Eravamo io, Calderoli, Facci e Voltaire…

Metro_Mar_Giris.JPGCondivido con Facci un certo disagio di fronte all’incoerenza di coloro che, dopo avere visto nella diffusione delle vignette raffiguranti Maometto un’indispensabile battaglia a difesa della libertà di stampa e di opinione, si sono poi precipitati ad applaudire le dimissioni forzate dell’unico esponente del Governo disposto a sostenerli con tutto il peso della propria carica e della propria immagine.

Dice: “Ma un ministro ha altre e più gravi responsabilità!”
Dico: appunto. Se, dall’alto della sua autorevolezza, un ministro mostrasse una maglietta come testimonianza e simbolo di un valore che sento mio – chessò: i principi costituzionali, la lotta al razzismo o anche l’immagine di una specie a rischio di estinzione, il simbolo di Amnesty, il n. di conto corrente per la lotta all’AIDS e così via – io ne sarei felice. Lusingata. Come è possibile che chi davvero – ma proprio davvero-davvero – teme per la libertà di espressione dell’Occidente, e scusate se è poco, si imbarazzi perché un ministro decide di incarnare la sua battaglia facendosi testimonianza vivente di tanta causa?

Facci ha ragione, il problema è la persona. Più precisamente, il problema è che, una bella mattina, il cittadino medio di sinistra, laico, illuminista, fiero della sua libertà e pronto a combattere per difenderla, si è guardato allo specchio e ha visto Calderoli.
La faccia di Calderoli.
Allo specchio.
Be’: capisco che la tentazione di allontanarsi ci sia.


E tuttavia ritengo che le parole spese in questi giorni siano troppo importanti perché un semplice disagio estetico possa soffocarle.
La nostra libertà di espressione, dicevate, richiede che si mostri la faccia di Maometto? E allora bravo Calderoli a mostrarla. E cosa aspetta Berlusconi? E Fassino?
(E Staino? Dove è finito, Staino? Lo cerco da giorni.)

I libici ci bruciano l’ambasciata, dite? Ma invadiamo la Libia, scusate, ché la libertà di espressione non è mica uno scherzo! E’ importante.
E se è Calderoli a difenderla, noi si va con Calderoli.
Mi pare il minimo.

Questo, se le parole, i concetti e i Voltaire spesi in questi giorni erano veri.
Altrimenti no, stiamo a casa.
E’ ovvio.
Mi pare, quindi, che la questione stia nel decidersi: dicevamo sul serio o scherzavamo?
Quelle vignette rappresentavano la libertà dellOccidente o avevamo bevuto un cicchetto di troppo che, al momento, ci costringe a riprenderci da un vago mal di testa?
Chi faceva sul serio ha trovato, ritengo, un punto di riferimento istituzionale in Calderoli.
Se lo tenga: non mi pare un prezzo eccessivo, se ciò che è in gioco è la salvezza della nostra civiltà.

Nel mio piccolo, credo di averlo già scritto, ritengo invece che ci stiamo proiettando un avvincente filmone pieno di allibite comparse mediorientali che a volte si stufano, come in questo caso, e mandano a soqquadro il set.
Secondo me, la questione è tutta qua.
E credo che siamo impegnatissimi a sovrapporlo alla realtà, ‘sto film, e probabilmente ci riusciremo pure. Le profezie che si autodeterminano, quella roba là.
Tuttavia, ritengo anche che i blog a cui il filmone piace abbiano ormai raggiunto una certa perizia, nel proporre le loro sceneggiature. E questa perizia mi pare superiore a quella dei giornali, spesso. Meno ingenua. Meno ruspante. Più attenta alla vericidità dei dati che si propongono, tanto per dirne una.
Per esempio:

1. Credo che non ci sia più un blog conservatore serio, e da anni, disposto a prendere Emilio Smith detto Adel a modello dei musulmani d’Italia. Verrebbe sbertucciato l’attimo dopo, credo, e non è bello.
Adel Smith, lo sappiamo, non è un immigrato e non è arabo.
E’ un italiano di padre scozzese, battezzato cristiano e convertitosi all’Islam ai tempi della guerra del Golfo, nonché fondatore, assieme a tale Massimo, materassaio romano, e a tale Rosa, infermiera al Niguarda, della famigerata Unione Musulmani d’Italia, scoperta e lanciata in tv da Bruno Vespa e famosa per la battaglia che, unica in Italia, combatte contro i crocefissi esposti nei luoghi pubblici.
E non c’è associazione musulmana vera che la condivida, ‘sta battaglia. Non sanno più come ribadirlo, da anni.
Dirò di più: un normale musulmano è più contento di vivere in mezzo ai cristiani che in mezzo agli atei. Potendo scegliere, preferirebbe mille volte vedere studiare suo figlio all’ombra di un crocefisso e dei valori ad esso connesso che sotto una velina scollacciata.
Quindi, la storia dei crocefissi richiamata da Facci è una stupidaggine e una bufala.
Epperò Facci – e mica è il solo – la scrive, certi giornali la pubblicano e i lettori dei giornali se la bevono.
E poi vogliono invadere la Libia.

