Bamboccioni superficiali

C’è un tale intreccio di insensatezza, in tutta questa faccenda, che una non ne parla perché non sa da che parte cominciare.
Dice: “Spiegami!”
Dico: “A che pro? Io so solo che me ne voglio andare.”
Mi sento naufragare in mare di idiozia che si alza sempre di più, ed io lì a difendermi dall’annegamento armata di cucchiaino.
Affogo, per forza.
Poi lui insiste, io spiego, verso pure due lacrime di sconforto o di tensione che si scioglie, non so bene, e così fino alla prossima volta.
Le occasioni per sentirsi estranea, davvero, non mancano.

Ieri ci scambiavamo sms, io e la collega in Egitto.
Mi diceva che i ragazzi sono furibondi, in università.
E mi sembrava di vederli, ne prevedevo i discorsi, sentivo l’imbarazzo della collega immaginando quello che proverei io al suo posto.
“Apparteniamo a un mondo di una superficialità insopportabile.”
E basta.
Non c’era altro da dire.


C’è qualcosa che noi abbiamo perso chissà quanto tempo fa e che nessuna legge può imporre. Si fa fatica a spiegare cos’è. Quello che pensi è che qui sei costretta a farlo, se vuoi farti capire, mentre là verresti compresa al volo persino dal più sperduto beduino analfabeta del deserto.
Parlo del rispetto gratis, quello che non è soggetto a norme di legge. Della capacità di fermarsi prima di offendere profondamente l’altro, e non perché una norma te lo imponga ma perché, semplicemente, ciò che ti manca è proprio la volontà di offendere.

In una società in cui essere delle persone perbene è un valore, la dimensione che trova spazio è quella dell’intelligenza etica.
Io me la ricordo, sai?
Un tempo ce l’avevamo anche noi.
Anzi: più responsabilità si avevano e più era doveroso possederla.
Sono cresciuta in un mondo in cui era impensabile che la stampa di un continente usasse i precetti religiosi di una civiltà diversa a mo’ di carta igienica solo per dimostrare che poteva farlo. Il punto, nel mondo che rimpiango, era che non lo si voleva fare.
Essere figlia di quel mondo fa sì che io, oggi, non mi sognerei mai di mettermi a esibire disegni di Maometto a mo’ di sfida in faccia a un musulmano, e non certo per paura: perché mi sembrerebbe un’azione stupida e incivile, semplicemente. Perché la mia intelligenza etica me lo impedirebbe. Perché non mi riconoscerei più, se lo facessi. Perché non trovo che potere fare una cosa sia un motivo sufficiente per farla.

Per trovare un mondo in cui cristiani e musulmani convivono da secoli e secoli bisogna, è noto, andare in Medio Oriente. E lì lo vedi con i tuoi occhi, lo senti con il tuo corpo quanto possono cambiare i rapporti a seconda di ciò che prevale, tra l’etica del “potrei ma non lo faccio” e il darwinismo nudo e crudo del “posso e quindi lo faccio”. Mi pare che la semplice osservazione della realtà, la constatazione del perdurare di questa convivenza attraverso la Storia, dimostri che la scelta etica, fragile e costantemente da rinegoziare per sua stessa natura, sia quella che prevale nel sentire collettivo anche e soprattutto dei musulmani, fosse solo per la loro prevalenza numerica.
Vorrei che continuasse ad essere così.
Vorrei che la nostra sciocca superficialità la smettesse di avere come unico antidoto il buon cuore, sempre più pericolante, di intere società la cui esistenza si dipana sotto il nostro mirino, militare o mediatico che sia.
E’ un miracolo che questo equilibrio si mantenga ancora, a dispetto della tenacia dei provocatori e, guarda un po’, della povertà e basso indice di scolarizzazione della maggioranza dei provocati.
No, per dire.
E me li sto immaginando con i capelli ritti, i miei ex studenti cristiani.

Perché è la complessità, poi, ciò che veramente naufraga sotto i colpi semplicistici che assestiamo a quel mondo ogni volta che possiamo. La ricchezza, la fertilità delle contraddizioni non possono resistere alle ricettine beote che la nostra opinione pubblica si è prima bevuta fino al rincitrullimento totale e che adesso spaccia per verità, diritti e libertà, senza accorgersi di quanto appaia vacua, ipocrita e, francamente, vile.
Ci si radicalizza, noi e loro. E’ ovvio.
Così, sulle sciocchezze. Per nostro vezzo pseudolibertario.
Perché abbiamo tanto, tantissimo potere e lo usiamo come il figlio del Cummenda usa il Ferrarino, da fighetti ignoranti.

Dice: “Dai! Lanciamo un concorso per trovare disegnatori del Profeta, così facciamo un bel “pappappero” ai musulmani che lo considerano blasfemo”.
E, ovvio, come vuoi che non ne trovino? E con onore di stampa a prescindere, per quanto le vignette siano sciocche, insipide, xenofobe. Certo che ne trovano!
E’ da settembre che i musulmani del mondo cercano di spiegare che non è giusto né bello, leggi o non leggi, che vengano compiuti, a mezzo stampa, atti delberatamente offensivi contro la loro religione.
Lo hanno detto in tutti i modi, usando tutti gli strumenti civili e democratici di cui disponevano.
Niente.
Più loro si offendono e più le vignette vengono pubblicate.
Alla fine si incazzano – a febbraio, esausti; mica a settembre – e i cattivi sono loro.
Pensa.
E così ci ritroviamo col paradosso assoluto di uno Sherif che, a Otto e mezzo, deve spiegare a un Ferrara che fa lo gnorri come mai i musulmani si sentono offesi, per queste cose, mentre alle sue spalle un video gigante proietta un’enorme faccia di Maometto con una bomba al posto del turbante.
E io lo guardavo e gli invidiavo la pazienza, la lucidità assoluta. Ma quanta ce ne vuole?
E quanti possono averla, quanti fighetti occidentali la avrebbero, al suo posto?

Io, dicevo, credo che siamo fondamentalmente sciocchi.
Siamo, di fatto, una società gestita da una generazione – la mia e quella immediatamente precedente – il cui eroismo consiste nell’essersi opposto “a papà”.
“Papà” inteso come famiglia, come istituzione scolastica, religiosa, come autorità e freno a una realizzazione di noi stessi e del nostro piacere che avevamo lì, a portata di mano, e ci è bastato strepitare un po’ e correre davanti a un celerino per farlo nostro.

Non abbiamo fatto guerre, non abbiamo mai veramente sofferto.
Non abbiamo costruito né paci né ricchezze.
Abbiamo ereditato entrambe e ne abbiamo usufruito.
Invecchiando, è noto, non si diventa più eroici: solo così mi spiego questo fermo-immagine così straziantemente evidente nella nostra sinistra, sempre pronta a combattere solo e soltanto le battaglie che ha già vinto.

La libertà di espressione.
La libertà di satira.

L’Italia è, pare, al 74esimo posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. Siamo solo “parzialmente liberi”, secondo Freedom House e, del resto, basta uno sguardo ai media per accorgersene.
Però ci si mobilita per lo sfizio di pubblicare la faccia di Maometto.
E si scomoda Voltaire, si tira fuori “il sangue versato per la libertà” e c’è un giornalista tra i miei commenti a cui prudono le dita dalla voglia di disegnare un turbante.
Poi però siamo 74esimi e nessuno si scomoda. Perché, sai che c’è, siamo consumatori. Non protagonisti della nostra storia. E avere avversari lontani, battaglie a noi estranee, improbabili eroismi contro esotiche fatwa indonesiane seduti al pc ci sottrae alla fatica, ai rischi e agli obblighi che deriverebbero dal prendere veramente atto del nostro 74esimo posto.
Difendere la libertà di satira in Danimarca dà più soddisfazione che farlo in RAI.
Combattere solo le battaglie già vinte ci permette di sognarci vincenti a dispetto di qualsiasi realtà.

Solo che gli altri se ne accorgono, questo è il guaio.
La nostra contraddizione è evidente e la nostra ipocrisia è offensiva tanto o più del volto di Maometto riprodotto.
Il nostro atteggiarci a soloni è insopportabile soprattutto per questo: perché siamo incapaci di guardarci allo specchio.
Crediamo di non avere niente da imparare e ci ostiniamo a volere insegnare chissà cosa, beatamente inconsapevoli della disistima totale e crescente che facciamo di tutto per meritarci.
Un miliardo di persone cercano di dirci qualcosa e noi non ci degniamo di ascoltare perché siamo certissimi di non avere nulla da apprendere, nulla da scoprire.
Noi ascoltiamo solo se ci toccano le tasche o l’incolumità.
Siamo totalmente privi di curiosità, come il figlio del cummenda che gira col Ferrarino e fa danni da idiota, perché non ha mai avuto il bisogno di fermarsi un attimo a pensare.

Questo nostro pavloviano bisogno di combattere in eterno le battaglie che ci hanno gratificato a 20 anni è particolarmente insopprimibile quando si tratta di religione.
Solo che allora combattevamo la nostra, mica quella degli altri.
Solo che combattere la nostra voleva dire combattere un’istituzione effettiva e concreta, non il rapporto con il trascendente di popoli di cui ignoriamo tutto.
Solo che allora era l’autorità, il nostro nemico, mentre adesso il potere è tutto nelle nostre mani.
Solo che per noi la religione era uno strumento di oppressione che calava dall’alto, non lo strumento che popoli interi oggi riversano nelle urne elettorali col desiderio di liberarsi da altre, più urgenti oppressioni.
Solo che, soprattutto, noi abbiamo combattuto la religione quando questa non ci è servita più.

Vaglielo a dire a chi si sveglia la mattina senza sapere se arriverà vivo a sera, che dopo la vita non c’è nulla.
Dillo a chi convive gomito a gomito con la morte e non solo, non necessariamente perché lo opprimono, gli sparano addosso o lo bombardano ma perché la morte è presente in tutto ciò che fai, semplicemente.
In tutto.
Nel lavoro, fatto senza uno straccio di sicurezza. Nell’acqua del Nilo che trasmette la bilharziosi e nell’aria di piombo delle grandi città dove finiscono le nostre macchine usate.
Nelle infrastrutture assassine e nella mancanza di garanzie, di protezioni che non siano quelle della famiglia, del gruppo e dell’etica condivisa.

E’ facile essere fieramente atei quando i propri bisogni primari sono garantiti e si ha tempo e modo di cercare sulla terra i piaceri che altri rimandano a tempi e vite migliori.
Ed è molto arrogante vantarsi di ciò che ci risulta facile.

L’Islam non è un obbligo calato dall’alto e imposto con la repressione, a punta di fucile. Se tanta gente lo difende è perché – ma è così difficile capirlo? – lo ama.
Perché lo trova bello, importante.
Perché fa stare bene, rende la vita più sopportabile, unisce, dà un senso ad un caos che sarebbe annichilente, altrimenti.

