Plebisciti a cazzo

Luca Volontè esterna da par suo sul tema della fecondazione e del referendum: “Il plebiscito popolare di un anno fa non può essere sovvertito con un blitz”. A parte che ai plebisciti solitamente si vota, comunque quelli dell’Udc non si devono permettere di tirare in ballo la volontà popolare. Mai.
Sempre sul concetto di volontà popolare Paolo Del Debbio (Il Giornale di ieri) pare non avere dubbi: l’80% degli italiani si è espresso inequivocabilmente. Noi qua, fatto 100 il numero degli astensionisti, non abbiamo mica capito a quanto ammonti la quota parte degli astensionisti cattolici. Del Debbio ce li deve contare uno ad uno e poi – soltanto poi – scrivere termini impegnativi come “volontà popolare”.

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9 Commenti

  1. La risposta della maggioranza degli italiani a quel referendum fu chiara e precisa “NON ME NE FREGA UNA CIPPA”

  2. Mi sembra ovvio che, chi non riesce neanche ad accettare una sconfitta elettorale, non sappia neanche interpretare i risultati di un referendum.
    L’unico dato certo, secondo me, del referendum è che la poca gente che è andata a votare ha comunque scelto di abrogare la legge. Il resto sono effetivamente chiacchere.
    Tumy

  3. Ma perchè,vorreste farmi credere che Volontè è un politico?E Del Debbio un giornalista?Seeeeeeeee…

  4. Dicasi Plebiscito ( da Vocabolario Zanichelli) un consesno unanime : ora io nn lo so ma prego il gentile amico Volontè se dall’alto della sua sapienza può spiegarmi se un voto al quale partecipa il 25 % della popolazione e dove il Tg della rete ammiraglia dello stato ( TG1 ) fa controinformazione è da considerasi unanime. In tal caso io mi considero cittadino di Marte, propietario di una Bugatti Veyron e di un attico a New York. Attendo con impazienza la carta d’identità Marziana

  5. Alcune osservazioni:

    1. Non è che quanto sancito da un referendum diventi automaticamente materia inviolabile nei secoli dei secoli (nel caso specifico, teniamo presente che a. sono passati 14 anni e b. il maggioritario sostanzialmente mancò gli obiettivi che si era prefissato)

    2. Riguardo al referendum sulla fecondazione, se la “volontà popolare” fosse stata per l’abrogazione, avremmo avuto il 50%+1 di sì. Questo non è accaduto, e sono sicuro che non servo io per dirvi che nell’istituto del referendum, per come è costruito, ogni astensione vale come un “no” rafforzato, perché non fa lievitare il quorum. Lo sappiamo noi che abbiamo votato sì, lo sanno i pricipali oppositori (vedi Ruini) che infatti hanno invitato la gente a non votare, non a votare no; lo vogliate o no, lo sa bene anche chi si è astenuto. Vogliamo modificare il meccanismo del referendum? Bene, benissimo. Ma non appelliamoci a leggi che non esistono. Per quanto riguarda l’ipotesi di sovrascrivere l’esito referendario abrogando la 40, i motivi per desistere più che legati al disappunto dell’UDC sono di convenienza politica per la maggioranza: la stragrande maggioranza degli elettori, (compresi quelli che hanno votato unione) si è astenuta. Siamo realisti: l’80% si è astenuto o perché contrario, o perche nella migliore delle ipotesi di quella legge non gli frega una cippa.

    PS. Senza ritorno al proporzionale verosimilmente la sinistra oggi non sarebbe maggioranza di governo; quello di tornare al maggioritario è forse uno dei pochi propositi ben definiti del programma prodiano. Temo anche che sarà il punto meno rispettato.

    Saluti,
    Brainwash

  6. @Brainwash
    Il tuo punto 2 ha un errore di fondo.
    in un referendum:
    – chi vota SI vuole l’abrogazione della legge sotto esame;
    – chi vota NO ne vuole la conferma;
    – chi si ASTIENE (scheda bianca) dice “decidete voi”.
    – chi NON VOTA dice “non mi interessa” (v. il primo commento di Janki).

    Non è possibile considerare l’astensione come un “NO rafforzato”, in quanto in ogni elezione esiste una percentuale fisiologica di gente che non vota (di solito non meno del 20%), che non è possibile arruolare d’ufficio tra i fautori del no.
    Questo è il pregio, e nel contempo il difetto, di una strategia astensionista: ci si avvale del “vantaggio” della percentuale fisiologica di astensionisti, ma poi non si può pretendere di “dire” che questa parte “è come se avesse votato no”.

  7. P.S. questa è una tabella che riporta i dati dei referendum italiani:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_delle_consultazioni_referendarie
    Come certo già saprai, da questi dati è possibile rilevare un costante abbassamento della percentuale di votanti (è dal 1995 che un referendum non raggiunge il quorum, e quella volta votò solo il 57% circa).
    Difficile quindi considerare gli astenuti (rectius “non votanti”) come fautori del no.

  8. Astenersi dalle politiche non è la stessa cosa che astenersi da un referendum. Innanzitutto nel primo caso la scelta è tra A e B, mentre nel secondo è tra SI e NO. Inoltre, il referendum abrogativo ha una particolarità rispetto altre elezioni: il quorum. Questo meccanismo fa sì che per far prevalere le ragioni del no sia più logico astenersi puntando a non superare la soglia di sbarramento, per non incappare nel famoso paradosso del singolo voto contrario che fa scattare il quorum e assegna la vittoria ai si.
    Pertanto è chiaro che ci sono moltissimi no tra chi non ha votato (più ‘furbi’ di coloro che il loro no l’hanno tracciato sulla scheda). Quanti? Non si sa, e in fondo non importa: dato che la legge prevede che un referendum passa se si supera un certo numero di sì, cosa che non è accaduta. Ovviamente, come ogni volta che c’è un referendum, i comitati che sostengono il sì cercano di sensibilizzare la ggente sul peso negativo “ulteriore” dell’astensione, ma come ha ricordato ste65 è da undici anni che la maggioranza di Italiani se ne sbatte di questi appelli, se mai gliene è importato qualcosa.

    PS
    Se la domenica a ridosso referendum sulla 40 qualcuno si è recato in chiesa, avrebbe potuto assistere (ma dipende in sostanza da quanto open minded è il vostro parroco) ad un invito formale a NON andare a votare, “per difendere la vita”. Nessuno di quei bravi parroci militanti ha invitato la gente a votare no, proprio per il meccanismo spegato sopra.

    Saluti

  9. Ora ci siamo, Brainwash (quasi).
    La “strategia” astensionista (legittimamente, per carità) fa leva sul disinteresse della gente.
    Però lo scotto che paga chi segue questa strada (se ha un po’ di onestà intellettuale) è che, non essendo possibile distinguere tra astensionismo “fisiologico” e “voluto”, una volta ottenuta la vittoria non può sostenere (come invece stanno facendo, con notevole faccia di bronzo, Volontè et al) che ci sia stato un “plebiscito” a favore del non cambiare la legge.
    Questo accade solo in caso di raggiungimento del quorum e vittoria dei NO, in cui viene lanciato un preciso messaggio politico, ossia “non abrogate quella legge” (v. divorzio e aborto).
    messaggio che ovviamente non esiste nel caso di mancato raggiungimento del quorum.

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