Mi fanno paura. I nostri giornalisti, dico.

Ho letto la “scandalosa” petizione che accompagnò l’annuncio del boicottaggio dei prodotti danesi da parte del mondo arabo.
Quella oscurantista, che aggrediva inconsultamente la nostra libertà di espressione, che non sapeva distinguere tra Stato e religione.
Quella fanatica.
Che voleva piegarci alla sharia e imporci le sue regole.
Quella che “aveva ragione la Fallaci“.

Ci sono incappata leggendo il post del 30 gennaio scorso di un ragazzo di 19 anni che scrive da Baghdad.
In realtà cercavo quest’orrore qua.

E ho trovato la petizione, invece.
L’ho letta e, raggelata, mi sono infilata a letto.
Già.
Evvabbe’, lo confesso: ero là, esterrefatta, che deglutivo in posizione fetale buttata dentro a un letto. A contemplare l’orrore della nostra incommensurabile falsità.
A vergognarmi.

Poi mi sono decisa a cercare su Google: questa cosa gira in rete e sui blog arabi almeno dal 25 gennaio scorso. Una settimana abbondante prima dei disordini. Era stato annunciato solo il boicottaggio, quando è stata diffusa.
Ed è stata postata su una miriade di blog, di forum, di siti: è ovunque.

Sono imbarazzata per non averla trovata prima: io tendo ad evitare i blog arabi come misura di autoprotezione dal dispiacere; inoltre, lo confesso, in qualche modo persino io finisco col fare affidamento su quegli stessi media che hanno così coraggiosamente combattuto per la loro libertà di espressione, anche se in realtà so benissimo che mentono regolarmente: eppure non ho cercato le fonti originali, fino ad oggi, e sono stata un’idiota.

La petizione, in inglese, la allego in fondo al post.
Qui ne voglio solo tradurre e citare la parte centrale:

[…] Il mondo contemporaneo è testimone di una grande confusione ovunque.
Viene sparso sangue innocente.
Vite innocenti vengono falciate dall’oppressione e dall’illegalità.
Abbiamo estremo bisogno di diffondere i concetti di pace, giustizia e amore ovunque nel mondo.

E’ necessario fare appello al rispetto e all’applicazione di tutti i messaggi e di tutte le Scritture Sacre. In questo modo, riusciremmo a preservare il messaggio divino e dimostrare il nostro amore, apprezzamento e rispetto verso i profeti e i messaggeri di Dio nel mondo. Riusciremmo inoltre a proteggere le coscienze, l’onore e i beni dell’umanità, ovunque essi siano. Dimostreremmo di rispettare e di onorare i diritti umani nel mondo.

L’affermazione del Jyllands-Posten, secondo cui il loro quotidiano starebbe permettendo, promuovendo e praticando la libertà di espressione attraverso la pubblicazione di vignette che ridicolizzano il Profeta dell’Islam, non è convincente.
Tutte le costituzioni e le organizzazioni internazionali del mondo insistono sulla necessità di rispettare tutti i Profeti di Dio. Confermano, inoltre, la necessità di rispettare i messaggi di Dio, di rispettare gli altri e di non lederne l’intimità,la dignità e l’onore.

Nel codice di condotta stilato dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti si dichiara:

I giornalisti devono essere consapevoli dei rischi che possono derivare dal pregiudizio e dalla discriminazione suggeriti dai media e devono compiere il massimo sforzo per evitare di richiamarsi a messaggi basati sulla discriminazione su base religiosa, di genere o su qualsiasi altra differenza sociale.

un giornalista offende gravemente i principi di etica professionale nei seguenti casi: plagio, manipolazione intenzionale dei fatti, calunnia, accuse infondate, comportamento ingiustamente lesivo dell’integrità e dell’onore altrui, corruzione.

un giornalista degno di questo nome considera proprio dovere prestare la massima attenzione ai principi sopra menzionati, nell’ambito delle rispettive leggi.

Conseguentemente, anche noi affidiamo questa nostra opinione e/o dichiarazioni ad una onesta e chiara presa di posizione dei media, affinché chiedano al quotidiano danese di scusarsi per ciò che ha fatto, in base al principio dichiarato secondo cui: “I giornalisti dedicheranno la massima attenzione a correggere e modificare ogni informazione pubblicata che si riveli inesatta o dannosa per terze persone.”
E’ fuor di dubbio che quanto pubblicato dal Jyllands-Posten va a danno non solo di più di duecentomila cittadini danesi, ma anche di un miliardo e trecento milioni di musulmani, nonché di molta altra gente corretta e onesta. Tutto questo ferisce la gente che onora, rispetta e ama il Profeta Maometto. Questa azione continuerà a ferire e a fare del male a tutti i musulmani, per il resto della loro vita.
Se la Danimarca non affronta questo problema su un terreno di correttezza, continuerà ad essere fonte di dolore e sconvolgimento per molti musulmani. E questo solo per la posizione di alcuni singoli danesi che sono contro i profeti e le religioni.

Vorremmo inoltre ricordare la risoluzione del 12 Aprile 2005 (nota: in realtà è del 2004) approvata dalla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
La risoluzione consistette nel rifiuto della diffamazione delle religioni e dell’Islam in particolare, che era stato pesantemente attaccato negli anni immediatamente precedenti. […]

Eccola qui, “l’intollerabile aggressione ai nostri valori e a Voltaire”.
Ma davvero è tanto spaventosa e irrazionalmente aggressiva?
La nostra stampa, dispoticamente illuminata, ha stabilito per noi che questo scritto era da condannare e basta ed ha attentamente omesso di proporcelo: qualcuno avrebbe potuto trovarlo umano, semplicemente, e un simile rischio non può essere corso dai cantori dell’Illuminismo.

La risposta della stampa europea, quindi, è stata quella di mettersi a pubblicare le vignette sui giornali di mezza Europa provocando un centinaio abbondante di morti altrui, in nome di un’ottusa difesa corporativa di France Soir e dottissime analisi da Azzeccagarbugli su principi talmente astratti da non richiedere di mostrare, nemmeno per un attimo, gli argomenti della parte di mondo che, ancora una volta, si è vista mettere alla gogna per il solo fatto di avere cercato comprensione in nome non di chissà quale principio islamico, ma dei semplici codici etici e principi di garanzia di cui tanto ci vantiamo.

Mai una volta che rispondessimo entrando nel merito, alle voci dal mondo arabo.
Prima le interpretiamo nel peggiore dei modi, poi rispondiamo alla nostra stessa interpretazione.
Non a quello che loro hanno detto.
Alla nostra unilaterale interpretazione delle loro parole.
Molto illuministico.

Sorge quindi spontaneo chiedersi se, quando questa congrega di manipolatori bugiardi, di ignavi ignoranti passa-veline che non si prendono manco il disturbo di aprire Google, di ex-ragazzotti invecchiati che hanno malamente digerito le “eroiche lotte” adolescenziali, di servi che hanno cacciato la libertà di stampa di questo paese in fondo a qualsiasi classifica e si guardano bene dal riscattarla mettendo a repentaglio il proprio stipendio, questi che, insomma, scaldano sereni le sedie delle redazioni italiane: sorge spontaneo chiedersi se, ora che hanno ben difeso la la loro libertà, cominceranno a difendere, una buona volta, anche la dignità del proprio mestiere.
E – esageriamo, dai – pure la loro.
La dignità personale.

Che non è un orpello inutile, per chi pretende di avere ragione.