Ma cosa ne sappiamo, noi?
Della moschea come luogo di incontro, di chiacchiera, di sonnellino, di gioco per i bambini. Del proporre a uno sconosciuto di pregare assieme, in un posto qualsiasi, perché pregare assieme è più bello ed importante. Che idea abbiamo della portata emotiva, della serenità, del senso di pienezza che ti può dare un’appartenenza di questo genere?

Io me l’ero sempre chiesto, cosa provasse la gente che credeva in Dio. Mi era sempre sembrata un’incomprensibile stupidaggine, una superstizione per allocchi o una manifestazione di conformismo sostanzialmente disprezzabile.
Credo di averlo capito là, che cos’è.
Di sicuro, ho capito che non ho proprio niente da insegnare, a nessuno. Tanto meno il nostro vecchio slogan di “combattere tutte le religioni”.

Può darsi che sia oppio.
Niente di più probabile, anzi.
Ma l’oppio esiste nella Natura e serve per non sentire dolore.
Mi pare una funzione importante.

Soprattutto, oppiomani lo siamo tutti. Noi più di loro, ché la nostra resistenza al dolore è di gran lunga minore.

E non ci rendiamo manco conto che il nostro oppio, oramai, è la guerra che combattiamo contro un mondo su cui proiettiamo tutti i nostri fantasmi per non essere costretti a farci i conti quando ci guardiamo allo specchio.

P.S. Ah, un’ultima cosa: quelli che difendono il diritto alla libertà di satira dovrebbero ricordare che la satira è uno strumento dei deboli contro i forti.
Quando viene usata dai forti contro i deboli il risultato è più o meno questo:

1inferiorita.JPG

Non è che ci sia proprio da esserne fieri.

(Visited 234 times, 1 visits today)

50 Commenti

  1. si vede che la faccenda ti sta a cuore e mi dispiace essere brutale.
    tuttavia da quanto hai scritto si evince:
    – che io non debbo/posso disegnare vignette sul Profeta;
    – che quando un domani, su questo sito o altrove, saranno pubblicate vignette anti-cattoliche, tu ti opporrai con la medesima vis, dato che ancora oggi milioni di persone amano quella religione o ne hanno, in effetti, bisogno (basta ascoltare due minuti radio maria).
    fammi sapere se ho capito male.

  2. Appassionata e vibrante come difesa, ma nullificata dai metodi oltranzisti utilizzati da chi difendi.
    Va bene boicottare economicamente i paesi “vignettari”, bruciarne le bandiere no.
    Che tutto intorno sia marcio è ovvio, che il contorno giornalistico italiano, Ferrara col suo aplomb neocon e Feltri con la sua difesa della libertà di stampa, sia orchestrato ad arte è tautologico.
    Ma viene lo stesso molto difficile difendere chi risponde alla satira con la violenza.

  3. Il motivo per cui siamo 74esimi in quella specie di classifica è noto, solo che qui si fa finta di non ricordarsene….

  4. A parte ciò: http://maurobiani.splinder.com/post/7062727 e quello che dice Lia, reputo che la “censura alla satira” in tutta ‘sta storia c’entri molto di sguincio. Proprio ora mi domandavo perchè anch’io, che ho un gran rispetto, quasi sacrale (guarda un po’ ;-), per la satira e la sua funzione, non abbia mai fatto vignette sulla religione ebraica, musulmana, buddista… etc…
    Semplice, proprio per questo: ho rispetto per la satira che è una forma di comunicazione importante e delicata. Difficilmente riuscirei a toccare senza cadere in qualche gaffes, argomenti così importanti e soprattutto da me Poco Conosciuti, ‘che il vivere culture differenti è diverso assai che conoscerle dai libri e anche dalle testimonianze.
    M.

  5. Alle legittime rimostranze di chi si sentiva offeso dalle vignette con Ratzinger nazista ci si opponeva sbandierando la libertà di satira. E ora? Per quattro vignette danesi che manco fanno ridere dovremmo tutti calare le braghette?

  6. “P.S. Ah, un’ultima cosa: quelli che difendono il diritto alla libertà di satira dovrebbero ricordare che la satira è uno strumento dei deboli contro i forti.” ecc.

    E’ questa la nostra colpa?
    Essere i forti?
    Se è così, non è un po’ disciminante ritenere che “noi” siamo i forti e gli altri i deboli?
    E’ davvero così?
    Correggetemi se sbaglio, ma so che il governo norvegese si è scusato.
    Per delle vignette apparse su qualche giornaletto?
    In Europa.

    Quando accadono certe cose, noi occidentali (o una parte di noi)ci chiediamo: “dove abbiamo sbagliato?”
    Ci sarà una parte almeno dell’islam che di fronte alle vignette si sia chiesta: “se ci vedono così, dove abbiamo sbagliato?”
    Poi magari certo gionalismo fa vedere solo una faccia delle cose.
    A me ‘ste reazioni comunque sembrano…un po’ eccessive!
    E mi sembra quasi più sottilmente “razzista” chi le giustifica.

  7. Guzzanti faceva satira anche contro Rutelli e D’Alema.
    Allen prende per il sedere i rabbini.
    La satira è satira, non c’è santo che tenga. Puo’ far ridere o indignare, ma bisogna prenderla per quella che è. Francamente sprecare così tante parole mi sembra ipocrita. E esagerato mi sembra incendiare ambasciate o bandiere per un disegnino.

  8. Certo, qui è diverso.
    Quando è stato trasmesso il cartone South Park con la Madonna sanguinante , ci sono state delle rimostranze delle associazioni cattoliche di destra americane, ma i dirigenti televisivi hanno tirato dritto.
    Che diamine, loro non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, e hanno REPLICATO l’Episodio.

    E i dirigenti di Italia uno , quando hanno saputo che c’erano state le proteste, hanno subito acquistato la puntata e lo hanno trasmesso in PRIMA serata, e poi anche il tg 5 ha sentito il bisogno di dire che no, loro non si fanno intimidire.
    E che diamine, la libertà di espressione NON SI TOCCA.
    Cioè, è andata così..vero?

    P.S. Non giustifico le azioni violente.

  9. Bello, bello, bello. Accorato, sincero, competente, bello. C’è solo un dettaglio: non siamo “noi” che stiamo facnedo cose “a mo’ di sfida in faccia a un musulmano”: sono alcuni (eufemismo) incendiatori di ambasciate, demolitori di grattacieli, assassini di registi e scrittori, e aspiranti demolitori di tutto il quadro che hai disegnato (ciò che eravamo) che ci costringono a difenderci. E non si tratta di esportare la democrazia: si tratta di non importare l’intolleranza, qui. Se Salman Rushdie viene minacciato di morte e tutti diciamo di essere con lui e leggiamo pubblicamente i versetti stanici per dimostrare che vogliamo essere liberi, lo facciamo contro i suoi killers, non “in faccia a un musulmano”. Se difendiamo Amina dalla lapidazione, lo facciamo per difendere lei (e noi) da un rischio immediato e da uno a venire per tutte quelle come lei (noi compresi): non “in faccia a un musulmano”, benché ciò che Amina ha fatto sia offensivo per molti musulmani. Pretendere di puerilizzare delle reazioni e degli atteggiamenti che vengono da ragionamenti complessi può essere facile e rassicurante, ma denota una presunzione rischiosa (sono tutti matti e io l’unica che ha capito tutto). Che poi un giornale danese sia “i forti” e gli integralisti islamici mondiali “i deboli” mi sembra un’interpretazione che anche il rispetto per la tua maggiore conoscenza dei luoghi difficilmente possa condividere. Ciao, L.

  10. Le reazioni che possiamo ben vedere mi pare siano la prova inoppugnabile che quelle vignette non solo erano lecite. Erano azzeccate.

    Se questo commento offende la vostra sensibilità potete sempre mettermi a fuoco la casa eh.

    (Di solito non sono così tranchant. Ma adesso sono veramente incazzato.)

  11. Quanto mi preoccupa questa situazione non potete immaginarlo. E dire che son stato sempre in prima fila per la difesa dei diritti civili e delle libertà di religione. Son stato sempre in prima fila ad attaccare i provocatori stile Fallaci o Ferrara, ho sempre cercato la via percorribile per l’integrazione pacifica fra i due mondi, ma quanto vedo, sento, leggo ciò che sta avvenendo in questi giorni mi turba, mi distrugge, mi fa capire che probabilmente ho sempre sbagliato. E questo fa veramente male, più di qualsiasi vignetta, e non perchè un sacco di poco scolarizzati cresciuti a pane e corano brucino bandiere, boicottino prodotti o infiammino ambasciate (boicottassero la Nestlè nello stesso modo ci farebbero un gran bel bene), quello è poco il male, lo fanno sempre e in qualsiasi occasione la voce di Dio in terra, Imam e compagnia bella, danno loro le prove dell’infedeltà dell’avversario, ma son distrutto per la posizione altrettanto oltranzista presa dai moderati e dalle persone intelligenti quali Haramlik, che seguo sempre sul suo forum, Sherif, Dacia ecc..
    Quando si è cotretti a dare ragione a M. Allam significa che ho raggiunto veramente il fondo. Ma non per qualche questione di autodifesa nei confronti dei paesi occidentali, figuratevi, ma perchè odio Dio ca…, odio chiunque agisca nel suo nome e si senta suo figlio e legittimato a fare qualsiasi cosa. Per un essere invisibile per diamine. Per un essere che fa morire centinaia di suoi fedeli nel momento del pellegrinaggio, quandi si tirano le pietre contro il muro per intenderci, fa cadere le navi ricolme di suoi fedeli di ritorno dalla Mecca. MA che Dio c’avete per diamine? E’ tosto sto tipo cavolo, non vi perdona nulla. Meno male che qui da queste parti c’è stato un tipo misericordioso, a detta di molti insomma. Anche se a suo nome, un pò di secoli fa, senza andare molto indietro nella storia, si sono effettuati crimini inenarrabili. Ma ora siamo nel 2005 figli miei, 2005 undestand?
    Dio, ti odio per questo, per questo tuo essere talmente onnipotente da permettere che avvengano queste cose. Ma dove diavolo sei quando servi?

    Amo la satira e la libertà, oltre che il rispetto. Ma svignettare su Maometto non è mancanza di rispetto, bensì coraggio di scrivere su qualcosa che c’è ma non si vede, si sa ma non si dice, si pensa ma si preferisce occultare. E’ pure ora di mettersi intorno ad un tavolo, senza corani bibbie torah e azzi vari, e si discute su come metterla con sto Superpresident, dotato di legiferare ovunque, in tutti gli stati del mondo, senza neanche essere sottoposto a delle democratiche elezioni.

    E la vignetta sulla mancanza di vergini nel paradiso islamico è bellissima.

