Un Patto generazionale

Patto GenerazionaleL’idea è del mio migliore amico, Luca Josi, ma potrebbe interessare ciascuno di voi.
La notizia potrebbe sembrare che personaggi come Alessandro Profumo, Matteo Marzotto, Giovanni Floris, Marco Follini, Italo Bocchino, Gianni Cuperlo e Giorgio Gori hanno deciso che entro i 60 anni si dimetteranno da eventuali cariche istituzionali. Ma è qualcosa di meglio: un gruppo trasversale di persone di varia estrazione politica e professionale, su idea dell’imprenditore ex-politico Luca Josi, ha deciso di siglare un Patto generazionale nel quale sottoscrivere l’impegno a lasciare o non accettare ruoli di leadership istituzionale una volta raggiunti i 60 anni.
Non si tratta di andare all’ospizio, ma di continuare a offrire il proprio apporto in qualità magari di vice, consulente, numero due, qualsiasi posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi di un’esperienza senza disperderla.
Si parla ovviamente di politica o di economia pubblica, e mi pare un segnale formidabile per i gerontocrati ed ex sessantottini che tengono in ostaggio la vita politica italiana: un modo di far sapere, alle prossime generazioni, che almeno loro non saranno nè un problema nè un tappo sul loro futuro.
Ci hanno messo la firma in tanti, e trasversalmente: non avrei mai pensato di ritrovarmi in un Patto assieme a Gad Lerner, per dire. Ma chissà, forse anche così, un giorno, avremo un governo guidato da un quarantenne con vent’anni di responsabilità davanti a sé. Come Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti.

C’è anche una larva di sito, se v’interessa sottoscrivere il Patto: http://www.pattogenerazionale.com.
Qui di seguito vi metto la lettera introduttiva di Luca Josi, il testo un po’ retorico del Patto e un bell’elenco di primi sottoscrittori.


Mi chiamo Luca Josi.

Ho quarant’anni, ho due figlie da due matrimoni, ho due vite professionali ormai distanti tra loro ma sono ormai ventun anni che ricevo inviti per partecipare a convegni sul ricambio generazionale. Forse è per questo che quando parlo con uno straniero, e mi scappa imperdonabilmente un “noi giovani”, rischio di passare per dislessico.

Da una parte è vero che una classe dirigente il potere se lo conquista, è che è difficile che gli anziani lascino il posto spontaneamente ai cosiddetti giovani. Ma ho anche pensato che dietro questa fisiologica esigenza di ricambio, da parte mia o nostra, possa nascondersi un atteggiamento molto italiano per cui si chiedono cose che poi non domanderemo a noi stessi; chiedere ricambio generazionale, ossia, ma senza garantire che un domani, quando toccherà a me, saprò comportarmi di conseguenza.

Perciò ho scritto l’appello che vi chiedo di leggere, e che è appunto sconta il linguaggio giocoforza ampolloso e un po’ aulico di tutti gli appelli. Molti l’hanno già firmato così com’è, dunque lo lascio intatto nella sua sostanza. Il tema non è ideologico ma appunto generazionale, e sto provando a coinvolgere persone dalle esperienze e dagli orientamenti più diversi. E’ un modo di far sapere, alle generazioni successive, che il problema del loro futuro, la coperta o il tappo, non saremo noi.

L’appello non ha la velleità di voler pregiudicare a un’intera generazione tutti gli scranni dell’universo mondo, ma impegna circa una manciata di incarichi istituzionali perlopiù pubblici. Riguarda, in pratica, la decina o quindicina di incarichi posti ai vertici della politica di un Paese. Difatti il privato, il mondo dell’impresa soprattutto multinazionale, non ha bisogno di appelli come questo: si è già regolato di conseguenza e già sa quanto il ricambio generazionale sia semplicemente una necessità e un investimento.
L’appello, pure, non pretende di impegnare le generazioni che ci precedono, e che oggi figurerebbero già fuori quota, perché è giusto o normale che la loro uscita di scena sia fisiologica. In molti casi si tratta di una gerontocrazia che ha contribuito all’esistenza di generazioni appunto come le nostre, che talvolta hanno rimosso ogni avventura di responsabilizzazione e che sono cresciute nell’idea di essere ancora giovani a quarant’anni. E noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno, ma un segno possiamo darlo subito. E potrebbe essere un segno importante.
Ciò che desidero è ovviamente che tu possa sottoscrivere e firmare l’appello che qui segue, ma in qualsiasi caso mi piacerebbe avere la tua opinione.
Grazie.

