattello
– Accostando i problemi, seppur di diverso peso, su “Il Secolo XIX” oggi una vignetta bellissima: l’omino chiede all’amico riguardo a Mastella che “taglia” il Consiglio dei Ministri: “E se lo precettano?” Risposta: “Non è mica un servizio necessario…”
(anche l’editoriale di Mario Giordano su “Il Giornale” è dello stesso tenore).
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le cavallette.
Lavoro tra Bologna e Verona. Posso assicurare che il disagio è enorme. La gente non protesta (ancora) più di tanto ma i camionisti non hanno ormai nulla da perdere e si prevede un giusto Natale di merda per molti italiani. Tra angoscia e morte e preoccupazione. Le cavallette non sono necessarie per distruggere la fiducia nella vita e nel futuro.
Io in questi casi mi chiedo che cosa ce l’abbiamo a fare l’esercito… dovremmo mandare carri armati sulle autostrade a fare il tiro al bersaglio (anche per i tassisti che bloccano Roma). Oh, sia ben inteso, i camionisti hanno tutto il diritto di scioperare, ma non credo che questo sia un modo legittimo di farlo.
Il problema è che l’interesse particolare, nel nostro Paese, prevale sempre di più rispetto a quello generale. Non me la prendo con i camionisti, è un discorso che parte dalla politica dei “ricatti” che ha invaso tutti e tutti. Ad ogni livello.
Il solito sciopero incivile e selvaggio: i camionisti vanno a rimorchio dei tassisti.