Rauchen(*) macht frei

Ho vissuto e lavorato per anni in uffici dove i dipendenti erano in maggioranza fumatori. Entrando in quegli ambienti alle nove del mattino, trovavo una nebbia azzurrognola già stagnante. Si chiese la cortesia di limitare le sigarette, almeno al mattino e si continuò a chiederlo per parecchi mesi: nessun cambiamento. Gli amici colleghi a cui facevo notare la cosa, reagivano con sorpresa dicendo cose tipo: “cavolo scusa, non mi sono reso conto…” e spegnevano all’istante. Dopo più di un anno così, la direzione decise di proporre la “zona fumatori”. Ovvero: la saletta “relax”, che non aveva nessuna separazione fisica dagli altri ambienti e che da quel momento divenne off-limit per chi non fumava. Inoltre venne assegnata ai tabagisti la metà dell’open-space. Il quale non aveva alcuno schermo a proteggere l’altra metà. Era, diciamo così, la coraggiosa affermazione di un concetto. Dopo altri mesi, la direzione fece apparire timidi cartelli col divieto di fumo. Nulla. Chi del resto, dopo una serie di discussioni, richieste cortesi e sbottamenti con sfanculata, era diposto a inimicarsi i tre quarti dei colleghi, incaponendosi a far rispettare il divieto? Riprese piede la rassegnazione. Agli occhi arrossati, ai vestiti puzzolenti. Al passare dall’ufficio nebbioso alla tavola calda ugualmente maleodorante.
Un non fumatore tollerante come me, continuava a limitarsi a chiedere: per favore, almeno NON mentre mangio, grazie. E le cose sono andate avanti così fino a che ho frequentato quel mondo.


Evitando per anni di polemizzare con chi fuma: cercavo di avere comprensione verso i portatori di un’evidente disturbo, verso chi ha problemi a contenere una propria debolezza. Non potevo pensare che tutte quelle persone che stimavo e apprezzavo sotto mille aspetti, diventassero volontariamente dei prevaricatori, no: doveva essere una patologia. Provate a metterla su questo piano, ripensate all’orrore negli occhi di certi vostri amici davanti ad uno sciopero dei tabaccai e vedrete che il dialogo potrà riprendere.
Ed eccoci a questa legge. Non desiderata e non sostenuta da gente come me, cioè adulta e convinta che proibizioni di questo tipo non possono modificare pieghe culturali compresse da decenni di avvallo totale. Però un piccolo disagio lo devo esprimere: quello di sentirmi paragonato, dopo anni e anni di pazienza, ad un totalitarista brutale. Amici, non potete trattarmi così. Mettete da parte le statistiche sul fumo passivo: voi state discutendo di libertà. Nei passati 30 anni da cittadino adulto, in molti, moltissimi casi, la mi unica libertà è stata quella di scegliere fra una stanza dove soffrivo (lo potete accettare questo? Che, al di là di ogni possibile danno da inalazione passiva, chi non fuma patisce fisicamente questa vostra abitudine? ) e l’alzarmi ed uscire. Lo dico anche a quella persona che per me è come un fratello, che doveva smettere se si fosse verificato un fatto molto importante ma che poi, anche davanti all’esito positivo di quella vicenda non l’ha fatto: davvero sono io quello che non rispetta i diritti degli altri? Te lo dico sorridendo, anche perchè pure tu sei uno che cerca di praticare la tolleranza nella vita: non ho mai pensato, tutte le volte che mi facevi scegliere fra una congestione da finestra spalancata in inverno e la camera a gas del tuo ufficio, che mi stessi imponendo uno di quegli esperimenti di resistenza umana tipo Dr. Mengele :-) Forse chi fuma dovrebbe provare a ribaltare il proprio punto di vista: pensate ai decenni di tolleranza che vi sono stati accordati e pensate al cattivo uso che molti di voi ne hanno fatto.
Davanti a certe esagerazioni di questi giorni, verrebbe da reagire con uguale veemenza: miei cari, facciamo un po’ per uno? Un secolo di prevaricazione a testa, che ne dite? Adesso tocca a voi. Purtroppo anche i miei amici più spiritosi, se fedeli del Gran Monopolio di Stato, su questo argomento perdono ogni capacità autoironica.
Allora, dimensionandolo alla portata di questo piccolo problema, mi limito ad un rantolo personale, quello di un non-fumatore consapevole che è da un pezzo che il bue dà del cornuto all’asino, o che Berlusconi dice i media sono in mano ai comunisti. Al mondo capovolto ci si abitua, persino a sedersi sul lampadario swarowsky. Ma per favore, togliete quella icona con la bandiera nazista.