    Viva la libertà

    Simone (di rifondazione comunista – quelli definiti amici dei terroristi da parte dei soliti neo.cog)

  12. L’articolo è bello, davvero. Però, mi dispiace, sbaglia mira. Perchè il punto è che la libertà può avere talvolta persino dei risvolti sgradevoli, per alcuni. Come si sentirà la Annunziata quando assiste all’imitazione che di lei fa la Guzzanti? Io penso malissimo. E i gay, nel vedere alcuni film che tuttora vengono replicati? Non esiste nulla che possa far male persino più di un sentimento religioso ferito? Eppure, qui e ora, così è se vi pare. E se qualcuno pensa di cancellare questo stato di cose bruciando bandiere e minacciando ritorsioni, beh, dargliela vinta è proprio l’ultima cosa da fare.

  13. Unreal World

    Con tutto il rispetto, il paragone tra vignette anti-Islam e vignette antisemite tracciato da Pierluigi Battista non regge. Anzitutto, e basterebbe, perché le prime non erano vignette anti-Islam: non avevano com…

  14. Ma di cosa si parla quando si parla di rispetto? Personalmente non riesco a rispettare l’intangibilità dei dogmi di una fede e la mancanza di spirito critico, le violenze, le paranoie, le ossessioni, le coercizioni che si esercitano in nome di ciò che è ritenuto sacro

  15. Questa visione dicotomica Noi Santi loro assassini, noi società liberale(?)loro società “proibitaria” (potete continuare voi all’infinito) non porta a nulla …poichè per logica nella visione dicotomica accettare uno dei due termini significa necessariamente rifiutare in toto l’altro termine. In poche parole: o sei con me o sei contro di me. Ed è per questo motivo che a prescindere dal fatto di essere o meno nel giusto nel momento in cui ci troviamo di fronte al termine a noi opposto (in questo caso l’Islam) ci troviamo naturalmente ad osteggiare il nostro contrario senza chiederci perchè (e questo vale sia per noi che per il mondo islamico, non dobbiamo dimenticarlo).
    Dobbiamo partire da questo punto, al di là delle situazioni che poi di fatto ci si presentano agli occhi. Fare una sana autocritica sulla necessaria utilità di tali vignette satiriche (non sulla satira in se ma sul modo in cui è stata usata tramite tali vignette) non significa un attacco o un mettere in pericolo la libertà di espressione o di satira ma semplicemente mettere in risalto che una vera società liberale e di diritto ha non solo la capacità di criticare (criticare l’altro è facile)ma di sapersi autocriticare dal suo stesso interno.
    La satira non ha alcun limite (nè deve averne) quando deve mettere in ridicolo la cattiva morale corrente, ma deve naturalmente autocriticarsi per determinare il più sano dei modi di esprimersi.
    Quindi tali vignette non sono di cattivo gusto perchè attaccano una raisone d’etre estremista islamica del tutto errato, ma per il modo in cui lo hanno fatto.

  16. Se ho capito bene, tu chiosi definendo “epigoni nazisti” tutti quelli che hanno trovato inaccettabile il comportamento di moltissimi islamici e hanno difeso, invece, la libertà di stampa in Danimarca. Se quello che hai scritto è quello che io ho capito, che dire? Fra questi “difensori della satira di potere”, che pare si ispirino al Reich, c’è Staino, Loredana Lipperini, ci sono io (noto che citi il mio riferimento all’oppio, ma senza link: forse era troppo fastidioso dare in pasto ai tuoi lettori una che vota Rifondazione Comunista, che si è sempre schierata contro la guerra in Iraq e in Afghanistan e nonostante questo oggi domanda a gran voce ai filoislamici di uscire dalla sclerosi e difendere l’Articolo 19?), c’è Luca Sofri, c’è Lello Voce: tanto per citare qualche nome letto in rete. Tutti beceri fascisti? Suvvia… Ti confesso una cosa, Lia: quando io mi accorsi di star scrivendo di ex-Jugoslavia senza avere più – in buona fede, per questioni forse personali – capacità critica e lucidità, mi imposi di fermarmi un po’ e scrivere di altro. A volte guardare un quadro troppo da vicino, e con troppe emozioni in gioco, non ci permette di apprezzarlo. Comunque, per quel che mi riguarda, trovo piuttosto ributtante reclamare in pubbliche piazze le teste mozzate di tutti “gli europei”; e se questo fa di me una “fascista”, beh, abbiamo smarrito la semantica. L’Italia sta al 74° posto nella classifica della libertà di stampa, è vero, e siamo stati in molti e senza sosta a denunciarlo: compresi i signori “illiberali” che oggi chiedono che un disegnatore danese sia libero di pubblicare le sue vignette, per quanto poco argute: la libertà di stampa non può dipendere dal “valore” dell’opera (chi lo stabilirebbe?), e non può fare eccezioni per “animi sensibili” (e se i cattolici che domandavano a gran voce il sequestro de Il Manifesto con Ratzinger e il titolo “Il pastore tedesco” fossero stati *altrettanto* sensibili? Che si fa? Si azzera la satira, tout court?)… Il 74° posto meritato dalla libertà di stampa in Italia è una vergogna, sulla quale bisognerà lavorare, tutti e bene: questo non toglie che in nei paesi arabi si stampino, ogni anno, solo un paio di migliaia di nuovi titoli editoriali, quando in Italia se ne stampano circa 45mila. Per dare un’idea sulle proporzioni. Il nostro 74° posto non ci fa certo onore, ma non giustifica le teocrazie altrui, né le altrui violenze. Non si ragiona per sottrazione, Lia. Se io rompo un vaso non posso giustificarmi dicendo che tu hai rotto una statuina. Con questo metodo, l’unico risultato che si ottiene è di mandare in pezzi *tutta* la cristalleria. Se è questo, quello che vogliamo… Trovo bizzarro, poi, il concetto di satira come “esclusiva” dell’opposizione. Quindi, se vinciamo le elezioni, come io spero, Luttazzi, Grillo e Sabina Guzzanti si metteranno a fare drammaturgia? Si daranno all’ippica? E’ un concetto noto a una certa sinistra, questo dell’alternanza attitudinale: quando siamo all’opposizione sfottiamo come giullari, quando governiamo, tutti a declamare Antigone; quando siamo all’opposizione tutti pacifisti, quando siamo al governo, giù bombe sui civili di Nis e sugli ospedali di Belgrado. Chapeau, che bel sol dell’avvenire.

  17. Assolutamente in disaccordo, per la prima volta, con Lia.

    La libertà di satira non si discute, se ci dovessimo preoccupare di chi si offende non si potrebbe farne su nessun argomento. Non è questione del gusto di combattere “battaglie già vinte”, ma di difendere i risultati di quelle battaglie per evitare di doverle combattere nuovamente.

    Definire poi quelle vignette danesi “razziste” mi pare una sacrosanta stronzata.

    Non ho visto molti islamici dar fuoco a qualcosa quando i terroristi si sono appropriati della loro religione e dei loro simboli per giustificare le atrocità dei kamikaze.

    D’accordissimo con l’appello di Staino e Adriano Sofri: tutti i giornali dovrebbero ripubblicarle in un giorno stabilito.

    Se vogliono capire capiscano, io faccio lo sforzo di comprendere le loro ragioni e quando c’è da opporsi alla ingiustificata, assurda e ipocrita esportazione “della democrazia”. Non pretendo certo qualcosa in cambio.

    Su certe cose non si retrocede.

  18. Non lo so, ho la orribile sensazione che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli un futuro di lotta all’ultimo sangue tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha fatta. E la religione, come sempre, è solo il linguaggio che si sceglie per descrivere lo stato delle cose. Sto parlando della NOSTRA religione, quella dei diritti civili, del politically correct, delle libertà, della laicità. Che la maggior parte delle volte maschera la nostra cattiva coscienza, perchè anche qui da noi, se sei povero e incattivito, se hai perso, se ti sei perso, col cavolo che sei in possesso dei mezzi per farti capire e col cavolo che qualcuno di quelli che lo sono si scomoda per interpretare le tue ragioni. Insomma, so che mi si verrà a dire “ah si, allora vivici tu senza libertà di stampa”. Risponderò primo che non ne ho la minima intezione, e secondo che è quello che sto già facendo. E le due cose non sono in contraddizione.

  19. In linea di massima, tutti i commenti precedenti sono critici nei confronti dello scritto di Haramlik.
    Sbaglierò, ma mi sembra che ciò avvenga più per assumere una posizione di parte che nei confronti dell’opinione “di fondo” espressa da Haramlik.
    Ci sono più punti che l’intervento affronta, ma a me l’impressione di fondo è che sia costruito attorno un concetto di rispettosa tolleranza da applicarsi nei confronti degli altri.
    Non è solo un fatto di modelli o di “aperture”, al contrario, è rivolto verso chi, prodotto di una diversa civiltà e cultura dovrebbe cercar di comprendere sino a dove ci si può spingere, e con quale risultato.
    Attenzione: non per un fatto di opportunità, bensì per il valore che è rintracciabile in ciascuno di noi, che ci porta a sviluppare mezzi di confronto piuttosto che quelli di scontro.
    Non è un concetto applicabile sempre e comunque, ma è possibile ritenere che valga come punto di arrivo.
    Per contro, c’è un imbarbarimento che sembra giustificare qualunque tipo di reazione, da qualunque parte avvenga.
    C’è molta chiusura, che sembra mirare a tempi più bui: non credo sia ciò che Haramlik intendesse, ma risuona in molti interventi in risposta.

  20. Io credo che Lia abbia detto tutto.
    Credete che questo sia difendere la libertà di stampa. In seguito reclamerete il diritto di scaccolarvi in pubblico.

  21. Già: nel momento in cui qualche integralista del bonton vorrà tagliare il naso agli scaccolatori danesi, reclameremo anche quello. Puoi giurarci. Facci sapere se ci sarai, o se vorrai disquisire del merito. Ciao, L.

  22. Risposte in ordine sparso.

    Babsi, santo cielo: è un periodo che scrivo poco e leggo meno e, francamente, ho letto il tuo post sull’argomento solo questa mattina. L’associazione religione=oppio non mi pare originalissima e, comunque, mentre ne scrivevo avevo in mente una chiacchierata appena avuta con Biraghi.Se mi fosse venuta in mente leggendo te non avrei avuto nessunissimo problema a linkarti. Te lo assicuro.

    Carmelo: le bandiere sono un simbolo e la faccia di Maometto pure. Non riesco a cogliere la differenza tra le due profanazioni.

    Luca ed altri: il punto è che io sono d’accordissimo con Biani quando dice che, qui, la satira c’entra solo di sguincio. Quello che c’è è una catena di sbalorditivi errori di comunicazione oramai troppo intricati per essere ricostruiti al di là di ciò che ho già scritto.
    Epperò ci riprovo, sperando di non ripetermi.

