Lucifero

Un giorno si accorse di questo: che doveva scegliere tra la musica e lei.

Non era un musista nè un compositore nè un artista, e per una volta il dilemma tra carriera e amore non c’entra niente: era semplicemente (si reputava essere) un uomo di pensiero che non avrebbe lasciato nè opere nè particolari segni del suo passaggio, e che peraltro faceva un lavoro stupido e alienante: ma era, pensava, un uomo di pensiero lo stesso.

Nel suo caso era un uomo di pensiero che trovava il suo imperativo morale nell’ascolto della musica classica, dunque – e non lo si neghi – in ciò che l’ascolto della musica classica talvolta comporta: astrazione, talvolta perdizione, senz’altro solitudine.
Ecco: lui si accorse che doveva scegliere tra la solitudine e lei.
Sapeva che la solitudine aveva già distrutto fior d’uomini di pensiero (Pascal e Nietzsche, per esempio) ma riteneva che solitudine e separatezza fossero degne di un uomo di pensiero più di quanto potessero esserlo le seducenti dolcezze della vita: tipicamente le donne e poi gli status sociali e il potere e il denaro e insomma tutto il bagaglio di quegli uomini che invece non lo erano, di pensiero: ma che ugualmente sarebbero stati scaraventati in una fossa. Ignobile.

Alla fine sposò una somala.
Non fu un caso: aveva cercato anche in Brasile ma poi aveva trovato questa somala di 23 anni. In sostanza aveva scelto la musica, e mandato al diavolo la sua precedente fidanzata: ma aveva anche pensato che la sua solitudine dovesse essere perlomeno accarezzata da una musa, da una femmina che per cultura gli fosse grata e obbediente. Bellissima, ovviamente. Altrimenti era da scemi.

Ma le cose andarono diversamente.
Accadde questo. Un giorno se ne stava a leggere e intanto ascoltava il Tristano di Wagner. Lei gironzolava. I loro occhi s’incrociarono quasi per caso, ed ecco, lui quello sguardo non l’avrebbe dimenticato più.
Difficile da spiegare. Stava succedendo qualcosa: lei stava perdendo la sua espressione spaesata e timorosa, e stava come recuperando una selvatica fierezza. Capitò altre volte e poi altre ancora. Ogni volta quegli occhi lo fissavano come per dire: “Guardati, e guarda noi due, ci stai guardando?”. E lui ogni volta leggeva in quello sguardo un’impietosa misura del suo presente, un qualcosa che soppesava l’istante che entrambi stavano vivendo: e andava nel panico. Non ci era preparato. Lui nel presente non c’era mai stato: era stato nel passato, piuttosto nel futuro, insomma era stato ovunque la musica l’avesse ogni volta proiettato: purchè non lì.

Col tempo gli occhi di lei si fecero sempre più vivi.
Cercò di distrarla, di convertirla alla musica. Un giorno la fece sedere sul divano. Lei acconsentì, pacifica. Lui scelse il preludio del Lohengrin e lei disse infine, e solamente: “Ma è triste”.

Lui ascoltò musica sempre meno.
Ogni tanto incrociava quegli occhi che ogni volta vivevano il momento, e che lo costringevano a concentrarsi sul presente, sull’oggi. Prese via via a spegnere la musica. Prese a farlo anche durante e dopo l’amore. Si fece taciturno.

Un giorno avevano appena finito di fare l’amore e lui era tramortito e meditabondo come tipicamente sono gli uomini dopo l’amore: e di musica non ve n’era, ma lui aveva gli occhi persi di quando l’ascoltava. Lei gli si avvicinò, e con un tono di affettuoso rimprovero gli chiese amorevolmente: “Ma perchè pensi?”.
Lei aveva occhi luciferini. Lui non ascoltò musica mai più, e non fu mai più un uomo di pensiero, anche se divenne più felice.

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25 Commenti

  1. ??????????? ??????? ?????????????????. ?????????. ????????.
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    ????????? ??????? Facci ? ??????.

  2. Sembra David Bowie, ma Iman non aveva 23 anni quando si sposarono… andava per i 40…
    PS: il codice di sicurezza qui sotto è 666 e poi altre tre cifre :-))

  3. grande,
    e te lo dice uno che la musica la vive, anche se non la classica, e che sente sulla pelle quanto questa può alienare.

