I brutti anatroccoli: è bello ciò che è bello; solo a volte ciò che piace.

A volte scrivere un post diventa come spiegare una barzelletta: ti tolgono tutto il gusto.
Questo per dire che va da sé che nel pezzo di ieri l’oggetto dell’indignazione (desolazione, inquietudine: chiamatela come volete) l’oggetto di scherno non fossero i disperati che scrivono ad un blog pensando si tratti della redazione di una vecchia tramissione che prometteva di prenderti a scalpellate fino a quando non fossi diventato presentabile.
C’erano tratti, anzi, in quei messaggi pieni di avvilimento e sconforto, che non potevano non indurre un moto di tenerezza: dalla ragazza che parla del fratello che la chiama “tavoletta” e ricorda “come se fosse ieri quando vivevamo nella stessa casa e derideva la mia prima misura, mi diceva: ma quando diventi donna? Davanti a lui sono sempre stata forte e non gli ho mai dato la soddisfazione di vedermi piangere, ma quando ero nella solitudine della mia cameretta non posso nascondere che ho pianto più di una volta. Il mio ragazzo cerca di non farmi pesare le modeste dimensioni del mio seno ma mi accorgo quando siamo insieme come guarda rapito i prosperosi decolleté delle altre ragazze, anche se il furbetto tenta di non farsi scoprir.” alla moglie e madre che spera di non sentirsi prendere in giro in casa: “Fino a poco tempo fa quando ne parlavo con mio marito, lui diceva che tutto sommato non erano cosi evidenti, ma adesso mi prende in giro anche lui. Vi prego aiutatemi voi, anche perche’ avendo due figli non vorrei che poi mi prendessero in giro anche loro, ho già insicurezza di mio per questo problema se poi si aggiungono gli altri a ridere di me mi vergognerò a uscire di casa”, a quella cui invece è già successo: “La mia bimba maggiore ogni tanto mi prende in giro dicendomi che ho la pancia come quella di una vecchietta, io le faccio un piccolo sorriso ma dentro piango perchè per me questo è come un piccolo handicapp che nascondo a tutti per la vergogna di essere presa in giro”.

Ebbene: ritengo che su questo particolare argomento ci sia molto poco da dire, a meno che non so vogliano negare a prescindere (e in modo oserei dire pretestuoso) i concetti di bellezza e bruttezza.
So solo che qualche anno fa, su questo tema, ha scritto un libro Piergiorgio Paterlini, una delle migliori persone che mi sia stato dato d’incontrare. Si intitola “I brutti anatroccoli(Baldini Castoldi Dalai – € 5,16) e sono dieci storie vere nella quale la bruttezza fisica viene trattata dai brutti come handicap, tabù, mistero, mettendo a nudo tutta l’ipocrisia che accompagna questa condizione.

Piergiorgio spero mi perdonerà se cito qua e là:

I Brutti anatroccoli - di Piergiorgio Paterlini“Io ti amo” l’ho detto troppe volte e ora ho smesso. E non voglio più che mi si dica “ti voglio bene”. Voglio meno parole e più abbracci, anche dai miei amici. I miei amici più cari mi ripetono che mi vogliono bene, ma non mi toccano mai, non mi sfiorano neppure. Se non posso avere l’amore, il contatto fisico lo pterendo. Incredibile quando sia difficile ottenere solo un piccolo gesto fisico d’affetto.
Gli insulti non sono mai finiti. Due settimane fa a Roma, in un Burghy, mi sono sentita dire da un passante: “Grassona, ma non ti vergogni a mangiare così?” E’ intollerabile questo volere fare del male senza motivo, ma anche l’imbarazzo che senti di creare nelle persone che stanno con te.
Non sono completamente infelice. Non si può essere del tutto felici, così come non si può essere del tutto infelici. Sono attimi. Forse ora vorrei essere tranquilla più che felice. Ma non è vero. L’amore è la cosa più importante della vita e non l’ho mai avuto. Mi sembra di essere un prodotto lanciato male sul mercato. Una caramella con un incarto sgradevole che a causa di questo incarto è anche sempre meno convinta di essere buona dentro.

(A Firenze, un’operatrice di computer)
E al ristorante cerchi sempre la sedia attaccata al muro. O arriva il momento in cui ti senti dire: “Certo che cammini in modo proprio ridicolo”. “Ma che spalle strane! Te l’hanno mai detto che hai delle strane spalle? Ma… hai avuto un incidente?”
No, nessun incidente, sono proprio nato così.
Per questo ho dedicato una poesia a tutte le ragazze che ho amato invano.