2. Noi gli facciamo fare le moschee e loro ci proibiscono le chiese, signora mia!
Io non la sopporto più‘, ‘sta frase.
Ho passato gli ultimi anni a scappare dai cristiani d’Egitto che mi ci volevano trascinare a forza, nelle loro ottomila chiese; poi arrivo qui e scopro che un povero immigrato egiziano non può avere la moschea perché “a casa sua noi non possiamo pregare”.
Sì, magari. Si erano persino dati da fare per farmi raggiungere da un prete cattolico ogni settimana laggiù nella Valle del Nilo, i miei studenti, ché credevano che il rito copto mi mettesse a disagio.
E quando morì il Papa? Tutti, ma soprattutto i musulmani, a farmi le condoglianze, compresissimi: “Prof, abbiamo saputo. Chissà che dolore, per lei. Ci dispiace tanto.” E io: “Be’, ragazzi, era anziano…”

Poi leggo Facci (o il Giornale) e scopro chenoi costruiamo moschee per quei musulmani che provengono da nazioni in cui essere cristiani è proibito“.
Ah.
E quali paesi, se posso chiedere?
Perché, per esempio, a dare uno sguardo a questo sito che riguarda solo le diocesi cattoliche (esclusi copti etc, quindi) si apprende che:

in Algeria ci sono 4 diocesi cattoliche attive;
in Marocco ce ne sono due;
in Tunisia c’ è quella di Tunisi, appunto;
in Egitto ce ne sono quattordici;
in Afghanistan una;
in Iran ce ne sono sei;
in Siria ce ne sono diciassette;
in Giordania una e una in Kuwait.
E, dicevo, parlo solo di diocesi e di cristiani cattolici, che là sono una parte minoritaria della cristianità.

Quali sono questi paesi dove essere cristiani è proibito, quindi?
L’unico paese islamico privo di chiese è l’Arabia Saudita: sono i custodi della Mecca e il loro territorio è un po’ come il Vaticano. Più grande, sì, ma neanche tanto come si direbbe: buona parte è deserto. E non mi pare che ci sia una minoranza cristiana che senta la mancanza di chiese, tra i sauditi: giusto le basi americane, a occhio e croce, che comunque hanno un’autorizzazione apposita e si tengono i loro cappellani e le loro messe.
E, comunque, nessuno ha mai chiesto una moschea in Vaticano, non vorrei dire.

Ma poi, scusate, da dove vengono gli immigrati che chiedono moschee? Dalla danarosa Arabia Saudita?
O vengono dal Marocco, dall’Egitto, dalla Tunisia con la sua immensa cattedrale in pieno centro di Tunisi, dal Senegal che ha sette diocesi?

Sapete quante moschee autorizzate ci sono in Italia?
Una.
Sì, una: quella di Roma, che è l’unica autorizzata dallo Stato italiano. Per il resto, ci si arrangia: a volte in strutture decenti, più spesso nel tinello di chi ha la casa più grande.
E l’Islam è la seconda religione d’Italia.
A proposito di reciprocità e libertà di espressione, e con buona pace di Facci, del Giornale e di chi attinge a entrambi per farsi un’idea della situazione e poi pensa che gli piacerebbe invadere la Libia.
E non vi imbarazza, questa cosa?
A me sì: io, in Egitto, potevo pregare 24 ore al giorno in chiese sparse ovunque, volendo. Qui, un egiziano deve andare negli scantinati, se lo vuole fare. E magari si ritrova pure sospettato di terrorismo.
Ma noi siamo liberi, certo.

3. La ricostruzione dalla vicenda delle vignette accennata da Facci (“la mobilitazione islamica era stata predisposta tre mesi prima che le vignette fossero usate come pretesto) è inesatta, fuorviante, un po’ manipolatoria e non del tutto onesta: ho già fatto un sunto della cronologia degli eventi ricostruita dal NYT, da Repubblica e dallo stesso Jyllands-Posten nei commenti qui e non mi pare il caso di ripetermi.
Naturalmente, il popolo beota che Facci tanto disprezza preferisce pensare che il perfido Saladino, per un suo bizzarro piano malvagio che non ci è dato comprendere, trami per fare esplodere un finimondo pazzesco in casa sua, finendo con un bilancio di un centinaio di morti. Suoi.
Non chiedetemi perché: pare che rientri nel Grande Disegno Islamico di sottomettere noi che stiamo, metti, in via Solari a Milano a farci i cavoli nostri.
E’ che sono tipi strani, questi arabi.
E il lettore del Giornale se la beve, ché è una spiegazione breve, concisa, gratificante e suggestiva, e poi si chiede se non sia il caso di bombardare la Libia.
Da un certo punto di vista, la cosa è persino divertente: uno sta al computer, combatte contro Saladino e non si spettina nemmeno.
Se muore qualcuno, muore in Libia.
Meno impegnativo di molti altri passatempi.

