Tele lavoro io

Sono anni che, per un motivo o per l’altro, per un’azienda o per l’altra, ricevo curriculum.
Il più bello in assoluto? Quello che spedì uno dei modelli precompilati di Word e si fece aiutare da un amico. Nelle ultime righe c’era una lista per punti che indicava le competenze del mittente. L’ultimo punto recitava: “Poi aggiungi qui qualche altra cazzata a tua scelta”.

E insomma, dicevo, ne ricevo parecchi, e oggi me ne è capitato sotto mano uno che riportava una parola che credevo estinta: “telelavoro”.
La frase esatta era “preferibilmente telelavoro”.
Ecco, io quelli del telelavoro non li ho mai capiti. Né mai assunti, ma questa è un’altra storia.
Sta di fatto che, dopo due settimane tonde trascorse tra influenza, febbre intermittente, poi bronchite e raffreddore, sono più che mai convinto che la permanenza in casa, la mancanza di contatti con i colleghi, del caffé e delle quattro cazzate alla macchinetta, della sigaretta nella sala fumatori, siano da annoverare tra le maggiori cause di imbruttimento dell’individuo.

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28 Commenti

  1. Verissimo quello che dici, Gianluca, ma come in tutte le cose esiste l’altro lato della medaglia.
    Io sono una “telelavoratrice”, per giunta freelance. I miei clienti sono tutte agenzie estere che nel migliore dei casi stanno ad almeno un fuso orario di distanza da me e la dimensione sociale riassunta nella pausa caffè manca eccome.
    Però.
    -Niente sbattimenti (né spese!) per raggiungere il posto di lavoro: niente alzarsi due ore prima, niente imposizione di altrui aliti fognati (si sa, la mattina…) sui mezzi pubblici né bestemmie nel traffico;
    – La giornata lavorativa comincia e finisce quando lo dico io, posto di sapermi organizzare tenendo conto della quantità/qualità di lavoro da fare;
    – Nessuno saprà mai se sto avendo un bad hair day, né che sto lavorando nella più comoda delle “tute da casa”. Spese di rappresentanza azzerate, posso tranquillamente destinare ad altre più goderecce attività (o ad altro più godereccio shopping) tutto quel che altrimenti spenderei in tailleurini e altre cazzate da dress code aziendale;
    – Volessi fumare anche un pacchetto intero di paglie, così a catena, comodamente seduta alla scrivania, nessuno mi romperebbe le palle spedendomi in “sala fumatori”;
    – Se invece della pausa-caffè mi va di prendermi una pausa-lungo-bagno-caldo-con-candele, oppure farmi una pennica postprandiale, oppure prendermi l’intero pomeriggio per sollazzarmi sotto il piumone con il partner, sono libera di farlo, quando mi pare e senza doverne dare conto a nessuno;
    – Idem per i permessi, le commissioni, la palestra, ecc.;
    – Tolto il tempo strettamente necessario a svolgere e consegnare il progetto che mi è stato affidato, il resto del tempo (che rimane tanto!) è mio;
    – Posso lavorare (e, quindi, decidere di andare a vivere) da qualsiasi punto del mappamondo, tutto quello che mi serve è il mio laptop e una connessione a internet;
    – Niente colleghi né capi spaccamaroni intorno, niente ripicchette, beghe, gossip da scrivania;
    – Stress & stanchezza: da poco a zero; e quel poco che c’è, assai di rado dipende dal lavoro;
    – “Dimensione sociale” torna a significare uscite con gli amici e con quelli che mi va di frequentare. Semmai l’unico limite è costituito dal *loro* orari di lavoro ;-).

    Potrei anche continuare, ma sono sicura che anche così vedi da te come questo elenco di cosette tutto può essere tranne che “causa d’imbruttimento”, direi anzi esattamente il contrario, no? :-)
    Infatti l’umore è sempre mediamente alto, si nota l’assenza di rughe d’espressione non dovute a sorrisi, 24 ore bastano ancora *anche* per prendersi cura di sé, è drasticamente ridotta, se non nulla, l’incidenza di giramenti di palle per cause ascrivibili al lavoro e all’ambiente di lavoro. Eccetera.