La petizione:

To: HIS EXCELLENCY, Dr. Per Stig Møller the minister of the foreign affairs of the Denmark

PEACE BE UPON THOSE WHO FOLLOW THE TRUE GUIDANCE:

I have reviewed some of the news agencies’ reports concerning what the Danish news agency Jyllands-Posten had published, which I believe to be a heinous mistake and dreadful deviation from the path of justice, reverence and equality. The said agency published 12 cartoon caricatures on the 30th of September 2005, ridiculing Mohammad, the Messenger of Islam peace be upon him (PBUH). One of these cartoons pictures Allah’s Messenger PBUH wearing a turban that resembles a bomb wrapped around his head. What a pathetic projection!

I was extremely saddened to read such news, so I personally visited the site of the agency on the Internet to examine the size of the blundering scandal. On the 29th of Sept 2005’s issue of Jyllands-Posten, I saw and read dreadful news and cartoons. The news and the cartoons were horrifying and extremely disturbing to me.

I believe all Muslims who read, viewed or learned about this news were equally saddened, disappointed and disturbed. All criticized such work and felt awful and dismayed about it. Similarly, I do believe that all sane and wise people, I believe, would feel the same about it.

The contemporary world is witnessing today much great confusion all over. Innocent blood is being shed. Innocent lives are being harvested by oppression and transgression. We are in utmost need to spread peace, justice and love all over the world. We need to call for the respect and reverence of all divine and heavenly Messages and Scriptures. By doing so, we would be able to preserve the divine messages and demonstrate love, appreciation and reverence to the Prophets and Messengers of Allah, the Almighty, to this world. We would further help to preserve the souls, honour and belongings of all mankind all over the world. We would moreover demonstrate the respect and honour of human rights all over the world.

The claim of Jyllands-Posten newspaper that they allow, promote and practice freedom of speech, by publishing cartoons ridiculing Mohammad the Prophet of Islam PBUH, is a non-convincing claim. All worlds’ constitutions and international organisations insist on and demand to respect all the Prophets and Messengers of Allah, the Almighty. Moreover, they confirm the necessity to respect the Divine Messages, respect others and do not attack the privacy, dignity, honour and principles of others.

In the International World Federation Council of media and press people, it is stated:

1. Media people must be alert of risks that may arise as a result of prejudice and discrimination implied by the media. The Council would exert every possible effort to avoid being involved in such calls, which are based on prejudice and religion, sex or other social differences discrimination.
2. A media man may commit a dangerous professional deviation such as: claiming other’s work, ill-interpretation of facts, false accusations of others, condemning others for no basis, accusing others with their integrity and honour for no sound basis or accepting bribes to either publish or prevent the publishing of specific materials.
3. A noteworthy media-person should believe that it is their duty to give an honest attention to the aforementioned items and through the general framework of the law in each country.

Therefore, we also base our opinion and/or statements herein on an honest and sound media proclamation requesting the Danish newspaper to apologise for what they did. The proclamations states: “The media person would exert every possible effort to correct, modify any published information that he/she noticed that they are inaccurate and/or harmful to others.”

Undoubtedly, what the Danish newspaper Jyllands-Posten published is harmful not only for more than two hundred thousand Danish citizen, but also to more than one-billion-three-hundred-million Muslims along with others who are fair and just people. All these agonised people honour, respect and love Mohammad, the Prophet PBUH. This action will continue to hurt and harm all Muslims so long we live on the face of this earth. Denmark, if does not deal with this problem on a fair ground, will also continue to be a source of harm and convulsion to many Muslims. This is because of the mentality of some Danish individuals who are anti Prophets, Messengers and divine Messages.

We would like to remind also with the decree which the Human Rights Agency in the United Nations adopted on the 12th of April 2005. This decree insisted on the ban of distortions and vicious attacks against religions and especially Islam; which had been strongly attacked in the last few years.

Finally, I would like to inform you that all Muslims will certainly refrain from commercial business dealings with Denmark until they openly and officially apologise for the shameful attack to the person of Allah’s Messenger PBUH by Jyllands-Posten newspaper.

Sincerely,

The Undersigned

Nota mia: quando si dice che mai come adesso è importante rispettare “tutti i profeti”, ci si riferisce ad Abramo per gli ebrei, a Gesù per noi e a Maometto per loro.
E il loro messaggio consiste nel non uccidere e così via.
Stanno dicendo semplicemente questo, gli “intolleranti musulmani”. Mentre piovono bombe, su di loro o sulla frontiera accanto.

Dovremmo nasconderci, davvero.
O, almeno, chiederci – ma sul serio – dove saremmo stati e cosa avremmo fatto, noi, all’epoca delle leggi razziali accettate dai nostri nonni.
Ritengo che molti dovrebbero ammettere che sarebbero rimasti lì a guardarsi i pollici, esattamente come il nonno.

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50 Commenti

  1. Mi dispiace, ma resto con coloro che hanno pubblicato le vignette: mi ha fatto rabbrividere l’appello del papa tedesco. Sembra che ci attenda un futuro in cui non sara’ piu’ possibile essere atei, scherzare coi fanti e irridere i santi, in nome di una nuova forma di religious correctness. Saro’ un becero assertore di diritti universali fondati dagli occidentali, ma se continua cosi’ mi tocchera’ iniziare a bestemmiare.

  2. Andrea, da non credente non capisco perché il rispetto per i credo religiosi debba impedire di essere atei. E parlo solo e unicamente di rispetto, non di “sottomissioni” o altro in varia forma. Il fatto che si debbano rispettare tutte le posizioni in ambito religioso implica di per sé anche rispettare la posizione di chi non crede, altrimenti semplicemente non è rispetto.
    Personalmente non credendo non sento bisogno di attaccare o insultare il credo altrui. Contestarne gli esponenti sì, senza dubbio, ma c’è una linea a mio avviso nemmeno troppo sottile tra le due cose.
    Per quanto riguarda le vignette, è indubbio che il giornale avesse il diritto di pubblicarle, altrettanto indubbio è che potesse aspettarsi delle reazioni; certo non quelle violente che abbiamo visto, ma sanno bene ormai tutti che le vignette sono state solo una scusa per altre questioni.

  3. Credo anch’io nell’ultima tua nota.
    La parabola del buon samaritano descrive bene l’uomo occidentale medio. Difficile davvero in questo momento trovare qualcuno che NON se ne sta a girarsi i pollici. Leggere o ascoltare attraverso i media tutto quello che fa parte della nostra recente storia non basta. La speranza e la libertà sembrano davvero qualcosa di scontato. Non è vero che la storia insegna.

  4. Sto dicendo una cosa diversa, lasciate perdere le vignette in sé!
    Sto dicendo che abbiamo una situazione in cui i protagonisti in carne e ossa sono tre: un’opinione pubblica araba, i giornalisti europei e un’opinione pubblica europea.
    Ci siete?
    Per favore, adesso concentrazione:

    A. L’opinione pubblica araba (OPA): si rivolge direttamente ai danesi e ai giornali, anche attraverso internet per mezzo di blogger e navigatori della rete. Diffonde un appello che raccoglie 28.000 firme e che:
    1. Premette che la situazione internazionale è pessima, la gente è disperata ed è necessario proporre valori di pace, anziché di contrapposizione.
    2. Si appellano al Codice di Condotta della Federazione Internazionale della Stampa e alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Non al Corano o a esotiche norme loro. A norme e principi internazionali comunemente condivisi e raccolti anche nelle nostre normative e codici di autodisciplina.
    3. Fanno presente ripetutamente che ciò che gli preme tutelare attraverso il rispetto per il Profeta, specie in questo momento storico, sono i valori di base di tutte le civiltà (il non uccidere, il ricercare pace e giustizia etc) condivisi da tutte le religioni, e si richiamano esplicitamente a quella degli ebrei e a quella dei cristiani. Fanno un discorso di convivenza tra religioni. Parlano di “Profeti” sempre al plurale.

