Lettera d’amore

Via Pepe è a poche centinaia di metri da quella che è stata casa mia per tre anni, quasi. Tutto parte – riparte – da via Pepe a Milano. Trovano una bicicletta con al posto del faro (o nel faro) frontale una telecamera: serve per i pedinamenti. Minchia se in trentanni ne hanno visti di James Bond. Il mondo cambia, la società cambia -nostro malgrado: panta rei, no? Ciao Amarilli, mi chiamo Simone, e adesso ti faccio un culo grosso così.


Facciamo un gioco; io sono Curcio e tu sei la Cagol. Pensa: pure amanti… sono un bel ragazzo non ti preoccupare. Non come Renato ma un bel ragazzo, giuro. C’è che nemmeno tu sei proprio come la compagna Mara. Ma simile, molto molto simile. Quasi troppo. E, d’un tratto, mi è sorto il primo dubbio… vuoi vedere che. Allora nel nostro gioco, siamo nel 1967 io sono un figo di razza tipo Cat Stevens e tu insieme a me collabori alla rivista “Lavoro Politico”, poi confluiremo nel Partito Comunista d’Italia. Il ’68 è un po’ il mio anno ma il ’69 è tutto tuo, ti laurei con una testi su la “Qualificazione della forza lavoro nelle fasi dello sviluppo capitalistico” e io perdo di brutto la testa per te perché sei uguale a me ma senza il cromosoma y; hai due palle così, di politica ne sai a frotte e sei bella come il sole. Sarà per questo che insieme fondiamo il Collettivo Politico Metropolitano. Sarà per questo che nel ’70 nascono le BR. Sarà che sono roba nostra, e cadesse il mondo -giuste o sbagliate- (ma perché parliamo ancora di giusto o sbagliato?) tutti gli altri possono al massimo emulare, quelli fighi siamo noi.

Ti è chiaro il percorso Amarilli? Adesso vado avanti. Allora Amarilli, credi che Renato Curcio e la Margherita Cagol non siano un po’ per tutti personaggi affascinanti? Se lo pensi, sbagli. Sono affascinanti da morire. Lo erano anche Bonny e Clyde. E non mi credere un qualunquista, un generico e banale moralista che si nasconde fra le pieghe di una società ad uso e consumo dei borghesi. Io sono un borghese di formazione comunista, poi mi sono rotto il cazzo dell’incenso e degli Intillimani. Capiamoci: “Alturas” è uno strapezzo della Madonna, ma fine lì. Guardo al nucleo storico con il rispetto dovuto dall’onore delle armi e nulla più. Il resto è semplicemente orrendo e ti spiego il perché. Non si tratta (nemmeno questa volta) di appiccicare il solito bollino che definisca concetti da istituto di suore tipo “pistola male, baci e amore bene”; sai che importano i morti. I morti non contano se non per i vivi che li piangono, io non piango i morti. Io non ho il culto dei morti, mi mancano ma non li piango. Ora ti faccio leggere cosa scrisse Renato Curcio quando morì la compagna Mara.

Ai compagni dell’organizzazione, alle forze sinceramente rivoluzionarie, a tutti i proletari. È caduta combattendo Margherita Cagol, “Mara”, dirigente comunista e membro del Comitato esecutivo delle Brigate Rosse. La sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun combattente per la libertà potrà dimenticare. Fondatrice della nostra organizzazione, “Mara” ha dato un inestimabile contributo di intelligenza, di abnegazione, di umanità, alla nascita dell’autonomia operaia e della lotta armata per il comunismo. Comandante politico-militare di colonna, “Mara” ha saputo guidare vittoriosamente alcune fra le più importanti operazioni dell’organizzazione. Valga per tutte la liberazione di un nostro compagno dal carcere di Casale Monferrato. Non possiamo permetterci di versare lacrime sui nostri caduti, ma dobbiamo impararne la lezione di lealtà, coerenza, coraggio ed eroismo! È la guerra che decide in ultima analisi della questione del potere: la guerra di classe rivoluzionaria. E questa guerra ha un prezzo: un prezzo alto certamente, ma non così alto da farci preferire la schiavitù del lavoro salariato, la dittatura della borghesia nelle sue varianti fasciste o socialdemocratiche. Non è il voto che decide la conquista del potere; non è con una scheda che si conquista la libertà. Che tutti i sinceri rivoluzionari onorino la memoria di “Mara” meditando l’insegnamento politico che ha saputo dare con la sua scelta, con il suo lavoro, con la sua vita. Che mille braccia si protendano per raccogliere il suo fucile! Noi, come ultimo saluto, le diciamo: “Mara”, un fiore è sbocciato, e questo fiore di libertà le Brigate Rosse continueranno a coltivarlo fino alla vittoria! Lotta armata per il comunismo”

