Giornata della mezza memoria

La Storia imbracciata dagli stolti sta producendo un penosissimo conflitto tra genocidi, un neo-tentativo di volerli gestire ideologicamente da parte di coloro che lo scontro di civiltà ha particolarmente infiammato.

Eppure persino Elio Toaff, rabbino storico di Roma, l’ha detto chiaro: “Negare l’Olocausto è negare l’evidenza, la legge sul negazionismo non la firmerei”.
Ha ragione.
E’ impensabile che in Italia possa esserci seriamente il problema del negazionismo della Shoah, e spesso chi lo sostiene, chi ha invocato addirittura una legge, badateci, tempo fa si diceva contrario all’analoga legge francese che voleva punire il negazionismo del genocidio armeno.
E perchè?
Perchè la legge francese, e questo è stato opinato sia su l’Unità che sul Giornale, “finisce per relativizzare l’unicità dell’Olocausto”. Bene, ma il risultato qual è?
Il risultato è che in Europa il negazionismo della Shoah è un affare psichiatrico di pochi dementi isolati, e invece il negazionismo del genocidio armeno è la regola e addirittura la legge di uno Stato che bussa all’Europa e dove gli scrittori armeni vengono ammazzati.

Il quesito retorico che pongo a molti autorevoli opinionisti, dunque, resta questo: vorrei sapere perchè v’infiammate stra-giustamente per l’odioso negazionismo di Ahmadinejad, che è in Iran, e continuate allegramente a fottervene nel negazionismo che è alla porta di casa, e bussa, vuole entrare.

Ora che abbiamo questa nuova legge su non-si-sa-che non andremo in Germania, dove ogni anno processano circa diecimila persone solo perchè hanno messo in dubbio anche il più insignificante dettaglio sui lager nazisti: un paese, la Germania, dove è vietato stampare il Mein Kampf e dove però i concerti wagneriani sono diretti da israeliani. Non andremo in Israele, dove è proibito ascoltare Wagner e dove però vendono tranquillamente il Mein Kampf.
Rimarremo in Italia, dove il Main Kampf è stampato da una casa editrice di sinistra e dove una legge puramente simbolica non verrà mai applicata, oppure, nella peggiore delle ipotesi, verrà inaspettatamente ridestata da qualche magistrato che ne stiracchierà l’interpretazione a proprio uso e ossessione.

Andrà così perchè questa nuova legge, o perlomeno la sua relazione illustrativa, è di una genericità esemplare. Da principio non fa che reintrodurre due espressioni già adottate dal Decreto Mancino nel 1993 (“diffusione” di idee razziste e “incitamento” alla discriminazione) dopo che nel 2006 erano state sostituite con “propaganda” e “l’istigazione”. Poi, però, eccoti il troneggiante articolo 1, che punisce, attenzione:

“ogni forma di esternazione concernente la superiorità e l’odio razziale che assuma caratteristiche di diffusività nell’ambito del tessuto sociale”, il che va esteso anche “agli atti di discriminazione di persone compiuti a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere”.

Che cosa vuol dire ? Tutto. Da una parte neppure compaiono le espressioni “Shoah” e “negazionismo”, dall’altra le esternazioni punibili divengono sulla carta infinite. In Europa, dove le leggi si tende più ad applicarle che a farne medaglia, il dibattito non a caso è impaludato da anni e la Gran Bretagna per esempio si dice scettica circa la possibilità di sanzionare delle semplici affermazioni.
Una norma analoga, in Francia, come primo risultato è sfociata nei processi intentati da alcune associazioni musulmane contro Michel Houellebecq e Oriana Fallaci.
Gli è che in Italia, sempre sulla carta, le letture istigatorie potrebbero sountare da tutte le parti. Rimanendo in zona: la rivista Tempi potrebbe esser punita per aver sostenuto che l’omosessualità sia solo una malattia, il Giornale per aver sostenuto che i maestri elementari non debbano essere manifestamente omosessuali, lo scrivente per aver sostenuto che una lobby ebraica esista oggettivamente, Franco Frattini per aver dapprima sostenuto che il genocidio degli armeni non fosse un genocidio, mentre Il Foglio, data la sua varietà di contributi, farebbe bene a costituirsi. E questo per fermarsi alla destra: se vai a sinistra non ne esci più.