Epperò io, che ci devo fare, penso che sarebbe utile che si raccontassero meno balle.
Vorrei che la si piantasse di confondere la libertà di parola con le parole in libertà, come diceva un signore acido ma sensato.
Mi parrebbe sano che i portatori di un certo immaginario dannunziano trovassero sfogo dandosi al bingo, alla canasta o all’ippica, piuttosto che a inopportune crociate considerate invadenti e moleste da mezzo pianeta.
Credo, in sostanza, che avremmo tutti un futuro migliore se solo diventassimo più seri, meno frivolamente eroici, più dediti ai nostri problemi che hanno, ahimé, il difetto di essere veri.

E poi, certo, mi piacerebbe moltissimo che la nostra sinistra elaborasse, di fronte alla questione della globalizzazione e via dicendo, un modello di pensiero un po’ più innovativo del settecentesco Dispotismo Illuminato.
Non so se è chiedere troppo.

Mi tocca vivere in un film, invece.
Dove io combatto per la libertà in Italia e i miei nemici vengono uccisi in Libia, dalla polizia libica.
Dove io mi sento minacciata ma le bombe piovono in testa agli iracheni.
Dove pare che l’Italia sia piena di moschee e che in Medio Oriente non ce ne sia nessuna quando è vero esattamente il contrario.
Una realtà-fumetto in cui, metti, un tizio seduto dietro a un computer sente di doversi scagliare in difesa dell’Occidente contro il panciafichismo di altri uomini seduti dietro ad altri computer, mentre chi muore è a migliaia di chilometri da qui. Poi magari esce, il tizio, e conclude eroicamente la sua serata in pizzeria.

Però, cavoli, abbiamo fatto le vignette di Maometto. Siamo fichissimi.
Cioè, vabbè, le hanno fatte dei danesi e non Staino, non Forattini, non Vincino. Però conta il principio.

Sospetto che la nostra spudoratezza sfiori l’infinito.

Nella foto, stazione metrò di San Giorgio con l’omonima cattedrale sullo sfondo. Cairo.

AGGIORNAMENTO:

Ho pensato di aggiungere alla foto qui sopra una piccola rassegna fotografica da proporre:

Chiesa di Rabat, Marocco.
Chiesa della Sacra Famiglia, Kuwait
Chiese e cerimonie in Iran
Chiesa in Siria
Chiesa di Bengasi, Libia
Chiesa cristiana a Hurghada, Egitto
(richiesta da un commentatore)
Chiese libanesi
Chiesa in Algeria
Chiesa di Sant’Ignazio a Dubai
Chiesa ad Amman, Giordania
Cerimonia cristiana in Oman

(Basta chiedere)

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50 Commenti

  1. Tredicesimo venne Calderoli

    Se pensavate che la scelta potesse essere soltanto fra pubblicare le famose, famigerate e controverse vignette su Maometto e non pubblicarle, ebbene vi sbagliate. Bertrand Pecquerie sull’Editors Weblog elenca dodici modi diversi utilizzati dai giornali…

  2. la cosa non mi piace, ma io sto con Calderoli.
    Detto questo sinceramente invaderei la libia, vabbè qui ho esagerato, però bisogna anche dire che la nostra è l’unica ambasciata occidentale.
    Per quanto riguarda la libertà religiosa nel mondo arabo, io non l’ho proprio vista come la dici te, nella occidentalissima Hurgada non sono riuscito ad andare a messa perchè non ho trovato una chiesa, anzi mi fu detto che la più vicina era al cairo a circa 600KM, menomale però che ci sono 14 diocesi. che poi la diocesi altro non è che una porzione della comunità cristiana delimitata in maniera territoriale e affidata al governo pastorale di un vescovo. Se poi si parla con i famosissimi cristaino copti si scopre poi che è vero che a loro è garantita la libertà religiosa, am è anche vero che non possono aprire nuove chiese e hanno seri problemi per fare lavori di manutenzione sulle chiese già esistenti. Menomale poi che stiamo parlando dell’occidentalissimo egitto, figuriamoci cosa succede negli altri paesi. In fondo nella turchia europea hanno ammazzato un prete dopo la vicenda delle vignette.
    Non voglio demonizzare nessuno, non sia mai, però non mi piace nemmeno far passare per tollerante chi infondo poi così tollerante non è. E poi io non chiamo nessuno infedele!