“Sei così bella
che vorrei darti tutto
tranne me,
che sono brutto”.
(A Perugia, uno studente)

Fatevi un favore. Leggetelo.

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6 Commenti

  1. E’ proprio vero! Questo bel post sta proprio sopra al wallpaper di Sandra Bullock.
    E neanche ai brutti piacciono i brutti.

    Anche se sembra quasi che noi brutti (perche’ io lo sono eccome), a meno di non essere ricchissimi o avere qualita’ eccezionali, siamo quasi tenuti a stare con i brutti, a non provare neanche ad uscire dal nostro guscio.

    Se un bel ragazzo fa una battuta un po’ piccante ad una bella ragazza, e’ un tipo simpatico che si mette in mostra. Se la fa un brutto, e’ uno sfigato patetico che ci prova. No, brutto, che ti sei messo in testa? Il picking order e’ preciso, quella li’ non e’ della tua categoria, stai nel tuo.

    E non parlo solo di scopare, che per quello in fondo basta pagare. I brutti sono brutti sempre, e di questo sono sempre in colpa. L’anno scorso sono andato in vacanza a Londra con un gruppo di ‘amici’ ma alla fine la fidanzata di un amico ha confessato che non si e’ divertita perche’ la mia sola presenza nel gruppo la infastidiva. Sembra una cattiveria ma dal suo punto di vista non aveva poi torto: la bellezza e’ bella, la bruttezza no, chiunque vuole circondarsi della prima ed evitare la seconda.

  2. Sì, Paolo, e allora qual’è la soluzione? I brutti che devono fare? Si ammazzano? (non sarebbe poi una brutta idea…)

  3. Si ammazzano? boh… alcuni forse si’.
    Ma l’uomo e’ un animale pieno di risorse, si abitua a tutto. Ci si chiude un po’ nel proprio guscio, ecco magari proprio in discoteca a farsi massacrare non ci si va. Ci si adegua, insomma. Che alternativa c’e’?

    Certo, e’ un vero e proprio handicap. In effetti la bellezza non e’ tanto vantaggiosa quanto la bruttezza e’ devastante. Mettiamola cosi’: piu’ o meno tutti gli uomini sono in grado di camminare e di correre. Alcuni da giovani scoprono di essere dotati di una velocita’ fuori dal comune, e capiscono che se si allenano potranno diventare sportivi professionisti e fare di questa qualita’ una professione. Tuttavia non per questo le persone normali, che corrono piano, si sentono per questo sminuite: faranno altro nella vita, che problema c’e’? Ma se sei proprio senza gambe e non puoi camminare, allora il problema c’e’ davvero, la tua vita puo’ essere comunque piena e gratificante, ma in quel senso e’ segnata e non c’e’ niente da fare. Per la bellezza, per me, e’ lo stesso. Sei sei proprio molto bello, potrai fare di questa qualita’ la base del tuo lavoro, un punto fermo di tutta la tua vita. Se sei solo di aspetto ‘normale’ non e’ poi un gran problema: si vive bene lo stesso. Ma se sei veramente brutto, non c’e’ nulla da fare, non c’e’ posto dove scappare, e non puoi fingere di ignorare la cosa: sarai brutto sempre in ogni istante della tua vita, e gli altri te lo faranno sempre pesare. Certo, non e’ tragico come non avere le gambe alla fine la tua vita sara’ ugualmente condizionata.

  4. Laura2, sto tremando di paura. Lo sai che sono un codardo. Lo sai che ho timore di tutto.

  5. X laura2:
    ma poi, con Leonardo, ci sei uscita? Scommetto di no!
    un brutto di nome Riccardo

  6. a dire il vero, penso che ci siano persone che hanno così tanto fascino da risultare irresistibili, anche se la bellezza non è il loro forte. Comunque, la mia esperienza è la mia…è dal 1998 che non ho una storia, un po’ perchè il mio fascino non splende, ma anche perchè non sono proprio quello che si può definire un bel ragazzo! Non è facile, ma non me la sento di condannare chi fa una scelta netta si chi mettersi accanto. Dai 28 ai 35 è un bel salto a farlo da solo…la bellezza conta, non fa la felicità…ma figuriamoci se la felicità la fa la bruttezza

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