Il blog è Roc

Primo: leggere. Secondo: collegare il cervello. Terzo: domandarsi “A che mi serve il blog“. Quarto: rispondere onestamente.
E’ un esercizio di intelligenza che consiglio generalmente a chi vuole aprire un blog. Generalmente nessuno lo  segue. Generalmente uno digita l’indirizzo di una piattaforma blogging, clicca su “registrati” e scrive. Dal copia&incolla di agenzie, condite o no, di considerazioni personali del genere stavamo-meglio-quando-stavamo-peggio, oppure Berlusconi-ladro, oppure Bush-assassino; alle confessioni intime sul capufficio cretino, la collega-se-la-tira, la difficile vita del precario. Ma queste sono storie che già conoscete e che qualcuno è capace di raccontare meglio di me, sicuramente.
Poi arriva un decreto, che di strada ne dovrà fare ancora tanta e non è detto che arrivi a destinazione. E scoppia la rivolta. Senza che l’operazione, semplice e banale, in alto venga compiuta da alcuno. Pigrizia o che altro? eppure basta seguire un link, questo; digitare su Google la stringa “iscrizione al Roc”, ottenere questo risultato.
Torniamo al punto di partenza.
Primo: leggere. Secondo: collegare il cervello. Terzo: domandarsi “A che mi serve il blog”. Quarto: rispondere onestamente.
Di solito il cervello non lo stacco mai.
Leggiamo: Articolo 6, comma 2. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione è condizione per l’inizio delle pubblicazioni dei quotidiani e dei periodici, e sostituisce a tutti gli effetti la registrazione presso il Tribunale, di cui all’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Sono fatti salvi i diritti già acquisiti da parte dei soggetti tenuti a tale registrazione in base alla predetta normativa. Significa che per aprire un blog occorre iscriversi al Registro delle comunicazioni. Ammesso che i blog vengano poi inclusi tra i prodotti editoriali. Intanto l’articolo 2, comma 1, recita: Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
Potrebbe anche starci. Perché quando copiate un’agenzia, segnalate un link di testate o fonti, fate informazione e divulgazione. Non saprei dire, onestamente, se la parola “opinione“, che non si trova in alcuna parte del documento, sia stata sostituita dal più generico e insignificante “intrattenimento“. La direbbe lunga sul “peso” e la considerazione della blogosfera. Un po’ come i successi di Scalfarotto e Adinolfi.
Ma veniamo a quello che vi spaventa terribilmente. L’iscrizione al Roc.
L’articolo 2 del decreto dice chiaramente che l’iscrizione al Roc sostituisce la registrazione al Tribunale, per la quale occorrono un giornalista, pubblicista o professionista, e un migliaio di euro. Al contrario di quanto chiede implicitamente il Testo del regolamento per l’organizzazione e la tenuta del registro degli operatori di comunicazione.
Implicitamente perché fino a questo momento il Roc è riservato a operatori della comunicazione ufficiali e “stabili”, come testate giornalistiche radiofoniche, televisive, cartacee e telematiche, oltre alle agenzie di stampa. Sarebbe una richiesta superflua. Anche perché, e veniamo al secondo motivo di terrore, iscrizione non significa autorizzazione: per aprire un blog non vi sarà chiesto di iscrivervi preventivamente.
Aprite il blog ed entro 60 giorni lo comunicate al Roc.
In attesa del completamento della pratica (60 giorni) (60+60=120), scrivete sul blogghettino “In attesa di iscrizione al Roc”, più o meno come si fa per i numeri zero di giornali “In attesa di registrazione presso il tribunale di…”.
Come ci si iscrive al Roc e soprattutto quanto costa?
costa zero! niente bolli, né versamenti.
Al Roc si mandano due modelli dove dovete dichiarare i vostri dati anagrafici, i dati del vostro blog e lo scopo non lucrativo dell’attività. Stop.
Niente di più di quanto non accada già per chi registra un dominio .it.
Qual è il problema? L’anonimato?
Di quello che penso della libertà dei blog ne ho scritto tempo fa qui e qui.