  3. Come ho citato e commentato qui, una rosa è sempre una rosa, con qualsiasi nome. E un martello è sempre un martello, ma se ci batti la testa di un uomo anzichè quella di un chiodo…

  4. Come ho citato e commentato qui, una rosa è sempre una rosa, con qualsiasi nome. E un martello è sempre un martello, ma se ci batti la testa di un uomo anzichè quella di un chiodo…

  5. Come ho citato e commentato qui, una rosa è sempre una rosa, con qualsiasi nome. E un martello è sempre un martello, ma se ci batti la testa di un uomo anzichè quella di un chiodo…

  6. Laico,illuminista, fiero della propria libertà e magari moralmente e intellettualmente superiore. Ecco Lia se questa è l’immagine che hai del cittadino medio di sinistra allora è venuto il momento che tu ritorni a casa a rinfrescarti la memoria. :)

  7. “Dovrebbe risultare evidente
    a tutti, anche ai
    più tetragoni, che se i tipi
    come Calderoli vengono
    allontanati le cose
    con l’islam girano meglio.
    Oh madonnina santa,
    mica si può pretendere che tutto fili subito
    liscio come l’olio. E per altro verso non
    si è mai visto al mondo un dialogo degno di
    questo nome che non abbia mostrato i suoi
    momenti di frizione. Dice: un momento, ma
    in Nigeria ci sgozzano come tacchini. Cosa
    che difficilmente si può negare, a condizione
    di non dimenticare mai che perfino nei
    modi più brutali si nasconde sempre il lumicino
    del dialogo. E quello insiste: ma pure
    in Pakistan, pure nella kemalista Turchia,
    e si è aperta la caccia al cristianuccio
    pure in Indonesia, e nel Londonistan vogliono
    la sharia, e nell’Uttar Pradesh erano
    in cinquecentomila che se beccavano uno
    dei nostri te lo do io l’intoccabile, mentre in
    Libia ci danno dentro coi cartelloni pieni
    di croci, di svastiche e di stelle di David, e
    i focherelli, e in Egitto uguale, e lo stesso in
    Algeria, e via andare. Ma è il prezzo del
    confronto, benedetti figlioli. Dialoga oggi,
    dialoga domani, speriamo di avere il culo
    che non gli vada via la voce”.

  8. Per colpa di alcuni estremisti ci ritroviamo a parlare di libertà di espressione riferendoci a delle brutte vignette e ad un ministro che ha la faccia dal lato sbagliato del corpo.

  9. ecco qua facci,
    complimenti.
    con totale insipienza politica lei è riuscito a fare da sponda alle posizioni più oscurantiste e reazionarie.

  10. Scusa A,probabilmente sei laico, illuminista e fiero della tua libertà ( quindi intellettualmente e moralmente superiore eccetera eccetera),Facci ha semplicemente elencato una serie di notizie che puoi vedere confermate seguendo un qualsiasi tg o leggendo semplicemente un quotidiano.

  11. completamente d’accordo con te sull’imbarazzo di guardarsi allo specchio e vedere calderoli. sono una di quelli. sono molto imbarazzata. soprattutto nell’individuare le responsabilità di come questo sia potuto avvenire, che stanno tutte dalla nostra parte.

  12. A me piacerebbe sapere dove insegni (perdonami ma non seguo mai i link all’interno di un post, mi distraggono inutilmente). Perché tutti quegli “epperò”… Comunque, letto il pappone, ti dirò: ai tempi del compagno Don Camillo la religione cattolica era consentita in Unione Sovietica; sì, una è la moschea autorizzata, a Roma, dalle mie parti (provincia di 130mila abitanti – PROVINCIA, non città) ci sono tre non-so-come-le-chiamano-facciamo-quasi-moschee dove si riuniscono in preghiera un centinaio di musulmani, e sono 2 digniosissimi appartamenti di circa 100 metri quadri più una villetta, presi regolarmente in fitto e utilizzati a questo scopo con tutte le autorizzazioni necessarie. Bene accetti dalle popolazioni dei comuni in cui si trovano, perfettamente integrati. E va benissimo così. Dubito che così non sia in tutte le altre province italiane (non sento e non leggo di attacchi quotidiani di italiani, leghisti o altro a queste quasi-moschee). Per gli scantinati, fai tu: a Milano 100 metri quadri in centro quanto costano? 6000 euro al mese? dalle mie parti te la cavi con 600 al massimo.
    Mi pare che la condizione dei cattolici, degli occidentali in genere, nei paesi arabi non sia proprio la stessa: quantomeno controllati, soprattutto disprezzati, sicuramente, al di là della TUA privatissima esperienza e in Egitto (forse il più occidentale, in certe zone, dei paesi arabi) accolti per i soldi che portano.
    La verità dura da ammettere soprattutto per chi tenta le difese a tutti i costi è che gli occidentali, gli italiano soprattutto, sono sempre disponibili ad accogliere nuove culture, a integrarsi (a parte le eccezioni idiote). Gli arabi no! arrivano in un paese straniero e tentano di ricostruire le stesse condizioni di vita delloro paese, a volte con arroganza, a volte con astuzia. Questo non mi pare significhi integrarsi. Se in Italia il chador, come elemento che impedisce l’identificazione di una persona, non vedo perché mi debba sorbire ore e ore di trsmissioni e di papponi vari sulla necessità di integrarsi. Io il chador non lo metto.
    Chiusa divagazione. Quanto alle vignette: sì, andavano pubblicate. Calderoli mi sembra la persona meno indicata a trattare temi di libertà di opinione e di espressione.
    Scusa, eh. Sono capace anche io di fare papponi.