(*) grazie alla gentile precisazione di Fabrizio, ora il titolo è tutto in tedesco. ;-)

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27 Commenti

  1. Non è vero Bini!! IO HO LA FOBIA DELLE PUZZE!!! Mi fanno star malissimo. Sono capace di vomitare se sento una puzza di sudore, non scherzo. Vedi che è soggettivo il “fastidio”?

  2. Sapu, io sono ancora convinto che faccia male, ma non ho studi scientifici CERTI ad avvalorare la mia tesi come non li hai tu per avvalorare la tua.
    MdZ, il fumo arreca alla maggioranza dei non fumatori per non dire tutti, i disagi sopra descritti.
    La puzza fa star malissimo solo te e pochi altri credo.
    Quando sarete un pò di più si prenderà in considerazione una legge per tutelarvi.

  3. Il fatto che non ci fosse Internet è irrilevante, in quanto le attuali campagne (ed in generale il diffuso atteggiamento di avversione verso il fumo) non si svolgono certo esclusivamente in rete, ma su tutti i mezzi di informazione e soprattutto nell’interazione tra le persone.
    Come sono ininfluenti le maggiori conoscenze in merito agli effetti del fumo sull’organismo, perché queste riguardano gli effetti del fumo ATTIVO sui FUMATORI. Sugli effetti del fumo PASSIVO sui NON FUMATORI non è che ne sappiamo di più di venti anni fa.
    Rimane l’ultimo punto… vent’anni fa fumare era DI MODA. O più semplicemente, era considerato “socialmente accettabile”, ove adesso non lo è più. Un po’ poco, per decidere di mettere una cosa fuori legge.

  4. Anche tu, Matteo… i “disagi” di cui parli sono forse diversi da quelli che provavano i non fumatori di venti o trent’anni fa?

  5. Trent’anni fa non ero ancora nato, vent’anni fa probabilmente mi interessava solo che Ken il guerriero cominciasse in orario.
    Per gli altri non garantisco, ma mi piacerebbe conoscere il parere dei non fumatori di allora (solo per curiosità, non che questo aggiunga all’argomento particolare interesse).

  6. Sì, Tony, ma il fumo è passato di moda per gli affari suoi o perché si è stabilita una correlazione fra fumo e malattie respiratorie, dalle più gravi alle meno gravi? Riflettici. Perché tu non fumi davanti a tuo figlio, se pensi che il fumo non gli faccia nulla?

  7. Matteo Bini, posto il rispetto per le tue convinzioni e la volontà di evitarti ogni fastidio, continuo a ritenere che fastidio e convinzioni non dimostrate siano elementi talmente soggettivi da non giustificarne tutela giuridica.
    Che non vuol dire nessuna tutela.
    Ma dichiarare per legge illegale un comportamento finora consentito (e tuttora consentito il che crea un paradosso perchè se si reputa totalmente dimostrato il danno dal fumo al chiuso come si può ritenere che il fumo all’aperto sia totalmente innocuo) è sicuramente eccessivo e probabilmente pericoloso.
    Avremo modo di vedere, spero anche noi fumatori, se questo sia solo un episodio o un trend…

  8. Della serie: entrano in un bar dopo aver rischiato la morte per strada e se la prendono con i fumatori se hanno la gola arrossata! Populismo per populismo: questo è rompere le palle al prossimo.

  9. Giulia la correlazione accertata è quella tra fumo e malattie respiratorie NEI FUMATORI, non nei non fumatori; quindi giustifica pienamente la diminuzione del numero di fumatori, ma di sicuro non un cambiamento dell’atteggiamento dei NON fumatori.
    Per loro, l’unica cosa accertata è il fastidio, e questo non è certo stato scoperto oggi. Una sigaretta di oggi dà fastidio oggi come lo dava ieri.
    Io non fumo in presenza di mio figlio semplicemente perché lui è un non fumatore.

