Il massimo di Azeglio: 1999-2006, sette anni di ciampitudine

Il terzo livornese più famoso nel mondo, dopo Amedeo Modigliani e il cacciucco, si conferma un grand’uomo: smonta i piani del Berlusca, costringe il centrosinistra a mettere le carte in tavola e cerca di portare la politica italiana nel Terzo millennio. L’Italia sbalordita di fronte all’inaudito spettacolo di un ottantasettenne che dopo sette anni non tenta disperatamente di abbarbicarsi alla sua poltrona. Bravo Carlo Azeglio: meglio fare il senatore a vita che il presidente a morte. In attesa di conoscere il tuo predecessore, sfogliamo insieme l’album dei ricordi di un settennio che entrerà nella leggenda. E partiamo proprio dal maggio 1999, quando “Clarence” seguì l’elezione del Presidente della Repubblica con uno special quotidiano intitolato “Colle, pinne, fucile ed occhiali”…


MAGGIO 1999: COLLE, PINNE, FUCILE ED OCCHIALI, ovvero: chi diventerà Capo di uno Stato senza capo né coda?
PRIMA GIORNATA
– A sette giorni dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica, una sola cosa è certa: in attesa di avere un presidente scelto dal popolo, dovremo beccarci un presidente scelto dai Popolari. «Nessuno può trastullarsi con sordidi giochetti politici mentre è in corso una guerra – ammonisce Franco Marini -. Tranne noi, beninteso».
– Ferve il dibattito intorno al nuovo inquilino del Quirinale. La maggioranza pensa a un affitto per sette anni con patti in deroga, Forza Italia preferirebbe un contratto uso foresteria. «Così quando il mio Piersilvio si sposa – ha spiegato Berlusconi – posso mandar via l’affittuario senza problemi». Tutti d’accordo sull’ipotesi di inviare al Quirinale una donna, con un mandato ben preciso: tre ore al giorno, pulire bene i vetri e sbattere i tappeti.
– Ore tristi per la famiglia Scalfaro. Il presidente uscente ha smentito di voler fare un lungo giro del mondo da libero cittadino: «Libero cittadino? Magari. Mi tocca portarmi dietro Marianna». La più malinconica è proprio lei: dopo sette anni il parrucchiere e il sarto le hanno annunciato che alle figlie degli ex Presidenti non si fa credito e che finalmente possono dirle che è una vecchia nasona antipatica.
– «La mia candidatura – ha proclamato Emma Bonino – è l’unica nata alla luce del sole». E’ vero: infatti a forza di stare alla luce del sole rischia di bruciarsi.
– Quale dev’essere il background storico del futuro Presidente? Secondo Rifondazione deve aver fatto la Resistenza, secondo i Verdi deve essere stato un pioppo in una vita precedente, per la Lega è necessaria una militanza nelle file dei Lanzichenecchi. I Socialisti Italiani hanno ritirato la candidatura di Bettino Craxi: «Non vale la pena scomodarlo: l’argenteria del Quirinale è roba da quattro soldi».

SECONDA GIORNATA
– Sui giornali stranieri si parla molto della corsa al Quirinale, per lo più nella pagina «Animali e giardinaggio». I più autorevoli commentatori faticano a spiegare ai lettori perché l’Italia abbia bisogno di un Capo dello Stato visto che il Papa è ancora vivo. Il Washington Post pubblica un’intervista all’ex presidente Francesco Cossiga: a causa di un malaugurato guasto dei computer, le sue risposte risultano perfettamente comprensibili.
– Sempre più arruffato il toto-candidati. Respinta dal Polo l’ipotesi Mancino («troppo schierato, noi preferiremmo Ambidestro»), la maggioranza, nel chiaro intento di confondere le idee all’opposizione, ha proposto Rosa Russo Jervolino e Carlo Azeglio Ciampi, due che il biglietto da visita devono farselo pubblicare a dispense. «Avevamo chiesto una rosa di nomi – lamenta il forzitaliota Giuliano Urbani -, non un’ortensia». Possibile un accordo sul nome di Jerveglio Ciampolino.
– Sarà Yuri Chechi il candidato di bandiera dei Comunisti Italiani: è un personaggio prestigioso, è di sinistra, e soprattutto è l’unico in grado di sventolare appeso in cima a un’asta. Unico problema, non ha ancora compiuto cinquant’anni. «Niente paura – assicura il ginnasta – dopo aver parlato un quarto d’ora con Cossutta mi sembra di averne ottanta».
– Prime indiscrezioni sui colloqui fra Ibrahim Rugova e Massimo D’Alema. In cambio dell’ospitalità italiana a migliaia di suoi connazionali, il leader kosovaro moderato dovrebbe deportare in Kosovo Clemente Mastella e i suoi seguaci e abbandonarli in prossimità di un plotone di cetnici. Netto disaccordo di Rugova, secondo cui sarebbe più opportuno ed economico raccogliere i mastelliani su un gommone e affondarlo in pieno Adriatico.