UN PATTO

Una comunità è viva quando condivide un sentimento, una missione, quando si riconosce in una chiamata. Una comunità, assieme al piacere di ritrovarsi, può condividere una responsabilità che tuttavia la obbliga ad un impegno, ad un programma per chi verrà: non per decidere del destino altrui, ma per offrire il proprio.

Sentirsi insostituibili è una debolezza umana che col passare degli anni confonde molti uomini, e si tenta invariabilmente di allungare l’esistenza e di negarne le età. Noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno, ma abbiamo la possibilità di pensare, sin da oggi, a uno strumento che ci impedisca di interpretare a nostra volta un ruolo civilmente malsano.

Sappiamo che un’indubbia gerontocrazia ha dato vita a generazioni che hanno rimosso e allontanato ogni avventura di responsabilizzazione, e che sono cresciute nell’idea di essere ancora giovani, ancora protette e inadeguate, magari all’età di quaranta anni. E’ in questo modo che una società, come figlia di genitori morbosamente protettivi, non si sviluppa e ritarda il suo confronto con la realtà al pari di un adulto privo di adolescenza.

Per questo, forse, può servire accendere nel nostro Paese un comportamento, un’attitudine e obbligare una generazione a svegliarsi. Darle un segno per spiegare che il problema del suo futuro, la coperta o il tappo, non saremo noi.

Per poter cambiare, dunque, serve il tuo e nostro esempio che trasformi in realtà una necessità. Se tu non sarai il primo a farlo, non potrai pretendere che altri lo facciano per te. Non potrai chiedere ad altri un impegno che per te non vale. Perciò serve un gesto, uno strappo, forse una rinuncia.

Chi di noi, quindi, coerentemente a quando chiede ricambio e competitività, è disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta l’età dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (cariche primarie della politica e dell’economia) continuando ad offrire il suo impegno nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi e non disperdere la sua esperienza?

Guerre e tragedie, ad altre generazioni, hanno rapito il domani. Noi abbiamo avuto molto, e, se anziché chiedere saremo pronti a dare, ad autolimitare a soli altri vent’anni la finestra del nostro potenziale primato, tutto ciò richiamerà all’obbligo di crescere chi giovane lo è ancora davvero.

Una comunità che diventa leader anticipa il cambiamento, anticipa un futuro passo indietro per obbligare altri a farne in avanti. Così vivono le nazioni che emergono, che esplorano: dove l’errore è lecito perché si cresce provando, mettendo alla prova nuovi talenti.

Forse così, senza stupore, un giorno avremo un governo guidato da un quarantenne come Stati Uniti, Gran Bretagna o Spagna. Un quarantenne con vent’anni di responsabilità avanti a sé.

Elenco dei primi sottoscrittori:

Luca Josi, Imprenditore
Alessandro Profumo, Unicredit
Gianni Cuperlo, Parlamentare DS
Daniele Capezzone, Parlamentare Radicali
Filippo Facci, Giornalista
Marco Follini, Parlamentare Italia di Mezzo
Riccardo Bocca, Giornalista L’Espresso
Luisa Todini, Imprenditore
Matteo Renzi, Presidente Provincia Firenze
Angelo Crespi, Giornalista Il Domenicale
Paolo Messa, Giornalista Formiche
Riccardo Pugnalin, Relazioni Istituzionali BAT
Giuliano Da Empoli, Giornalista Zero
Massimo Acquaviva, Credit Suisse First Boston
Alberto Versace, Ministero del Tesoro
Sabina Ratti, Fondazione Mattei
Giovanni Floris, Giornalista RAI TRE
Vittorio Pezzuto, Giornalista Radicali
Federico Berruti, Sindaco Savona
Giorgio Gori, Imprenditore
Laura Castelletti, Presidente Consiglio Brescia
Antonio Romano, AREA
Chiara Moroni, Parlamentare Forza Italia
Matteo Marzotto, Imprenditore
Simone Guerrini, Finmeccanica
Maria Latella, Giornalista Anna
Patrizia Ravaioli, Lega Italiana Lotta ai Tumori
Daniele Bellasio, Giornalista Foglio
Vittorio Macioce, Giornalista Il Giornale
Caterina Soffici, Giornalista Il Giornale
Giuseppe De Filippi, Giornalista TG5
Giuseppe Genna, Scrittore
Karen Rubin, Giornalista Panorama
Gabriella Buontempo, Imprenditore
Giuseppe Recchi, General Electric Italia
Federico De Rosa, Giornalista Corriere della Sera
Silvia Vaccarezza, Giornalista TG2
Francesco Bonami, Giornalista Vanity Fair
Rula Jebreal, Giornalista, La7
Giorgia Meloni, Parlamentare AN
Antonio Mancinelli, Giornalista Style
Edoardo Caovilla, Imprenditore
Gad Lerner, Giornalista La7
Leonardo Pizzichi, Monte dei Paschi
Dorina Bianchi, Parlamentare Margherita
Italo Bocchino, Parlamentare AN
Ivan Scalfarotto, Banchiere
Sandro Bicocchi, Compagnia delle Opere
Fabio Corsico, Gruppo Caltagirone
Andrea Olcese, Imprenditore
Gianluca Neri, Magnolia-NeoNetwork, Blogger

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40 Commenti

  1. In italia c’è al potere un’autentica gerontocrazia. Non credo che l’iniziativa (pure lodevole) di un pugno di personalità possa modificare questa situazione.
    Writer.

  2. Dimenticavo: Josi, Capezzone e Patrizia Ravaioli ne hanno discusso venerdì scorso a Ottoemezzo da Ferrara.
    Ma soprattutto, e significa che la strada è giusta, al giovani di Forza Italia (ad alcuni almeno) l’iniziativa non è piaciuta. E per forza.

    http://tinyurl.com/2a5dzw

  3. Indubbiamente ognuno ha le sue priorità. Abbiamo sotto gli occhi disoccupazione, precariato, stipendi inadeguati, ma nessuna paura signori, perché un gruppo di professionisti che non riesce a scalzare i baroni ha siglato un patto garantendo l’impegno a non occupare posizioni di potere dopo i sessanta. Ma-chi-se-ne-frega.

  4. non è mia abitudine istigare alla violenza ma credo che per i giovani trentenni sia arrivato il momento di utilizzare gli anfibi che portono ai piedi. Entrate nelle università, nelle banche, nei giornali, nelle televisioni, nei partiti, nei sindacati e cacciate a calci in culo quel vecchiume, quella muffa, quelle mummie che si sono attaccate alla poltrona con il super-maega-attak. Niente armi. Solo dei forti, sonori, portentosi calci in culo.
    Buttateli fuori e riprendetevi il vostro futuro.
    Ve lo dice un cinquantenne.

  5. Facci, magari non ho capito bene, ma ho una domanda: si tratta di un patto o di un appello? E soprattutto, avrà valenza legale? Insomma, si va dal notaio dopo?
    Altrimenti è un altro appello. Molto bello e che io condivido al 100%. Ma non mi sembra vincolante.

  6. Nelle intenzioni, lodevole iniziativa, di certo; chi mi assicurà però che tra 20 anni questi stessi sottoscrittori dimentichi di ciò che hanno sottoscritto non si saldino ben stretti alle loro belle e sicure poltrone?