Vi è da ritenere, realisticamente, che la libertà d’espressione rimarrà quella di sempre, ma nondimeno che l’insorgere di particolari conseguenze potrà spingere a individuare e punire via via qualche causa.
Ossia: se ci sarà esplosione puniranno la miccia, se non ci sarà non la puniranno. Ossia: scriveremo le cose di sempre, faremo le vignette di sempre, ma se qualcuno poi andrà in piazza la colpa diverrà nostra, perché sarà la conseguenza a definisce penalmente la causa.
Questa nuova legge, per esperienza italica e in parte europea, sancisce che saremo potenzialmente responsabili delle azioni altrui.

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25 Commenti

  1. Toaff, in un certo senso, ha visto giusto: l’unico negazionismo italiano socialmente rilevante e in teoria meritevole dell’attenzione del legislatore è quello applicato al genocidio – tutt’ora in atto nelle regioni sperdute e inaccessibili della politica e dei media – delle evidenze.

    In ogni modo, la leggina fumosa e iperuranica sui massimi sistemi è un rito di passaggio fisiologico di ogni legislatura: una piccola, catartica rodomontata etica, ad uso interno e nell’indifferenza generale, che permette alla classe politica di tornare al consueto iperrealismo con rinnovata spensieratezza.

  2. Sono d’accordo sul fatto che, così com’è, la leggi si presti a troppo alla discrezionalità.
    Non so se sia utile ai fini pratici o se sia necessario scegliere altre strade.
    So che c’è più bisogno di rispetto per tutti, aldilà dell’orientamento politico, del tipo di genocidio che hanno subito (i distinguo sono ridicoli, a dir poco, e contraddicono il senso stesso della legge)e così via.
    Consiglio un giro nelle scuole italiane.

  3. Credo che questa legge o leggina come la definisce Philotto sia del tutto inutile come inutile è la mente che l’ha partorita(?); ciò che realmente serve, in un paese come il nostro, è un vero approfondimento sui genocidi tutti, non solo quello del popolo ebraico. A 7 anni dall’istituzione del giorno della memoria sento personalmente il bisogno di estendere la memoria ad altri genocidi e far conoscere alle persone l’esistenza di altre shoa nascoste e spesso negate. Dobbiamo curare le memoria e le memorie per far sì che non vengano spesi tempo e soldi per fare leggi come quella di cui sopra

  4. Possibile che si debba perdere tempo con queste cose (fumo negli occhi) quando rete 4 è ancora lì? Ne ho parlato giusto oggi; queste son cose da non dimenticare, altroché…

  5. Andrea d’accordissimo su rete 4 ma devo ammettere che è stata l’unica rete a trasmettere qualcosa di decente sulla shoà. Piuttosto cià che mi sconvolge è che l’esiguità dei commenti a questo post, quando si parla di cazzate allora i commenti si sprecano

  6. andrea sacchini, ma vvvaaffanculo, va’. Cioè: parlar di genocidi è perder tempo, bisogna parlare di Emilio Fede.

  7. Secondo me lo scandalo più grosso è negare il genocidio di Stalin, Ceaucescu, Milosevic e Saddam H. solo per dirne alcuni.
    Il fatto vero è che gli Ebrei sono una lobby molto potente nel mondo e se loro si lamentano di qualcosa (giusta o sbagliata che sia) tutti giù a leccargli il culo per compiacerli…

    OBEY TO NEW WORLD ORDER!

  8. Dannato ma dai!!!! ciò che è avvenuto nei lager nazisti è orribile ma non dire che visto che gli ebrei sono una lobby potente si parla della shoà per questo motivo.è inaudito!

  9. Cio’ che dice Dannato non e’ del tutto privo di senso…
    Nessuno “nega” (neppure il tanto citato, troppo spesso a sproposito, David Irving) l’Olocausto.
    Cio’ che è piu’ opinabile è la sua “unicità” , spesso a dispetto di altre azioni, a vario titolo qualificabili come “crimini contro l’umanità (e la Shoah ne è parte sustanziante) che meriterebbero “quasi” altrettanta pubblicità sociale.
    E’ chiaro che se venisse “inflazionato” da altre giornate della memoria, il concetto stesso di unicita’ ne risentirebbe, così come l’attenzione generale.
    Ad ognuno poi trarre le debite conclusioni.