    B. I giornalisti europei (GE): non gli rispondono; probabilmente, anzi, non leggono neanche l’appello, specie quelli italiani. Capiscono confusamente che c’è un giornale che vuole pubblicare una cosa e i musulmani non vogliono e, anziché cercare di capire cosa succede, si lanciano in difesa del giornaletto pubblicando vignette stupidissime e raccontando che i musulmani stanno minacciando, imponenendo le loro leggi, sfidando le nostre normative, imbavagliando la nostra libertà e via dicendo.
    Quindi NON riferiscono l’appello dell’OPA ma ciò che loro credono che esso contenga.
    Lo interpretano (o se lo sognano direttamente) e ci informano sulla base della loro interpretazione, non di ciò che è stato effettivamente chiesto: l’appello non viene mai pubblicato, benché si richiami esplicitamente alla loro etica professionale.

    C. L’opinione pubblica europea (OPE): si beve immediatamente la versione dei fatti raccontata dai giornalisti (che in linea di massima non hanno capito né letto un cavolo) e ne ripete a pappagallo le parole d’ordine neo-fallaciane, con buona pace della “maggiore capacità di informazione libera dei blogger rispetto ai media.” Analizza per settimane il punto di vista degli arabi senza leggerlo e tantomeno pubblicarlo, prendendolo dai giornali italiani e senza scomodarsi a leggere i siti, i blog e i giornali dei protagonisti delle loro pensose analisi.
    Procede, quindi, a NEGARE ogni elemento di realtà che contraddica le sue teorie: “La situazione internazionale? Non c’entra”. “Le leggi e i principi dello Stato laico? Loro, poverini, non li conoscono”. “I valori che vengono difesi? Antiche superstizioni esotiche”. “La convivenza tra le diverse religioni? Dobbiamo insegnarla agli arabi”.

    Risultato: ci lanciamo tutti in difesa del Sacro Diritto di Bestemmia senza avere capito un cazzo di ciò che ci era stato effettivamente chiesto.
    Rimandiamo al mittente l’appello dei cittadini arabi senza manco leggerlo.
    Nel mondo arabo si incazzano assai.
    Noi ne rimaniamo meravigliatissimi.
    I pacifici firmatari di appelli e petizioni rimangono senza interlocutori e senza burro danese.
    I meno pacifici dicono: “Visto? Non vi hanno manco calcolato!” e si mettono a bruciare ambasciate.
    Un centinaio di morti, forse di più.
    Un disastro.

    Intanto, quegli stessi giornalisti, dopo avere dato notizie che non conoscevano, citato documenti che non avevano letto, interpretato fatti a loro ignoti e, spesso, raccontato esplicite e concrete bugie in articoli in cui difendevano il loro mestiere, passano tranquillamente ad altro.
    Su questo blog, a riflettere sulla libertà nelle riviste di moda.

    E noi, fieri della nostra libertà, civiltà e informazione, usiamo la tastiera per collegarci al sito di Repubblica e informarci là, anziché usare il pc per andarlo a chiedere ai diretti interessati, cosa vogliono e che succede.

    A me pare che questa vicenda esprima la nostra autistica insipienza come poche altre.
    E consiglio di coltivare l’arte della vergogna, ogni tanto, oltre al diritto a una presunta libertà da fessi.

  5. Spiegazione semplificata per imbecilli

    Vedo che il mio post qua sotto richiede ulteriori chiarimenti. C’è gente che non capisce e continua a parlare del “diritto a pubblicare le vignette”. E’ necessario attivare uno Sportello Help. Un percorso personalizzato. Un IDEI. Provo a mettere su…

  6. Scusami, permettimi di astrarre anche dal tuo discorso: in generale, ci vuoi dire che nel mondo viene fatta cattiva informazione, che l’agenda setting dei media occidentali (e non) determina i nostri pensieri, le nostre opioni e le nostre azioni. Perdonami, dov’e’ la novita’? E soprattutto, qual e’ la cura?

  7. Andrea: la “novità”, stavolta, è che buona parte della sinistra ha abboccato in massa reagendo pavlovianamente alle parole d’ordine a cui è sensibile. Mi pare che questo sia un fenomeno che si verifica sempre più spesso e su cui vale la pena riflettere un attimo.
    La cura?
    E chi ne ha?
    Io mi limito a sgolarmi, nel mio infinitesimale spazietto, perché mi ripugna che la cattiva informazione sia anche l’unica.

  8. No, le proteste non sono iniziate per via della petizione. Le proteste sono iniziate perché il 30 gennaio è giunta la notizia di una **FATWA**. In risposta della quale France Soir ha subito ripubblicato le vignette, al quale è seguito il licenziamento del direttore. And so on, come una valanga in cui si perdeva via via il senso della misura. Cerchiamo di tenere un po’ di ordine, se no finisci te a fare cattiva informazione e a mettere tutto sullo stesso piano. Inoltre il controboicottaggio non credo nasca direttamente dalla petizione, ma dal comportamento di certi governi mediorientali e di certe grandi catene europee (“noi non vendiamo prodotti danesi”); che hanno confuso o finto di confondere la differenza tra un intero paese e le opinioni di alcuni suoi cittadini.

  9. Inoltre due parole sulla petizione, che mi pare una cazzata. Insomma, si parla di BOICOTTARE i prodotti DANESI per ciò che ha pubblicato un giornale DANESE. Non noti che c’è qualcosa che non va nel modo in cui pensa la persona che ha avuto questa bella trovata? Non noti che c’è alla base un fraintendimento di ciò che significa un paese in cui esiste libertà di espressione? Significa che tutti hanno opinioni diverse, tutti possono esprimere opinioni diverse. Ovvero non tutti hanno la stessa opinione, quindi non tutti sono responsabili dell’opinione di uno, o due, o dieci, o cento, ecc. E allora ti accorgi che c’è una continuità (non a livello di violenza, ma di generalizzazione: una continuità argomentativa) tra questo e prendersela con l’ambasciata di un paese per gli atti di alcuni suoi cittadini. Dicci questo, Lia: tu intendi boicottare l’economia danese per protestare contro un giornale danese? Allora speriamo che non si accorgano di Libero!

  10. In una societa’ non secolarizzata, l’ateo e’ il “cattivo”, poiche’ la sua morale non e’ garantita da nessun principio trascendente: nelle societa’ utopiche del 600, tutti sono ammessi, tranne gli atei poiche’ sono inaffidabili. L’argomentazione completa la trovi nel *Saggio sulla tolleranza* di John Locke.

  11. Vue: una FATWA (adesso si scrive in maiuscolo?) non è altro che un parere legal-religioso emesso da un qualsiasi esperto di legge religiosa, normalmente perché qualcuno gliel’ha chiesto, e su un argomento specifico.

    http://es.wikipedia.org/wiki/Fatwa

    Siccome nell’Islam non esiste una gerarchia centralizzata, è perfettamente normale che un religioso ne emetta una e un altro religioso ne emetta un’altra assolutamente in contraddizione con la precedente.