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27 Commenti

  1. Viscontessa, ti sei fatta una domanda e ti sei data una risposta. Il problema della tracciabilità non lo ha posto questo decreto. Come hai giustamente rilevato. Siamo tutti tracciabili dal momento in cui veniamo al mondo. Che sia giusto, che sia sbagliato, mi pare tardivo chiederselo. Al punto in cui siamo, francamente non vedo vie d’uscita, e non che mi faccia piacere: ma non posso prendere una bomba nucleare e posarla sulla banca, sul supermercato che ha le telecamere, sul Ced del mio comune… PEr il bollettino sugli orgasmi… ci sono i blog! :)

    Emanuele Russo, la territorialità? ti ho risposto con l’esempio dell’Osservatore Romano: per territorialità non è tenuto alla registrazione presso un tribunale italiano, pur essendo venduto in ITalia, ma anche all’estero. Se ti sembra stupida la domanda a che vi serve il blog, perché rispondi?! e comunque, ripeto per la seconda volta: la domanda non ha nulla di filosofico e ideologico. A che serve? a fare informazione o a fare un cacchio proprio? in base alla risposta viene la connessione al decreto.
    Eppoi, perché dovrei risponderti io? faccio leggi? alle leggi seguono i regolamenti di attuazione. Se hai studiato diritto pubblico, dovresti saperlo. Aspetta il regolamento, e ne discutiamo. poi abbi la pazienza di andare dritto al fondo di questo chilometrico commento per la risposta conclusiva.

    Leandro, certo, di che vogliamo parlare se ogni minuto muore un bambino nel mondo.

    Broono, per fortuna hai fatto marcia indietro :) perché non ce l’avrei fatta! E comunque, al di là dei luoghi comuni mi pare che in ITalia non esista, in assoluto, in as-so-lu-to, un controllo preventivo sulle pubblicazioni. Sicuramente ci sono comportamenti dubbi, ma qualcosa, qualcuno, per fortuna sfugge sempre.

    Adrix che ho voluto dire con il collegare il cervello? bene, lo spiego subito: anzitutto non volevo offendere i lettori. brevemente ti racconto un episodio: avevo 15 anni, mi trovai su un pullman pieno di studenti. Avevano tutti (era l’epoca) Timberland, levis 501, piumino monclair e zainetto invicta. Io avevo un cappotto color tabacco. M’è venuta la pelle d’oca. Erano tutti uguali. Ragazzi e ragazze. Diciamo che da quel momento è cominciata la mia avversione alla banalità e ai precotti. E quando ho letto della pubblicazione di quel decreto, tutti hanno avuto la stessa reazione. Ma non avendo letto il decreto (ribadisco: un topolino), ma avendo letto quello che aveva letto tizio, che aveva letto da caio, che aveva letto da Sempronio, e via, la catena di sant’antonio corredata da bannerino e antipixel. Sono andata a leggere e ho trovato il topolino. Topolino perché non avrebbe prodotto nessun effetto sui blog. Quante volte devo scriverlo? Quanti grassetti dovrà costarmi ancora sta storia? Collegare il cervello per me significa andare a leggere e cercare i documenti originali. Altrimenti che cacchio servono su internet i documenti originali?

    Leo, ho detto, in quattro parole quello che stai dicendo tu! Pensa un attimo a quello che si fa con i siti cinesi che trasmettono le partite di calcio on line in diretta, in barba ai diritti televisivi gestiti dalla Lega calcio. PEr legge non è possibile, che un sito italiano o ospitato su server fisicamente alloggiati in italia, fare streaming audio video delle partite. Se ripeti il segnale dei siti cinesi ti chiudono immediatamente. Ma non è detto che chi compia un reato all’estero che abbia riflessi in italia, sia pure questo cittadino straniero, non esistano i mezzi per perseguirlo. Ci sono le rogatorie, sicuramente di efficacia ridicola in quei paesi che non riconoscono l’azione penale italiana… però esistono. Sul coraggio e le possibilità di pubblicare foto e cose “particolari”, per favore… mi sono fatta un paio di processi, ho evitato tre mazziatoni, e ho passato, a più riprese, una trentina di ore alla Dda di NApoli. Ma sono ancora qui con la voglia di cazzeggiare.