    Il caso non è nato come protesta verso la nostra libertà di espressione o di satira: la stampa mondiale è piena di pubblicazioni e vignette che si fanno tranquillamente beffe dell’Islam senza che succeda assolutamente nulla.
    Il caso è nato perché in Danimarca è stato lanciato un concorso che aveva come unico scopo quello di ottenere raffigurazioni della faccia di Maometto, solo e soltanto per la volontà di aggredire un punto assolutamente centrale del sentire di qualsiasi musulmano.
    Non esiste altro messaggio, in quelle vignette, al di fuori di questo. Il messaggio – l’unico – è: “Disegno il volto del Profeta esclusivamente perché so di fare una delle cose che più possono ferirti”.

    Noi raffiguriamo costantemente Dio, cosa proibita dall’ebraismo e dall’islam. Ma, per quanto il Dio sia lo stesso per tutte e tre le religioni, né gli uni né gli altri protestano.
    Se, tuttavia, domani un giornale decidesse di esibire immagini di Dio al solo ed esplicito scopo di farsi beffe della proibizione ebraica di raffigurarlo, la cosa susciterebbe notevoli proteste.
    Dice: “Sì, ma protesterebbero più civilmente.”
    Dico: “Certo, perché verrebbero ascoltati subito, sarebbe assolutamente chiaro l’intento discriminatorio di un simile gesto e, di conseguenza, non ci sarebbe motivo di fare trascendere la protesta”.

    I musulmani hanno cercato di spiegarlo per mesi, qual era il problema, e in tutti i modi civili e democratici possibili. Ci hanno provato le associazioni, ci hanno provato 10 ambasciatori e non sono riusciti a farsi ascoltare. Eppure sarebbe bastato un innocuo quanto civile riconoscimento dell’offesa prodotta per chiudere l’incidente.
    Non la chiusura del giornale, non l’arresto dei vignettisti, non la cessazione della libertà di stampa.
    Delle semplici scuse di una società civile verso una categoria di cittadini deliberatamente offesa su un punto centrale della loro identità.
    Non mi pare una richiesta inaccettabile.

    Allora si è passati al boicottaggio delle merci danesi. Ora: il boicottaggio delle merci è un gesto politico assolutamente civile e legittimo. Ricordo perfettamente il boicottaggio spagnolo alle merci italiane per rappresaglia contro di noi all’epoca del caso dell’olio di colza, e non mi pare che nessuno si sia stracciato le vesti per questo né si sia sentito particolarmente ricattato.
    Il boicottaggio ha funzionato meglio della semplice comunicazione tra gentiluomini e le scuse sono arrivate.
    Con loro, però, è arrivato il can-can mediatico della “libertà di stampa offesa” che – e vorrei tanto essere creduta – non può non apparire ipocrita e pretestuosa a qualsiasi normale musulmano, di questi tempi e in questo contesto. E, alla base dell’incazzatura – che, per quanto strumentalizzata in certe sue manifestazioni è comunque assolutamente profonda e genuina nel sentire generale e, chessò, dei miei ex 400 alunni, per esempio – c’è lo stesso sentimento che proverebbe una vittima di mobbing i cui persecutori si appellassero alla libertà di espressione.
    Questo è quanto.

    C’è un errore di percezione notevole, infine, nell’associare l’incazzatura sulla vicenda agli “integralisti islamici mondiali”.
    Per avere un’idea del sentimento che si è andato a ferire dovremmo immaginare, chessò, gli arabi che si mettono a esibire gigantografie della Madonna in posizione ginecologica che partorisce Gesù mentre un medico si stupisce per la bizzarria dell’imene intatto. Il tutto fatto con l’intento di provocare non tanto noi così come siamo oggi, ma i nostri genitori o nonni che, in Dio, ci credevano davvero.

    E’ facile e consolatorio pensare di avere offeso solo gli assassini, i demolitori di grattacieli o degli illiberali tizi barbuti.
    La realtà, purtroppo, è che questa storia fa l’effetto di uno schiaffo in piena faccia persino a me, che non sono musulmana e ho avuto la semplice ventura di viverci, in un paese arabo. Posso immaginare benissimo quali siano i sentimenti di tutte le persone che ho in mente, dagli studenti ai colleghi, dai vicini ai negozianti, di tutti.

    Stiamo commettendo un errore, ritengo.
    Un errore sciocco che le semplici buone maniere avrebbero potuto tranquillamente evitare.

  23. Babsi ha ragione.
    Lia non è imparziale, nelle sue prese di posizione:)

    Ma non è questo che vuole Lia, lei offre il punto di vista che conosce meglio, che può essere utile per comprendere la parte che lei ” difende ” appassionatamente.
    L’equilibrio e l’imparzialità dovrebbero essere compito dei giornalisti.

    Detto questo, un po’ di cronologia.
    Adesso sembra che le proteste siano scoppiate negli ultimi tempi.In realtà, la cosa inzia nell’ Autunno scorso, quando un quotidiano danese indice un concorso per delle vignette per illustrare un libro.
    Vengono pubblicate queste vignette che provocano sconcerto nelle comunità musulmane.CHe protestano, ma non ottengono scuse. E che chiedono di essere ricevute dal premier che si RIFIUTA. Cioè, non è che li riceva e poi magari gli dica :” chiedo scusa se la cosa ha urtato la vostra sensibilità, ma cmq io non posso entrare nelle scelte di un giornale ”
    IN seguito, le vignette vengono riprese anche da un giornale norvegese. ED è a questo punto che monta la protesta, con i governi musulmani che mobilitano le loro ambasciate.E che iniziano il loro boicottaggio. Forma di protesta contestabile, ma legittima.
    ED è sempre a questo punto che persino Rasmussen sente il bisogno di ricevere gli ambasciatori, offre loro le scuse, pur ribadendo che non può e non vuole ( giustamente ) intervenire contro la libertà di stampa.
    Ma a questo punto è tardi, perchè la protesta ha coinvolto le piazze, con la partecipazione dei gruppi più estremisti che colgono subito l’occasione per tirare fuori tutta la violenza di cui sono capaci.

    Ora. Libertà di satira ” sacra e inviolabile”? Non direi. In realtà, ci sono ( dovrebbero ) essere delle regole anche per quella. E sono i limiti di non arrecare offesa e non diffamare.E non offendere il senso religioso delle persone. Valori tanto importanti che vengono sanzionati dalla legge.
    Ora, non so quali siano le leggi in Danimarca e Norvegia, ma cmq , delle regole altrove ci sono.
    Segno che si riconosce che devono essere rispettati dei limiti.
    Ora, per me alcune vignette sono carine, alcune stupide e offensive.

    Quindi, perchè , quando è iniziata la protesta in Danimarca , non si è provveduto a cercare di capire le ragioni della protesta , che fino ad allora poteva essere discutibile ma pacifica ?

    Appurato che la prima pubblicazione aveva toccato la sensibiltà dei musulmani, non sarebbe stato meglio non ripubblicare ? O perlomeno ripubblicare parzialmente ?
    Ho fatto l’esempio dell’episodio della Madonna sanguinante negli Usa.CHe non è stato replicato( come fanno di solito ) perchè c’erano state delle proteste da parte delle comunità cristiane di destra.
    E in Italia i dirigenti di Italia 1 hanno dichiarato che non trasmetteranno per ” opportunità”
    Ora, sarebbe stato così lesivo della libertà di espressione non ripubblicare più le vignette , o farlo solo parzialmente , eliminando le più controverse?
    E’ troppo credere che se dall’inizio ci fosse stata maggiore apertura ( o comprensione ) da parte delle autorità Danesi, non si sarebbe arrivati a questi livelli di protesta ?

    Secondo me in questo caso si è voluto ” dimostrare ” a tutti i costi di essere ” liberi ”
    Ma forse è l’occasione sbagliata.

    E certo non credo che la mobilitazione italina per la libertà di stampa in questa occasione ci farà risalie molto nella classifica.
    Ma questo non turba molto gran parte di quelli che si ” indignano “. Adesso la protesta è arrivata a livelli tali che per fermarla i governi delle nazioni dovranno ” abbassarsi ” a scuse ufficiali mortificanti e imbarazzanti.
    Vedremo.

  24. Ops.

    Scusa, Lia, il mio commento diventa quasi superfluo, dopo il tuo.
    Ma l’ho postato contemporaneamente.

    Però, vorrei fare a te la domanda che ho postato da Miguel.:

    “Però mi chiedo. Le comunità musulmane che stanno protestando in questi giorni non dovrebbero porsi il problema di prendere le distanze da chi manifesta in maniera violenta ?
    NOn dovrebbero esse stesse dire :” cari musulmani di Giacarta, cari amici di Hamas che protestate in questo modo barbaro, la vostra protesta è giusta, ma i vostri metodi non ci appartengono? ”

    Anche per non fare confondere il loro messaggio legittimo ( giusto o sbagliato che sia ) con quello di chi compie azioni violente?

    Io ho sempre pensato che fosse stupido, nel passato, chiedere condanne pubbliche da parte delle comunità musulmane per chi compie azioni terroristiche .
    Perchè un qualunque musulmano dovrebbe sentire l’obbligo di marcare se stesso da terroristi?
    Perchè dovevano giustificarsi in nome del loro essere musulmani?
    No, mi sembrava ingiusto.

    Ma adesso, c’è comunanza di scopi, la protesta verso vignette ritenute offensive
    Non sarebbe meglio criticare apertamente questi ” compagni di lotta “?

    La parte violenta non rischia di oscurare le buone ragioni di chi protesta? ”

    Tu, Lia, che cosa pensi al riguardo ?

  25. Oddio ci ho il deja vu… queste forche caudine del “devi prendere esplicitamente le distanze dai violenti”… a cui si trascina gente che coi violenti non ha nulla a che fare, se non il fatto di avere una maggior comprensione del cosa li spinge a tanto, o se si vuole il rifiuto della malafede di chi fa finta di non aver compreso… mi si riaffaccia (nel senso che mi si ripropone) un ricordo di affari di casa nostra di circa un quarto di secolo fa.

  26. Maria José, io sono certa che i giornali arabi trabocchino di editoriali di condanna contro le manifestazioni violente, ché sono un disastro innanzitutto per loro.
    Che poi la stampa occidentale tenda ad escludere dalla sua presentazione dell’Islam tutto ciò che ci somiglia preferendo sottolineare tutto ciò che è diverso, è un problema antico.

    Sto vedendo fotografie con milioni di persone di piazza in diverse città. Immagina la stessa situazione in Europa: non deve essere una faccenda semplice.
    Ed è ovvio che ormai non si manifesta più per le vignette in sé ma per una misura che viene considerata colma, e non faccio fatica a crederlo.