    Non si tratta, in ogni caso, di una maledizione vodoo. Si tratta del fatto che qualcuno chiede a un religioso: “Fratello, che dice il Corano della pubblicazione delle vignette?” e quello ci pensa e poi risponde: “Il Corano dice che è male e contrario alla legge divina.”
    Poi ci sarà il Muftì incazzoso che dice: “Fate a fettine il disegnatore!” e l’altro Muftì dichiarerà: “Non azzardatevi sennò andate tutti all’inferno!”
    E’ chiaro?
    Basta, non c’è altro che ci riguardi, in una fatwa.
    Ora possiamo parlare di cose serie?

    Bene: i giornalisti sono saltati in una difesa del direttore del France Soir, licenziato dal proprietario franco-egiziano.
    Questo è stato un punto centrale nel fare scattare la difesa corporativa.

    Si dà il caso, però, che il proprietario del giornale sapeva esattamente cosa stava facendo (a differenza dei giornalisti) perché è un egiziano CRISTIANO.
    Le avete viste, le mazzate tra cristiani e musulmani, in seguito alle vignette?
    In MO le due religioni convivono a condizione che si rispettino a vicenda, l’ho scritto 1000 volte.
    Non è né possibile né pensabile che un CRISTIANO, EGIZIANO, si metta a pubblicare caricature di Maometto solo perché il suo giornale è in Francia.
    Così come non ci sono egiziani musulmani che, dall’estero, si mettono a fare le vignette a Pope Shenouda, il Papa dei cristiani copti.
    Non riesco a pensare a nulla di più folle.
    Stiamo parlando della convivenza di 70 milioni di persone, tutte profondamente relgiose, di cui 7 milioni sono cristiani.
    Tutti stipati in una striscia di terra che corre lungo il Nilo.

    Ma avete idea del casino che sarebbe scoppiato in Egitto, se questo proprietario di giornale non avesse licenziato il direttore, dopo la pubblicazione?
    Come cavolo si sarebbe giustificata la comunità cristiana egiziana, di fronte a uno dei suoi membri più prestigiosi che si mette a pubblicare le vignette all’estero? Avrebbero dovuto correre, e pure veloci!
    E poi lo avrebbero fatto a fettine loro stessi, il loro Raymond: per imbecillità, per incoscienza e pure per maleducazione criminale, perché i cristiani d’Egitto sono religiosi sul serio e non si sognano nemmeno di fare gli spiritosi su ‘ste cose. Non sono cristiani laici. Non apprezzano gli sbeffeggiamenti su queste cose.
    Il loro senso dello spirito va altrove.

    Ora: di tutto questo, il giornalista medio italiano cosa ha capito?
    Niente.
    Ovviamente.
    Ha solo starnazzato.

    Poi sono i primi a stupirsi – loro, quelli che ci spiegano il mondo – quando vedono che in Siria hanno menato i cristiani.
    Mentre in Egitto, miracolosamente, la convivenza ha tenuto.
    E fatemi toccare ferro, ché certo non è per merito nostro.

  12. Vue: lo dico un’altra volta e basta: il punto del mio post non sono le vignette, ma il fatto che i giornalisti non hanno mai risposto alle argomentazioni contenute nella petizione in modo pertinente.
    Si sono limitati a interpretare – o addirittura immaginare – il discorso di chi si appellava a loro e hanno dato risposte che, di fatto, manipolavano quegli argomenti.
    La cosa mi pare grave, visto che il tema del contendere verte sui massimi sistemi del giornalismo e della comunicazione.

    Detto questo: il boicottaggio è uno strumento di pressione legittimo e, a suo tempo, usato con successo da Gandhi.
    Comprare il burro di chi mi offende non può essermi imposto per legge, né io sono un sovversivo se compro un burro invece di un altro.

    Te lo possono spiegare anche gli USA, che si diedero al boicottaggio dei prodotti francesi perché la Francia era contraria alla guerra in Iraq.
    http://news2000.libero.it/editoriali/ede26.html

  13. Lia, posso anche in linea di massima essere d’accordo con te. Toglimi solo una curiosità.

    Supponiamo che un giornale arabo pubblicasse delle vignette in cui la Madonna viene raffigurata in atteggiamenti equivoci, Gesù e Dio Padre presentati in modo ridicolo/volgare etc etc. Supponiamo che Ratzinger dal balcone tuonasse contro queste orrende bestemmie, supponiamo che schiere di cattolici fondamentalisti attaccassero le ambasciate di vari paesi arabi (non necessariamente implicati nella pubblicazione delle vignette), dessero origine a scontri sanguinosi con centinaia di morti.

    Chi difenderesti? Con chi te la prenderesti? Con gli irresponsabili giornalisti arabi o con i fanatici cattolici? Scriveresti post-fiume in difesa delle convinzioni religiose di Ratzinger e di un miliardo di cristiani contro l’ipocrisia della libertà di espressione a mezzo stampa?

    Ripeto, è una semplice curiosità.

  14. Partiamo da punti sui quali sono d’accordo: non credo che i mezzi d’informazione abbiano fatto bella figura in questa storia, non credo che l’abbiano fatta i blog con le loro secchiate di retorica, credo che si sia fatta una gran confusione, ho visto l’indiscriminato uso di pesi e misure diverse, eccetera. Non mi è piaciuta la gara a pubblicare le vignette. Ciò non toglie che alla tua ricostruzione mancasse qualche passo, ciò non toglie che sono convinto che i mezzi d’informazione e gli ideologi fuori d’occidente abbiano fatto di peggio – e non sto nemmeno parlando delle violenze.

    Quello che mi pare essere il tuo errore – ho parlato di confusione e di disordine – è che hai scritto come se le reazioni occidentali venissero da quella semplice petizione, che in verità non si filato nessuno. Le reazioni sono state a una cosa che colpisce molto il nostro immaginario occidentale: la FATWA. Una cosa che – per alcuni – significa “fatelo a fettine”. E se io fossi un religioso musulmano starei ben attento a dire qualcosa che possa essere interpretato come “fatelo a fettine”, perché come religioso temo la violenza e i fraintendimenti che potrebbero nascere dalle mie parole. Insomma, a noi FATWA suona male. Ci fa sentire in pericolo. Non è proprio la stessa cosa di una petizione. Alla quale nessuno ha risposto perché non è mai stata il nocciolo della questione.

    Non credo che i controboicottatori abbiano reagito a questa petizione, ma all’assurda (non è assurda?) situazione di un PAESE che blocca le IMPORTAZIONI da un altro PAESE perché quest’ultimo ha un giornale che bestemmia. Gandhi boicottava un paese perché era in “guerra” con quel paese (con la politica ufficiale di quel paese), il fatto che tu non colga la differenza – ecco – questo mi preoccupa. Forse vuole dire che chi firma la petizione è *contro la politica ufficiale di quel paese*? Ovvero la politica che non interferisce coi giornali? Ah. Bella petizione.

  15. @Lia
    “….. e senza burro danese.
    I meno pacifici dicono: “Visto? Non vi hanno manco calcolato!” e si mettono a bruciare ambasciate.
    Un centinaio di morti, forse di più.
    Un disastro.”

    Tutto quanto hai scritto prima diventa inutile. Parole. Questo passaggio, per te quasi naturale (forse qui sta il punto), è, invece, tutto.

  16. Vue, ascolta: questo deve essere il ventesimo post che scrivo sulla questione, tra qui e il mio blog. Di ricostruzioni più ordinate e complete di questa ne ho già messe altrove. Questo post non è fatto per riproporre ancora una volta una cronologia, ma per dire che:

    1. C’è stata una società civile musulmana che si è mobilitata, anche in rete, per fare ascoltare le proprie ragioni che erano espresse in termini di legalità, opportunità politica in tempi di guerra, antirazzismo e convivenza tra religioni diverse.