    David Saltuari, scusa tanto. Facciamo che potrai chiamarmi Bianco.

    Maria Josè, non sono Facci e neppure la regina d’Italia. Vogliamo fare il giochetto del lei non sa chi sono io al rovescio? valga la risposta che ho dato a Gaspare, che resta valida, nonostante non ci sia più traccia del link segnalato da quel quadratino verdino di technorati, che non gestisco io. Poco male, non ho l’abitudine di archiviare tutto lo scibile umano, mi ha solo comlpito che tal gaspare si avesse tanta paura che tal Gabriella Bianchi esprimesse certo pensieri. La mia supponenza? può darsi. Quel che è certo che io non ho l’abitudine di isolare una parola in un contesto e di attaccarmi a quella, attaccarmici in modo così morboso da non accorgemi manco che quello non era il mio blog.

    Gaspare, sei quello del commento di sopra? sì. Qual era la domanda, perché io non l’ho trovata. C’era un’affermazione. Sulla confusione: hai solo cancellato la blog reactions segnalata da technorati. Non fa niente, eh, non diceva niente di male. Non sono io quella che se la prende per essere stata apostrofata “tal”. Siete voi che abitate la città del sole dove vigono liberté, egalité, fraternité. Io sono sempre più convinta di aver preso per la seconda volta il pullman dei quindici anni.

    Infine, ma veramente fine, perché io non sto facendo altro che ripetere quello che non volete leggere: non ho difeso il decreto. l’ho preso e vi ho dimostrato che non significava nulla, che non era sto po po’ di dracula e che tutto questo “Allarmi allarmi” m’era parso, appunto per la mia convinzione che il decreto non significasse nulla, spropositato e un tantinello ridicolo. mo’ vedetevela voi. Tanto Gentiloni ha detto che non se ne fa più niente.

  2. Hai dimostrato, con un pò di fatica in più, quello che avevi con grande chiarezza detto nel post. E a me ha giovato rileggerti.
    :)

  3. Gabri come si può accettare l’ennesima manifestazione di una politica che non si sa valutare se giusta o sbagliata? Non posso credere che tu non abbia una tua posizione in merito, se come dici sei d’accordo con me sul fatto che siamo tutti schedati e che questa iniziativa è solo l’ultima iniziativa in termini di tempo ad operare in tal senso, leggendo la tua posizione in merito la domanda te la sei posta e ti sei anche risposta. Magari diciamo che quella che io reputo una violazione alla mia libertà per te è semplicemente un modo per obbligarci alla responsabilità di ciò che facciamo o diciamo. Ma questo punto la domanda è un altra chi si prende la responsabilità di assicurarmi che potrò sempre esprimere le mie opinioni liberamente?

  4. Beh, anche nel caso avessi (io) letto bene, il mio commento non voleva certo essere una critica ma solo un mio aver voluto approfittare del tuo aver citato Genova per riempire un po’ di pixel con un riassunto della situazione dei vari processi, visto che, come detto, la cosa pare dimenticata come non fosse mai avvenuto nulla.

    Consapevolmente OT, come ho riconosciuto, ma se ne parla così poco (mai) che approfittare di un gancio ogni tanto per informare chi vuole sapere se la cosa prosegue non l’ho trovata una cosa così grave.

    Per quanto riguarda il decreto, invece, varrebbe la pena di spendere due righe anche sul resto dei contenuti.
    So bene che qui ne hai voluto affrontare la parte “blog” perché il tuo obiettivo era evidenziare l’Al Lupo! Al lupo! che si è scatenato nei giorni scorsi e non perché non ne hai lette le restanti parti, quindi nemmeno in questo caso ti sto criticando.
    Però visto che hai parlato del decreto per sottolineare quanto inutile sia l’allarmismo intorno al problema bavaglio ai blog, approfittane per allargare il discorso anche alle altre parti, ben peggiori, di quella proposta.

