Inshallam

Magdi AllamL’antefatto lo faccio breve, perché se ne è letto un po’ dappertutto, e non voglio tediarvi ulteriormente. Le semplificazioni e le banalizzazioni nel racconto sono tutte mie, perché ragazzi miei, va bene tutto, ma uno non può leggersi papiri chilometrici soltanto per capire la ragione per cui due si sono mandati reciprocamente a quel paese. C’è un modo chiaro e conciso anche per mandarsi affanculo, e che diamine.

Non so francamente nemmeno quale delle centinaia di post linkare a beneficio di chi volesse approfondire la faccenda. Direi che questo potrebbe andar bene.

Insomma, qualche tempo fa Lia di Haramlik, dopo varie vicissitudini personali e un numero indefinito di traslochi, lancia sul proprio blog una sorta di campagna per “un buon divorzio mussulmano”. Si era sposata islamicamente con un tizio, ed era evidentemente andata male.
Lia – che poi è una che l’Islam l’ha visto da vicino e, secondo molti, trattato con parecchia condiscendenza – intraprende sul proprio blog una battaglia affinché il suo ex marito e tutti gli ex mariti islamici rispettino i dettami che regolano una cosa che in parecchi nemmeno sospettavano di esistere, ovvero il “divorzio islamico”. Già: un matrimonio islamico può essere ufficialmente sciolto. Il problema è che, a livello pratico, per il marito è semplice come fare “bim bum bam” (e pure di più: è sufficiente ripetere per tre volte «Ti ripudio», e vale anche scriverlo per sms), per la moglie fare valere le proprie ragioni ed essere assistita come Allah comanda.

Lia parla di sé per parlare a tutti: racconta la propria esperienza omettendo gran parte dei dettagli e, soprattutto, il nome dell’ex-marito. Ora non statemi a chiedere perché è pieno di gente che cerca razionalità nella regole delle religioni; sta di fatto che la campagna riscontra un certo successo e Lia riceve l’appoggio di parecchie persone. Con alcune di queste, tra cui Dacia Valent (non ricordo i nomi degli altri, ma stiamo già scendendo ad un livello di dettaglio che la faccenda non merita), intraprende una corrispondenza fissa che parte con le e-mail e finisce con le telefonate in conferenza a quattro.

Tra Dacia Valent (che peraltro è stata eurodeputata per il PCI, nel 1989, prima di passare a Rifondazione Comunista) e Lia si instaura un rapporto che è fatto anche di confidenze, di accenni, di cose dette così, come chiunque di noi le direbbe ad un amico. E’ così che la Valent viene a sapere che l’ex marito di Lia è un importante esponente – il capo – di un’organizzazione islamica italiana. Notizione: una delle maggiori personalità dell’Islam italiano ripudia la moglie e non rispetta i dettami della propria religione in merito.

Sta di fatto che, un giorno, Lia apre il Corriere della Sera e trova una sua mail privata, inviata alle persone che abbiamo citato poco fa, pubblicata in prima pagina. Era successo che una talpa tra i confidenti di Lia avesse, senza alcuna autorizzazione, girato parte della sua corrispondenza personale, da cui si evinceva il nome e il ruolo dell’ex-marito, all’editorialista nonché vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam. Lia, da sempre, sospetta che la talpa sia stata proprio la Valent.

Allam – che con l’Islam va giù pesante come Rocco Siffredi in un collegio di vergini – riceve il malloppo e decide di tenere in dovuta considerazione il rispetto per la privacy di Lia. Il che, tradotto per noi infedeli della prima ora e non della seconda, significa che se ne sbatte le palle e pubblica tutto.
Il Garante della Privacy, interpellato, dà sostanzialmente ragione a Lia, ma sforna otto pagine di un documento che, al confronto, Ponzio Pilato pare un decisionista, per esporre sentenza che si traduce in – udite udite – cinquecento euro di multa per il Corriere della Sera.
A quel che mi consta fino ad oggi nessuno ha fatto sperimentare a Magdi Allam il giro della redazione a calci nel culo per spiegare, in modo che sia comprensibile persino a lui, che queste cose – specialmente se sei vicedirettore di un quotidiano come il Corriere – non si fanno.

Fino a qui la storia, come tutti la conoscono. E ve l’ho fatta persino breve, al punto che mi preme chiarire che non ho nessuna voglia / interesse / intenzione a intervenire nella discussione, a concedere ulteriore spazio a questa vicenda fatta delle tipiche piccinerie di chi non sa farsi i cazzi suoi, nonché a rettificare o correggere qualsiasi informazione che qui sia stata comunicata in modo eccessivamente schematico.

Di nuovo c’è che questa sera Dacia Valent – per dimostrare chissà cosa a chissà chi (immagino che la tesi fosse: vedete? eravamo amiche, avevo persino la sua password) ha utilizzato l’account da autrice di Lia per scrivere un post su Macchianera.
La cosa in sé dovrebbe dirla lunga a proposito della correttezza del personaggio ed illuminarci su quanto darle credito a proposito delle vicende passate, anche se non è a questo che voglio arrivare.


