Ho detto: cloaca e cancro.

Minaccio minaccio, poi le querele continuo a prenderle io.
Ma confermo ogni parola.

RAI/ SENATORI UNIONE: INDECORIOSA DEFINIRLA CLOACA DEL PAESE

Roma, 7 nov. (Apcom) – “Questa mattina i lettori de ‘il Giornale’ hanno potuto leggere che ‘la Rai è una cloaca da ripulire, il vero cancro di questo paese. Sono giudizi che si commentano da soli. Ma, per quanto incredibile possa apparire, larghe parti del Parlamento italiano si stanno comportando come se li condividessero in tutto e per tutto. Solo così si spiega il continuo susseguirsi di iniziative che hanno, sfacciatamente, l’unico obiettivo di mortificare la Rai e delegittimare i suoi amministratori”. Lo scrivono i senatori dell’Unione Luigi Zanda, Anna Finocchiaro, Nicola Latorre, Sergio Zavoli, Antonio Polito, Esterino Montino, Paolo Brutti, Franca Rame, Anna Donati, Paola Binetti, Rosa Villecco Calipari, Luigi Bobba, Enzo Bianco, Guido Calvi, Felice Casson, Loredana De Petris, Vittoria Franco, Luigi Lusi, Natale Ripamonti, Walter Vitali, Giannicola Sinisi.
“In termini penali e civili – scrivono i parlamentari – le opinioni pubblicate oggi da ‘il Giornale’ meriterebbero una querela e una congrua richiesta di danni da parte di chi ne ha titolo. In termini istituzionali la definizione della Rai come una cloaca e un cancro richiede una adeguata risposta sia del Governo (che ha il dovere di sostenere gli interessi di una società di cui è unico azionista) che della Commissione bicamerale (che sulla Rai esercita la funzione di vigilanza)”.
“In termini politici – continuano i senatori dell’Unione – non è sufficiente bollare come indecorose le dichiarazioni di Facci. È necessario che quei deputati e senatori che ancora credono che alla democrazia del nostro Paese serva un buon servizio pubblico radiotelevisivo si ribellino nell’unico modo possibile ad una campagna politica che ha l’evidente obiettivo di distruggere la Rai e favorire la televisione commerciale: lavorando per abrogare la legge Gasparri e sostituirla con una legge che restituisca dignità e qualità alla nostra televisione pubblica e ne garantisca l’autonomia professionale”.

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Segue l’articolo incriminato, che peraltro è stato querelato sì che la Rai ha diffidato Michele Santoro dall’invitarmi ad Annozero, come sua intenzione.

Un’idea: chiudere la Rai

Prima di criticare chicchessia dovremmo ripeterci come un mantra la seguente domanda: non sarà per caso invidia, la nostra? Quanto conta un’invidia inconfessabile nella formulazione dei nostri giudizi? Ecco, mi sono imposto questa domanda almeno cinque volte, prima di plaudire come un forsennato all’emendamento della Finanziaria che propone un tetto massimo ai compensi Rai: 274mila euro lordi l’anno al pari di altri manager pubblici o di un presidente di Cassazione. Alla fine mi sono risposto che no, non è invidia se penso che la Rai non dovrebbe pagare compensi del genere; non è invidia del milione di euro annui di Simona Ventura o degli 800mila euro di un Carlo Conti, o nondimeno dei 650mila euro del direttore generale Claudio Cappon. Penso serenamente, da anni, che la Rai sia una cloaca da ripulire. Penso che il canone andrebbe abolito. Penso che la Rai andrebbe privatizzata al cento per cento, o in alternativa fare servizio pubblico al cento per cento. Non penso che le varie star rescinderanno i contratti, o non tutte, né penso che altre emittenti ne faranno razzia. Penso moderatamente che la Rai sia il vero cancro di questo Paese, ciò che non cambierà senza che cambi davvero anche il Paese. Penso dunque, pure, che non accadrà nulla.

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