    Per esempio alle decisioni per “contrastare” l’allarme caro-libri nonché per aiutare l’editoria, curiosamente risolto secondo la proposta attraverso una serie di articoli che di fatto bucano le gomme a quel poco di concorrenza che già in italia era utopia e viva viva le riforme.

    Per esempio la …radicale… (ehm) riforma del sistema di finanziamento statale ai giornali, che se possibile da loro ancora più soldi di quanti ne prendessero prima e viva viva la redistribuzione.

    Quel decreto è ben altro che il pericolo bavaglio ai blog.
    Solo che tutti, qui hai ragione, parlano solo di quel rigo e silenzio sui restanti 1500 ben peggiori.

    Per quanto riguarda, e chiudo, la domanda alla quale continui a non aver risposta “A cosa servono i blog?” ti rispondo io:

    In maniera palese, a risparmiare sulle cene alle quali fino all’arrivo dei blog eri costretto per portarti a letto qualcuno.
    In maniera involontaria, a risparmiare sull’analista.

    Le migliaia di pagine apparentemente diverse una dall’altra presenti in rete, sono tutte combinazioni di stoffe la cui trama di base riconduce in un modo o nell’altro a quelle due categorie lì.

    Qualsiasi blog, parliamo di blog, anche scelto premendo “random”, o fa parte di una o fa parte dell’altra categoria.
    Una terza non c’è.
    L’unica alternativa all’appartenere a una di quelle due è l’appartenere a entrambe.

    Ecco a che servono i blog.
    A salvare un sacco di tizi che altrimenti da qui a qualche anno entrerebbero nei supermercati a far fuoco “random” sulla gente.

    (prevengo la domanda: io a entrambe)

  5. Sull’iscrizione al ROC ciascuno può avere ed esprimere il proprio personalissimo parere (anche qualora questo non dovesse coincidere con quello della maggioranza, vieppiù anzi).
    Ciò che trovo fastidioso è il “Primo: leggere. Secondo: collegare il cervello”, come se quello che sta per seguire dovrà rientrare tra i discorsi per i pochi eletti, come se questo parere sarà tanto illuminato che, se non sei davvero attento/intelligente/acuto/informato/dipiù allora non sarai d’accordo. E non lo capirai.
    Appoggio AdRiX e la sua osservazione sul porsi al pubblico del lettori cretini-fino-a-prova-contraria con il ditino alzato. E’, ripeto, fastidioso.
    E a poco serve la precisazione successiva sul: “Erano tutti uguali. Ragazzi e ragazze. Diciamo che da quel momento è cominciata la mia avversione alla banalità e ai precotti”.
    Fastidio che faccio anche mio, certo. Ma qui non è questione di omologazione. Lo zainetto Invicta ed i ragazzini tutti uguali non c’entrano nulla.
    L’omologazione sull’avversione al ROC puo’ nascere da disinformazione, come dici tu, ma ti assicuro che non per tutti è così. Anzi. Ed il collegare il cervello non è sinonimo di andarsi ad informare. Io quando mi sento dire che non ho il cervello collegato mi sento preso per il culo, non mi sento come se mi fosse stato detto “vai a leggere” ma come se mi si fosse fatto notare che non ho capacità di analisi.
    Meglio sarebbe stato allora dire:
    Primo: leggere. Secondo: leggere anche la proposta di legge. Terzo: domandarsi “A che mi serve il blog”. Quarto: rispondere onestamente.
    Aggiungo poi una ulteriore considerazione: qui è questione di trovarsi in un momento storico di avversione alla classe politica, credo sia questo il punto. Ed ogni ulteriore restrizione, ingerenza, legaccio, vero o di fantasia, farà scattare reazioni.
    Che, personalmente, in questo caso ritengo giustificate nonostante si parli di semplice disegno di legge (che, sono certo, non passerà per ragioni di opportunità, non in questi termini almeno). Imporre, ma anche solo, prevedere, consigliare, ipotizzare una registrazione, nonostante il mio nome ed indirizzo siano già in mano a Mulini Bianchi e Vodafone tutte intorno a me, è comunque, ripeto, fastidioso.
    Perchè stavolta riguarda il mio recinto.
    Che sarà controllato, osservato, valutato e censito mille volte. Ma lo sento mio. Il mio (illusorio? Non importa) spazio libero.
    Ed il cervello me lo sento collegato nonostante ci scriva sopra cazzate. Nonostante sia in disaccordo con te.
    Il fatto stesso che tu abbia dovuto fare quella premessa, e ripeterla persino, mi aveva già fatto intendere dove saresti andata a parare: un parere controcorrente DUNQUE più illuminato. Per pochi, insomma.
    Collegare il cervello NON significa andare a leggere i documenti originali: questa “interpretazione autentica” la trovo ulteriormente irritante.
    Per quello che puo’ contare.