  10. io non credo che le intenzioni del promotore della legge siano state quelle di celebrare solo e soltato la shoà ebraica, si parla di memorie di stermini e non di un unico sterminio ebraico. è necessaria chiarezza su questo punto. iniziamo a parlarne

  11. Cinzia,
    lascia stare le intenzioni di Mastella (sono solo ed esclusivamente motivazioni di convenienza politica) e cerca di vedere come la giornata viene presentata, non come dovrebbe esserlo…

  12. Sì certo come viene presentata, viene presentata come il giorno della memoria dello sterminio nazista degli ebrei ovvio il 27 gennaio sono stati aperti i cancelli del campo di sterminio simbolo. Quello che penso però è che istituire la giornata di commemorazione delle vittime delle foibe trovo che sia altrettanto inutile, forse tutte le vittime di sterminio e persecuzione razziale e politica dovrebbero essere ricordate in un unico giorno, che sia il 27 gennaio o un’altra data poco importa.
    p.s. per quanto riguarda mastella caliamo un penoso velo ti va?

  13. ah! quando parlavo di promotore della legge non mi riferivo a Mastella ma al senatore Furio Colombo e alla legge sul giorno della memoria del 2000

  14. Lasciando perdere i politici che sono il vero male della società moderna, il discorso è più semplice di quanto si creda…
    Tutti (le società, le nazioni) hanno i propri scheletri nell’armadio, tutti hanno fatto genocidi più o meno eclatanti in numero e tipo (e le foibe da te citate sono l’esempio italiano..), il fatto è che parlare della shoà è un modo ipocrita per pulire la propria coscienza e dire:”noi siamo assolutamente contro tutti gli abomini razziali”, quando invece sappiamo bene come vanno e andranno le cose.
    Perchè lasciare che gli Ebrei possano uccidere indiscriminatamente i palestinesi e non muovere un dito a loro difesa è COMPLICITA’ di un GENOCIDIO!!! E non stiamo a discutere di chi è la colpa perchè non ne ha senso….

  15. E’ singolare come da una parte si promuovano leggi che condannino le discriminazioni di qualsiasi genere e dall’altra, nello stesso momento, se ne condannino altre che dovrebbero garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti che derivino dall’affetto che unisce due persone.
    A prescindere dal sesso, dallo stato civile, sociale, economico o religioso nel quale questo affetto assume i toni di una convivenza.

  16. Parlare di Olocausto o di Shoah, non e’ esattamente la stessa cosa: l’idea di “olocausto” e’ un’idea che ha fondamento teologico e asserisce l’unicita’ del tentato genocidio.

  17. L’idea di olocausto ha a che fare con un sacrificio in qualche modo rituale, la shoah è sterminio semplicemente sterminio

  18. Ogni strage in fondo ha una matrice rituale…gli stessi mafiosi fanno voto a Santa Rosalia con il sangue e sono molto credenti (liberi di non credere ma è così…). Tutti in qualche modo giustificano massacri con motivazioni politico-religiose, non esiste assassinio fine a se stesso.

    La setta degli assassini faceva omicidi rituali in nome di antichi dei senza nome ed immorali…
    Oggi ditemi chi non uccide nel nome di qualcun altro…

  19. Tornando alla legge: intenzioni buone, immagino. O meglio: vorrei tanto poterci credere, anche se l’esito è pessimo. Tanto per cambiare…

    Domanda: perché i ns. legulei non si rileggono mai per bene la nostra Costituzione, dove esiste già tutto? Gli artt. 3 e 51, integrati dalla l. cost.le del 30/5/2003, vietano ogni forma di discriminazione basata sull’identità di genere. E’chiaro come la ratio del provvedimento (più politico che pratico) solo per quella parte intenda ovviare alla discriminazione di quel terzo genere sessuale intermedio che, pur esistendo di fatto, non è ancora riconosciuto giuridicamente. E vabbe’. Giusto, ma è mai possibile che per colmare una lacuna si rischi di fare un danno maggiore, producendo una legge demagogica, che nasce male strutturata e in odore d’incostituzionalità?

    Quanto ai reati a sfondo razziale: esistono già tre leggi, non proprio indecenti, per quanto difficile risulti in certi casi provare l’esistenza e soprattutto l’intenzionalità della discriminazione, e nonostante l’ultimo T.U. si sforzi di farlo… Le prime due (654/75 e 205/93) puniscono chi propagandi l’odio a sfondo razziale e si renda autore di atti violenti, quindi solo il razzismo evidente, ideologicamente connotato ed esplicito. L’art. 3 della 205/93 prevede per tutti i reati fra privati cittadini, già previsti dal c.p., un’aggravante qualora se ne dimostri la finalità discriminatoria e razzista. Il T.U. 286/98, artt. 43/44, estende il significato di “razzismo” e sanziona quei comportamenti direttamente o indirettamente discriminanti, basati su razza, colore, ascendenza, origine o convinzione religiosa, perpetrati nelle istituzioni, nei luoghi di lavoro e nell’accesso a b/s. Non è ben chiaro, però, come possano essere dimostrati (nel lavoro, ad es., ci si riferisce a dati statistici e ad azioni collettive avendo per referenti i sindacati).