Hai letto, Amarilli? Hai letto il punto in cui Renato scriveva “non possiamo permetterci di versare lacrime sui nostri caduti […]”? Hai visto che non è che stia dicendo proprio vaccate, no? Ora io credo che se Renato dovesse rileggere questo comunicato lo liquiderebbe piuttosto in fretta con un frase tipo “su, per piacere… ero piccolo” è che mi chiedevo cosa avessi provato quando Curcio definisce la Cagol un Comandante politico-militare di colonna. Pensaci, Amarilli, rifletti bene su queste parole e poi dimmi che hai provato. Orgoglio? Fierezza? Dignità? Io dico di sì. Figata fare il Comandante politico-militare di colonna. Altra cosa che credo è che Curcio legga i giornali e quando vede che a capo del tutto c’era la Lioce gli sia presa una depressione che non immagini. E poi dopo qualche anno vede te che giocavi alla piccola brigatista e ti giuro che la depressione è almeno duplicata. E sai perché? Perché (si badi bene: è una delle poche cose che sono contento avvengano) in Italia è un po’ tutto fatto alla carlona, ma il brigatismo, beh quello no: per quello ti becchi quindici anni che è un piacere. E ci resti. E allora sei una sciocca. Devo svelarti un piccolo segreto Amarilli: io non sto con i “buoni”, te lo ricordi il famoso “né con lo Stato né con le BR”? Ecco, fa un po’ paraculo ma per me è ancora così. Eppure quando sento certe cose mi viene la pellagra. Ora ti dico cosa penso di te: credo che tu sia stata sciocca, che tu non sapessi abbastanza di quello che stavi facendo; credo che i “compagni” di oggi siano più idioti dei compagni di ieri, credo che il terrore dei carriarmati, il 14 febbraio 2007, sia curabile con il Tavor, credo che tu non sappia cosa dire, ora. Perché credo che la Digos non ci vada pianino pianino. Credo che fosse molto figo sentirsi parte di qualche cosa di enormemente più grande di te. Con tutta quella cazzo di storia dietro… è come soffermarsi un secondo e pernsare che, dal Big Bang, ogni infinitesimale porzione dell’universo s’è mossa -in tutti questi milioni di anni- perché io, oggi, fossi qui e ti scrivessi. Tu, Amarilli, tu e pochi altri eri l’odierna declinazione di Curcio e della Cagol. Tu, all’università a far proselitismo. Quanto figo era dover uscire dalla metropolitana all’ultimo istante possibile e non per schizofrenia ma per “depistare” e doverlo fare sul serio.. ché si sa mai. Io dico che sarebbe stato meglio guardare Alias, ma – credimi Amarilli – non lo faccio per volerti banalizzare. E’ che adesso la paghi cara e la paghi da adulta e la paghi come Curcio e la Cagol l’hanno pagata. Io non sono sicuro tu voglia questa responsabilità. Ecco quello che penso. Penso che ora che il giocattolo s’è rotto tu abbia paura. Adesso hai due vie.