  6. ” Collegare il cervello NON significa andare a leggere i documenti originali: questa “interpretazione autentica” la trovo ulteriormente irritante.”

    Già, nemmeno il coraggio di sostenere il tono fino in fondo.

    Gabriella, quel tono è ” giustificabile ” se sei uno di quelli da me citati.E nemmeno, diciamo che sono casi limite. Oppure, se stai per dire una sensazionale verità,o di sensazionale importanza. E ,se permetti, il tuo post non rientra in questa categoria. Ecco che il tono diventa risibile.

    ” Quel che è certo che io non ho l’abitudine di isolare una parola in un contesto e di attaccarmi a quella, attaccarmici in modo così morboso da non accorgemi manco che quello non era il mio blog.”

    Oh, se è per questo, io invece non ho l’abitudine di attaccarmi alle sciocchezze per controbbattere agli altri. Una sciocchezza come quella di sottolinerae che il blog non era TUO. Però, ciò che scrivevi lo era, no?

    Federica, hai presente una cosa come la cronologia? Ecco. Facci caso.

  7. Sì Mj, ho presente “una cosa come la cronologia”.
    Come mi è inevitabile rilevare che una frase del genere, ovvero “Gabriella, quel tono è giustificabile se sei uno di quelli da me citati” mi risulti risibile sia badando alla cronografia che no.

    Come vedi talvolta condividiamo le stesse abitudini.

  8. “[…] il disegno di legge sull’editoria, proposto dalla Presidenza del Consiglio e approvato una settimana fa in Consiglio dei Ministri, va corretto perchè la norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive.”
    Parola del Ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni.
    Anche perchè – per dirne una-, se i blog sono equiparati a prodotti editoriali, ne consegue l’obbligo di essere diretti da iscritti all’Ordine dei Giornalisti.
    Questo non limita la libertà secondo te? A parte il fatto che essere iscritti all’ordine non è affatto di per sè garanzia di commenti opportuni e intelligenti (vedi Emilio Fede, ad esempio).
    Ma forse giornalista tu lo sei già, nel qual caso per te il problema non si pone e dovrai solo fare attenzione, d’ora in poi, ad accertarti che il cervello sia collegato.
    Comunque complimenti per l’acuto spirito di autocritica.

  9. Angelica, grazie, sinceramente. Il tuo commento mi mancava. Ho scritto un post, ci sono stati 52 commenti… poi il cinquantatresimo, tuo.
    Grazie

    Bandiera bianca

  10. Non so, Federica. Quali abitudini condividiamo?

    ( niente, Gabriella, così arriviamo a 54, anche 55-56 )

  11. [io ne metto un altro di commento, hai visto mai che stavolta questo sia ritenuto degno di risposta]

    Gabriella, la “mole” dei commenti credo non scaturisca piu’ tanto dall’aver innescato un meccanismo di sano confronto sulla questione ROC quanto dal tono del tuo post, che, ripeto considero offensivo, da maestrina saccente.
    Si puo’ gioire del fatto che un post coinvolga tanto dei lettori – merito anche del fatto che Macchianera sia tanto seguito – ma non confonderei lo spunto iniziale della questione-ROC con cio’ che poi è diventato il filo rosso dei commenti, adesso impostati sul farti notare l’infelice uscita del “cervello collegato”.