  4. il fatto è che uno non si può dare tutte queste arie da grande intenditore di musica e poi stravedere per Wagner.

  5. Non tutto quello che è ‘inutile’ è davvero inutile. Non tutto quello che è ‘utile’ è davvero utile.

  6. al di là del gusto personale e della critica estetica trovo che l’unico modo serio di contrastare qualcosa che non piace è produrre qualcosa di migliore.
    fatevi avanti allora.

  7. Lo trovo tutt’altro che inutile. Se questo é un racconto breve é un racconto breve che rende bene l’idea di come l’uomo si pieghi facilmente al suo istinto permettendosi di tralasciare il resto. Spiega bene come il desiderio amoroso e quello estetico si scontrino e facciano mettere da parte quello per la cultura.

  8. “Sposò una somala”: certo, l’idea che quest’uomo aveva della “donna” non era legata all’identità della donna stessa (al suo essere riconosciuta come “entità” paritaria), tanto meno a un inesistente sentimento di amore: ma solo alla funzionalità della stessa nel mantenere le proprie narcisistiche ossessioni. Il proprio egoismo, tout court.
    Ma l’egoismo è sterile, la donna (l’archetipo della donna) no. Non esiste passione, per quanto grande e meritevole come la musica (il bridge, gli scacchi, il vino, la letteratura, fate voi), che possa esaurire le aspirazioni di quella cosa che alcuni chiamano anima. Luciferina? Forse. Ma non sarà piuttosto un rigurgito di egoismo, considerare diabolico ciò che ci costringe a prendere coscienza dei nostri limiti e a smuoverci dalla pigrizia?
    Lui non era un “pensatore”, era solo l’ideologo di se stesso. Se mai diventerà un pensatore, in grado di “pensare” qualcosa e di capire quella musica che ascolta da sempre, lo dovrà a lei.
    Bel post, comunque.

  9. Avete ragione, non è Dawid Bowie.
    Penso sia Buzzanca nel film “La schiava io ce l’ho e tu no” quando si fa arrivare una schiava dall’Africa e poi se ne innammora..

  10. La dottrina di Dio, quella di Lucifero…. e quella di Schietti

    Ho chiesto a Schietti (l’inventore del moto perpetuo) un chiarimento sulla dottrina Luciferiana, quella di Dio e… quella di Schietti:

    In realtà succede cosi… mentre Dio più è stronzo e più viene supplicato di essere buono, e i fedeli gli ubbidiscono in tutto e per tutto nella speranza che sia buono almeno per qualche attimo ogni tanto, o che lo diventi nel momento della propria morte concedendo il paradiso…

    nella dottrina luciferiana, più Lucifero è stronzo,e più i fedeli lo supplicano che diventi ancora più stronzo. Quindi quando Lucifero fa de male, tutti inneggiano che ne faccia ancora di più. Ed i fedeli quando subiscono una punizione, ne invocano subito un’altra. Gi adepti non vogliono che Lucifero sia buono con loro, ma cattivo, cattivissimo. Esser uccisi da Lucifero è una grande aspirazione. Nelle messe di Lucifero si invoca la sofferenza, la morte, la distruzione per sè e per gli altri.

    Inevitabilmente il gioco di Lucifero conduce all’autodistruzione perchè seminando ogni volta sempre più morte e distruzione, alla fine si uccide e si distrugge tutto…. quello che sta accadendo nel mondo.

    Molto più bello e divertente è puntare alla soddisfazione ed alla gioia di tutti.

    La felicità non è vero che annoia, bisogna avere solo un po’ di fantasia.

    Per esempio quando fa molto freddo stare accoccolati davanti al fuoco di un caminetto… quando fa molto caldo bere una bibita fresca… quando si è ghiotti di qualcosa farsene una scorpacciata e poi niente per un mese o due e poi farsene una nuova scorpacciata.

    Viaggiare, essere in forma, imparare qualcosa di nuovo, fare spettacoli di danza, teatro… competizioni sportive. Bisogna seguire i ritmi delle stagioni e della natura conducendo una vita sana, semplice senza false aspettative.

    Ma la cosa più bella del mondo è aiutare gi altri: vivi e aiuta a vivere!

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