Vi dico perché il reality non è morto

Grande Fratello


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…perché ancora, evidentemente, riesce a ispirare videocronacache come quella di Zoro, uno che s’è fatto sei anni di chilometrici post post-trasmissione (peraltro guadagnandosi la stima di inviato e conduttrice: “Marco, perché non lo prendiamo tra gli autori?”), che poi s’è stancato e ha detto sapete cosa? Quest’anno basta.
Ma all’ultimo non ce l’ha fatta a starne lontano, ed è finita che con una videocronaca di Grande Fratello concentrata in dieci minuti s’è rinnovato più lui che il format originale.

Da non perdere, soprattutto se avete difficoltà (come più volte il sottoscritto ha dimostrato) nel prendere atto definitivamente che “sticazzi!” non è un’esclamazione di stupore.

…e perché ancora, malgrado tutto, un po’ di gente si ritrova a commentarlo (il Grande Fratello, non Zoro) e ne viene fuori la puntata più divertente di Macchiaradio dai mondiali a questa parte.

…riascolta la puntata in questa stessa pagina,
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5 Commenti

  1. Che si voglia o no il Grande Fratello è entrato un po’ nella tradizione italiana. Dai più ortodossi ai più media-dipendenti nessuno scappa.

    Sono convinto che tutti in Italia sanno già cos’è la discarica e altri piccoli particolari che in 4 giorni di GF7 sono diventati “creative commons alias”.

    O sbaglio?

  2. La brillante e intonatissima interpretazione de “La Tartaruga” di Bruno Lauzi, testimonia che dopo 2 ore e 24 minuti di Grande Fratello, l’omino del cervello (cit. Pasquale Laricchia) si rompe.

  3. Qui a Milano “sti cazzi” è ormai usatissimo come espressione di stupore…non so come mai, ma c’è stato uno slittamento di significato dal menefreghismo romano, allo stupore…

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