Quel che mi chiedo, in realtà è: perché quando ritiene – spesso a torto – di avere qualcosa di importante da dire, la sinistra fa spregio della sensibilità che occorrerebbe quando si trattano faccende private, dati personali e, in genere, la privacy dell’individuo? Vi faccio questa domanda perché ho la casella e-mail intasata di mailing list della tal associazione di solidarietà per il Darfur, del talaltro comitato per la riduzione dell’inquinamento atomosferico, della tal redazione della rivista equa e solidale che chiede sostentamento per il ciclostile.

Crepi l’avarizia: vi dico anche chi sono i più insistenti: l’associazione Carta dei Contenuti Sociali (la quale peraltro continua ad ignorare bellamente le centinaia di tentativi di unsubscribe); l’Assemblea delle Associazioni, Movimenti e Cittadini Communitas 2002 (fantastico il modo in cui mettono le mani avanti: «Communitas 2002 utilizza la posta elettronica per diffondere informazioni sulla propria attività e di cultura politica in generale, in attuazione dell’ Art. 21 della Costituzione che recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”», quasi non fossero loro a essersi introdotti non invitati a casa tua, ma tu – censore – ad impedirgli di esprimersi nel tuo tinello); l’associazione per la libertà di stampa LSDI.

Ve lo butto giù così, come fosse un consiglio: fate tutti cose molto belle, e nobili, e interessanti, ma siete pochi e divisi in troppi gruppi, cosa che fa sì che non contiate una beata fava. Se la piantate di scrivermi ogni volta che affittate la sala parrocchiale per discutere la mozione della settimana, vi dico che vi appoggio, tutti, incodizionatamente, a patto che vi mettiate tutti d’accordo, scegliate una causa degna (ma che sia una, non una macedonia di pacifismo, pinguini e monsoni), e poi aderiate ad un movimento bello grosso, con un sacco di iscritti, che possa permettersi (e permettervi) di fare casino come si deve. Perché per il momento state solo rompendo le palle a me.

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13 Commenti

  1. Maria Jose: penso che su sta storia si sia scritto talmente tanto (dal Martinez) che non sia il caso di asciugare l’utenza anche qui. Tra i milioni di dubbi, comunque, c’è una certezza: e cioè che quanto affermato da Lia sulle password che lei NON DAVA è falso. La prova è che Dacia aveva anche la passw di macchianera dove ha scritto, ergo la lia la dava facilmente. Punto. Poi: certe affermazioni ingiuriose che ho letto verso una donna di straordinaria intelligenza e cultura, mi paiono frutto di invidia&razzismo (e la maggioranza sa che la Dacia è negra: cazzo è stata da maurizio costanzo…). Ma quest’ultima è solo una mia opinione, discutibile, forse.
    Cloro

  2. Cloro, PECCATO che però la ” prova ” delle password non sia così decisiva, perchè LIa stessa potrebbe avergliela detta senza ricordare e PECCATO che l’unica prova che davvero serviva era quella che DACIA ha detto di avere: prove sull’email. Però, sul web ha pubblicato tante cose, ma NON quella.

  3. Scusate, in vari post Lia stessa afferma (mi pare di ricordare) che dacia aveva la password della sua email (o forse ho capito male io), presumo che non sia cosi peregrina l’idea stessa che in qualche email archiviata di lia ci possa anche essere la password di macchianera, oppure, oddio che le 2 password siano la stessa…
    In un post su martinez Valent, finalmente, dichiara che la mail l’ha girata lei a chi pare l’abbia data al corriere.

    Resta il fatto puro e semplice che usare codici di altri per accedere a sistemi informatici senza esserne autorizzati (e visti i rapporti tra i 2 dubito che Valent possa in tutta onesta’ dichiararsi autorizzata) e’ e rimane un reato penale.

    Si fa riferimento all’art. 4 che ha introdotto, nel libro II, sezione IV, del Codice Penale, “Dei delitti contro la inviolabilità del domicilio”, l’art. 615 ter, intitolato “Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico ”, che recita “Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o **TACITA** di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con al reclusione fino a tre anni”.

    Per tranquillita’… Suggerirei a Lia di cambiarsi tutte le password (in primis quella della banca… non capisco per quale motivo una persona normale dovrebbe aver confidato a chicchesia la password bancaria, che di solito e’ un accozzaglia casuale di caratteri ) e magari farsi un controllo del computer per essere sicura che non contenga trojan/virus vari in grado di carpire password per maggiore sicurezza.

    E sopratutto… possiamo passare ad altro?
    A discutere troppo a lungo con uno stupido, poi gli spettatori non distinguono piu’ lo stupido…e qui sono mesi che discutete su questa storia. Fatti non parole, se ci sono atti legalmente perseguibili agite in tribunale. A conclusione fateci sapere come e’ andata :-)

  4. Il bello è che quando mi permetto di far notare che le donne non sono per niente migliori degli uomini, nonostante la debordante retorica che le vorrebbe più sensibili, più empatiche, più pragmatiche, più duttili ecc ecc, ci sono un mucchio di animelle che mi riprendono con il ciglio corrugato.

    Eccovele, le donne e le loro rare virtù.