  10. Ecco. Appunto.
    Tu rispetti tuo figlio perché non è un fumatore.
    E nessuno, qui, si sognerebbe di dirti che fai male. Allora perché non riconoscere anche agli altri non fumatori (tutti, adulti e bambini) il diritto di non aspirare il fumo altrui?
    Dici che sei un fumatore rispettoso del divieto, e quindi l’appunto non è rivolto a te: mi rivolgo più direttamente a chi continua a sostenere il proprio diritto di fumare dove gli altri possono inalare il loro fumo, contro il diritto dei non fumatori di non inalarlo.
    Esattamente lo stesso del tuo bambino, per capirci.

  11. Giulia,
    Se un non fumatore me lo chiede, io non fumo davanti a lui. E’ una pura è semplice questione di buona creanza. Ma con questa legge quella che era una cortesia è stata imposta per forza. E questo io lo considero un comportamento da maleducati e da prepotenti. Esistono anche non fumatori cui il fumo, in situazioni normali, non dà fastidio, e/o che ti concedono di buon grado il permesso di fumare, magari per amicizia.

  12. Stefano, esistevano fino a poco tempo fa. Adesso si sono misteriosamente estinti, da un giorno all’altro.
    Giulia, ma infatti io non nego a nessuno il “diritto di non aspirare il fumo altrui”. A dire il vero, non ho letto quasi nessuno in queste discussioni che rivendicasse un tale diritto; il problema è che questa legge va molto oltre, rendendo virtualmente impossibile la creazione di luoghi dove i fumatori possano fumare senza disturbare gli altri. Nell’intera città di Milano, i ristoranti che hanno una sala fumatori a norma sono DIECI. Non ti sembra che ci sia perlomeno una sproporzione?

  13. Stefano, infatti nessuno ce l’aveva con gli educati (anche se dubito fortemente che ogni volta che ti accendi una sigaretta tu faccia il giro del locale a chiedere se dà fastidio che tu fumi: il tuo fumo non infastidisce solo il tuo interlocutore). La maggior parte dei fumatori, tuttavia, ha sempre fumato in ogni occasione, semplicemente accendendosi la sigaretta senza domandare permessi di sorta.

    Un fumatore si stempera, due anche, ma quando in un locale chiuso i fumatori sono venti o trenta (per locali di media grandezza), si crea una cappa opprimente.

    Ripeto: io non ho mai negato a chicchessia il permesso di fumare in mia presenza (se non in casi estremi): se tutti i fumatori avessero usato agli altri la cortesia di fumare meno o fuori, il problema sarebbe stato pressoché nullo, e la differenza non si sarebbe sentita. Io per prima non l’avrei notata.

    Però la differenza rispetto a prima si nota, eccome. La prepotenza della maggioranza dei fumatori è stata sanzionata in maniera anche pedestre, ma in in certo senso necessaria.

  14. Giulia,
    In effetti non facevo il giro del locale (credo che neppure Monsignor Della Casa o Lina Sotis lo avrebbero fatto; questione di misura), e mi comportavo a seconda delle circostanze.
    Vale a dire, in un posto dove si mangia, ivi inclusi i bar per colazione, o in un locale dove nessuno o pochi fumavano, chiedevo agli astanti, cioè ai miei vicini. Se a qualcuno più lontano il mio fumo dava fastidio (come è occasionalmente capitato) gli bastava alzarsi e chiedere.
    In un posto fumoso di solito non chiedevo (tieni conto del fatto che abito a Milano, dove esistono da vari anni molti locali “smoke free” o con zone per non fumatori, e ritenevo quindi lecito presupporre che chi si trovava lì fosse consapevole del fumo e lo accettasse).
    Con questa legge non chiederò più nulla, se è possibile fumare lo farò semplicemente; se qualcuno protesterà, foss’anche una anziana signora, incinta, asmatica e allergica al fumo, gli chiederò di tollerare o andarsene, perchè penso questa legge ha reciso il patto che era alla base del mio comportamento.
    Per quel che riguarda la prepotenza (o maleducazione) dei fumatori, e la “necessaria” sanzione, un mio vecchio professore amava parlare dei limiti della legificazione, e per spiegarlo diceva che “sarebbe stato assurdo imporre la buona educazione per legge”.
    La legge Sirchia ha senso solo se si parte da un presupposto, quello del “danno alla salute da fumo passivo”, che in realtà è piuttosto controverso, e tentare di giustificarla solo con la maleducazione dei fumatori in realtà è un argomento mal posto, in quanto la legge dovrebbe stare alla larga da queste questioni.
    Nel tuo primo post di questa discussione dici di aver tollerato per anni. Hai mai chiesto ai tuoi astanti di spegnere le loro sigarette? in tal caso, che risposta hai ottenuto? Se la persona si è rifiutata, gli hai fatto notare la sua cafonaggine (facendogli fare una figuraccia di fronte agli astanti – di solito è questa la “sanzione” dei maleducati)?
    Giulia, il succo del mio discorso è che se non vieni trattata cortesemente, devi agire per ottenerlo o in mancanza per “punire” il “reo”, non “abbozzare” e sperare che ci pensi la mamma (in questo caso lo stato).