  13. scusa Gianfilippo, dov’è che “Facci ha…elencato una serie di notizie che puoi vedere confermate seguendo un qualsiasi tg o leggendo semplicemente un quotidiano”?

  14. Esiste una misura nelle cose. Esistono variabili diverse da valutare, esistono rapporti costi-benefici. Ho obiettato a chi sosteneva che pubblicare tutti le vignette – per quanto brutte – sarebbe stata una sbruffonata e una provocazione, spiegando che esattamente perché era una cosa invece normale, a cui le nostre vite “precedenti” erano abituate, una cosa di tutti – come rifiutarsi tutti di pagare il pizzo quando a uno è stato bruciato il negozio -, esattamente per questo sarebbe stato un gesto normalizzatore, che restituiva alla consuetudine serena una cosa che era diventata oggetto di paura.
    Calderoli ha fatto l’opposto: ha montato la vera provocazione, la vera sbruffonata. Calderoli non aveva mai messo una maglietta con le vignette prima, non si è unito in solidarietà a una cosa che tutti volevano si facesse normalmente. Non ha pubblicato le vignette sul suo giornale. A chi con precipitosa baldanza riferisce il fastidio e il disprezzo per la pagliacciata di Calderoli al fatto che venisse da Calderoli – che comunque sì, si porta dietro un disprezzo a priori, e se lo è meritato tutto – dico con totale sincerità: se Calderoli fosse stato direttore della Padania e avesse pubblicato le vignette non lo avrei ritenuto incosciente quanto lo penso invece rispetto alla cosa della maglietta. Ripeto, c’è una cospicua distanza tra la libertà di stampa e una pagliacciata, percepibile da chiunque, soprattutto da Facci. C’è una cospicua distanza tra la normalità e la straordinarietà, c’è una cospicua distanza tra il partecipare sobriamente nel proprio piccolo a una manifestazione di solidarietà e andare da soli a ribaldeggiare per farsi notare, c’è una cospicua distanza tra come le cose stavano all’indomani delle prime intimidazioni prepotenti contro le nostre libertà e come erano diventate quando queste libertà avevamo spiegato chiaro e forte che volevamo tenercele strette.
    Esiste una misura, nelle cose.
    Luca S.

  15. quoto sofri,
    e ribadisco: nel caso di calderoli la libertà di espressione non c’entra nulla.
    è stato giustamente rimosso dall’incarico in quanto ha compiuto un gesto politicamente dannoso/inopportuno.
    la differenza si percepisce agevolmente se si pensa in funzione di cosa viene pagato un ministro ed in funzione di cosa viene pagato un disegnatore satirico.
    per il resto, sarebbe ora che l’autrice del post o chi per lei rispondesse alla seguente domanda:
    dov’è l’errore? dov’è la tragica anomalia,
    in un tale che si mette una maglietta o nei contesti in cui si muore e si uccide perché un tale si è messo una maglietta?

  16. quoto sofri,
    e ribadisco: nel caso di calderoli la libertà di espressione non c’entra nulla.
    è stato giustamente rimosso dall’incarico in quanto ha compiuto un gesto politicamente dannoso/inopportuno.
    la differenza si percepisce agevolmente se si pensa in funzione di cosa viene pagato un ministro ed in funzione di cosa viene pagato un disegnatore satirico.
    per il resto, sarebbe ora che l’autrice del post o chi per lei rispondesse alla seguente domanda:
    dov’è l’errore? dov’è la tragica anomalia,
    in un tale che si mette una maglietta o nei contesti in cui si muore e si uccide perché un tale si è messo una maglietta?

  17. Grazie Lia, quando mi verrà l’orticaria da guerra dei mondi penserò a questo posto, e mi ricorderò che non sono sola.
    Magari mi passa la paura per quello che sto vedendo “montare” intorno a me…

  18. Questa storia di un povero Calderoli fa acqua da tutte le parti.
    Ne ho piene le scatole di simpatizzanti del centrodestra che fanno le pulci al centrosinistra per ogni minima cosa e poi perdonano di tuttto agli esponenti del Polo.
    Calderoli, come già espresso in altri commento, ha commesso un’idiozia colossale, considerando il suo incarico di ministro.
    A parti invertite molti “scribacchini”, attualmente impegnati in un improbabile difesa di Calderoli, non averbbero esistato ad usare le loro puntute penne…ipocriti.

  19. grazie Lia, mi sento meno sola. Mi sembra una enorme follia collettiva votata all’autodistruzione tutto questo (after 11/9/01, intendo…).
    Adoro chi scrive con cognizione di causa. Teniamo duro!