    2. La nostra stampa ha ignorato completamente questa mobilitazione, che pure mi pare abbia un forte valore soprattutto di questi tempi, e ci ha propinato un quadro di luoghi comuni, oscurantismi, confusione tra legge e religione e, ovviamente, l’immancabile “fatwa”. Che a noi suona malissimo perché, appunto, i nostri giornalisti ne fanno materia di sensazionalismo per colpire il nostro immaginario.

    Quindi, sospetto, stiamo dicendo la stessa cosa: NON abbiamo reagito alla petizione (alle petizioni, anzi: qui ce n’è un’altra con gli stessi contenuti e 45.000 firme: http://www.petitiononline.com/islamic/ )perché la stampa non ne ha parlato. E’ passata totalmente inosservata.
    Ci ha parlato solo di “fatwa”, la nostra stampa, e noi ci siamo messi a strillare.

    Quindi, noi NON ABBIAMO VOLUTO che i contenuti – seri, ragionevoli e civili – della petizione fossero il nocciolo della questione.
    Non abbiamo mai permesso che i nostri interlocutori ci parlassero di razzismo, codice di condotta e pluralismo.
    Quando lo hanno fatto, li abbiamo ignorati, se non censurati.
    Questa società civile musulmana non ci ha manco sfiorato, non è riuscita a farsi sentire.
    Nemmeno dalla rete, nemmeno dai blog.
    Abbiamo cercato e proposto solo esotiche “fatwa”.

    A me sembra che questa sia disinformazione e razzismo.
    Non ne usciamo bene e, di sicuro, dimostriamo di non essere disposti a nessun tipo di dialogo né di pluralismo, nonostante le nostre belle parole.

    Quanto al boicottaggio: quello è sorto perché il ministro danese si è rifiutato di ricevere UNDICI ambasciatori.
    Possiamo sottilizzare sulla lana caprina fino a domani ma, di fatto, non si usa che 11 ambasciatori non vengano ricevuti. Li si riceve, gli si offre il caffè e, nel caso, gli si dice che non si può fare nulla per convincere il giornale a scusarsi.
    Ma non li si lascia sulla porta.
    Non è modo di fare politica estera e, diciamocelo, la nostra diplomazia non lo avrebbe fatto.

    Cosa fai, allora, se non trovi un referente politico con cui collaborare per risolvere un problema?
    Mandi 11 ambasciatori a suonare al citofono di tutti i giornali danesi?
    Hanno boicottato e, come per incanto, il ministro ha aperto la porta e ritrovato la buona creanza.

    Di fondo, la questione è: che obiettivo abbiamo? Vogliamo convivere, vogliamo riconoscerci a vicenda, vogliamo parlare tra società civili, vogliamo dialogare, ascoltare, capire ed essere capiti?
    E allora diamoci da fare, con la politica e con l’ informazione.
    Quello che abbiamo fatto stavolta non ha funzionato ed è costato, come al solito, solo sangue.

    Personalmente, se penso al ragazzino blogger di Baghdad che, sotto le bombe, si mette a spulciare tra le risoluzioni della Commissione dei Diritti Umani per spiegarci che quelle vignette sono razziste, mi vergogno.
    Altro che Voltaire.

  17. ” Non credo che i controboicottatori abbiano reagito a questa petizione, ma all’assurda (non è assurda?) situazione di un PAESE che blocca le IMPORTAZIONI da un altro PAESE perché quest’ultimo ha un giornale che bestemmia. Gandhi boicottava un paese perché era in “guerra” con quel paese (con la politica ufficiale di quel paese), il fatto che tu non colga la differenza – ecco – questo mi preoccupa. Forse vuole dire che chi firma la petizione è contro la politica ufficiale di quel paese? Ovvero la politica che non interferisce coi giornali? Ah. Bella petizione.”

    Bene, l’arma deo boicottaggio può essere giusta o sbagliata ma è COMUNQUE lecita, siamo d’accordo su questo?
    E allora, se la critica è rivolta al fatto che è assudo che si rivolga un boicottaggio verso un paese SOLO perchè un giornale ha pubblicato qualcosa contro cui si vuole protestare, che ne dite di un paese , l’India , che boicotta i prodotti francesi perchè una ditta PRIVATA ha fabbricato delle scarpe con l’immagine del Dio Rama?

    DA

    http://attentialcane.ilcannocchiale.it/

    “Chi si ricorda di quella protesta indù dell’anno scorso? Un’ azienda francese, piuttosto di tendenza, aveva stampigliato l’immagine del dio Rama sulle sue scarpe. Vendite a gonfie vele ma indù incazzati come bisce che minacciarono nell’ordine: denuncia alla Corte Ue dei diritti dell’uomo, boicottaggio dei voli Air France e dell’assegnazione dell’Olimpiade 2012 alla Francia. L’azienda prese atto che “Rama è attualmente venerato da un miliardo di indù in tutto il mondo” e ritirò il prodotto dal mercato.

    Vogliamo togliere anche a questo aspetto il carattere di ” particolarità musulmana “?

  18. Senza tirare in ballo i tuoi venti post sull’argomento (qualcosa ho letto, ma leggerò tutto, prometto, quando dovrò fare una tesi di laurea sul tuo pensiero):

    *1.* Non ne avevo dubbio. Ero a Trafalgar Square e mi è sembrato molto civile. Pur non sono d’accordo coi volantini che mi sono capitati tra le mani (c’è quel vizio di fondo ti ho rimproverato). Però hai ragione, mettiamola così: i blog, la chiacchiera televisiva e gran parte dei giornali non hanno affrontato il dibattito. Il che è proprio ciò che fa di loro ciò che sono: è il modo in cui affrontano ogni questione. Nessuna persona sana di mente ha pensato che nel mondo musulmano non ci fosse un dibattito pacifico sull’argomento. Se non gli si è data la giusta visibilità è perché il dibattito è finito fuori fuoco a causa dei troubles. Anche perché, appunto, coi troubles non c’entra mica molto. Infatti nessuno aveva collegato le cose, prima di te.

    *2.* Ok. Mettiamolo per iscritto. Vogliamo che la nostra stampa s’interessi a quello che succede nel mondo musulmano, senza limitarsi alla violenza, senza accontentarsi di caricature, vogliamo sapere di cosa si discute sui giornali, quali libri vengono letti, vogliamo corrispondenti, vogliamo gente che capisca l’arabo invece di leggere traduzioni, ecc. Vogliamo che Magdi Allam citi
    articoli di giornali arabi anche quando non sono antisemiti. Vogliamo che ci mostrino la benedetta società civile. Vogliamo polemizzare un po’, perdio.

  19. Sinceramente avrei molte cose da ribattere al post di Lia, e anche ai suoi commenti. Però ti ringrazio davvero per averlo scritto.

    Preferisco discutere e magari trovarsi in disaccordo tra persone che sanno di cosa stanno parlando e si fanno delle domande, che con sordi che si fanno portare ciecamente dalla corrente.

  20. Lia,

    se fossi un cattolico immagino mi sarei offeso quando l’Unità ha dato,in prima pagina, del dobermann al massimo rappresentante della religione cattolica. E suppongo mi sarei offeso ancora di più per il famoso episodio di southpark *veramente* blasfemo sulla madonna.
    Per fare degli esempi.

    Non mi sembra che ci sia stata chissà che mobilitazione della stampa internazionale, o venti post da parte tua. Eppure parliamo di centinaia di milioni di cattolici offesi.