    Quello che sta succedendo è un incubo per tutti quei paesi in cui, come ho già detto, musulmani e cristiani vivono fianco a fianco da sempre.
    Gettare benzina sul fuoco delle differenze religiose è l’ultima cosa che andava fatta, non per noi ma per la convivenza di là che è già stata messa a dura prova, in questi anni.
    E, francamente, mi spaventano molto di più le sassaiole contro le chiese che l’incendio di un’ambasciata.
    Credo che la priorità di chiunque da quelle parti, per adesso, consista nel fare rientrare il pericolo di catastrofe contro i cristiani arabi.
    L’Europa mi pare del tutto trascurabile, al momento.

    Quanto ad Hamas: la notizia fondamentale, tra quelle che ho letto, mi pare questa:

    “AGI (EST) – 02/02/2006 – 20.38.00
    SATIRA-ISLAM: HAMAS PROTEGGERA’ CRISTIANI A GAZA ZCZC AGI2822 3 EST 0 R01 / SATIRA-ISLAM: HAMAS PROTEGGERA’ CRISTIANI A GAZA = (AGI/AFP) – Citta’ di Gaza, 2 feb. – Un alto dirigente di Hamas, Mahmud al Zahar, si e’ impegnato a tutelare l’incolumita’ dei cristiani dalle minacce degli integralisti islamici infuriati per la pubblicazione delle vignette satiriche di Maometto su diversi giornali europei. Durante una visita alla scuola cattolica della Sacra Famiglia, nella citta’ di Gaza, ha affermato: “Siete nostri fratelli e sarete al sicuro nella nostra patria palestinese”. “Se qualcuno cerchera’ di farvi del male – ha assicurato – lo fermeremo con mezzi legali. Non permetteremo a nessuno di danneggiare voi, le vostre scuole o le vostre chiese”. A questo scopo, si e’ offerto di far sorvegliare le scuole e i luoghi sacri cristiani dai miliziani di Hamas. (AGI)”

    Dovremmo davvero capirlo, ogni tanto, che non siamo il centro del mondo e che ci sono cose più urgenti e più importanti di noi.
    Se anche Hamas o il governo egiziano o chiunque abbia un ruolo guida, in questo momento, decide di incanalare la rabbia degli incontrollabili contro un nemico esterno e lontano per parare il culo ai cristiani interni e vicini, io non credo di potere esprimere biasimo. A ricostruire i nostri rapporti ci penseremo poi, ché abbiamo più tempo.

  27. Luisa, ho chiesto SE le comunità musulmane che protestano pacificamente non “dovrebbero ” ,non è che sia obbligatorio prendere le distanze.

    Però, mi metto nei panni di una eventuale vittima delle violenze. Se un fanatico venisse a bruciarmi la macchina ( per dire )perchè sta protestando in maniera incivile contro la pubblicazione di vignette ( o con qualunque altro motivo ), non credo che avrei tanto voglia di stare a distinguere tra manifestanti.
    Cioè, lo potrei fare, ma forse la mia capacità di discernimento ne verrebbe un tantino offuscata.
    Vorresti farmene una colpa?

    O devo credere che se ti capitasse tu ti fermeresti a pensare :” oh, beh, però bisogna considerare che nel contesto….” ?

  28. Grazie, Lia.

    Soprattutto per la notizia sulla Palestina e Hamas.

    Proprio per evitare corto-circuiti informativi, bisogna anche fare venire a conoscenza queste notizie.

    ” editoriali di condanna contro le manifestazioni violente, ché sono un disastro innanzitutto per loro.”
    Appunto.

    Sempre a proposito di chiese, voglio ricordare che nei giorni scorsi ci sono state diverse chiese prese di mira anche in Iraq.

  29. Predicare la morte per una (vera o presunta) offesa è un delirio.
    Il mondo arabo deve ancora secolarizzarsi, punto.
    Il resto sono parole al vento.
    Detto brutalemente il mondo arabo/islamico etc deve darsi una svegliata, non puo’ vivere nel medioevo

  30. Ciao Doppiaesse,
    non riesco a capire se quando tiri in ballo la “visione dicotomica” intendi riferirti al mio breve intervento, se così fosse permettimi di dire che lo hai travisato perché ritengo, e ne sono felice, di vivere nel cuore di una cultura che è anche ebraica, è anche cristiana, è anche islamica, è anche buddista, è anche protestante, è anche atea, è anche altro è anche piena di anarchia. L’anarchia legata all’irriverenza e allo spirito dissacrante ha sempre una portata dirompente a maggior ragione quando è espressa in maniera eccelsa, raffinata e arguta. E’ un concetto filosofico per sua natura scardinante perché rimette continuamente in discussione le nostre gerarchie di valori e l’accordo su ciò che di volta in volta è ritenuto indiscutibile, inviolabile. Certo manca di tatto (a volte proprio grossolanamente) certo genera situazioni conflittuali, ma non è forse una ricchezza se spinge a superarci ad aprirci?

  31. “Quello che c’è è una catena di sbalorditivi errori di comunicazione oramai troppo intricati per essere ricostruiti al di là di ciò che ho già scritto”: e così te la cavi senza rispondere alle obiezioni di nessuno, e guarda che di obiezioni al tuo pezzo ne sono state sollevate davvero parecchie.” O, come Leonardo, te la cavi paragonando l’atto di scaccolarsi all’articolo 19: bingo, la tombola delle intelligenze, una battuta degna del miglior Cavaliere, muco nasale + Voltaire. Maria José dice: “Lia non è imparziale, nelle sue prese di posizione. Ma non è questo che vuole Lia, lei offre il punto di vista che conosce meglio, che può essere utile per comprendere la parte che lei difende appassionatamente. L’equilibrio e l’imparzialità dovrebbero essere compito dei giornalisti.” Io mi domando se questa dicotomia giornalisti-blogger, che tanto è cara ai Giornalisti Con Tesserino, non sia un buon modo per cavarsi dagli impicci quando si dà dei “bamboccioni” a un’intera fetta di popolazione, ci sia appella alla “moschea come luogo di incontro, di chiacchiera, di sonnellino, di gioco per i bambini” per leggere un evento geopolitico di portata mondiale (sai com’è bello il centro di accoglienza a per sentatetto di San Francisco che il fotografo Stoneth sta fotografando e mettendo online su Flickr, Lia? Sai come sono belli i californiani che lavorano lì per aiutare chi non ha una casa? E questa sarebbe una ragione per giustificare la politica estera americana?) – ovvero, si fa della geopolitica “last minute” infarcendo un pezzo di un buon numero di affermazioni inesatte e di una valanga di retorica. Certo, ma stavamo “giocando”, siamo solo “blogger”, mica si fa sul serio. L’equilibrio e l’imparzialità *non* sono virtù proprie dei giornalisti, non le danno in allegato cerebrale con il tesserino di iscrizione all’Ordine; credo però che la decenza di dar risposte a chi ha sollevato obiezioni a un pezzo pubblicato potrebbe starci, pure per i blogger. Ma ai lettori di Lia piace essere coccolati e rassicurati e basta: cercano un ritratto di un Medioriente a metà (“il mondo islamico trattato a pedate ormai da anni, nel migliore dei casi, e invaso e distrutto nel peggiore”;) e l’altra metà? Il Medioriente violento, intollerante, quello delle lobbies che governano una fetta di pianeta? E quelli che hanno dubbi su questo perpetuo “povero Medioriente invaso e sfruttato e massacrato”? Degli sciocchini, magari un po’ fascisti. Ti ringrazio, Lia, per aver precisato che i tuoi riferimenti all’oppio che stordisce (ma per te “lenisce”) non erano collegati al mio post, ma mi riesce difficile ringraziarti per averci liquidati tutti come “bamboccioni superficiali”. Del resto, siamo gli idioti superficiali col Ferrarino che ti hanno difesa ogni volta che qualcuno ha tentato di tapparti la bocca, ma questi sono dettagli. La prossima volta che ti torna utile un po’ di appoggio libertario, prova a dare un colpo di telefono a Mahmud al Zahar, e già che ci sei, digli se si beve un caffè con Ramahi, prossimo Ministro della Sanità del movimento per la Democrazia e lo Sviluppo denominato “Hamas”, e gli chiede di spiegarci cosa intende quando dichiara a Gigi Riva (un giornalista senza blog): “Per me, gli Ebrei non dovrebbero più esserci in Palestina. Non li avete forse cacciati anche voi dall’Europa?”. Buona fortuna :)

  32. No, caro/a Mah, non mi riferivo al tuo intervento. Il mio discorso sul “problema dicotomico” si basava sul fatto che molto spesso qualsiasi tipo di critica e visto, o è considerato da chi è criticato, come un attacco a tutto ciò che egli pensa o crede, quando magari la critica è rivolta solamente ad un dato aspetto o a una parte delle proprie idee o credenze. L’errore islamico sta nell’aver considerato la critica ad una parte estremista come una critica a tutto l’Islam. Il nostro errore sta nel considerare una critica ad un dato aspetto della satira come una critica in toto alla libertà di espressione. E questo proprio perchè,e quasi naturalmente, si finisce per avere una prospettiva dicotomica di qualsiasi problema. Errore, che come dici ben tu, si palesa anche nelle idee dogmatiche ed astratte che sono considerate uniche, univoche e universali. Quando invece basta semplicemente capire che la realtà di ogni cosa è la sintesi di un processo mai finito che diventa pericoloso quando diviene ideologia o dogma (cosa che riguarda anche il principio della libertà di espressione se vista in astratto). Resta fermo il fatto che le violente proteste islamiche sono del tutto errate e negative.

  33. No, caro/a Mah, non mi riferivo al tuo intervento. Il mio discorso sul “problema dicotomico” si basava sul fatto che molto spesso qualsiasi tipo di critica e visto, o è considerato da chi è criticato, come un attacco a tutto ciò che egli pensa o crede, quando magari la critica è rivolta solamente ad un dato aspetto o a una parte delle proprie idee o credenze. L’errore islamico sta nell’aver considerato la critica ad una parte estremista come una critica a tutto l’Islam. Il nostro errore sta nel considerare una critica ad un dato aspetto della satira come una critica in toto alla libertà di espressione. E questo proprio perchè,e quasi naturalmente, si finisce per avere una prospettiva dicotomica di qualsiasi problema. Errore, che come dici ben tu, si palesa anche nelle idee dogmatiche ed astratte che sono considerate uniche, univoche e universali. Quando invece basta semplicemente capire che la realtà di ogni cosa è la sintesi di un processo mai finito che diventa pericoloso quando diviene ideologia o dogma (cosa che riguarda anche il principio della libertà di espressione se vista in astratto). Resta fermo il fatto che le violente proteste islamiche sono del tutto errate e negative. Il mio è più un discorso generale che riguardante la situazione delle vignette satiriche.