  15. Stefano, io posso chiedere a UNA persona di spegnere, due, non dieci venti trenta. La cortesia, come ho già detto, deve venire da chi impone un comportamento, non da chi lo subisce. E in ogni caso, dici “nei locali fumosi, fumavo senza chiedere”: e il locale come era diventato fumoso? Per opera e miracolo dello Spirito Santo?

    Certo che fumerai dove ti è permesso: dubito che le signore asmatiche si siederanno di loro volontà nelle camere a gas che diventeranno le sale fumatori. La legge è stata fatta apposta per quello: per dare maggiore possibilità di scelta a chi non fuma. Scelta che prima non esisteva.

  16. Come sanzione il “far notar la cafonaggine” non ha un gran valore deterrente, anche perchè come si può notare da molti dei post qui sopra, chi domandava di spegnere la sigaretta faceva la figura (agli occhi del fumatore) del rompicoglioni.
    Saranno sanzioni troppo dure forse, ma finchè non si va a colpire il portafoglio è difficile avere un risultato.

  17. Ormai è un tiro alla fune…
    Da una parte chi sostiene la, pedestre ma necessaria, tutela del fastidio, elemento soggettivo difficile da quantificare (si parla di tollerabilità di 1 o 2 o n fumatori, basta che non ci sia una “cappa insopportabile”, altro elemento di facile definizione);
    dall’altra chi sostiene non il diritto ad affumicare chicchessia ma, più semplicemente, l’inadeguatezza del provvedimento e, soprattutto, addita l’ignavia di quei non fumatori che fino a Sirchia mai avevano sentito fastidio al punto di chiedere di non fumare neppure ai propri vicini e conoscenti.

    Tutto il resto è strumentale.
    Sostenere che altre vie per provare a risolvere il problema non avrebbero avuto la stessa efficacia (e tante grazie !) è strumentale;
    sostenere che i gestori dei locali non potevano assumersi la responsabilità di chiedere di non fumare per non perdere clienti quando ci sono gestori che si assumono la responsabilità e non ti fanno parcheggiare, se arrivi con una macchina da meno di 30 mila euro, nel parcheggio del locale (che è l’unico parcheggio nel raggio di un km) oppure ti bloccano se sei in tuta o scarpe da ginnastica O ancora non fanno entrare extracomunitari (e neppure vietando ma dicendo che è tutto prenotato o facendo pagare, con qualche scusa, un alcolico il doppio in modo da dissuadere lo sgradito a tornare nel locale) è strumentale;
    sostenere che il costo di un aspiratore fosse una spesa insostenibile (ed io non so quanto piccoli possano essere certi locali ma che un aspiratore non possa eliminare una cappa di fumo anche in un cubo di tre metri imbottito di fumatori non lo credo perchè l’ho visto) è strumentale.

    Il problema è il peccato originale, il problema è il passato e per quello non c’è perdono, il problema è la rivalsa del “avete fatto i comodi vostri ora facciamo i comodi nostri !”
    E non c’è modo di aver ragione di un tale punto di vista, oltre ogni logica ragione e dimostrazione.
    Per conto mio, ho già notato i primi che, nel locale affollato e buio, non escono nè si chiudono in bagno ma si ‘imboscano’ nell’angolo meno visibile e fumano de sfross.
    E non posso fare a meno di osservarli compiaciuto, e di provarne anche un pò invidia, non per la sigaretta ma per l’approccio semplice e diretto ed INNOCUO ad un divieto ingiusto) come osservo compiaciuto il gruppo che, alla festa della birra, si siede in terra in cerchio ed accende una sigaretta che non è lecito accendere neppure all’aperto, fregandosene degli sguardi sprezzanti.
    Io sto qui a discutere (su cosa sia oggettivamente giusto e cosa invece “la maggioranza degli italiani” ed i suoi rappresentanti ha deciso e decretato, sulla base dei propri convincimenti viziati e della propria rigida morale, dovesse essere giusto) ma poi mi adeguo perchè in fondo essere cittadini civili è un contratto e ci sono pure le clausole scritte in piccolo.
    Loro se ne fregano e, con semplicità ed innocenza, fanno quello che è giusto…