    Disinformazione e razzismo anche in questo caso?
    Secondo me stai mancando il punto. Le notizie sono le ambasciate in fiamme, le vittime. Ambasciatori infastiditi che chiedono udienza o petizioni online non sono mai state interessanti per un tg nazionale, ad esempio, come non è stato interessante l’episodio del titolo dell’Unità e, immagino, conseguenti reazioni formali del vaticano.

    Eppoi, mi sembra evidente l’asimmetria con cui affronti il problema. Se dei ciellini inferociti avessero dato fuoco alla sede dell’Unità saremmo qui a discutere dell’opportunità di fare della satira sulla religione? Su quanto saremmo stati sciocchi a fomentare una reazione da parte dei ciellini, Lia?

    Credo ci sia bisogno di un ventunesimo post.

    Ciao,

    unit

  21. E no, unit: la corrente di pensiero politically correct e paladina del multiculturalismo all’amatriciana ci vuole tutti concentrati a capire gli ‘altri’, comprendere, dialogare.
    Perché siamo noi i cattivi, gli intolleranti, i perfidi manipolatori della veritá.
    E se solo ti azzardi a contestare questa forma di unilateralismo, sei un rozzo fallaciano corrotto dai sionisti e schiavo degli Amerikani.
    E tanti saluti a Theo Van Gogh, alla parola jihad contenuta per 164 volte nei versetti del Corano, alla sharia (grande esempio di sistema democratico fondato sui principi di eguaglianza e rispetto) ed alle tante teste mozzate con video gentilmente offerto da Al Jaziira ed il messaggio che l’Islam offre al mondo intero….

    La Celi conosce l’Egitto? Che vada anche un poco all’Aja, Parigi o Londra. E chieda agli abitanti del posto la loro opinione sulla felice convivenza di culture e religioni, sullo stupendo crogiuolo di razze che popola le loro cittá, sul successo dell’integrazione, il rispetto…

    Noi facciamo le vignette e loro si incazzano, é logico. E qualcuno si incazza piú degli altri e cento perosne perdono la vita.
    Come ragionamento ci sta tutto…
    Ma faciteme o piacere!

  22. Angel, la Lia che scrive non è la Celi come è facile verificare cliccando sul link al suo blog.
    Sempre a proposito di superficialità, sei il tipico esempio di chi interviene per dir come la pensa non sapendo nulla sull’argomento ma orgoglioso della propria ignoranza…

  23. E a proposito, sapu: io abito e lavoro da dieci anni nelle terre dell’Islam. E sono cresciuto nel quartiere della Gare du Midi a Bruxelles, tra maghrebini ed immigrati vari.

    Non so tu a quali fresche e brillanti fonti abbeveri la tua profonda cultura, ma la mia opinione é conseguenza di quello che vedo, vivo e valuto in prima persona, sulla mia pelle.

    Fatti un giro da queste parti che poi ne riparliamo, illuminato commentatore dei miei stivali!

  24. A Lia, che la fa tanto breve sulla fatwa del tipo c’è uno che dice una cosa, un’altro dice il contrario e tutto finisce li, ricordo le conseguenze di quella emessa contro Rushdie (copio e incollo da wikipedia):

    “Meanwhile, further violence occurred around the world, with the firebombing of bookstores at the University of California at Berkeley which stocked the novel, and the offices of The Riverdale Press, a weekly newspaper in The Bronx, in response to an editorial which defended the right to read the book. On February 24, five people were shot and killed by the police during a protest outside the British consulate in Bombay. Several other people died in Egypt and elsewhere. Muslim communities throughout the world held public rallies in which copies of the book were burned. In 1991, Rushdie’s Japanese translator, Hitoshi Igarashi, was stabbed and killed at the university where he taught in Tsukuba, Ibaraki, north of Tokyo, and his Italian translator was beaten and stabbed in Milan. In 1993, Rushdie’s Norwegian publisher William Nygaard was shot and severely injured in an attack outside his house in Oslo. Thirty-seven people died when their hotel in Sivas, Turkey was burnt down by locals protesting against Aziz Nesin, Rushdie’s Turkish translator.”
    http://en.wikipedia.org/wiki/Salman_Rushdie

    E’ certo che non si tratta di un’innocua maledizione vodoo.
    Poi ovviamente ci sono i giornalisti disonesti, la società civile araba e tutto il resto.

  25. Non c’è modo di convincerci che abbiamo torto quando siamo costretti a subordinare una delle libertà, conquistate con fatica (altrui !), ad altri princìpi.
    Al senso di responsabilità: evitare di dire o fare un che di legittimo prevedendone le tragiche conseguenze.
    Non c’è modo di convincerci.
    Perchè siamo intellettualmente superiori per cui non è accettabile un’altra posizione -magari- logica ma espressa da quei barbari.
    E perchè, fondamentalmente, che cazzo ci frega ?
    Non ci smeniamo niente a sostenere il diritto ad insultare una religione di popolazioni che già abbiamo depredato e bombardato e torturato.
    Aveva un bel dire quel tizio francese ‘non sono d’accordo con te ma darò la vita’: ma che dare la vita ?!
    Qui sono altri che schiattano !
    E per colpa loro, no ?!

    Ad onor del vero è forse solo qui da noi che il dibattito si pone ancora oggi in questi termini.
    Da quel poco che mi è capitato di leggere e di sentire da alcuni amici che vivono all’estero, pare si tenda ad assumere una posizione più conforme a quel che riporta Lia, per quanto riguarda deontologia e responsabilità del giornalismo: siamo una nazione con un servizio di informazione da quarto mondo, a prescindere dal fatto che sia quasi tutto in mano ad uno solo !
    Siamo una nazione di gente, come quello di prima, che legge poco, raramente si prende la briga di controllare la fondatezza di quel che legge, e che è orgogliosa di questo…

  26. El Angel, scusa, son stato sgarbato.
    Più che altro per via del tuo sbagliare persona che ho interpretato come una mancanza grave, come una leggerezza nell’acquisire informazioni.
    Ma da quello che hai scritto non si evince questa gran conoscenza del mondo arabo: hai parlato della parola jihad, di Van Gogh, con un tono francamente poco conciliante (‘multiculturalismo all’amatriciana’, ‘Ma faciteme o piacere!’)

    Per quanto possa interessarti, poi, me lo son fatto qualche giro da quelle parti.
    Quelle parti cui da noi si fa riferimento con ‘prova ad aprire una chiesa cattolica lì !’.
    E, se davvero ‘sei’ di quelle parti, credo tu non possa parlare di mancata integrazione tra comunità religiose e di persecuzione agli occidentali come della regola.

    Ma la questione non è neppure questa.
    La questione è se davvero sia andata come il più dei media semplificando racconta (“Noi facciamo le vignette e loro si incazzano, é logico. E qualcuno si incazza piú degli altri e cento persone perdono la vita.”) o se la vicenda sia più complessa.
    Val la pena di informarsi ?

  27. Lia, ma per favore: il tuo assunto è che loro la strada della protesta civile e garbata l’hanno provata. Poi, siccome noi occidentali (o loro danesi, non importa) cattivoni e razzisti, non abbiamo ricevuto gli ambasciatori, be’ allora loro ce l’avevano detto. E giù a bruciare ambasciate e a emanare fatwa.

    Io voglio essere libero se non di bestemmiare, almeno di dire come la penso su tutte le religioni. In maniera anche superficiale, perché no? Ho diritto, ho tutto il diritto, di esprimere le mie critiche, e di essere anche scontato e superficiale. Se questo per te è essere razzista o cattivo, beh non so che farci.