    Negare la shoah (che, per inteso, significa qualcosa di molto peggio dell’olocausto: letteralmente sta per “annientamento” e non ha proprio nulla di rituale. Anzi. E’la dimostrazione di come il metodo scientifico e la pianificazione possano essere deliberatamente applicati allo sterminio di massa) o la sua indiscutibile unicità non sono il vero problema, qui. Anche perché di molti altri genocidi ben poco si conosce (dall’armeno al curdo, dal cambogiano allo hutu) e meriterebbero pari dignità di condanna. Lo diventa invece capire se e quando una libera (seppure contestabile e, sì, profondamente irritante) libera espressione del pensiero si configuri come fattispecie di reato. Reato di opinione, quindi.

    Se io mi esprimo contestando il numero dei morti nei campi di sterminio, pongo un dubbio in merito esternandolo pubblicamente e diffondo la mia opinione, posso correre il rischio di venire processata e condannata, solo per questo? Parrebbe proprio di sì. Prima di questa legge, il reato era tale solo se la mia contestazione veniva fatta in modo violento e propagandando le idee razziste, non diffondendole o esprimendole. E fin qui…
    Le dolenti note vengono con i dettagli:

    1. Il testo è scritto assai male, oggettivamente parlando (l’ho fatto esaminare anche da amici giuristi, tutti concordi nel cassarlo): se dico“ogni forma di esternazione” non specifico affatto quale sia il comportamento da sanzionare, ne converrete. Ma una legge penale deve contemplare precisi casi di specie concreti, non ipotesi generiche, come Filippo ha già rilevato. E anche qui, la Costituzione c’illumina… artt. 25 e 27. Principio di tassatività legale e di tipicità delle norme penali, non si scappa. (Ma non la legge proprio nessuno???Sìc!!!)

    2. Come si fa a definire un’esternazione come deliberatamente razzista in astratto, senza cadere nelle solite fumosità vaghe e piegabili alla discrezionalità ipocrita del momento, ad uso e consumo demagogico? In base a quale contesto di riferimento e di rilevanza penale? La legge, questo, non lo definisce proprio (sono riuscita a reperirne ben poco, purtroppo). Il che non mi sembra una sua qualità, ecco.

    3. Mi spiego meglio: nel qualificare un reato come tale, devo pur farne una descrizione analitica, descrivere il comportamento che mi è vietato, l’atto concretamente censurabile. Se solo avessero formulato il testo così: “Chi pone in dubbio la veridicità della shoah (o il genocidio xyz: si spera non ve ne siano altri, in futuro…) a mezzo stampa, internet, o con pubblicazioni di qualsivoglia genere, ecc… commette reato punibile con…” sarebbe stata ben altra cosa. Insomma, se io ho commesso qualcosa che non quadra od omesso di fare qualcosa, devo sapere qual è l’imputazione precisa che mi viene contestata, altrimenti il reato non sussiste. Altrimenti, può essere una sanzione amministrativa, o qualcos’altro, ma non un reato. Siamo a cavallo, direi. E notate che la mia considerazione è partita da delle vecchie reminescenze elementari di diritto, per carità: non sono un’addetta ai lavori, ma l’ho notato. E se ci sono arrivata io, vi lascio immaginare quando si tratterà di lasciare il campo ai giuristi professionisti…

    4. Altro problema: l’art. 4 della legge Mastella dispone l’istituzione, presso la Presidenza del CdM, di un Osservatorio sul fenomeno dell’antisemitismo nell’Italia contemporanea, le cui modalità di funzionamento verranno successivamente disciplinate con decreto del PdR. Chi dovrebbe occuparsene? A quale titolo? Se e con quali poteri ispettivi o/o sanzionatori? Potremo avvalerci della collaborazione della fondazione Simon Wiesenthal (magari), o no? Saperlo…

    5. Nella sua formulazione originaria, il DDl prevedeva una pena variabile da dodici a tre anni di carcere: pene assai severe, se si pensa che un automobilista che investa e uccida una persona, patteggiando la pena, può venire condannato a soli 8 mesi. Una tale gravità si giustificava, penso, con le finalità abiette e contrarie ai diritti inviolabili della persona che caratterizzano l’odio razziale, ecc… Ok, mi sta anche bene. Però, guardacaso, è stata ridotta a soli tre (!) in quella finale. Allora, che senso ha, fatti un po’ di conti (amnistia, patteggiamento, buona condotta… )? Si può contare sull’effettiva certezza della pena?