  20. “ritengo invece che ci stiamo proiettando un avvincente filmone pieno di allibite comparse mediorientali che a volte si stufano, come in questo caso, e mandano a soqquadro il set”. Come dire che hanno ragione loro. Vabbeh, fate un po’ voi…

  21. “ritengo invece che ci stiamo proiettando un avvincente filmone pieno di allibite comparse mediorientali che a volte si stufano, come in questo caso, e mandano a soqquadro il set”. Come dire che hanno ragione loro. Vabbeh, fate un po’ voi…

  22. ehi, amici della libertà di espressione e della satira, dove eravate quando, in seguito a note pressioni politiche, sotto il nostro naso esse venivano calpestate?
    siamo un paese in cui l’autocensura e la censura sono all’ordine del giorno e ci scandalizziamo se qualcuno s’incazza quando gli prendono in giro quanto ha di più sacro, quando cioè, lo si critica per quello che è e non per quello che fa.
    e non prendiamoci in giro su Calderoli: la Lega è un movimento xenofobo che da anni ha un discorso antimusulmano. Un discorso che, altrove in Europa, verrebbe definito di estrema destra. Libera di farlo, liberi di votarla, di criticarla e, per quanto mi riguarda, di condannarla.

  23. La storia di calderoli è la palese dimostrazione che in italia, la libertà di stampa e di opinione ce la possiamo ficcare dove non batte il sole.

    cmq sono d’accordo con l’autore dell’articolo.

  24. Complimenti a Lia…secondo me, in un periodo in cui le campane delle chiese suonano sempre più forte e tutti si stracciano le vesti per il relativismo imperante (il Papa, Buttiglione, Pera: niente male come terzetto), dovremmo renderci conto che è proprio il relativismo che manca. Cosa intendo con relativismo? Chi ha letto un libro di Tiziano Terzani lo sa benissimo, chi non lo ha letto, ora è un momento buono per farlo.

  25. Questa volta, è il caso di dirlo, Sofri mi ha tolto le parole di bocca (e ne ha usate di migliori di quanto avrei potuto fare io). ;)

  26. ehi, amici della libertà di espressione e della satira, dove eravate quando, in seguito a note pressioni politiche, sotto il nostro naso esse venivano calpestate?
    siamo un paese in cui l’autocensura e la censura sono all’ordine del giorno e ci scandalizziamo se qualcuno s’incazza quando gli prendono in giro quanto ha di più sacro, quando cioè, lo si critica per quello che è e non per quello che fa.
    e non prendiamoci in giro su Calderoli: la Lega è un movimento xenofobo che da anni ha un discorso antimusulmano. Un discorso che, altrove in Europa, verrebbe definito di estrema destra. Libera di farlo, liberi di votarla, di criticarla e, per quanto mi riguarda, di condannarla.

  27. Questa volta, è il caso di dirlo, Sofri mi ha tolto le parole di bocca (e ne ha usate di migliori di quanto avrei potuto fare io). ;)

  28. Lia esattamente come Facci ti poni all’estremo opposto, trovo molto più sensato e ragionevole la posizione di Sofri, …..esiste una misura.

  29. Io mi sarei stufato di questa divisione manichea tra Calderoli e gli ultras di Maometto. In mezzo la realtà è molto più ricca e interessante. E francamente quando mi guardo allo specchio vedo solo me stesso.
    Tra il pubblicare delle vignette su giornale e metterle sulla maglietta la differenza salta agli occhi (non fosse altro che le vignette sono fatte per finire sui giornali più che sulle magliette).
    Così come c’è differenza tra quattro imbecilli che bruciano una bandiera a favore di telecamera e tutto il mondo arabo (a meno che non vogliamo considerare la Curva Sud come unica rappresentante della popolazione, della storia e della cultura romana).

    Ecco, io mi sarei stufato di essere sbattuto tra Calderoli e gli ultras. Lo spazio in mezzo è molto più grande. Ho l’abitudine di esercitare la mia libertà di pensiero caso per caso e di valutare ogni singola situazione.

    Era giusto pubblicare le vignette, anche solo per dimostrare che prendersela tanto per quelle quattro vignette era francamente esagerato e fuori dal mondo (e io non credo che tutto il medioriente sarebbe stato tanto indignato se le avesse veramente viste).

    Calderoli invece è solo un bulletto di quartiere che pensava di essere ad una gara a chi ce l’ha più lungo.

  30. Il problema sta proprio nel fatto che nelle cose non c’e’ nessuna misura, se non quella che noi riteniamo giusto (corretto, sensato, logico; fate un po’ voi) porvi.