  7. Sinceramente questa iniziativa, sia pure condivisibile negli obiettivi, mi lascia piuttosto indifferente.

    In primo luogo, mi sembra dubbia la sua efficacia. Un simile patto, per quante adesioni possa ricevere, riguarderà comunque una piccola minoranza di personaggi (e sicuramente non quelli che ci sarebbe più bisogno di rimuovere). Inoltre è facile sottoscrivere il patto, molto più difficile sarà, tra vent’anni, cedere il posto a una persona ritenuta, a ragione o torto, meno capace, e non trovare scuse che consentano di rimandare (sarà interessante, comunque, vedere quanti dei firmatari manterranno l’impegno; e anche quanti di loro avranno raggiunto una posizione tale da renderlo operativo).

    Ma soprattutto, ritengo sia il concetto di fondo a essere profondamente inefficace. Il ricambio generazionale non può essere ottriato, con i vecchi che si fanno “generosamente” da parte rimanendo a incombere alle spalle dei giovani come ingombranti “numeri due”. Il vero ricambio generazionale si ha quando un giovane ha il coraggio di porsi in urto con un vecchio e di costringerlo a farsi da parte con la forza delle sue idee. In Italia non succede, ed è aperto il dibattito sul perché. Ma questa idea di ricambio “soft” sottointesa al patto di cui si parla mi pare un pannicello caldo senza molto costrutto.

  8. In effetti Profumo è un quarantenne ancora per poco, stando alla sua scheda su wikipedia; compie cinquant’anni il 17 febbraio. Cmq quel che conta è l’intenzione che mi sembra saggia.

  9. Ho conosciuto Luca Josi ai tempi del suo impegno politico. oggi scrive un documento/manifesto su qualcosa di cui sono convinto da anni. L’idea è buona e quindi in Italia è destinata a fallire.

  10. In un paese in cui a diventare manager, in pochi mesi e quasi dal nulla o comunque senza attitudini o curriculum adatti, sono i fidanzati delle figlie di altri manager divenuti tali allo stesso modo*… Cioè: che cazzo me ne frega di imporgli di arrivare ai 60 anni e poi passare la mano?! Signori il fatto è che qua a comandare ci sono i figli di e i nipoti di. E’ questo su cui va fatto un patto. Come le tre sorelle di Occhi di gatto, ma senza sorellàme.

    *non mi fate fare nomi, dico solo che la signorina in questione è la figlia di M.T.-P.

  11. Profumo di stronzata. E demagogia. Come tutte le strabilianti idee che tendono a imporre un’idea di qualità dall’esterno. Dopotutto che l’Italia sia il paese con l’età media più avanzata al mondo non è un pettegolezzo. E che l’esperienza conti di più se sta alle spalle, neanche.

  12. Solito gruppetto di privilegiati snob travestiti da pedagoghi che vorrebbe imporre le proprie discutibili scelte a tutti gli altri.
    Lascerà il tempo che trova.
    Franco

  13. …e pensare che io, che di anni ne ho 46, passerei la mano e andrei in pensione tanto ma tanto volentieri

    Comunque, ‘sta cosa mi pare una stronzata che fa il paio con le quote rosa

    e aggiungo che in politica, in modo particolare, l’età più avanzata non è solo sinonimo di arretratezza, rigidità, conservatorismo

    se poi invece parliamo della nazionale juniores di nuoto, allora sono d’accordo, effettivamente a sessant’anni sarebbe bene dare spazio ai più giovani

  14. La proposta è di promettere di lasciare eventuali incarichi di primo piano (in politica) allo scoccare dei 60 anni, pur rimanendo a disposizione per trasmettere l’esperienza.
    Nessuno vuole imporre nulla a chi c’è già, avesse anche 80 anni: chi firma il patto si impone di rispettarlo, ma non chiede niente a nessuno, né ora né domani.
    Parole di Luca Josi in persona l’altra sera a Otto e Mezzo.
    Leggere e informarsi prima di fucilare qualcuno, non usa più eh?