    Certo, ci sono tutti i rischi, le difficoltà, e le insicurezze di ogni lavoro autonomo (comprese le variazioni anche sensibili di ciò che ti trovi nel conto in banca a fine mese), ma tanto non è che la maggioranza dei lavoratori con cartellino da timbrare due volte al giorno e/o una scrivania a tempo determinato in qualche azienda stiano messi molto meglio di me da quel punto di vista… e non hanno nemmeno tutti i vantaggi e la libertà di cui posso invece godere io.

    E dovrei fare a cambio con qualche pausa caffè e qualche cazzata intorno alla macchinetta? Naaaaaaaahhhhh… :-)

  2. Quando ogni giorno ti fai 2 ore di macchina, tranne i giorni sfigati dove te ne fai 4….
    Quando i giorni sfigati del mese sono più di quelli buoni…
    Quando arrivi al lavoro che sei già stanco e nervoso ….
    Quando ti si frigge il cervello perchè in macchina stai fisso al telefono a lavorare…
    Allora del caffè alla macchinetta, delle cosce della collega, delle barzellette del compagno di stanza, te ne sbatteresti volentieri….
    Tutto è relativo caro mio, quando lavoravo a 18 minuti da casa, tempo medio cesso di casa-scrivania, allora la parola telelavoro non mi avrebbe detto nulla.
    Al momento sono solo in attesa di capire se tutta la bile che mi mangio e il tempo che perdo, si risolveranno ad esplodere da qualche parte o se semplicemente avrò un bell’infarto prima dei cinquanta…
    Il telelavoro è una cosa difficile da fare, specialmente per certi mestieri e specialmente nel contesto italiano. Ma una mia amica americana che lavora per McAfee , candidamente l’altro giorno, quando gli dicevo che mi ci vogliono anche 2 ore per arrivare la mattina in ufficio , mi ha detto: “Ma non puoi lavorare anche a casa ?”.
    Il concetto loro è che se non hai un impegno che richiede la tua presenza fisica in ufficio, puoi collegarti da casa e lavorare come cazzo ti pare, tanto se non fai risultati ti cacciano sia se sei stato a casa che in ufficio…
    Ma qui non si può fare, visto che non ti possono cacciare, anche se non fai un cazzo, basta che tu sia presente a timbrare…
    Un saluto, rassegnato a perdere gran parte della mia vita su una bara ambulante (che mi costa pure un botto di soldi)….
    Mario

  3. sarà che abito a milano … saranno molte cose ma il telelavoro non mi interessa proprio.
    Sarà che sono sfigato ma certi giorni se non andassi in ufficio non vedrei nessuno non parlerei con nessuno se non al telefono.
    Uscire di casa tante volte è faticoso, certe volte preferirei lavorare dalle 14 alle 22..
    non penso però che potrei mai dedicarmi al telelavoro questo no…
    Mi piace andare in ufficio, vedere le facce delle persone addormentate sulla metropolitana, leggere il mio quotidiano di riferimento ondeggiando con i sussulti dei vecchi vagoni della metropolitana..
    Anche arrivare in ufficio e litigare con il collega sempre negativo oppure uscire alla ricerca del piatto caldo tra i enti invernali e i caldi tropicali estivi mi fa sentire meglio che a stare in casa …
    Oltretutto nel mio monolocale l’ufficio sarebbe la sala hobby e ogni volta che mi mettessi li a cazzeggiqre su internet mi sentirei obbligato a lavorare ..
    No il telelavoro per me no… ma forse per qualcun’altro si ..
    Ad ognuno il suo …

  4. Se c’è un vero lavoro di squadra e/o il rispetto dei ruoli bene, sennò viva l’outsourcing (con la speranza che ogni tanto qualcuno abbia il buon cuore di saldare le fatture). Il mantenimento di un’automobile è diventato insostenibile e in provincia i mezzi pubblici semplicemente non esistono.

  5. Se telelavoro vuol dire evitare di andare a lavorare in posti pieni di gianlucaneri, allora viva il telelavoro, e viva Fiordiblog!

  6. Il telelavoro di solito non dice nulla a chi abita vicino al lavoro o ha una flessibilità di orari tale da fargli scansare le code delle ore di punta.
    Sicché voto per Fiordiblog, che capisco, e un po’ invidio (anche se casa-lavoro ci metto 5 minuti di orologio).