  31. ” Dice: un momento, ma
    in Nigeria ci sgozzano come tacchini. ”

    Da http://www.agi.it/news.pl?doc=200602211539-1177-RT1-CRO-0-NF60&page=0&id=agionline.dalmondo

    Riporto:

    Non penso che sia giusto, corretto o utile parlare di caccia al cristiano per riportare quanto accaduto a Maiduguri nei giorni scorsi”. E’ quanto ha detto alla Misna il vescovo di Maiduguri, monsignor Matthew Man-Oso Ndagoso, a commento delle violenze, che durante il fine settimana sono costate le vita a una cinquantina di persone, compreso un sacerdote cattolico, nello stato settentrionale di Borno.
    “La Nigeria e’ un paese complesso – ha sottolineato il presule, in una intervista alla Misna – con oltre 120 milioni di abitanti e piu’ di 250 differenti etnie. Mi rendo conto che le dinamiche nigeriane possano essere difficili da comprendere, ma distorcere i fatti e’ pericoloso”.
    Secondo il vescovo, raccontare quanto successo a Maiduguri, il capoluogo di Boro, solo in chiave religiosa e’ un “errore”.

    Poi, Monsignore dice altre cose.
    Meglio cercare di capire meglio cosa succede, prima di andare in guerra.Non per altro, ma la mia postazione sul pc è così comoda…

  32. l’epurazione di Calderoli, qualunque ne sia la causa, è cosa “buona e giusta” per la repubblica italiana… per quanto riguarda le bombe che cadono in iraq gli illuministi despoti di sinistra (per la maggior parte) sono contrari… in quanto quella è una guerra fatta per il petrolio (lo sanno tutti da sempre ormai).

  33. La posizione di Sofri è umanamente condivisibile, non oggettivamente, è una pallida ed incompleta descrizione della realtà.
    Non “esiste una misura nelle cose”, non in tutte,
    non “esistono variabili diverse da valutare” se poi si rifiuta di contemplarne altre ,
    non “esistono rapporti costi-benefici” se non si accetta altro metro di misura.
    Sarebbe un discorso accettabile in un’umanità di persone che convengono sulla misura, sulle variabili, sul metro.
    Come dovrebbe essere, come non è: in una tale umanità non ci sarebbero gli estremismi di Calderoli o delle teocrazie, per dire.
    L’auspicio che ci si sposti ad un tale livello di civiltà è buono. E condiviso.
    Ma non si raggiunge battendosi per valori di libertà ignorando le reazioni.
    Reazioni ingiustificate, ingiustificabili, indegne.
    Ma reali.

    E qui si torna al discorso originario: libertà di provocare (con la satira, nel caso) non è irresponsabilità. Proprio come, riprendendo Lia, libertà di parola non è ‘parole in libertà’.
    Altrimenti non siamo diversi dal bambino che lancia il sasso e nasconde la mano o dallo stereotipo dello scienziato pazzo che vuol distruggere la razza umana per salvarla.
    Civiltà ?

    Che poi questo discorso vada avanti è agghiacciante.
    Che Calderoli e altri si facciano paladini della religione del Cristo è agghiacciante.
    Che ancora si risponda a dati precisi (il sito con le comunità religiose) con pseudo-esperienze personali (‘maaa io ci sono stato in Africa ! Ettuuu dove sei stata ?!’) è agghiacciante.
    Ma a questo posso adeguarmi: il sottoscritto è stato in campi di lavoro in Indonesia, Tanzania, Togo, Senegal e Costa d’Avorio e sempre, pur avendo tutt’altro fervore religioso che un Pera o un Casini, con organizzazioni cattoliche.
    Che, a differenza di quel che pensano molti, non passano il tempo in quei a recitar salmi e a mangiar particole, ma a costruir strutture in muratura da usare come scuole o ospedali, a dare una mano.
    A volte correndo pericoli, più spesso mietendo riconoscenza e affetti.
    E che questa mietitura cui si dedicano in migliaia (di occidentali prima che di cattolici) venga messa in pericolo da gente che crede ancora, oltre ogni ragionevole dubbio, che i cristiani nei paesi a maggioranza islamica vengano trattati ancora peggio che nella Roma imperiale, ecco.
    Questa è la cosa più agghiacciante…

  34. ma tu sei la stessa che prendeva per il culo il papa e i cattolici un giorno si e uno no? se si non devo spiegarti io il senso della satira… e l’ovvia differenza con le funzioni di un ministro.

    questo l’ho trovato da windrose:
    Un gesuita, Samir Khalil Samir, docente alla Saint Joseph University di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma, nonché profondo conoscitore di ciò che si muove nella umma islamica, spiega in un’intervista ad Avvenire perché «nei Paesi islamici la gente è facilmente condizionabile dalle parole d’ordine dei radicali.» Tutto comincia a scuola e in famiglia:

    «A scuola i metodi d’insegnamento sono basati sulla ripetizione e sulla memorizzazione piuttosto che sull’argomentazione logica. In famiglia l’obbedienza che i genitori esigono dai figli non è accompagnata quasi mai dall’offerta di motivazioni ma piuttosto da imposizioni, anche violente. E sotto il profilo strettamente religioso, il Corano viene imparato a memoria e applicato in maniera meccanicistica e letterale, con una convinzione: visto che il testo sarebbe stato trasmesso direttamente da Dio a Maometto, esso contiene già tutto quanto serve per vivere e non è ammesso l’utilizzo di alcuna categoria interpretativa. E se qualcuno fa notare che – rispetto ai principi contenuti nel libro sacro e agli hadith (i detti attribuiti al Profeta, l’altra grande fonte della tradizione islamica) – bisogna sforzarsi di cercare l’applicazione più adeguata alla realtà attuale, viene accusato di essere un traditore dello spirito più autentico dell’islam e additato alla pubblica riprovazione, fino all’accusa di apostasia. Il risultato è un mondo statico, autoreferenziale, timoroso di confrontarsi con la modernità. La quale viene vissuta come qualcosa che mette in pericolo la conservazione della “vera religione”».

    questo per ricordare che la battaglia della sinistra deve essere per la laicità la tolleranza la libertà e la democrazia (come vedi presupposti illuministi, quelli che ultimamente vorresti buttare via con leggerezza) e non per vivere in una società oscurantista.

    chi da sinistra, in funzione per lo più anti-americana, appoggia stati religiosi e uguale e contrario a chi da destra in funzione filo-americana fa l’ateo devoto per potersi contrapporre.

    preoccupante anche il fatto che il dibattito debba svolgersi a suon di mazzate se no non vale non è veritiero.

  35. Io non stavo con Calderoli. Io ci sto adesso. Se non capite la differenza non so che farci.
    Luca Sofri ha il vizio di fare esercitazioni di ragionevolezza maneggiando i temi e le ragioni in vitro, come fossero chiuse in provette che mescolate possano dare una formula ideale che funzionerebbe se il mondo fosse quel laboratorio intellettuale che non è.
    Calderoli non è causa. E’ effetto.
    Stare con Calderoli rappresenta una posizione. Non stare non Calderoli (che è facilissimo) non rappresenta una contro-posizione. non rappresenta niente.

  36. filì, se vuoi stare con calderoli stacci.
    non c’è bisogno di giustificarsi su internèt.

  37. Mi devo essere persa il libretto delle istruzioni di Macchianera.
    A prescindere dall’autore del post, dal contenuto, dalle opinioni espresse o dai riferimenti, il bersaglio (o destinatario del commento) è Facci.
    Giusto?

  38. Il tuo, Facci, non è stare con Calderoli però.
    E’ stare da una parte con uno che, nel caso, è Calderoli, è stare dalla parte di un comportamento che non è criminale solo perchè compiuto da un criminale.
    Visto che riesci bene a scindere l’atto dall’attore forse potresti arrivare un pò più in là, se mi permetti…

  39. anche se i toni aggressivi di FF a volte rivelano le sue paure (insulta la nostra mediocrità perchè teme di non esserne al riparo lui?)

    però credo abbia ragione, stavolta

    diciamo così:

    se totò riina dice che è sbagliato attraversare la strada con il semaforo rosso
    ha ragione
    anche se lui che lo dice è un figuro infernale

    e concordo sul fatto che calderoli, anzi la lega stessa, nella sua ragion d’essere, è più causa che effetto
    se certi tabù, noialtri di sx, li avessimo affrontati meno corazzati di correttezza politica

    (ah, certe giustificazioni sull’illegalità in Meridione dovuta ai Borboni: come dire che a Imola quello che non va è colpa dei Galli Boi)

    la Lega non avrebbe trovato terreno fertile nelle frustrazioni non incomprensibili di chi si sentiva inascoltato
    idem con l’islam

    semplice, no?

  40. mi devo essere perso il libretto di istruzioni per capire G.
    perchè questo è un post sulle picconate di facci.
    giusto?

  41. Per la serie il vetero “tanto peggio – tanto meglio” non passa mai di moda, complimenti a Lia-che-l’importante-non-è-Calderoli-quanto-dare-addosso-al-centrosinistra, e a Facci, che idem.

  42. …ma in Egitto non muore nessun cristiano? In Arabia Saudita (amica usa) i cristiani stanno tanto bene?…bello sciorinare i dati delle diocesi del nordafrica…tante vero?? Ma che peccato che la scrivente dimentica che quello era il centro dell’antichità prima dell’invasione islamica (basti guardare i natali dei padri della Chiesa). Ma d’altra parte siamo troppo occupati in mea culpa antistorici che evidentemente qualcuno ha tutto l’interesse a fomentare!
    Francesco Tolloi
    cattolico romano e becero reazionario conservatore codino controrivoluzionario

  43. piti: assolutamente sì. se non fosse che evidentemente le cose più semplici son le più difficili da mandar giù, visto che a fare questo ragionamento siamo sì e no quattro gattini spelacchiati…

  44. si può sapere che diavolo significa, nella fattispecie, “stare con calderoli”?
    significa ritenere che il suo gesto è stato politicamente opportuno?
    significa ritenere che ciò rientrava nel compito cui era chiamato in quanto ministro delle riforma istituzionali o era comunque consono alla linea politica del governo?

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