La prima è quella idiota. Intraprendila, se credi, e non avremo più granché da dirci. E’ quella che dopo un periodo di silenzio assoluto tu faccia quello che non vedevi l’ora di fare, ti alzi in piedi e ti dichiari “prigioniera politica”, dopodiché a breve giro di posta puoi leggere un comunicato nel quale ci rendi noto di non riconoscere l’autorità giudiziaria, né lo Stato italiano né le sue leggi e via dicendo. Cioè fai la Bierrina fino alla fine. E con fine vuol dire fine. Essere una Br, abbiamo visto, significa potersi beccare l’ergastolo senza aver sparato un colpo. E non ne vale la pena Amarilli. Se vuoi sapere perché non ne vale la pena te lo spiego al punto due.

Il punto due, che è – diciamo – la seconda via che ti anticipavo al capoverso precedente, è che tu rinsavisca. Dico rinsavisca e non intendo rinnegare; io credo che nella vita nessuno debba rinnegare un bel niente. Se si sono fatte cose delle quali ci si vergogna c’è poco da rinnegare: ci si vergogni, è la punizione personale che ci infliggiamo naturalmente. E ancor meno si rinneghi se di quanto s’è compiuto riteniamo non vi sia motivo valido per vergognarsi. Insomma, pensa bene se lo sforzo e la pena in palio fossero davvero in valida proporzione. Rifletti sul senso. Io credo che questa nazione non si sarebbe meritata il tuo ergastolo né i 10 o 15 o 20 anni che possono infliggerti, volendo. Credo che avresti dovuto seppellire i compangi di risate e consigliare loro di prendere il culo e portarlo dove se c’è da imbracciare un “kala” allora è per qualche cosa di commisurato. Te lo immagini? Tutti i leninisti ortodossi e i movimentisti BR UCC che si imbarcano per combattere il nemico negriero e imperialista del Ciapas; oppure una bella sventagliata di “kala” contro quei figli di puttana che seviziano i compagni sindacalisti indiani nelle cantine della Nike. Dici che sono un qualunquista? Hai ragione, argomento un po’ da facilone. Facciamo, dunque, che lascio perdere i miei motivi per i quali suggerisco a quei poveri fantasmi di un mondo che si è sgretolato fra le loro stesse dita di prendere sù e trasferisi dove perdere la vita vale il premio di salvarne altre e di farlo davvero, e passiamo ai demoni italici. Cosa combattono oggi le Brigate Rosse in Italia, l’imperialismo di Mediaset, o quello di Sky? Il borghese del terziaro avanzato -che sono io- che non comprende quanto sia più “compagno” vestirsi di alpaca, bere vin brulé piuttosto che appagarsi del nuovo commercialissimo disco dei Beatles e giocare con la Wii? Altro imperialismo della Nintendo immagino. Beh, qui i qualunquisti siete voi. Ho bisogno di idee migliori. Te l’ho detto, Amarilli, il mondo ti cambia sotto le scarpe che è un attimo e non te ne accorgi nemmeno. Oggi l’imperialismo dell’Esselunga lo combatti in altro modo, se credi, ma non con i Kalashnikov. Se vuoi uccidere un uomo, Amarilli, se vuoi fare la compagna Mara, se vuoi passare alla storia perché eri seduta per terra a gambe incrociate con le braccia alzate e lo sbirro ti ha uccisa, Amarilli, se è questo che vuoi, se volevi l’opportunità di dichiararti Prigioniera Politica beh, adesso ce l’hai ma sei un’idiota. Invecchierai da idiota. E la cosa peggiore è che quel poco che hai vissuto da libera (per quel concetto molto borghese che ho io di libertà) l’hai passato dentro ad un sogno. Ma era il sogno di un altro. Infranto. Anni fa.

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11 Commenti

  1. “Amarilli, mia bella,
    non credi, o del mio cor dolce desìo,
    d’ esser tu l’ amor mio?
    Credilo pur: e se timor t’ assale,
    dubitar non ti vale.
    Aprimi il petto e vedrai scritto in core:
    Amarilli è’ l mio amore”

    No non questo, il tuo Sasaki è sicuramente, trsitemente, un testo lirico.