  34. No, caro/a Mah, non mi riferivo al tuo intervento. Il mio discorso sul “problema dicotomico” si basava sul fatto che molto spesso qualsiasi tipo di critica e visto, o è considerato da chi è criticato, come un attacco a tutto ciò che egli pensa o crede, quando magari la critica è rivolta solamente ad un dato aspetto o a una parte delle proprie idee o credenze. L’errore islamico sta nell’aver considerato la critica ad una parte estremista come una critica a tutto l’Islam. Il nostro errore sta nel considerare una critica ad un dato aspetto della satira come una critica in toto alla libertà di espressione. E questo proprio perchè,e quasi naturalmente, si finisce per avere una prospettiva dicotomica di qualsiasi problema. Errore, che come dici ben tu, si palesa anche nelle idee dogmatiche ed astratte che sono considerate uniche, univoche e universali. Quando invece basta semplicemente capire che la realtà di ogni cosa è la sintesi di un processo mai finito che diventa pericoloso quando diviene ideologia o dogma (cosa che riguarda anche il principio della libertà di espressione se vista in astratto). Resta fermo il fatto che le violente proteste islamiche sono del tutto errate e negative. Il mio è più un discorso generale che riguardante la situazione delle vignette satiriche.

  35. No, caro/a Mah, non mi riferivo al tuo intervento. Il mio discorso sul “problema dicotomico” si basava sul fatto che molto spesso qualsiasi tipo di critica e visto, o è considerato da chi è criticato, come un attacco a tutto ciò che egli pensa o crede, quando magari la critica è rivolta solamente ad un dato aspetto o a una parte delle proprie idee o credenze. L’errore islamico sta nell’aver considerato la critica ad una parte estremista come una critica a tutto l’Islam. Il nostro errore sta nel considerare una critica ad un dato aspetto della satira come una critica in toto alla libertà di espressione. E questo proprio perchè,e quasi naturalmente, si finisce per avere una prospettiva dicotomica di qualsiasi problema. Errore, che come dici ben tu, si palesa anche nelle idee dogmatiche ed astratte che sono considerate uniche, univoche e universali. Quando invece basta semplicemente capire che la realtà di ogni cosa è la sintesi di un processo mai finito che diventa pericoloso quando diviene ideologia o dogma (cosa che riguarda anche il principio della libertà di espressione se vista in astratto). Resta fermo il fatto che le violente proteste islamiche sono del tutto errate e negative. Il mio è più un discorso generale che riguardante la situazione delle vignette satiriche.

  36. Mi scuso per la triplicazione dei post…ma un problema di connessione ha commesso il fatto. Scusatemi ancora. Grazie

  37. Babsi: non riesco a capire tutto quest’astio, francamente.
    Non rispondo? Ma se non sto facendo altro che scrivere, da due giorni!
    A quale obiezione non ho risposto, se posso chiedere?
    Non lo capisco, dico sul serio.

    A me non pare che sarei granché utile, se mi proponessi imparzialità e equilibri come una specie di maestrina che dà i voti a Oriente e a Occidente, ma questo non vuol dire che giochi.
    Quello che io cerco di fare è spiegare, per quanto posso, il punto di vista delle persone di cui tutti analizzate il comportamento.
    Ho insegnato per due anni ad almeno 400 di coloro che in questo momento – e lo so di prima mano – sono incazzati per ‘ste sciocche vignette e cerco di fare capire cosa gli passa per la testa, per la semplice ragione che, appunto, lo so.

    Metto a disposizione un’esperienza, se la si vuole. E sennò pazienza.
    Se scrivo inesattezze, segnalamele.

  38. ” Ma ai lettori di Lia piace essere coccolati e rassicurati e basta: cercano un ritratto di un Medioriente a metà (“il mondo islamico trattato a pedate ormai da anni, nel migliore dei casi, e invaso e distrutto nel peggiore”

    Babsi, non generalizzare, che è una delle cose che mi infastidisce di più.
    Il fatto che si legga con MOLTO interesse Lia non vuol dire che si prenda in blocco quello che lei dice.
    E’ una PARTE, che personalmente trovo interessante perchè non si trova in giro, nelle fonti ufficiali. E perchè è scritto in modo chiaro. Con voglia di fare capire.
    Intendevo proprio questo, che ciò che offre Lia è UN punto di vista .
    Mi sembra il colmo che tu risponda :” si, ma è solo UN aspetto del problema ”

    Lo vedi, su? Ci sono molti lettori ed estimatori di haramlik che le dicono che ha torto.La maggior parte . Quindi direi che hai torto.

  39. Lia: nessunissimo astio, credimi. Guarda che sei tu ad aver dato dei bamboccioni ingenui a tutti noi che la pensiamo in modo differente: io ho solo mosso obiezioni ideologiche. Lo stesso ha fatto Luca Sofri. Non ho bisogno di ripetertele, stanno lì, alcuni commenti sopra questo. Io non amo commentare in blog altrui: della questione Islam-Occidente me ne occupo da tempo, guarda caso. Se ti interessa, sai dove trovarmi: ma non pensare ci sia dell’astio personale. A differenza di molti, io non gioco più di tanto sui personalismi: come vedi, non metto neppure un link. Le mie esperienze in Kosovo e in Bosnia, se decontestualizzate e presentate come “semplice sfogo personale”, non valgono granché. Fra l’analisi geopolitica (che deve tener conto di tutte le fonti disponibili, o almeno provarci) e la narrativa che risveglia le emozioni c’è un punto di mediazione, io credo sia doveroso cercarlo. Altrimenti, ognuno di noi tiene tutto quel che scrive in un taccuino nel cassetto, e finisce lì. Ma l’astio proprio non c’entra, il mio è inesistente. Mi chiedo quale sia il tuo, di astio, visto che ci dipingi come una massa di idioti col Ferrarino di papà, e non consideri neppure la possibilità che fra questi “bamboccioni ingenui” (a cui hai dato, velatamente ma neanche troppo, dei “fascisti”) ci siano delle persone serie con argomentazioni serie su cui potrebbe valer la pena di riflettere.

  40. Babsi: forse anche tu dovresti riflettere sul fatto che c’è in corso un incendio che mette in pericolo gente in carne e ossa, persone, comunità e convivenze, e che quest’incendio è stato appiccato con una superficialità e una spensieratezza che considerare irresponsabile è generoso.

    O si voleva ottenere ciò che è successo?
    Spero di no!
    E allora, scusa, cosa stiamo contemplando se non un gigantesco errore di valutazione, un esperimento idiota scappato di mano a qualche delizioso libertario col culo al caldo mentre nei paesi che ieri citavo – quelli dove ci sono i cristiani, appunto – oggi cadevano sassaiole e si appiccavano incendi?

    Tu puoi fare tutte le sofisticate analisi geopolitiche di questo mondo e riflettere sui capitali sauditi mentre Sofri analizza l’applicazione della sharia in Nigeria.
    Io, nel momento in cui si sono propagate le vignette, ho pensato al luogo in cui lavoravo fino a qualche mese fa e ho pensato: “Minchia! Qui succede un casino!”
    Lì.
    Non in Arabia Saudita, non in Nigeria.
    A Gaza, dove Hamas ha vinto e adesso presidia la scuola cattolica per proteggerla.
    In Egitto, dove i Fratelli Musulmani sono stati riempiti di voti e hanno la loro roccaforte precisamente nella zona della Valle dove la metà delle case sfoggia una croce e dove la metà dei miei studenti erano cristiani.
    In Siria, dove c’è Marco che ha sposato una cristiana e che solo la settimana scorsa scriveva di questa tolleranza tra le religioni che abbiamo avuto la bella idea di spernacchiare per fare vedere quanto eravamo fighi: http://marcondirondero.splinder.com/1138364617#6981557
    In Libano, dove ci mancava solo questa bella trovata.

    Lo volevamo?
    No.
    E allora siamo stati superficiali.
    Punto.

    O sei ancora convinta che uno di questi giorni debbano ripubblicarle tutti insieme, le vignette, tutti i giornali d’Europa pronti al via?
    Spero di no.
    Mi auguro, voglio augurarmi, che tante persone che pure non esito a definire ottime abbiano avuto modo di riflettere, di fronte al disastro.
    Vi do la mia parola che io, in cambio, passerò tutto il prossimo weekend a riflettere sulla geopolitica.
    Promesso.

    Li ho visti manifestare mille volte, ragazzi uguali a quelli che oggi protagonizzano le sassaiole.
    Ne ho corretto i temi, ci ho parlato, ci ho litigato. Lo so, cosa pensano. Lo so, cosa li fa incazzare e perché.
    So cosa li ha feriti delle vignette e – mi dispiace – è una ferita molto simile a quella che doveva provare chi si vedeva rappresentato col naso adunco qualche decennio fa.
    Visto che nessuno glielo chiede, ti dispiace che lo racconti io?
    O non devo?

    E, visto che qua si debbono portare le referenze dei testimoni degni di fede, non ti fa pensare il fatto che lo dica anche Vauro? Che Mauro Biani si indigni a sentire parlare di “satira” in una circostanza simile?
    Te lo vuoi fare venire pure tu, un dubbio?

    Ma poi: credi davvero che sarebbe più interessante sentirmi ripetere a mo’ di coro quello che si può leggere su Limes o, semplicemente, su qualsiasi buon libro di quelli che, in Italia, leggono in tre?
    E che cambia, dopo tutto?
    Se io te lo dico nel 2004 e mettendoci la dotta analisi, che Hamas vincerà in Palestina, o se te lo dico – sempre nel 2004 – raccontandoti i semplici frutti della mia svagata osservazione da prof di lingue, mi spieghi cosa cambia?
    Hamas ha vinto, sì o no?
    In Medio Oriente le vignette hanno fatto un casino che sarebbe bastato un nulla a evitare, sì o no?
    No, dico. Spiegamelo.

    Dove volete arrivare, con tante riflessioni “obiettive ed equilibrate”?
    A stabilire che sono tutti pazzi, in Medio Oriente?
    Che hanno il peccato originale dell’irrazionalità religiosa che li rende degli automi subumani che non vale la pena stare a sentire?
    Be’, io non ci sto.
    Non sono pazzi, non sono automi e non sono subumani. Sono delle persone incazzate che hanno dei motivi per esserlo e non necessariamente motivi che possano lusingare il nostro libertario narcisismo.
    E io, questo, ho intenzione di ripeterlo finché avrò fiato.
    Così, per farvi riflettere.