  5. Piti sei peggio di un martello pneumatico, peggio di quelle donne che riescono persino a fare la pipì in piedi meglio degli uomini solo perché sono donne, peggio delle madri per vocazioni quelle che pensano di aver partorito insieme al proprio figlio anche la chiave per il paradiso dove trascorrerano la loro vita eterna a parlare di figli con la Vergine Maria.
    Le donne sono migliori degli uomini per alcune cose e peggiori per altre, due uomini in conflitto si prendono a cazzotti, due donne in conflitto si fanno le peggio angherie tirando fuori dal cappello magico della loro femminilità attrezzi di tortura (di solito verbali) che nessuna mente maschile, per quanto diabolica, sarebbe capace di immaginare.
    Il fatto che ci si trovi spesso a parlare di donne e a difenderle, non dipende dalla necessità di attribuire un maggior punteggio alle caratteristiche di una o dell’altra categoria, non è una partita di calcio, né di boccette e neanche l’insana e peregrina idea di un gruppo di donne che ha deciso di voler dimostrare al mondo che sa pisciare in piedi meglio degli uomini.
    Esistono nel nostro paese differenze sociali oggettive tra donne e uomini che spesso escono da questo confronto avvantaggiati. Negarlo, come fai tu, è il motivo per cui tocca insistere sull’argomento e francamente, ti dirò, è molto più faticoso discutere con chi si ostina non notare queste differenze che con chi le vede benissimo ed egoisticamente ti dice “cazzi vostri”.

  6. Certo, vis, perchè chi fa come me argomenta, mentre chi dice “cazzi vostri” vi fa sentire nel giusto, incomprese ma nel giusto.
    Chi va a leggere le carte, come si dice, fa fare più fatica, perchè non accetta i dogmi della superiorità femminile: che anche tu hai sostenuto, a volte, in modo assertivo.

    Io non so se mi sono perso i millenari e ingiusti privilegi dei maschi, suppongo di sì. So che ho 46 anni e da quando ho memoria vedo le donne avvantaggiate in una infinità di situazioni sociali e cionostante lamentarsi sempre. E ancor di più leggo, sento e vedo le donne che se la contano (e lo sai perlomeno quanto me), si lodano e si imbrodano sulle loro doti e sulla loro evoluzione psichica culturale contrapposta a dei cavernicoli con il pisello, martellando di più e meno argomentativamente di come tu accusi me di fare.

    Il fatto stesso che tu abbia immediatamente risposto vuol dire che sul tema i martelli non mancano. Mgari battono da due lati opposti del muro, ma non mancano proprio.

  7. Vorrei far notare che la Valent è semplicemente una squilibrata e che a torto è qui definita “di sinistra”, visto che da tempo frequenta semmai l’estrema destra

    Ci sono alcuni giga sparsi in rete dal personaggio, il giudizio è duro, ma supportato da un numero impressionante di prove

    Più o meno come per le qualità di Allam, che non è certo uno di sinistra, come non è di sinistra Martinez che con queste cagate ci sguazza e che gli islamici gli piacciono perchè con la sua visione di destra del mondo vanno d’accordissimo.

    Praticamente questi, tutti, sono un circo di troll e gente in malafede, feccia, rissosi coglioncelli che scimmiottano a loro modo l’unico che ci guadagna davvero, cioè Allam, che viaggia a centinaia di migliaia di euro all’anno mentre gli altri protagonisti di questo pattume se li sognano; la Valent per inciso non è nuova a “raccolte di fondi” di dubbio gusto.

    Mi chiedo solo perchè manchi a questa buffonata Maulana Sheick Palazzi, al secolo il “terrore dei supplì”, ma forse Martinez saprà illuminarci

  8. No, piti, tu non argomenti, neghi.
    Quali sarebbero gli enormi vantaggi di cui godono le donne e sul piatto opposto della bilancia quali, quanti e di che consistenza quelli negativi?
    Perché poi è inutile discutere senza dirsi niente.

  9. Che bello, le camice rossobrune non sono ancora per le strade ma siamo gia’ ai lunghi coltelli. Quando si dice la proattivita’.

    Uriel

    P.S: chissa’ se con questo commento ci esce una nota spese da portare in caserma. Qualcuno dei presenti sa rispondere, “per caso”?

  10. Mentre siete tutti quanti impegnati a condannare la Valent, che invece si è difesa con una classe che Lia di Haramlik invidia, il Gianluca Neri ha fatto passare un commento http://www.siatec.net/proxyanonymizer/index.php?q=uggc%3A%2F%2Fjjj.znppuvnaren.arg%2F2007%2F07%2F22%2Fvafunyynz.ugzy%23zber&hl=3ff#comment-659274 firmato da tale “Valentino Giacomin”, che altro non è che una presa in giro del fratellino di Dacia Valent, Giacomo Valent, assassinato barbaramente da fascisti a Udine a soli 16 anni perché era uno “sporco negro”, come la sorella. Voi non l’accoltellate perché vi manca anche questo coraggio, preferite pugnalare alla schiena. Non vi sputo addosso perché vi profumerei.
    Stalker

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