    6. Io proporrei, invece, una pena secondo equità: una vera e propria rieducazione. Ognuno di coloro che oggi continuano a sparare cazzate razziste o a dubitare dell’esistenza dei campi di sterminio, sia portato ad Auschwitz o a San Sabba, costretto a svergognarsi da un confronto diretto con i sopravvissuti e faccia per almeno un mese la vita coatta dell’internato, alle sue stesse condizioni. Così almeno imparerà qualcosa e non finirà come quel tordo impagliato che ho visto ieri in un vecchio servizio delle Iene: un ragazzotto di estrema destra delle parti mie (sob), che alla visione dei forni crematori di Mauthausen ha commentato, presente un sopravvissuto: “Ah, ma allora non è vero che li bruciavano vivi. … Beh, ma se erano già morti!!!…” (Sìc!)

    Ora concludo, scusate il papiro: last but not least, il rischio peggiore, sapete qual è? Che questo pateracchio giuridico, così com’è congegnato, faccia poi assurgere a martiri del libero pensiero tutti quei farabutti che si ostinano a dare ragione ai revisionisti. Un bello specchietto per le allodole ad uso e consumo di quanti ci cascheranno, convinti che sia stato fatto un gran bel giro di vite contro chi se lo meriterebbe, e invece dovranno confrontarsi con uno strumento inefficace e potenzialmente dannoso. Non solo perché ridicolizza la serietà del problema: gran bell’esito davvero. Paradossale. E scusate la rabbia, ma si dà il caso che abbia amici e lontani parenti, per i quali non è proprio ammissibile dubitare di certe realtà.

    Buona serata a tutti, ciauz a Filippo.

    P.S.: Mastella non fa le leggi. Le perpetra.

  20. Hmmh… Manuel, interessante ipotesi quella del saggio, davvero. Bisognerebbe però:
    a) sapere bene il parsi…
    b) in mancanza di a), avere un buon e fidato traduttore che ci dica esattamente qual era il significato esatto delle parole che Ahmadinejad pronunciò in quel contesto…
    c) non arrampicarsi sugli specchi, però (come fa l’autore quando cerca di spiegarne gli incipit retorici): è fuor di questione che all’uomo Israele stia molto sui maroni, come suole dirsi. Vedi punto finale.
    d) quanto ai rabbini che mettano in dubbio l’entità della Shoah e sconfessano Israele, ehm… stanno all’ebraismo come Milingo sta alla chiesa cattolica. Sono stati sconfessati dai loro compagni di credo all’indomani della loro partecipazione alla conferenza, se non ricordo male.
    e) A favore della tesi che citi, però, esisterebbe più d’un precedente. Nel bel libretto “Come si scrivono le notizie” – stampato da Avvenimenti all’indomani della prima guerra del Golfo – si spiega come la risposta Usa all’invasione del Kuwait sia stata preparata avvalendosi di meccanismi comunicativi di tale sottigliezza da far rabbrividire. Una manovra esemplare, gestita dagli spinning doctor di Bush padre con grande maestria: allora, ci cascammo proprio tutti, non solo l’opinione pubblica statunitense. E la prima mossa citata è: “creare mediaticamente un nemico convincente”, possibilmente crudele e minaccioso quanto basta. Propaganda, no? Nulla di nuovo sotto il sole: cambiano solo i metodi. Per non dire della seconda guerra del Golfo e delle supposte armi di distruzione di massa… ahem…

    Potrebbe, quindi, sì, essere strumentale far credere ad Israele che un pazzo fanatico revisionista minacci di usargli l’atomica contro, alle porte di casa. (Sebbene proprio Israele sia il solo dei due, fino a prova contraria, a possederla…). Non me ne stupirei. Purtroppo.

    f) Forse le affermazioni del presidente iraniano sono state esasperate e travisate, ma è anche vero che lui non ne ha proposto correttivi, o interpretazioni autentiche. E se guardi gli ospiti alla conferenza… c’erano lo storico americano David Duke, ex deputato repubblicano della Louisiana e leader del Ku Klux Klan, e l’italiano Leonardo Clerici, nipote del fondatore del Futurismo e fascista Filippo Tommaso Marinetti, convertito da molti anni all’islam sciita. Direi due campioni di democrazia e di tolleranza multirazziale. Ma questo è un altro discorso…
    Grazie per la segnalazione, in ogni caso.

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  1. boardshoarts

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