    La soglia della sensibilità varia da persona a persona, ma non è possibile dire alcunché senza che nessuno si offenda, altrimenti parliamo del tempo, e che non ci sono più le mezze stagioni.
    Invece no: dal mio punto di vista dei paletti vanno stabiliti. E non per questo sono dalla parte di Fallaci o di Calderoli. Una è una vecchia isterica, l’altro è un bieco provocatore.

    Altrimenti anche io potrei risentirmi del fatto che Berlusconi dica che il comunismo è un crimine contro l’umanità e dargli fuoco alla casa. Ma non lo faccio. Perché sono figlio di quella cultura occidentale che tu disprezzi tanto e che io, comunista, sì comunista, mi tengo stretto.

  28. Sapu, non occorre chiedere scusa: io non ne faccio una questione personale, non mi offendo e riconosco ad ognuno la libertá di dire e scrivere qualsiasi cosa (certo, meglio se argomentata).
    Se poi volano gli stracci, pazienza: per i confronti educati si vada in parrocchia.

    Io sono assai piú pessimista di voi Amatriciani sul confronto Islam-resto del mondo perché vengo da esperienze personali scoraggianti (si, sono veramente quaggiú ed ho vissuto qualche ‘minuto’ di tensione per le proteste del dopo-vignette!).
    E mischio jihad e Van Gogh perché l’uno é il fattore scatenante che ha determinato lo sgozzamento in pubblica piazza dell’altro nel nome di una distorsione -chiamiamola cosí- del messaggio di tolleranza e rispetto contenuti nel Corano (che, diamine, io fatico a trovare a chiare lettere!)

    C’é ignoranza e disinformazione? Si, tanta. Ma nei due sensi: nel computo metrico delle manipolazioni a mezzo stampa c’é da inserire anche la deriva fondamentalista e fanatica cavalcata dalle stampe di regime (Iran, Siria, Sudan ed Arabia Saudita su tutti) che certo non si stanno sbracciando per la riconciliazione universale ed i diritti dell’uomo.

    Vero, la questione é di gran lunga piú complessa di quanto un post in un blog riesca ad esprimere, ma fatemi la cortesia (faciteme o piacere) di non etichettare ideologicamente uno come me solo perché non attento in questo contesto a linkare il giusto sito o la bella dichiarazione.
    Io ritengo che a paritá di un efficace copia/incolla ci sia un’opinione che deriva dall’osmosi quotidiana con una realtá come quella mussulmana veramente controversa e per molti aspetti dura ed inquietante.
    A me, il futuro che arriva non piace nient’affatto.

  29. La risposta della stampa europea, quindi, è stata quella di mettersi a pubblicare le vignette sui giornali di mezza Europa provocando un centinaio abbondante di morti altrui

    Dare la colpa ai vignettisti e ai giornalisti per i morti che provocano proteste assurde.
    Tra te e Calderoli non c’è alcuna differenza, Lia, state ai due estremi della stessa idea sciocca.

  30. Certo Sapu, come no, noi siamo una Nazione con un’informazione da quarto mondo, invece nei paesi dove non esiste ancora separazione tra religione e Stato sono deontologicamente più corretti e sicuramente più responsabili, in particolare attenti a non offendere le sensibilità altrui.

  31. Certo Pietro, infatti lì non si può proprio parlare di informazione, ma a quali paesi ti riferisci esattamente ?
    All’Egitto, alla Turchia, alla Siria, alla Cina: quali ?
    Certo, se ti ritieni soddisfatto di un’informazione come la nostra che, in presenza di fatti e dati facilmente verificabili, sceglie di pubblicare il falso perchè cavalcare lo scontro di civiltà fa vendere di più…
    … certo, allora per te sono quelli i modelli.

  32. Sapu è il punto di partenza che non ci trova d’accordo e non riguarda assolutamente la corretta informazione, da un lato abbiamo parole e vignette, dall’altro abbiamo manifestazioni violente e soprattutto vittime.
    Tu e Lia potete continuare a sperticarvi per imputare la responsabilità di quello che è successo alla stampa occidentale e/o all’occidente nel suo complesso, rimane il fatto che da un lato c’è una penna dall’altro qualcosa di ben più pesante giustificato dall’appartenenza ad una religione.
    Io sono di Perugia, città che nel 1540 perse la sua indipendenza a favore dello stato pontificio che, in segno della sua affermazione, fece costruire una fortezza (Rocca Paolina) distruggendo l’intero quartiere dei Baglioni, la famiglia Perugina più invisa dal papa.
    Ecco, noi ci siamo già passati, forse è il caso che si diano una mossa anche loro.
    Poi potremo parlare di deontologia giornalistica.

  33. El Angel, non credo sia questione di pessimismo.
    E’ evidente che si va nella direzione dello scontro di civiltà, da loro ma anche da noi, perchè qualcuno ha da guadagnarci.
    Ed è altrettanto evidente che certi media sono un fattore da sfruttare a costo di stravolgerne la natura, raccontando non verità ma balle, non fatti ma opinioni.
    E prova ne sia una guerra fatta contro un paese che nella (instillata !) convinzione comune deteneva ‘armi di distruzione di massa’ ed era una minaccia per tutti.
    Credo che la scelta sia tra farsi trascinare dalla corrente oppure opporvisi: il futuro che arriva non è ineluttabile.
    Mi fa specie che certi discorsi fatalisti arrivino anche da chi, come te, si trova in quei paesi e dovrebbe fare tutto il possibile per evitare lo scontro.

    E quel ‘tutto il possibile’ passa anche da un informarsi (ed un informare corretto).
    In questo caso non è stato fatto: è stata stravolta la cronologia degli eventi, sono state ignorate, quando non dileggiate, le richieste di scuse, è stato reiterato lo sgarbo.
    E la parte insopportabile in tutto questo è che quel che si vorrebbe difendere non è il diritto di satira, come scrive abbastanza bene Luttazzi oggi sul suo blog: non la libertà di provocare ma quella di offendere, e pure quella più vigliacca, perchè a pagare le conseguenze non è chi offende, non è il Calderoli di turno, ma qualche centinaio di persone dal’altra parte del mondo che rischian la pelle !
    Certo, sempre e principalmente per altri motivi che non le vignette, che qui occorre precisarlo.
    Principalmente.
    Ma la scintilla…

  34. Ho un ricordo, seppure vago, di un evento accaduto alcuni anni fa. Un noto stilista aveva realizzato degli abiti che riportavano alcuni versetti del corano. scoppiò immediatamente lo scandalo nel mondo musulmano che chiese allo stiista di eliminare i versetti sugli abiti. lo stilista chiese scusa ed eliminò le scritte blasfeme. pace fatta. non c’era ancora stata la guerra in afghanistan, in iraq, abu ghraib. l’occidente e il mondo arabo erano più disponibili l’uno verso l’altro

  35. Ho un ricordo, seppure vago, di un evento accaduto alcuni anni fa. Un noto stilista aveva realizzato degli abiti che riportavano alcuni versetti del corano. scoppiò immediatamente lo scandalo nel mondo musulmano che chiese allo stiista di eliminare i versetti sugli abiti. lo stilista chiese scusa ed eliminò le scritte blasfeme. pace fatta. non c’era ancora stata la guerra in afghanistan, in iraq, abu ghraib. non c’erano stati i tanti eventi che hanno inasprito i rapporti. qualche anno fa l’occidente e il mondo arabo avevano sicuramente un dialogo più sereno, adesso no. non c’era bisogno delle reazioni degli ultimi giorni per capirlo. lo sapevamo già, un sospetto era già venuto dopo le torri gemelle, no?