  18. Vabbè, siamo arrivati a “fumare è giusto”.
    L’importante è affermarsi sulle cose IMPORTANTI, eh. Queste sono le LIBERTA’.

  19. E quali sarebbero le libertà se non queste? Avete un’idea alquanto bizzarra della libertà.

  20. Siamo a una situazione di stallo.
    Io continuerò a pensare che questa legge mi tutela.
    Voi continuerete a pensare che è ingiusta.
    Spero converrete con me però che è assurdo che troviate più facile incolpare gli “ignavi che fino a Sirchia mai avevano sentito fastidio al punto di chiedere di non fumare neppure ai propri vicini e conoscenti” piuttosto che tutti quei maleducati che se ne sbattevano (o se preferite, fingevano di non sapere) se il loro fumo disturbava qualcuno.

  21. Sì. E’ anche molto più facile dire che quella di fumare in pubblico è una libertà (anche se danneggia gli altri) per cui vale la pena di protestare. La mia idea di libertà si attesta su altri temi parecchio più importanti, le cui conseguenze sulla nostra vita sono ben più pesanti della possibilità o meno di accendersi una paglia.

  22. Sono contento di leggerlo, perchè, al momento, dalla discussione, mi sembrava che la sola base del concetto di libertà espresso da parte dei non-fumatori fosse il fastidio da loro provato o meno.
    Io ho scritto, poco più su, qualche riga nella quale, con i miei poveri mezzi, ho cercato di affrontare la questione da un punto di vista della teoria giuridica, come ritengo debba essere fatto trattandosi di una legge e non di un pensierino dei cioccolatini.
    Quel poco che so mi dice che questa legge è priva di fondamento democratico.
    Ovvero, è illibertaria.
    A meno che il fastidio (sacrosanto, per carità, e peste colga chi non rispetta il vostro altrettanto sacrosanto diritto a non essere affumicati) che provate per il fumo non sia superiore a quello che provate per l’assolutismo, ritengo che per appoggiare la legislazione imposta dal ministro Sirchia sia necessaria una buona dose di disonestà intellettuale.

  23. Rileggendomi, mi rendo conto che posso sembrare più pesante di quanto voluto.
    Per chiarire meglio:
    – se la questione è il fastidio, è assurdo (e arbitrario, quindi antidemocartico) cercare di eliminarne uno imponendone altri più gravosi. I fastidi reciproci si contemperano, non si compensano.
    – se la questione è la salute, mi sta bene. Però, siccome di “salute” non si può parlare per sentito dire, attendo le PROVE che il fumo passivo esista, che sia nocivo, che possa essere assunto in quantità tali da risultare dannoso.
    E ripeto che la SOLA ricerca attendibile, ovvero quella dell’Organizazione Mondiale della Sanità (che, a ben guardare, avrebbe avuto tutte le ragioni di voler affermare il contrario) conclude che NESSUNA di queste tre condizioni può essere provata.
    Il resto, è fuffa.

  24. Matteo Bini, “Io continuerò a pensare che questa legge mi tutela.
    Voi continuerete a pensare che è ingiusta” non sono affermazioni in contrasto: la legge ti tutela ed è ingiusta Ma non è ingiusta perchè ti tutela !
    Per quanto riguarda il “rompicoglioni” pensavo fosse tutto chiarito, invece…