  41. Lia, procedo per punti perché il loop mi pare evidente.
    1. L’intero Occidente ha pubblicato le vignette? No. Un giornale svedese e un giornale norvegese hanno pubblicato le vignette. Non mi pare problematico comprendere la differenza fra 2 (due) quotidiani e “l’intero Occidente”.
    2. Avrebbe l’intero Occidente pubblicato quelle vignette? Ne dubito. Per milioni di motivi, che includono anche (anche, ma non solo) una “scelta di sensibilità”. Alcuni l’avrebbero fatta: non io, e poi ti spiego il perché. Altri non le avrebbero pubblicate, ad esempio, perché sono mensili che trattano di giardinaggio o perché, come me, semplicemente non gradiscono vignette. Di nessun tipo.
    3. Perché un pezzo di Occidente adesso difende quelle vignette? Attenzione, sto per introdurre il rivoluzionario concetto che si chiama “causa-effetto”. NON le difende perché le avrebbe pubblicate, le difende perché qualcuno ha attaccato il disegnatore, lo ha minacciato di morte, gli ha hackerato il sito; e poi sono state bruciate delle ambasciate, sono stati minacciati *tutti* i cittadini di *tutto* l’Occidente (il riassunto è su Repubblica, continua da sola a leggere quali geniali reazioni hanno prodotto i tuoi discoli “ingiustamente provocati”). E’ stata tirata in causa una cosa che non si chiama “muco nasale” né “vignetta danese”, cara Lia, ma una cosa che si chiama LIBERTA’ DI STAMPA E DI OPINIONE. A sentire te, davanti a migliaia/milioni di persone che chiedono la testa di un disegnatore danese io dovrei nicchiare e dire: massì, diamogliela. Così stanno buoni. Quindi, io che difendo i giornalisti cubani nepalesi e italiani (sì, anche quelli, compreso il tuo blog), dovrei soprassedere allegramente e dire: è stata colpa nostra.
    3a. E’ stata colpa nostra? Cioè, io adesso scrivo che tutti i macedoni sono degli stupidotti, 1000 macedoni si incazzano e distruggono, chessò, l’ambasciata italiana a Skoplje, e il crimine l’ho commesso io? Ovviamente tu mi dirai: ma si tratta di crimine “morale”. Rimando al punto 4 per la questione sensibilità.
    3b. …Come dire che ogni delitto che viene commesso è da imputarsi ai signori Smith & Wesson. Una logica ferrea.
    4. Differenza basilare tra “sensibilità” e “diritto”. Se questa ti/mi/ci sfugge, siamo fritti come dei wanton. Possiamo anche consegnare la Costituzione alle ortiche, ché non ci serve più. Vedi, Lia, la legge è fatta dai giuristi. I giuristi sono dei simpatici signori (si spera) che elaborano molte ipotesi e partoriscono delle norme e dei precetti che tengano conto di una “morale universale”, ovvero: i casi particolari possono rendere la faccenda assai problematica. Io capisco che esistano persone che vengono violentemente colpite da un punto di vista emotivo dall’esistenza dei panda rossi in calore e quindi risentono di choc culturale, Lia, però io non posso elaborare una legge ad hoc che proibisca a chicchessia di menzionare le parole: panda, rosso, calore. Perché di questo passo non avremmo delle Costituzioni, ma migliaia di volumi che elencherebbero tutte le fisime, le paranoie, le sottigliezze, le infinitesimali differenze culturali: un’opera demente. Siccome in Danimarca pare che i giuristi la pensino come me, tendono a ragionare per “concetti applicabili universalmente” (temo più o meno ovunque, nei paesi occidentali; per beffa suprema, la Danimarca viene considerato il paese più libero del mondo per quel che concerne la stampa), e siccome in Danimarca la blasfemia non è reato, della “sensibilità” nessuno tiene conto. E fa bene. Perché se non capiamo che differenza c’è fra “sensibilità” e “diritto” possiamo anche lasciar perdere di discutere.
    4b. Vedi, Lia, per ragioni molto personali e molto serie, io mi risento molto, moltissimo, quando Repubblica titola: “Banda di slavi assalta portavalori” e poi leggo l’articolo e scopro che si tratta di albanesi, che non sono slavi. A volte penso lo facciano apposta, tant’è. Urta enormemente la mia sensibilità. Urta enormemente anche la sensibilità di almeno 5 milioni di serbi di 11 che ne esistono. Credo che urti anche parecchi albanesi, per inciso. Questo a) non dà il diritto né a me né a quei 5 milioni di serbi e/o albanesi di chiedere che Repubblica venga censurata; b) men che meno dà il diritto a me o a quei 5 milioni di serbi e/o albanesi di andare a dar fuoco alle ambasciate. E ti assicuro che per il concetto che gli slavi hanno di “slavità” l’offesa non è ideologicamente inferiore a quella provocato in un islamico che vede un ritratto satirico del Profeta. Io sono filoserba, Lia, e a differenza di molti che si fingono super partes, da sempre lo dichiaro. Ma ti garantisco che se un solo serbo si facesse venire in mente la brillante idea di incendiare anche solo lo sgabuzzino di un consolato io lo chiamerei “criminale deficiente”, e che se un solo serbo chiedesse di censurare un qualsivoglia giornale in una qualsiasi parte del mondo gli sbatterei sul musino l’Articolo 19. Perché essere “serbi”, essere “islamici” o essere “calvi” non giustifica nessuna forma di violenza. Neanche “per reazione”. Alla voce “per reazione” vedi Bibbia, cfr. “Legge del Taglione”. Se stiamo fermi lì (tu mi hai offeso il profeta e io ti incendio), beh, addio speranze.
    5. Delle incazzature. Lia cara, i popoli incazzati a questo mondo sono parecchi. So che forse ti piacerebbe avere l’esclusiva e poter rivendicare un unico martirio panislamico, so anche che la monarchia del vittimismo si è imposta non meno prepotente della violenza dell’imperialismo. Il fatto è che l’incazzatura non giustifica un bel niente. Perché se tu dai il diritto a un islamico incazzato a Beirut di spaccare una finestra dell’ambasciata norvegese, beh – per logica dai anche il diritto al mio portinaio di prendere a sganassoni quelli che buttano i mozziconi di sigaretta sulle scale. Tu vuoi vivere in un mondo in cui l’incazzatura legittimi la reazione violenta? Io no. Perché in 30 anni saremmo tutti zoppi, mutilati, monchi o morti. Tu hai tutto il diritto di incazzarti per la vignetta; hai tutto il diritto di incazzarti (anzi, ne hai di più, ché sono cose ben più drammatiche) per decenni di violenze emarginazione occupazione bombardamenti stupri pregiudizi e quel che segue e che sappiamo. Puoi reagire in dozzine di modi: scrivi, ulula, disegna, rivolgiti a tutti i tribunali, fonda tutte le associazioni che ti pare, incatenati ai palazzi di giustizia. Ma non ti venga in mente di prendere a calci in culo qualcuno, o di cospargere un’ambasciata di benzina, oppure a) dai prova di essere uno che ha commesso un crimine, cioè un criminale b) ti arresto. Tout court.

    Passo alle tue domande:
    1) Sei ancora convinta che uno di questi giorni debbano ripubblicarle tutti insieme, le vignette, tutti i giornali d’Europa pronti al via?
    Assolutamente sì: finché non sia chiaro a tutti che la libertà di opinione non si tocca, che l’articolo 19 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo non è, come dite voi, un “vezzo” o un giochetto per narcisisti. E sono felicissima di vedere che AEL abbia pubblicato quel comunicato e stia pubblicando vignette che sfottono gli israeliani. Spero sfottano anche i danesi e gli italiani, basta che la finiscano di incendiare le ambasciate, minacciare di “macellare e decapitare” a destra e a manca. Le vignette danesi sono brutte quanto queste di AEL e quanto quelle di Biani (mi perdoni, ma io apprezzo solo Pastis, ho gusti difficili in fatto di disegnatori.) Questo non toglie che siano un modo efficace per comunicare e veicolare idee e opinioni. Spero che scrivano lunghissimi pamphlet per spiegarci cosa ne pensano. Basta che lascino coltelli e taniche di benzina a casa. E che non gli venga in mente di reclamare diritti a senso unico.
    2) Visto che nessuno glielo chiede, ti dispiace che lo racconti io? O non devo?
    Lia, non fare domande retoriche. Sai benissimo che sono fra le poche persone che ha sempre difeso il tuo blog e l’ha linkato sempre, raccogliendo tutti i tuoi appelli. E sai benissimo che continuerò a farlo.
    3) E, visto che qua si debbono portare le referenze dei testimoni degni di fede, non ti fa pensare il fatto che lo dica anche Vauro? Che Mauro Biani si indigni a sentire parlare di “satira” in una circostanza simile?
    Te lo vuoi fare venire pure tu, un dubbio?
    Lavoro sulla questione “clash of civilization” da quei buoni dieci anni, Lia: ho allevato più dubbi che gatti, ho più domande che risposte. Questo non significa che io accetti risposte semplici pur di levarmi di torno le domande, e soprattutto, fra le certezze che ho tenuto come “basilari”, in un mare di complessità, c’è il succitato Articolo 19. Qualsiasi cosa succeda, la mia prima preoccupazione sarà sempre: che chiunque sia libero di esprimersi pubblicamente e non debba esistere censura. Quanto alle referenze dei “testimoni”, non so chi te le abbia chieste. Non io. Ti ho elencato le persone a cui tu hai dato dei “bamboccioni superficiali”, Lia; io non ho insultato né Biani né Vauro, né li ho tacciati di essere “dei figli di papà col Ferrarino”. Non ti sei resa conto di aver sparato un po’ troppo alto dando dei “superficiali” a persone che non lo sono affatto?
    4) Ma poi: credi davvero che sarebbe più interessante sentirmi ripetere a mo’ di coro quello che si può leggere su Limes o, semplicemente, su qualsiasi buon libro di quelli che, in Italia, leggono in tre?
    E che cambia, dopo tutto?
    No, Lia, se voglio leggere Limes compro Limes. Però se tu menzioni un take di agenzia che riguarda Hamas e qualcuno di domanda spiegazioni o muove un’obiezione, cambia molto se ti rifiuti di rispondere. Io trovo interessanti le tue analisi geopolitiche, perché tu fai della geopolitica, anche: magari non condivisibili, ma interessanti. Certo che cambia qualcosa se ti prendi il tempo di ribattere alle obiezioni o di fornire delucidazioni. Perché lo fai, del resto, se sei convinta che non cambi niente e che non serva?
    5) In Medio Oriente le vignette hanno fatto un casino che sarebbe bastato un nulla a evitare, sì o no?
    No, secondo la mia opinione, no. Il casino è già stato creato, e da molto, troppo tempo, e da qustioni ben più pregnanti di quattro vignette o una pisciata su una chiesa. Le vignette e le pisciate sono un pretesto (e guarda che non è da escludere l’ipotesi contraria alla tua: che la vittoria di Hamas abbia trasformato una semplice protesta formale e civile settembrina in un bordello, e che ai fondamentalisti questo bordello giovi, e molto), i pretesti sono il materiale più facile da creare, se lo si vuole creare. Non sprechiamoci in profezie da quattro soldi: sappiamo bene che accadrà di nuovo e che accadrà di peggio. Bisogna cercare di evitarlo, ma il metodo “adeguare la Dichiarazione del ’48 al Corano” *non* mi pare il metodo adeguato. Magari indignarsi per altro, di ben più serio, e più civilmente. Vuoi la verità? Ho il forte sospetto che questa sia una graziosa montatura. Di matrice islamica, sì. A “noi” non giova proprio cercare lo scontro, in questo momento storico. Alla dorsale verde forse giova parecchio, ma qui entriamo in un terreno assai minato, e sai bene che saremmo in disaccordo. Resta il fatto che io non incendio casa tua né tu incendi casa mia. Scusa se insisto, ma c’è un limite, ed è questo.
    6) Dove volete arrivare, con tante riflessioni “obiettive ed equilibrate”?
    Io, personalmente, a difendere la libertà di stampa e di opinione, come priorità. Seguono una serie di riflessioni per cui ti rimando al mio blog se hai voglia di continuare a leggere una “bambocciona superficiale” (che ha il papà in chemio, e senza Ferrarino.) Vorrei arrivare a capire come funziona, se funziona, la convivenza fra “questo” e “quello”. Non mi sono svegliata stamattina con l’uzzolo, sai com’è. Ho cominciato a chiedermelo a Sarajevo nel ’92, e proseguo.
    7) Non sono pazzi, non sono automi e non sono subumani. Sono delle persone incazzate che hanno dei motivi per esserlo e non necessariamente motivi che possano lusingare il nostro libertario narcisismo.
    Non ho *mai* detto né scritto che siano pazzi, automi o subumani: sicché metti in bocca questa frase al legittimo proprietario, di grazia. Ho detto e scritto che chi ha incendiato le ambasciate è un criminale, e lo ridico senza problemi: spero vengano arrestati. Ho detto e scritto che le teocrazie non sono compatibili con il nostro concetto di democrazia, e te lo riscrivo. Ho detto e scritto che l’Islam ha un gravissimo problema di gestione del concetto di “libertà individuale”, e te lo riscrivo. E che ritengo il laicismo l’unica soluzione possibile per una pacifica convivenza, e le religioni, tutte, un rincoglionimento neanche tanto progressivo. Lo dico e non ho problemi a dirlo. Quanto al definire l’idea di libertà e la speranza di libertà un atto di narcisismo, beh: non voglio sapere come staremmo, senza questo grazioso vezzo che si chiama diritto di opinione. Mi pare un pochino più importante di un mascara waterproof. Forse ci pare un gioco perché ci è garantito. A differenza di parecchi, io credo che questa “garanzia” non sia eterna, e che vada difesa. Anche a costo di sembrare bambini capricciosi che strillano per potersi scaccolare il naso. Ai tempi del fascismo non sapevano di vivere ai tempi del fascismo, forse le proteste apparivano come bizze adolescenziali, chissà. Non vorrei che, per eccesso di sobrietà e rispetto della sensibilità altrui, fra 25 anni io e te si stia a marcire dentro una galera per aver detto “non sono d’accordo”. Fra gli allarmisti e gli ottimisti siedo fra i primi. Se qualcuno vuole essere ottimista davanti a Beirut in fiamme e/o al fosforo su Falluja, si accomodi pure al circo. Ci sono ancora biglietti per lo spettacolo intitolato “Va tutto bene”.