TERZA GIORNATA
– Dalla presidenza dell’Inter a quella della Repubblica? Secondo voci insistenti, dietro le clamorose dimissioni di Massimo Moratti ci sarebbe l’intenzione di candidarsi al Quirinale. «Fare il Capo dello Stato comporta molte meno responsabilità – spiega l’ex presidente nerazzurro -. Potrò cambiare l’allenatore del governo anche sei volte a stagione, e nessuno ci farà caso». Moratti preme per una riforma che consenta ai governi italiani di ingaggiare fino a tre ministri stranieri. Ma, si chiedono gli osservatori, riuscirà ad essere un uomo al di sopra delle partite?
– A sei giorni dall’elezione, il candidato più caldo sembra Giuliano Amato. Piace sia a Marini che a Maroni; una volta convinti anche Marani, Mareni e Maruni è fatta. Al Polo è molto gradita la sua esperienza di studioso della Costituzione: «La conosce così a fondo – osserva Enrico La Loggia – che all’occorrenza può colpirla nei punti deboli e stenderla al primo round».
– Salgono anche le quotazioni di Rosa Russo Jervolino, sostenuta da un partito trasversale di sordi. Dal Viminale la pimpante vedova fa però sapere di non voler abbandonare il suo impegno a favore dei profughi kosovari. «Hanno fame e sete – chiarisce -, ma sono molto meno insaziabili di Clemente Mastella».
– «Il nostro candidato per il Colle? Marco Formentini» rivela Bossi ai giornalisti. «Gli stiamo già facendo fare le vaccinazioni anti-tifo e anti-dissenteria in previsione del viaggio a Roma». L’ex sindaco leghista, che in caso di elezione continuerebbe a fare il pendolare fra Roma e la capitale morale, ha chiesto il prolungamento della linea gialla della metropolitana milanese fino a Piazza del Quirinale.
QUARTA GIORNATA
– Mancano quattro giorni all’ora X, e in molti cominciano a chiedersi se c’è veramente bisogno di un Presidente della Repubblica, o se è meglio rivolgersi a un’agenzia di lavoro temporaneo. Tutti i candidati proposti finora negano qualsiasi aspirazione al Quirinale in nome di interessi e compiti più alti ed urgenti: la collezione di francobolli, la cresima della nipote, la visita dal pedicure. Ad ogni buon conto Oscar Luigi Scalfaro, che ha lasciato ieri il palazzo presidenziale, fa sapere che la chiave è nel portaombrelli e in frigo è rimasta dell’insalata di pollo.
– D’Alema lo ha promesso: mercoledì la maggioranza presenterà il suo unico, vero e solo candidato. E’ stato infatti chiamato a Roma il Grande Astaroth, prestigiatore di fama mondiale, per eseguire l’esercizio che lo ha reso celebre nei cinque continenti: trasformerà un mazzo di variopinti foulard in un Presidente della Repubblica. Ma dov’è il trucco? «Nessun trucco – assicura Astaroth – i miei foulard hanno un grande senso dello Stato». In cambio della sua prestazione, Astaroth si farà insegnare dal Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi il segreto dell’invisibilità.
– Ennesimo errore dei bombardieri Nato: nessun missile è caduto sulla villa di Arcore durante la cena cui partecipavano Berlusconi, Fini e Casini. Xavier Solana ha chiesto scusa al governo italiano per il malaugurato equivoco. «Purtroppo le nostre armi sono abituate a fare vittime innocenti – spiega il leader della Nato -, e nessuno di quei tre corrispondeva alla descrizione».
CONTINUA…

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10 Commenti

  1. sorvolando sulle banalità indigeste sinistrorse:
    “In attesa di conoscere il tuo predecessore..”
    se era una battuta non l’ho capita, anche perchè il suo predecessore lo conosciamo anche troppo bene, e non lo rimpiange nessuno.

  2. pre|de|ces|só|re
    s.m.

    1 chi ha preceduto un altro in una carica, in un’attività: essere all’altezza del proprio p.
    2 spec. al pl., chi è vissuto nelle generazioni precedenti: i costumi dei nostri predecessori

    ..ma forse il de mauro è un dizionario di destra, forse.

  3. Io Scalfaro non l’ho mai odiato. Forse De Mauro, quando faceva il ministro della pubblica istruzione. Forse.

  4. Se era Andreotti si faceva imbalsamare sul “torrino” per restare per sempre

  5. Come Livornese famoso nel mondo sarà il terzo, in Italia purtroppo credo sia il quarto. In molti conoscono meglio Paolo Migone di Zelig.

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