    Fastiodiosa (mi trovo a ripetermi, il termine lo trovo davvero calzante) anche il tuo riprendere altri lettori/lettrici, con gli stessi toni arroganti.
    Chi scrive dovrebbe mantenere un certo equilibrio, equidistanza e “moderare”.
    Chi scrive qui sopra intendo. Per una questione di tipologia di “testata” (scusa il termine poco appropriato), con piu’ “scriventi”. Il pubblico, quello che ha il cervello scollegato per la maggior parte del tempo, come tu mi insegni, potrebbe un giorno pensare:
    “Chi è questo biondino in tv?”
    “si chiama Facci, ha pure un blog, Macchianera”
    “Ah, Macchianera, mi ricordo… una volta ha detto che siamo tutti col cervello scollegato…”.

    Che magari l’ha detto pure ma non stavolta.
    Filippo, guarda un po’, ti faccio l’avvocato difensore. Un po’ alla cazzo ma apprezza il pensiero, dai.

    Un lettore pedante, superficiale e permaloso. Pure perchè non ha ottenuto risposta alle proprie boiate scritte prima.

  12. non ci posso credere che c’è ancora qualcuno che fa commenti sull’omologazione degli adolescenti.

    poi usarlo come giustificazione delle proprie scelte, a più di vent’anni di distanza…
    lo trovo un po’ patetico

  13. Massimiliano, i commenti potevano essere anche 500, volevo dire che Angelica, dopo un post e una cinquantina di persone che si sono accalorate nella discussione, viene a scrivere questo “Anche perchè – per dirne una-, se i blog sono equiparati a prodotti editoriali, ne consegue l’obbligo di essere diretti da iscritti all’Ordine dei Giornalisti.”, dopo che il decreto (che non ha letto) dice espressamente che la registrazione al Roc, per fini non lucrativi, sostituisce l’iscrizione al tribunale come testata giornalistica (non serve quindi essere giornalisti e avere direttore responsabile)? eddai!
    Se non ti ho risposto è perché ho risposto abbontantemente anche a te, perché non hai posto questioni diverse. Che devo fare? ripetere all’infinito?
    ho alzato bandiera bianca. Perché se tutti si attaccano ai miei toni arroganti, allora… niente, va bene così. Ma magari alla fine di tutta sta discussione, di quello che ho detto, che ho spiegato, ribadito fino ad annoiarvi così tanto, resterà solo la mia bandiera bianca. Va bene anche così.
    Però che ci fosse stato uno che mi avesse offerto un’interpretazione di quella espressione contenuta nel decreto, e che la dice lunga sulla considerazione che si ha in Italia, a livello istituzionale, dei blog: “intrattenimento”, manco “opinione”. No… la libertà, i miei toni arroganti, il diritto di aprire un blog come e quando pare…
    va bene

  14. Gabriella, non è difficile. Basta scrivere qualcosa come :” ok, forse ho usato un tono un po’ supponente”.
    Per il resto, ti si è risposto a sufficienza. NOn solo, molte delle obiezioni he ti sono state mosse sono state ripetute da chi ha deciso di modificare la legge. Ma niente, tu hai deciso che hai ragione e che il destino cinico e baro ti ha dato dei commentatori che non ti meritano, forse.

  15. Sai, Gabriella, mi domando. Quanto scrivi post è previsto che ti si risponda e magari anche a tono ( soprattutto se parti con quella decisione ), e consideri che chi ti risponde possa anche, hai visto mai, avere ragione oppure no?