  42. Prima di tutto voglio premettere che chiunque commetta atti di violenza, soprattutto se per motivi così futili, è solo un cretino.

    Poi andando ad analizzare meglio la questione mi viene da dire che, ed è il mio modestissimo e forse fallibile parere, la satira c’entra poco, il problema non è se la vignetta è o no divertente o se è o no disegnata bene (che secondo un direttore qualunque di Studio Aperto erano argomenti così interessanti da costruirci sopra un servizio), il fatto è che per la loro religione è blasfema la rappresentazione del profeta.
    Quelle vignette non sono satira (escludendo quella delle vergini), sono pura e semplice provocazione, e in una situazione complessa quanto quella attuale sono benzina sul fuoco di un confronto che può essere letale per tutti.
    Siamo così sicuri che se un giornale arabo avesse titolato con una bestemmia, il cardinale Ruini avrebbe commentato: “vabbè, è satira!”?
    Certo noi non avremmo mai preso d’assalto le moschee (sicuri? neanche il civilissimo Borghezio? sarà, ma non mi risulta difficile immaginare un leghista che brucia una bandiera), ma noi non viviamo in un mondo in cui un presidente di uno stato musulmano ha proclamato la superiorità della civiltà orientale, in cui un presidente di un altro stato musulmano ha deciso che in base ad un rapporto palesemente falso ha deciso di fare un aguerra con una motivazione ufficiale fasulla, riuscendo a impiegare mesi per piegare 15 guerriglieri e in cui in base alle voci che in un villaggio di uno stato libero ci sia un terrorista, si permette di bombardarlo. Non abbiamo uno stato cattolico occupato dalle truppe musulmane che potrebbero in qualunque momento invaderne altri a caso, solo per armi che non esistono o per liberarsi di un governante scomodo.
    Apprezzo, per la prima volta in vita mia, la chiesa cattolica che ha preso la posizione più giusta, condannando sia le vignette, che gli atti di violenza.

  43. LIA.
    Ti leggo sempre con piacere.E capisco la passione e il fervore che metti nello scrivere i tuoi post.
    Però,scusa ma l’unica cosa che mi sento di condividere di tutto quello che ho letto su ‘sta schermata,commenti compresi,sono i commenti di Luca e,soprattutto,quelli di Babsi.

  44. OPINIONI DI UN BAMBOCCIONE SUPERFICIALE

    Ancora sul caso delle vignette sataniche, ma stavolta in risposta a quel che si va leggendo in giro sull’argomento (si veda, ad esempio, Lia su Macchianera) e per fare un po’ di chiarezza sui termini della questione. Ovviamente, dal punto

  45. 1. evviva la libertà di espressione. Evviva la responsabilità. Se scherzi con il fuoco, il minimo che ti può capitare è di scottarti. Prendersela con i musulmani perché s’incazzano dopo averli provocati è un po’ idiota. Così come è idiota pensare di poter prescindere dalla possibile reazione della comunità musulmana a dei disegni di cui come minimo si può immaginare che vengano presi male. E così si alimenta lo scontro di civiltà anziché stemperarlo, perché si consegna ai fondamentalisti un argomento supplementare per prendersela con l’”occidente cristiano”. A me un po’ mi scoccia di dovermi battere per delle cose che non condivido quasi per niente, seppure in nome di un principio che considero fondamentale. Con buona pace di voltaire.
    2. mi sarebbe piaciuto che chi si batte in italia per il rispetto della libertà di espressione e di satira in questi giorni si fosse battuto con altrettanta foga quando essa libertà era minacciata – anzi, violata – proprio sotto il suo naso. Ma già, dimenticavo, quella non era satira, era politica.

  46. 1. evviva la libertà di espressione. Evviva la responsabilità. Se scherzi con il fuoco, il minimo che ti può capitare è di scottarti. Prendersela con i musulmani perché s’incazzano dopo averli provocati è un po’ idiota. Così come è idiota pensare di poter prescindere dalla possibile reazione della comunità musulmana a dei disegni di cui come minimo si può immaginare che vengano presi male. E così si alimenta lo scontro di civiltà anziché stemperarlo, perché si consegna ai fondamentalisti un argomento supplementare per prendersela con l’”occidente cristiano”. A me un po’ mi scoccia di dovermi battere per delle cose che non condivido quasi per niente, seppure in nome di un principio che considero fondamentale. Con buona pace di voltaire.
    2. mi sarebbe piaciuto che chi si batte in italia per il rispetto della libertà di espressione e di satira in questi giorni si fosse battuto con altrettanta foga quando essa libertà era minacciata – anzi, violata – proprio sotto il suo naso. Ma già, dimenticavo, quella non era satira, era politica.

  47. luca e neri e sopratutto babsi hanno già detto tutto.

    io preferisco vivere in un paese in cui vauro pubblica sul manifesto la vignetta (poi ripresa dalla stampa sabato) con cristo in croce.

    poi uno ride, uno si incazza, uno la trova inopportuna ma non si bruciano ambasciate.

    e veramente non capisco la posizione sopratutto a sinistra di chi dissacra il potere e la chiesa (senza farsi problemi) ma poi difronte agli oscurantismi altrui “no quello non si fa sta male, manca di sensibilità”… boh [uguale e contraria a quelli a destra che difendono i sentimenti religiosi ma solo i propri]

  48. luca e neri e sopratutto babsi hanno già detto tutto.

    io preferisco vivere in un paese in cui vauro pubblica sul manifesto la vignetta (poi ripresa dalla stampa sabato) con cristo in croce.

    poi uno ride, uno si incazza, uno la trova inopportuna ma non si bruciano ambasciate.

    e veramente non capisco la posizione sopratutto a sinistra di chi dissacra il potere e la chiesa (senza farsi problemi) ma poi difronte agli oscurantismi altrui “no quello non si fa sta male, manca di sensibilità”… boh [uguale e contraria a quelli a destra che difendono i sentimenti religiosi ma solo i propri]

  49. anche io preferisco vivere in un paese laico, con tutte le conseguenze. ma viviamo ormai in un mondo globalizzato, e delle vignette pubblicate su un giornale di destra danese possono provocare un putiferio in mezzo mondo. ormai di questo occorre tenere conto. occorre tenere conto del fatto che ci può sempre essere qualche esaltato pronto a sfruttare l’occasione per dare dentro all'”occidente cristiano” e qualche governo pronto a farsi il paladino dei musulmani oppressi e derisi. così come occorre tener conto del clima di fondamentalismo islamico e di islamofobia che regna da una quindicina d’anni a questa parte e che rende esplosiva qualsiasi iniziativa che sa un minimo di provocazione.
    può piacere o meno questo, ma è la realtà. preferirle i nostri sogni è infantile.
    in materia di satira un principio sacrosanto è che essa è tanto più legittima quanto più è fatta e si rivolge a un pubblico che sa di che si parla e che possiede i codici per percepire il carattere satirico. e poi importa chi la fa. altrimenti non funziona, diventa critica pura e semplice o sfotto’. è per questo che, nei paesi a maggioranza cristiana si apprezza la satira contro la chiesa. ma quella contro, per dire, la religione ebraica, ha un sapore diverso a seconda che venga fatta da ebrei o no. e quindi, forse non stava a un quotidiano di destra danese di spiegare ai musulmani che, in fondo, si può prendere in giro quanto hanno di più sacro
    quanto alla libertà di espressione di cui tanto ci glorifichiamo, al punto che vorremmo insegnarla agli altri, benissimo, ma, insisto, siamo sicuri che a casa nostra essa si dispieghi in tutta la sua ampiezza? provate a immaginare un programma come “les guignols de l’info” in italia – un programma di satira graffiante, che picchia a destra e a sinistra, poi ne riparliamo.

I commenti sono bloccati.