  15. Joe, grazie. Il problema è che neppure leggono. Si nparla di incarichi istituzionali, che in Italia sono una quindicina. Neppure hanno capito bene. Compreso che il Patto è aperto anche a loro.

  16. No. È un’iniziativa assolutamente inutile e ipocrita, mi sono sfuggiti tra l’altro i cortei di protesta per l’insediamento di Napolitano Giorgio classe 1925, o l’indignazione pubblica nei confronti dell’elezione di Bertinotti Fausto, classe 1940. Però volete mettere la soddisfazione tra quindici-vent’anni di sostare sotto un palco o davanti a Montecitorio brandendo un A4 con la versione stampata del patto, gridando “guarda qui, avevi promesso che non l’avresti fatto?”.

  17. Abbiamo capito, Barynia. L’hai già scritto tre volte e non solo qui. Ora ti dispiace non far scontare a tutti il fatto personale che hai nei miei confronti?

  18. Non c’era bisogno di nessun patto. Già così come stanno le cose, e se vi dice bene, a sessant’anni sarete consiglieri o vice di una leadership settanta-ottantenne.

  19. L’ho scritto soprattutto qui, mentre su Grazia ho detto solo ‘brava’ a una persona che ha espresso lucidamente un’opinione che condivido. In poche parole se non ci si accoda è perché non si è compreso il testo del patto, non si è altresì sufficientemente informati e/o si nutre antipatia nei tuoi confronti. Il semplice dissenso non esiste. Credo di riuscire ad avere delle opinioni (neanche obbligatorie, ma qui c’è uno spazio commenti e io me ne avvalgo, che ti piaccia o no) a prescindere dai miei odii – non sempre, è vero, ma ogni tanto ci riesco – e complimenti per l’eleganza.

  20. scrive Facci:
    “Joe, grazie. Il problema è che neppure leggono. Si nparla di incarichi istituzionali, che in Italia sono una quindicina. Neppure hanno capito bene. Compreso che il Patto è aperto anche a loro.”

    Facci, facci capire. Tu perchè hai firmato?
    Hai i titoli per occupare una di quelle quindici “posizioni” o incarichi istituzionali come li chiami? Altro che patto generazionale ci vuole in questo paese.

  21. Commosso per il privilegio di condividere altrui capacità sensoriali, ma per quanto mi riguarda dissento proprio per aver letto dell’iniziativa. E ribadisco di trovarla deprimente quanto ogni altra che tenda a stabilire vincoli demagogici nell’illusione di migliorare l’avvicendamento al potere o alle posizioni di responsabilità, quando in realtà si traduce in un ostacolo alla libera competizione dei contributi personali di qualità per la semplice possibilità di quei paletti.

    A meno che non si sia convinti di un crollo verticale e generalizzato delle abilità intellettive personali allo scoccare del 61° compleanno. La notizia è che le cose sono un tantino più complesse, fastidiosamente speculari alla varietà degli individui e lontane dalla possibilità di generalizzazioni di stampo dirigista paleosovietico. Vale anche per la base volontaria prevista dall’iniziativa, che a maggior ragione contraddice la dimensione ideale richiesta ad una sfera politica cui si chieda quel qualcosa in più che, a furia di quote zootecnico-lattiero-casearie offensive proprio di chi si vorrebbe “tutelare”, va scomparendo a vista d’occhio.

    Il che non coincide affatto col prendere chicchessia a fucilate, a meno di non preferire una “discussione” tra interlocutori che oltre alle idee ne condividano il supporto organico.