    Giulia, sei tornata alla “libertà che danneggia gli altri”: fumare ti danneggia, fumare ti danneggia meno di ennemila altre cose che però non puoi evitare o non vuoi evitare, e comunque sono fatti tuoi, tipo continuare questa moderatamente stressante discussione (l’ironia è che, dopo tutto questo, non solo non hai cambiato atteggiamento verso i fumatori ma probabilmente sei pure meno tollerante nei loro confronti: forse ora andresti, anche senza legge, a chieder loro di spegnerLa !) perchè vivere ti danneggia.
    Ogni divieto è soppressione di una libertà, per definizione: le considerazioni relative, riguardo l’opportunità e la necessità, sono altra cosa e sono quelle ad essere materia di discussione: discutere delle libertà personali, anche le più infime, è certo meno nobile che discettare di tirannie e oppressione, bella lì, ma allora…

  25. Giulia e Matteo Bini,
    Rispetto le vostre opinioni, ma forse non mi sono spiegato chiaramente.
    La mia opinione è che reprimere per legge comportamenti altrui solo perchè fastidiosi o maleducati (si tratti del fumo o di qualsiasi altra maleducazione) non è serio, e può essere anche pericoloso perchè la legge non è adatta a tal scopo.
    Sono d’accordo col fatto che non si tratti di una questione capitale, ma ritengo anche che sia pericoloso lasciar perdere. Discorso un pò paranoico, tipo: “ora il fumo, domani cos’altro?” ma a mio parere lo Stato moderno con la scusa dei diritti e delle tutele sta assumendo degli aspetti da Grande Fratello (intendo 1984 di Orwell, non Endemol).
    E le sanzioni “sociali” contro i maleducati possono funzionare se condivise (quanta gente si scaccola inpunemente in pubblico? eppure non è vietato per legge, è “solo” maleducato).

    Non conosco Trieste, posso giudicare solo di Milano, e qui un non fumatore che non voleva essere “intossicato” dal fumo aveva un’ampia scelta, e se andava in un locale molto fumoso e senza zone smoke free (come certi “buchi” in cui si suonava jazz) lo faceva perchè non ne era infastidito o perchè il piacere era maggiore del fastidio.
    Nel mio piccolo, dei tre bar che frequento abitualmente due erano per non fumatori ed uno con una saletta non fumatori (questo ora è tutto per non fumatori, in quanto per il gestore costa troppo adeguare la saletta ai fumatori con i precetti della legge Sirchia); quasi tutti i ristoranti e locali in cui andavo avevano una zona o sala non fumatori (però ora mi aspetto che molti mi faranno lo stesso discorso del gestore del terzo bar, e diventeranno interamente per non fumatori).
    Quindi ora sono in quella che dici esser stata la tua situazione, e se se voglio fumare in un posto dovrei cercare uno dei rarissimi (pare 2%) posti attrezzati, che anche in una città grande come la mia è un pò poco.
    Forse il mio “fastidio” per non poter fumare sarà minore del “fastidio” che voi provavate, ma continuo a pensare che regolare per legge questioni di pura e semplice educazione è assurdo, e che comunque il risultato è sproporzionato.
    Detto questo, ognuno resterà delle sue opinioni.
    Ciao

  26. Come commento finale Vi indico un brano tratto da un estratto (pubblicato su carmilla on line; http://www.carmillaonline.com/archives/2005/01/001162.html#001162) di un libro del 1983 di tale dott. W.T. Whitby.
    “Persone che non fumano dicono di manifestare sintomi che, secondo l’opinione di alcuni scienziati, sono dovuti più alla collera di vedere qualcuno che fuma che al fumo in se stesso.
    Rummel e colleghi svolsero un’indagine su un campione di studenti universitari. Dopo alcune domande sul loro atteggiamento verso il fumo, furono esposti al fumo. Fu trovato che quelli cui non piaceva il fumo avevano un ritmo cardiaco più veloce dopo l’esposizione.
    L’esperienza della Western Airlines dimostra come i fattori psicologici giochino un ruolo importante. Esperimenti sull’areazione avevano dimostrato che il modo migliore per non esporre al fumo le persone che non fumavano era di mettere i fumatori da un lato del corridoio e i non fumatori dall’altro. Quando si tentò di mettere in atto questa misura, i non fumatori si lagnarono. Sembra che a uno che non fuma basti soltanto vedere qualcuno che fuma per sentirne l’odore. La compagnia aerea dovette abbandonare il sistema, sebbene tutte le verifiche avessero dimostrato che in questo modo l’aria risultava meno inquinata.”
    Preciso che non so quanto siano affidabili le ricerche citate dall’autore (cercherò di trovare il libro e verificare le le fonti).

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