  36. Pietro,
    “potete continuare a sperticarvi per imputare la responsabilità di quello che è successo alla stampa occidentale” ma hai letto quel che è stato scritto o stai parlando da solo ?!

    Per il resto, sta bene: io e te ci si ritrova tra 400 anni a parlar di deontologia giornalistica chè a Perugia si fa così…

  37. “La questione è se davvero sia andata come il più dei media semplificando racconta (“Noi facciamo le vignette e loro si incazzano, é logico. E qualcuno si incazza piú degli altri e cento persone perdono la vita.”) o se la vicenda sia più complessa.”

    Questo hai scritto e a questo mi son riferito.

    Poi certo, Luttazzi non è offensivo, fa satira giusta, lui provoca non è mica un Calderoli qualsiasi, perchè qualora si mettesse ad offendere sarebbe quasi giusto prenderlo a pietrate: per quanto poi dovremmo cercare di capire bene come sono andate le cose, qual’è stata la scintilla, perchè mica avranno tirato le pietre così, a cuor leggero, ci deve essere una motivazione, per quanto, perchè no, ma forse, mmmh, vuoi vedere che il recensore dello spettacolo è stato disonesto, vuoi vedere che ha estremizzato alcuni pezzi del monologo, e il giornale che gli ha pubblicato l’articolo sapeva di questo e ha taciuto.
    Ora capisco di chi è la colpa.

    Ci vediamo tra 1000 anni.

  38. Scusa Sapu, ma con tutta la piú buona volontá mi spieghi come faccio io a vedere la strategia pianificata da chissá chi e per chissá quali interessi che ci sta portando verso uno scontro di civiltá quando in una giornata calda di settembre di cinque anni fa è successo quel patatrac?
    A qualcuno dell’ufficio PR dell’Islam gli entra in testa che la disastrosa campagna immagine del 2001 ha compromesso seriamente il prodotto sul mercato internazionale?

    O appartieni anche tu agli Amatriciani che pensano che dietro a tutto questo ci sia lo zio Sam, il Centro Wiesenthal, le cavallette e l’angelo della morte per non meglio chiariti piani di dominio mondiale con il bagaglio del petrolio, l’energia, il commercio e la dominazione del mondo?
    No perché se cosí fosse, non siamo ai bucatini ma alla frutta.

    Io faccio un discorso molto piú terra-terra, posso? Vivo e lavoro in mezzo a mussulmani e non mi fa impazzire il loro concetto del rispetto che è imperativamente dovuto e distrattamente restituito. Non sono tutti cosí, vero. Ma infatti io non li odio e non mi sento razzista. È troppo spesso vero l’esatto contrario. E la reciprocitá non si sublima nella ratio moschea-chiesa, è qualcosa di assai piú quotidiano, diretto, vissuto.

    Io non mi fido delle prospettive di convivenza allargata che gravano sul vecchio continente, tanto per restare a casa nostra, se le condizioni sono quelle attuali.
    E le testimonianze inglesi, francesi, olandesi e belghe (queste ultime due le conosco assez bien!)mi danno purtroppo ragione.
    Sic et simpliciter…

  39. Che gli abitanti di Amatrice non me ne vogliano se li uso scorrettamente per esprimere un mio concetto di Italia dei bucatini (altrove definito paese alle vongole).

    Mi piace il loro paese e il guanciale soffritto con mantecatura di pecorino…

  40. “lo stilista chiese scusa ed eliminò le scritte blasfeme. pace fatta. non c’era ancora stata la guerra in afghanistan, in iraq, abu ghraib. l’occidente e il mondo arabo erano più disponibili l’uno verso l’altro”

    No, tanto per capire, vi pare una cosa bella? Questa è MAFIA. Allora fanno bene a chiedere il pizzo ai commercianti. Basta pagare, inutile cercare lo scontro. E quando chiederanno allo stilista di allungare le minigonne?

  41. Ricordo anch’io l’episodio dello stilista. Non ricordo chi fosse, ma ricordo che Claudia Schiffer aveva indossato un abito (abbastanza scollacciato ma non indecente, almeno secondo i nostri canoni), bianco, mi pare, abbellito con alcune frasi in arabo scritte in nero. Le frasi erano versetti del Corano: la maison disse di avere peccato di ignoranza, non sapendo che si trattava del libro sacro eccetera eccetera. Non so dire se fosse effettiva ignoranza o prudenza imposta a posteriori. Sta di fatto che l’episodio mi piacque poco, perché era evidente fin da allora che non di cautela o di rispettoso ossequio si trattava, ma di *paura*. La protesta proveniva dall’Iran, e non aveva proprio la forma di una cortese richiesta di scuse, ma minacciava una fatwa incombente. La condanna a Rushdie era un po’ più fresca di adesso nella memoria collettiva e spaventava ancora.

    Poi, concordo sul fatto che fino a qualche anno fa era più facile gestire queste cose con il buonsenso invece che con la contrapposizione frontale, ma non credo sinceramente che fosse questo il caso.

  42. caro luca, a me sembra bello che se un gesto commeso per errore, leggerezza o ignoranza venga chiuso con un gesto di pace, di rispetto. le minigonne non hanno nulla a che fare con l’offesa dei versi sacri del corano su un abito. no luca, la mafia è un’altra cosa.

  43. Già, sembra vero eh? E dopo le scuse, dopo il ritiro di questa “bestemmia”, dall’altra parte che gesto di pace c’è stato?

  44. E a proposito del pacifico ed illuminato Egitto di Lia (dove sembra che tutto fili nella giusta direzione) qualcuno si é accorto che i Fratelli Mussulmani sono diventati il maggior partito d’opposizione e godono di un significativo consenso (inconfessato) anche nella sponda di maggioranza?
    Vogliamo parlare del loro programma politico ed analizzare le prospettive su cui questa allegra combriccola di bontemponi sta attivamente lavorando?

    Intanto il Foreign Office britannico ha rafforzato alcuni contatti importanti e che provocheranno reazioni nei prossimi giorni.

    Per chi parla l’inglese:
    http://www.newstatesman.com/brotherhood%5D

  45. El Angel: non ho ben capito i documenti che proponi che dovrebbero suggerire, a parte che una modica quantità di pragmatismo alberga nei governi europei. Casomai dovevi citare una qualche analisi che mettesse in guardia sui pericoli di un’affermazione dei fratelli mussulmani, se ho ben capito la tua tesi.

    Comunque mi riallaccio per porre un quesito a cui secondo me è utile dare una risposta riguardo ai fatti di cui parliamo: perché l’Europa non ha una politica di relazioni credibile con i paesi del mahgreb e del medio oriente? Perché arriviamo sempre impreparati, cadendo dalle nuvole? Lo dico in un’ottica di nudi e crudi interessi, così ci capiamo tutti e discutiamo sullo stesso piano, senza infilarci in buonismi o ostilità di maniera. Che interesse ha l’Europa a far degenerare indefinitamente la situazione? Io non lo riesco a capire.
    Ci rendiamo conto che in questo momento la politica estera europea la sta facendo la Russia? Sia perché mostra una volontà di mediazione sostanziale, ma anche perché mette certamente in campo senza pudore i propri interessi economici e infine perché parla con un’unica voce di un certo peso (mentre l’europa comunitaria non riesce nemmeno a impostare una politica energetica in sintonia).

    ciao

  46. “Che interesse ha l’Europa a far degenerare indefinitamente la situazione?”
    Due pesi e due misure, vero Antonio?

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