  22. Lunar – non so Facci che titoli abbia o non abbia, non è questo il punto…ma, siccome hai sollevato la questione, secondo te *tutti* quelli che *adesso* occupano gli incarichi istituzionali di cui sopra hanno i titoli per essere lì?
    Secondo me l’iniziativa è lodevole, ma bisognerebbe, in aggiunta, fare un bel discorso sul merito (nel senso che uno l’incarico, istituzionale o meno, se lo dovrebbe meritare, non lo dovrebbe ereditare, ecco.).

  23. E’ una questione di coerenza: chi chiede di avere un paese più giovane dovrebbe essere il primo a fare ciò che chiede agli altri.
    In quest’iniziativa ci si spinge oltre e invece di chiedere ci si impegna in prima persona a farlo. Anche a rischio di passare per presuntuosi: per esempio, cosa dovrebbe far pensare qualcuno dei sottoscrittori che tra 30 anni ricopriranno una carica istituzionale di un certo rilievo?
    Non ci sono state manifestazioni per l’insediamento di Napolitano, è vero, ma nemmeno mi ricordo che siano stati più di 25mila quelli che hanno votato Scalfarotto (40 anni, firmatario) alle primarie, in luogo di un Prodi che veleggia verso i settanta.
    Poi è vero anche che oltre alla vecchiaia c’è il problema del nepotismo. Figli, mariti, mogli, fratelli, sorelle, fidanzate, ex-mogli. In politica, nei giornali, in tivvù, nelle università. E va bene. Ma se stiamo parlando di una classe dirigente la più vecchia d’Europa, cosa c’entrano i parenti?
    Perché ogni volta l’argomento per contrastare una proposta, qualsiasi essa sia, deve essere sempre il benaltrismo?

  24. Certo, quando la divergenza di opinioni coincide con il “benaltrismo”, immagino sia spontaneo parlare di fucilate.

    Siamo il paese con la popolazione, non la classe dirigente, più vecchia del mondo. Ohibò, che tra le cose esista un nesso?

  25. L’obiezione se io o altri si abbia i titoli eccetera è fondata, benchè scontata. Io posso anche pensare di non averli. Anzi, lo stra-penso. Ma prendete la nostra classe dirigente (giornalisti compresi, anzi) e andate a vedere che cosa faceva venti o trenta anni fa, andate a vedere se pareva gente che aveva i titoli. E’ già tanto se non sparava per le strade.

  26. Tutto molto bello (noi ventenni ringraziamo), però: non pensi che se in Italia ci fosse una vera capacità di imparare dagli errori di tutto ciò non ci sarebbe bisogno? Nel senso: ci ritroviamo con le stesse dirigenze politiche di dieci anni fa, nonostante sconfitte e fallimenti più o meno pirotecnici. In Altrove civili è vero che ci sono persone più giovani attualmente al potere, ma è altrettanto vero che queste persone sono dove sono perchè persone precedenti hanno fallito e sono state sostituite (spesso con il liberatorio calcioinculo che citava qualcuno). Insomma, non credo sia solo questione di età.

  27. Giorgia e Filippo,
    se limitiamo questa iniziativa a quindici incarichi istituzionali trovo la cosa un tantinello “ingenua”. Io stesso sono pronto a firmare un manifesto con l’impegno a lasciare la presidenza degli stati uniti d’america al raggiungimento dei 60 anni. Ho giusto il tempo di fare un paio di mandati. ;)
    Se invece attraverso questa iniziativa si vuole sollevare un problema più ampio allora la cosa merita rispetto e sostegno. Il problema di questo paese è il nepotismo, la mancanza assoluta di meritocrazia nel senso più ampio e onesto del termine. Tu stesso Facci parli dei sessantottini (miei coetanei che conosco molto bene). Questi se non li cacci a calci in culo non schiodano neanche a 100 anni. Li devi cacciare, a calci, con tutta la poltrona che si sono attacati al culo.

  28. Già, così almeno fino a 60 anni sono tranquilli di stare al loro posto, tutti questi grandi figli/nipoti/fidanzati/di p…
    No, no, fuori dalle balle SUBITO, in miniera, o al “col senter”!!!

