Alta velocità: destinazione baratto

NO TAV
Scatto di un lettore di Repubblica.it


Dicono che la Torino-Lione sia necessaria per il futuro dell’Italia; immaginano un’Italia fuori dal corridoio europeo n°5 e guardando la cartina come degli stanchi generali, dicono che senza la Torino-Lione l’Italia subirebbe pesanti danni economici. Praticamente, un’occasione persa.

Dico: belle scemenze.

Al di là della cruciale questione socio-ambientale e del rispetto della democrazia ("quisquilie" già affrontate), non voglio annoiare con numeri-da-finanziaria sapendo che prima o poi verrà fuori il furbetto di turno – in Parlamento, in TV, alla radio o alla paninoteca sotto casa, non fa differenza – il quale vagheggierà su paradisiaci studi di fattibilità (magari con l’accortezza di sottostimare i costi e sognando una frenetica crescita della domanda).

Mi chiedo solo, seguendo l’alta velocità della logica: cosa e chi ha portato all’ossessione TAV?
Convincetevi di non conoscere la risposta e andate avanti, riportando alla mente i contratti asimmetrici che le multinazionali del petrolio vorrebbero firmare con il governo iracheno (ingabbiando così un popolo intero e la sua principale risorsa di sostentamento per mezzo secolo). Troverete delle formidabili analogie.

Ora, la legge Obiettivo ha introdotto in Italia il general contractor: in poche parole, una piovra che ha le mani su tutto (dai profitti alla direzione dei lavori, passando per gli appalti e mille altri voci).
Lo Stato paga, cumulando debiti con le banche private dal momento che i soldi nella casse non ci sono: debiti di Infrastrutture SpA e pertanto non ascrivibili nel bilancio dello Stato, finché possibile.
Poi arriva il giorno della fine dei lavori e qualcuno deve pagare: allora tutti nella tomba e con il culo per terra.
Va da sé: più quel giorno s’annuncia lontano – mettiamo il 2020 – meglio è per quelli il cui sguardo non supera le colonne d’Ercole delle due legislature. A destra come a sinistra, gli sciacalli non hanno patria.

In più: perché il contraente generale dovrebbe scegliere di minimizzare costi e tempi, se lo Stato – per mezzo del finanziamento pubblico nella sua forma artificiosa – copre i costi al centopercento assumendosi tutti i rischi annessi?
Dalla TAV Bologna-Firenze in poi, l’esperienza mostra che alle previsioni iniziali vanno applicati coefficienti moltiplicativi, nel senso che se pensi di spendere uno spenderai quattro volte tanto.
Parlando di un monolite come la Torino-Lione, poi, le soluzioni matematiche potrebbero essere perfino più sgradevoli.

Tutto ciò significa concentrazione d’ingenti finanziamenti per due decenni (aderendo alle stime più caute) in un’opera che ha l’indubbio vantaggio di far apparire un trattino sulla cartina passante per l’Italia. L’avrei fatto anche io, in una sfida a Risiko.

Dicono, però, che la Torino-Lione sarà strategica per l’economia nazionale.
Con quel debito sommerso pronto a riemergere, mi chiedo: quale economia nazionale? Il baratto?

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6 Commenti

  1. Grazie per le info! grazie davvero. Credo mi partirò per la Valle nei prox giorni, non ne posso più di farmi buttare addosso tutta questa merda…

  2. “Dicono, però, che la Torino-Lione sarà strategica per l’economia nazionale”. Ma l’errore sta proprio qui: la TAV NON serve per proteggere o aiutare l’economia NAZIONALE, ma per farla inglobare in quella europea.
    L’Europa è la più grande potenza economica mondiale, sotto tutti i punti di vista, con un PIL che fa impallidire USA e Giappone messi assieme: allora perchè l’Italia è in crisi? E perchè lo sono anche le economia francesi e tedesche, se l’Europa è la più grande potenza economica del mondo? Semplicemente perchè l’Europa non è unita. Ma non è sufficiente approvare una costituzione, o votare per il Parlamento Europeo, per unire l’Europa: servono infrastrutture, reti, connessioni, opportunità comuni, ovvero un tessuto socio-economico condiviso che ci permetta di diventare quello che già siamo, ovvero il centro economico del mondo.
    OK, sembra che stia giocando a Risiko anche io… E le mie parole potrebbero apparire come ingenue tesi sostenute più dalla fantasia che dalla realtà, ma se la realtà ci appare così sbiadita è proprio perchè ci ostiniamo a non voler immaginare come sarebbe l’Europa se tutti gli europei si accorgessero di essere tali e si comportassero di conseguenza.
    Capisco che ci sono diversi modi di costruire infrastrutture europee che avvicinino a tal punto i diversi paesi da farli aggregare in una sola realtà politico-economica, ma nessuno può negare che la TAV abbia questi obiettivi (e queste prospettive). Certo bisognerebbe discuterne con le popolazioni interessate dai lavori e non, come crede qualcuno dei politici romani, imporglielo e basta. Certo bisognerebbe fare tutto con la massima trasparenza, e non nascondersi dietro il paravento legale dell’ennesima legge ad hoc. Certo sarebbe necessario fare l’impatto di valutazione ambientale anche sul progetto esecutivo, e non solo su quello di massima, ma dopo tutto quello che hanno fatto negli ultimi 4 anni non crederete mica che cambino all’improvviso a cinque mesi dalle elezioni! D’altronde anche molti valsusini li hanno votati…

  3. Un conto è dire che il progetto della TAV per quella tratta è fatto col culo. Un conto è dire che la TAV è intrinsecamente il male.
    Se si vuole diminuire il trasporto privato si potenzia il trasporto pubblico, scusate la banalità. Poi si potrà discutere se questo sia il modo corretto di farlo.
    Non vedo cosa ci sia di diverso tra il dogma pro-TAV e quello contro TAV.

  4. Pur non amando commentare un mio post, rispondo a tutti.

    Torino-Lione a parte, la T.A.V. non è intrinsecamente il male. Lo diventa se vogliamo costruire opere faraoniche seguendo un modello ben poco trasparente che porta dritto-dritto verso un debito sempre più insostenibile.

    Per questo, se vogliamo far apparire il modello T.A.V. come il paradiso legislativo, alla Torino-Lione preferisco altre opere meno dispendiose (per tempi e costi) ma dagli uguali benefici, quando non maggiori. Dal valico del Brennero in giù.

    Per il resto, sarò più breve perché non serve molto: inglobare l’economia nazionale in quella europea, non significa forse proteggere e aiutare l’economia nazionale?
    Il punto è un altro (sia chiaro, non dico nulla di nuovo): quando si tratterà di pagare il debito cumulato, per l’Europa saremo solo un pericolo alla stabilità dell’euro.

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