  16. supponente, non arrogante, ha detto

    supponente, cioè di chi si pone al di sopra dell’interlocutore.
    arrogante è un’altra cosa

    non sei stata arrogante, ma supponente secondo me sì.

    e un’altra cosa: l’equivoco di tutta questa discussione nasce dal fatto che tu sei entrata nel merito dei dettagli e delle eventuali modalità di applicazione del decreto, mentre quasi tutti gli altri hanno reagito al “senso”, al tipo di cultura, o di mancanza di cultura, che esso esprime.
    abbiamo parlato su livelli diversi.
    e di fronte al senso che esprime il decreto le precisazioni che tu hai voluto fare sono suonate fuori luogo. perchè per fare una legge bisogna che ce ne sia la necessità, non basta dimostrare che tanto non disturba.
    tutte le leggi di cui non si sente la necessità sono percepite come ingerenze.

    inoltre se tu ipotizzi che questo decreto possa migliorare il livello qualitativo dei blog, io penso che tu lo stia difendendo.

    ma non sei tanto convinta neanche tu di quello che hai scritto, secondo me…

  17. No, io ho usato una volta il termine ” arrogante”, ed effettivamente non è il caso.
    Concordo sui due livelli di lettura. Però, anche diversi commenti sono entrati nel merito dell’applicazione pratica.

  18. ah, sì, sopra. me l’ero perso strada facendo.

    sì, certo, i punti di vista sono più articolati della semplificazione che ho fatto io.
    era giusto per capirsi un po’ meglio

  19. Ma tralasciando la questione “prodotto editoriale”, proprio a nessuno sembra che il RoC sia meglio della registrazione al Tribunale?
    Voglio dire, nessuno che vede in questo DDL un’opportunità invece che una fregatura? Nessuno che qui faccia davvero un prodotto editoriale e vorrebbe venisse riconosciuto tale ufficialmente senza però doversi sobbarcare gli oneri che *adesso* (adesso che il DDL non esiste ancora) ci sono, tipo l’obbligo di avere – salvo specifiche eccezioni – un giornalista professionista come direttore responsabile?

    No, perché con questi “NO” a prescindere, appena uno vede che gli toccano il giocattolo (i blog), si fanno più danni che con dei “SI MA…”. Invece di mettere su ‘sto casino, si poteva semplicemente suggerire che bastava togliere l’obbligo (“è tenuto a”) e ai “blogger” andava benissimo il DDL?

    Che tra l’altro, il DDL parla per il 90% di altro (contributi per l’editoria, regime fiscale, concentrazione della pubblicità, …; e nemmeno tutto malaccio, anche se i contributi statali ai giornali di partito andrebbero eliminati), e per cinque o sei articoli di quello che adesso lo fa sembrare Belzebù fatto legge.

    Infine, scusate, Internet non è i blog. Magari in molti qui hanno iniziato con i blog, ma esiste un mondo in rete oltre i blog: esisteva prima ed esisterà dopo. Un mondo in cui si trovano tante cose, come i “prodotti editoriali” che però non possono esserlo ufficialmente.

  20. Joe, hai pure ragione. E sarebbe interessante discutere sui meriti-demeriti di altre parti del ddl.
    Però, qui, da subito, sono stati suscitati dei commenti sulla questione blog. E io credo che molti abbiano reagito in modo ” viscerale ” proprio perchè gli piace il ” giocattolo” e gli-ci piace così com’è, nato come un prodotto anarchico e ci piace che conservi questa sua anarchia. Io, poi, credo che il blog evolverà, si specializzerà, e le zone “grigie ” non in regola spariranno o diventeranno rare. Prò, accadrà per selezione naturale, non imponendolo dall’alto.

  21. Joe Tempesta, per quel che può valere, bacio!
    non foss’altro per la chiave di lettura diversa

  22. Buonasera.
    Sono un commento.
    Non so fare nulla, neanche commentarmi, per cui, semplicemente, sono.
    E ora me ne vado.

  23. Gabriella, non è solo questione di forma e di toni. Dal mio punto di vista anche il contenuto non mi ha trovato concorde, ma questo ci sta. La questione “intrattenimento” e “opinione” andrebbe davvero analizzata con attenzione. E’ che credo sia un peccato che la forma abbia dato cosi’ fastidio dallo spostare l’attenzione dalla “ciccia” della questione alla sua “cottura”.
    Ma mi ritengo sazio e soddisfatto.

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