  29. strano paese l’Italia, i 30/40enni invece di sbattersi per ottenere il potere, si preoccupano di mollarlo se per caso del destino gli capitasse tra le mani. Forse se ci ritroviamo con la classe dirgente ottuagenaria dipende anche dal fatto che questi nonni hanno ancora qualcosa da insegnare in fatto di grinta ai loro nipoti rinunciatari.

  30. Io l’ho trovato molto romantico sto patto: sentirsi giovani a 40 anni. Dovreste ringraziarli, dovreste! Comunque… io conduco la mia personale battaglia contro le cariatidi. Penso le conosciate, ci sono nomi che sicuramente vi diranno qualcosa: Nicola Mancino, Ciriaco De Mita, Giuseppe Gargani. Giovanotti di 78 80 anni. Ancora lì, fermi e saldi al loro posto. Avevo 18 anni e loro erano già sulle schede elettorali da un quarto di secolo. Oggi ho 34 anni e loro sono ancora candidati. Mancino, con la vicepresidenza del Csm, ce lo siamo quasi tolto dai maroni. Ma ogni giorno prego un signore qualsiasi che me li tolga dalle balle. Solo morendo, finiranno. Ma credo che non moriranno: De Mita non ha una ruga, nemmeno un po’ di prostatite… una cataratta… niente. Io esco a pezzi da un raffreddore.
    :(

  31. Vedrai Gabriella prima o poi le tue preghiere non cadranno invano, ma poi forse saremo troppo vecchie per poter gioire di ciò

  32. Ma guarda, un gruppetto di privilegiati che dalla vita ha avuto molto, e molto prima degli altri, e non sempre con merito (lo Josi craxiano della prima ora è un ricordo lontano o assente per molti, vedo) ci dice che a 60 anni dobbiamo lasciare spazio. Lo dicano ai precari che a 60, se andrà bene, cominceranno a guadagnare un quinto di quanto loro si stanno mettendo in tasca da decenni. Personalmente andrò avanti finché ne avrò le forze; si ritirino loro, sulle loro barche.

  33. Era meglio il contrario, secondo me.
    Un giovane dovrebbe cercarsi un mestiere prima di infoiarsi nella politica, rovinandosi completamente la percezione del mondo. Auto blu a 30 anni, stipendi da favola, rimborsi. Ti credo che a 60 si ritirano, tanto hanno già la vita garantita. Pensate ai vostri comuni, non è forse vero che “i giovani” si infilano fin da subito in posti di assessore et similia, divenendo dei burocrati strafottenti? Io metterei un limite, ma verso il basso. Non si può accedere fino ai 70 anni (e solo per 1 legislatura). Questo li obbligherebbe a cercarsi un lavoro prima di blaterare su cose che non conoscono.

  34. Era meglio il contrario, secondo me.
    Un giovane dovrebbe cercarsi un mestiere prima di infoiarsi nella politica, rovinandosi completamente la percezione del mondo. Auto blu a 30 anni, stipendi da favola, rimborsi. Ti credo che a 60 si ritirano, tanto hanno già la vita garantita. Pensate ai vostri comuni, non è forse vero che “i giovani” si infilano fin da subito in posti di assessore et similia, divenendo dei burocrati strafottenti? Io metterei un limite, ma verso il basso. Non si può accedere fino ai 70 anni (e solo per 1 legislatura). Questo li obbligherebbe a cercarsi un lavoro prima di blaterare su cose che non conoscono.

  35. La trovo un’idea bellissima. Ogni tanto una bella notizia, una iniziativa che ti fa sperare… è avvilente che dopo dieci anni ci siamo ritrovati le stesse classi dirigenti e gli stessi leader a contendersi il governo. Non è bello sapere che in altri Paesi leader che perde va casa e qui no. Impone la sua presenza e zitti tutti. E il problema è trasversale, nel senso che appartiene a entrambi gli schieramenti e non solo alla politica.

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