Peperosso Weekly

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Vogliono darcela a bere — SICURISSIMA [risponde a parametri di qualità superiori a quelli della minerale]… SIMILISSIMA [in un test di Legambiente nemmeno 2 italiani su 10 hanno individuato quella imbottigliata]… VANTAGGIOSISSIMA [un metro cubo costa 43 centesimi di euro, contro i 400 di quella minerale]. E’ l’acqua del rubinetto.
Controesodo — Cronaca di una sosta al Fini Grill dell’area di servizio Pioppa Ovest, sull’A1, tra Modena e Bologna. Volevano solo una tazza di caffè, ma una signorina maleducata gli ha rifiliato una sciacquatura fetida e brodosa. Vendicàti!
Olimpiadi Invernali Torino 2006 — Ammesso e non concesso che 1.890.000 euro in CARNE siano davvero indispensabili, [e già che ci siamo pure 882.000 euro in insaccati] come la mettiamo con 63.000 euro in cioccolatini e 50.000 in caramelle? Roba da diabete? No, da bilancio preventivo.
Reporting Live — Peperosso al Meeting di Rimini: non ce l’aspettavamo dai ciellini l’apertura con Pera!
Lo spot del Tavernello è istigazione al suicidio — E pure omicidio – genocidio – infanticidio, ogni genere di cidio vi venga in mente. Cmq. siamo andati sul sito per tracciare la nostra confezione [riscontrare il luogo di produzione]. Adesso sappiamo che arriva da Faenza. Woo-hoo!, oggi svuotiamo nel lavandino vino di Faenza. Woo-hoo!
Riconosci il ristorante — Il più bel tavolo del D’O di Cornaredo [MI] – senza prenotazione – al primo che riconosce i 12 ristoranti.
A volte ritornano — Avvistato il Ministro delle Politiche Agricole di AN Alemanno, insieme al capintesta di Slow Food Carlin Petrini, ex militante di gruppi della sinistra radicale, e a Paolo Massobrio, gastro-esponente di riferimento per Comunione e Liberazione? Siamo al compromesso storico della gastronomia.

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2 Commenti

  1. Vi riporto una nota del mio libro “Fumo negli occhi” circa questo argomento. Le stesse cose, parentesi, scrissi sul Giornale tra mille fatiche per via della potente (davvero: è potente davvero) lobby delle acque minerali, che minacciano continuamente di levare la pubblicità a questo e a quello.

    38. I rischi attribuiti all’acqua del rubinetto, soprattutto in Italia, sono particolarmente ridicoli se paragonati a quelli ricollegabili all’acqua minerale venduta in bottiglia. I dati sottostanti, incredibili, sono tratti da: Acqua minerale, uno scandalo sommerso di Giuseppe Altamore, Fratelli Frilli Editori, 2003; inchiesta del settimanale Il Nostro Tempo del 2 novembre 2003; archivio personale del curatore.
    Parametri esaminati in Italia per l’acqua del rubinetto: 200.
    Parametri per l’acqua minerale in bottiglia: solo 48.
    Concentrazione di arsenico permessa nell’acqua del rubinetto: 10 microgrammi.
    Concentrazione di arsenico permessa nell’acqua minerale: 50 microgrammi per litro, 200 sino al 2001.
    Dal libro di Altamore: “L’acqua di rubinetto può essere più sicura della minerale. Esistono infatti controlli e limiti più severi relativi alla presenza di sostanze tossiche”.
    Opinione di Giorgio Calabrese, docente di alimentazione a Piacenza e Torino, visiting professor alla Boston University, referente italiano dell’Autority alimentare europea: “La normativa italiana è deficitaria rispetto a quella internazionale, e in maniera palesemente iniqua; prevede solo 49 parametri di controllo per le acque minerali contro i 62 delle acque di sorgente… il consumatore italiano non è in grado di conoscere l’esatto contenuto di una bottiglia di acqua minerale, perché la legge non impone al produttore di indicare la composizione analitica completa”.
    Consumo italiano pro capite di acqua minerale: 172 litri, primi bevitori del mondo.
    Risposta del professor Calabrese alla domanda “Ma l’acqua minerale si può bere constantemente e in sostituzione dell’acqua di rubinetto?”: “No. L’acqua minerale è un acqua con indicazioni e controindicazioni che però non ci sono sull’etichetta. Molte pubblicità sottolineano che la tale marca è povera di sodio, ma se al contrario la concentrazione è alta non c’è l’obbligo di indicare che è inadatta per chi soffre di malattie cardiovascolari”.
    Spesa media annua per ogni famiglia italiana: 260 euro.
    Risposta del professor Calabrese alla domanda “Ma l’acqua minerale può avere nitrati?”: “Sì, a volte in quantità superiore a quella del rubinetto… La legge dice che se un’acqua contiene fino a 10 milligrammi per litro di nitrati il produttore può scrivere in etichetta che è “particolarmente adatta alla prima infanzia”, ma se il limite viene superato non è obbligato a indicare che può far male o è nociva”.
    Che cosa è successo nel 2001: dopo una rilevata infrazione comunitaria, l’Italia ha dovuto introdurre parametri più severi per alcuni inquinanti presenti in moltissime acque minerali.
    Procure italiane che indagavano, nel 2003 e nel silenzio della grande stampa, sulle acque minerali contaminate: 15.
    Marche fuorilegge già rilevate: 211.
    Marche producenti acqua con eccesso di veleni: 112.
    Autorizzazioni all’imbottigliamento che il Ministero della Salute si appresta a sospendere in quanto non conformi a un decreto del 2001: 86.
    Risposta di Giorgio Calabrese, docente di alimentazione a Piacenza e Torino, visiting professor alla Boston University, referente italiano dell’Autority alimentare europea, alla domanda “Meglio bere acqua del rubinetto?”: “Sì. Ma anche per gli acquedotti c’è molto da fare. Grazie alla nuova normativa potremo pretendere di avere acqua di qualità e senza odore di cloro dal rubinetto di casa”.
    Imprese che imbottigliano acqua minerale in Italia: 260 imprese a fronte di 700 sorgenti.
    Etichette commercializzate: più di 250, ma il 70 per cento di esse è diviso tra sei sole multinazionali.
    Dal libro di Giuseppe Altamore: “I costi di produzione sono ridicoli. Lo sfruttamento delle fonti demaniali avviene con il sistema delle concessioni pubbliche da cui lo Stato, in base a un decreto regio del 1927, ricava meno di 500 mila euro l’anno. Oltre l’80 per cento delle acque minerali è imbottigliato in contenitori di plastica e i costi dello smaltimento ricadono sulle Regioni, che in definitiva spendono più di quanto incassano. A conti fatti, le imprese delle acque minerali, in materia prima, pagano meno della colla per l’etichetta, rivendendola a un costo 500 o anche 1000 volte superiore”.

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