  2. A privilegio di chi vuole capire la storia degli uomini, vediamo a chi il Comune di Milano intitolò la via dove s’è scoperto il “covo” di questi nuovi brigatisti…

    GUGLIELMO PEPE
    (Squillace, Catanzaro, 1783 – Torino 1855)

    Generale e patriota italiano. Dopo avere frequentato la scuola militare La Nunziatella combatté nel 1799 nelle file della milizia della Repubblica Partenopea.
    Fatto prigioniero e inviato in esilio, combatté con Napoleone a Marengo (1800) nella Legione italiana. Fatto ritorno a Napoli nel 1803, fu nuovamente arrestato per la sua attività antiborbonica; rimesso in libertà all’arrivo dei Francesi (1806), combatté in Calabria contro gli insorti, e poi in Spagna (1811) e nella campagna del 1815.
    Fatto comandante supremo dell’esercito costituzionale, combatté a Rieti (1821) contro gli Austriaci, ma dopo la sconfitta dovette nuovamente andare in esilio, prima in Inghilterra e poi in Francia.
    In questo periodo pubblicò una serie di scritti tra i quali: L’Italia militare (1836), in cui sosteneva l’opportunità di ricorrere alla guerra partigiana per liberare il paese; L’Italia politica e i suoi rapporti con la Francia e l’Inghilterra (1839, anonima e in francese); Memorie intorno alla sua vita ed ai recenti casi d’Italia (1847, pubblicata prima in inglese nel 1846).
    Arrivato a Venezia il 16 giugno 1849, fu nominato comandante supremo delle truppe che difendevano la Repubblica, ma caduta questa (agosto), dopo un periodo di esilio a Corfù e a Parigi, si recò in Piemonte dove trascorse i suoi ultimi anni.

  3. Era da un po’ che non commentavo qua e tu mi hai fatto tornare la voglia, giusto per dire: bel pezzo, bravo!

  4. aspetta. non correre, cammina, datti il tempo per riflettere, borghese con formazione comunista. nessun problema, non é la prima volta che ne incrocio.
    aspetta prima di essere così meschino, passeggia in via festa del perdono, passeggia in via conservatorio, non svuotare dei cervelli, puoi comprendere, borghese di formazione comunista, sforzati di comprendere.
    passeggia in queste vie e vai da chi conosceva questi compagni, rifletti sul ruolo che hanno avuto nelle loro lotte sociali (contestabili? pur sempre lotte), rifletti sul tuo azzardo – curcio/cagol; bruno/amarilli – … é davvero meschino.
    cerca di avere sempre la percezione del reale, borghese con una formazione comunista (quindi materialista), rifletti su ciò che i media oggi stanno facendo, rifletti sulla gravità di ciò che il ceto politico italiano sta attuando.

    amico borghese, leggendoti lo si vede che la tua formazione é iniziata in ambito comunista. usa la tua intelligenza per combattere in maniera differente ciò che già allora combattevi, rinnova la tua azione, rivedi la rivoluzione, non cadere in banalità.

    la verità non sta in un’ideale… lo dovresti sapere, sta nella realtà. la realtà in questi 3 giorni quasi nessuno l’ha detta. la verità é rivoluzionaria. ditela, voi che avete voci potenti, lingue allenate a battere il tamburo, voi che avete voci potenti adatte per il vaffanculo………..

    fermatevi a riflettere con sincerità, con il cuore.
    borghesi formati come comunisti, lo sapete meglio di me che sono giovane qual’é il ruolo dei media.

    dio quante balle su questi uomini e donne
    che tristezza i telegiornali, i quotidiani
    che tristezza, amici miei…………..

  5. Ecco, anche il clone di De André ci voleva… Siamo giovani, borghesi, comunisti, cattolici, fascisti. Lo siamo tutto insieme. Ci siamo ritrovati così, in questo casino. Noi nati dal ’77/’78 in poi. Stiamo a fatica cercando di dimenticare Bonolis, Bim Bum Bam e le merendine Galbusera… Aspettateci.

  6. Splendido, Simone. Splen-di-do.
    E -credo- con un valore aggiunto che solo chi è nato dopo il ’74 può cogliere.
    Grazie per questo bellissimo pezzo di bravura e intelligenza.

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