  7. Io lavoro da casa, sto in società da dio e sono stupendo. Sarai tu abbrutito e abbruttito.

  8. Permettetemi: “Fiordiblog vince due a zero” una beata fava. Mi sembra che abbia citato comode tutine da casa, bad hair days, e cose così.
    E io parlavo, per l’appunto, di imbruttimento.

  9. Gianluca, non è che sia richiesto il baby-doll per fare il lavoro che faccio io. Il punto è che se voglio me lo posso anche mettere.
    E poi ho detto “bad hair *day*”, non *year*, lamadonna, non sono mica Pina Fantozzi :-)
    Semplicemente non ho bisogno del posto di lavoro per avere una vita sociale, e ho molta più flessibilità per organizzarmela come -e con chi ;-)- meglio credo, rispetto alla media di chi lavora.

    A me basta per non rimpiangere per nulla la vita d’ufficio, che pure ho fatto.
    Ma vivaddio, mica siamo fatti tutti allo stesso modo :-)

  10. Non è mica tutto così facile, io invidio dal più profondo Fiordiblog ma per come sono fatta io se lavorassi da casa mi farei prendere dalla pigrizia e mi imbruttirei come dice Gianluca.

  11. Qui mi sembra che nessuno abbia centrato il punto: e’ davvero ipotizzabile un imbruttimento del Neri?

  12. dal mio punto di vista, la questione è irrilevante. Bisognerebbe chiederlo alle blogger.

  13. Pur condividendo quanto detto da Fiordiblog, devo dire che il Neri non ha del tutto torto. Posto che lavorare abbrutisce di suo perché, e bisogna pur dirlo ogni tanto, lavorare fa male ed è una brutta cosa, lavorare a casa rischia di abbrutire ancora di più: nell’aspetto ma anche nel carattere acuendo, laddove vi sia predisposizione, la tendenza alla selvaticheria e all’intolleranza.
    Però lavorare a casa è bello. Se dovessi stare tutto il giorno rinchiusa da qualche parte senza poter scappare mi sentirei, appunto, in prigione. Mentre così mi pesa meno.
    Poi però, abbrutimento a parte, i lati negativi sono tanti: per esempio le giornate di lavoro si allungano a dismisura e non solo perché magari, per senso del dovere, lavori anche di notte, ma anche perché sei più libero di cazzeggiare, di andare su macchianera o cose del genere: sai che, per ogni emergenza, hai a disposizione tutta la notte e quindi finisci per stare davanti al pc finché non cadi a pezzi. E certe volte quello che infine hai prodotto è proprio poco. E’ più simile a quando si studiava, e forse si rischia di rimanere più ragazzini anche nel senso negativo del termine. E poi capitano cose tipo che gli stronzi dell’adsl ti facciano casini e ti tolgano la linea perché stanno facendo dei lavori e tu non sai dove sbattere la testa perché l’indomani hai una scadenza.

  14. Cavoli, come se l’è presa il Neri perchè qualcuno ha detto che ha perso 2-0… secondo me il suo abbruttimento è già sopraggiunto da tempo! :-D

  15. Tutto e’ relativo: se tutti fossero come il sottoscritto che deve fare il pendolare tra due nazioni (neanche confinanti, ormai prendo piu’ aerei che metro), il lavorare a casa ha un indubbio fascino… Certo va detto, a volte distrae a scapito della produttivita’, ma come molte altre cose bisognerebbe applicare un minimo di disciplina, sempre che chi convive, ed e’ invece abituato a pensare alla casa come il momento di massimo rilassamento, collabori, se no…
    Ma io sono un caso estremo!

  16. Te ne accorgerai quando ti unirai a noi il 26 dicembre per le 10 puntate che ti spettano.
    Caro il mio Neri ricorda che sei uno dei pochi. Fai il giro largo e poi ne riparliamo.

  17. buongiorno a tutti,mi piacerebbe fare il telelavoro,anche per guadagnare qualcosa da casa.Solo che non so che tipo di lavoro sia esattamente,e se si può svolgere senza diploma.Chiedo gentilmente se qualcuno può aiutarmi a saperne di più.grazie.La mia email è:maddalena61@email.it.

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