¡Que viva Pinochet!

Tanto per abbaiareChe viva a lungo, il vecchio bastardo, e si faccia finalmente la galera a cui la giustizia del suo paese, meglio tardi che mai, lo sta finalmente destinando. Fu lui ad aprire le porte al capitalismo selvaggio in Cile: un esperimento che non sarebbe finito lì.

Augusto Pinochet• A voi magari non dice niente (“Chi è?”) il fatto che finalmente abbiano arrestato Pinochet, ma per me e per quelli della mia generazione è un momento che aspettavamo da trent’anni. Pinochet faceva il generale in un paese dell’America Latina, il Cile, sottoposto agli Stati Uniti come, nello stesso momento, la Romania era sottoposta alla Russia. Era un paese povero; l’unica cosa che produceva era il rame ma le miniere erano di proprietà di corporation americane. Nelle città c’erano un sacco di senza-casa (i “pobladores”); di sinistra c’erano i minatori e gli studenti delle università.

Un giorno la sinistra vinse le elezioni e salì un presidente – Salvator Allende – che cominciò a ridare al Cile le miniere di rame. I padroni delle miniere s’incazzarono molto, e quindi s’incazzò anche il governo americano e quindi sincazzarono i servizi segreti americani e organizzarono un bel colpo di stato. Questo, materialmente, fu fatto dal generale Pinochet; alcuni altri generali rimasero onesti, e lui li fece assassinare.

I carri armati di Pinochet circondarono il palazzo di Allende. “Arrendetevi! C’è un aereo pronto a portarvi in esilio!”. Allende e le sue guardie del corpo (che erano giovani studenti del Mir, il Movimiento de Izquierda Revolucionaria) risposero sparando. Infine Allende morì, ucciso da una fucilata. I ragazzi lo sollevarono a braccia e lo deposero sulla poltrona presidenziale, con gran rispetto. Poi tornarono alle finestre e ricominciarono a sparare finché non furono uccisi tutti. Allora entrarono gli uomini di Pinochet: in fondo al salone videro il Presidente che li guardava con disprezzo, dalla sua poltrona, la fascia presidenziale sul petto. Nessuno sa se si fermarono un attimo o se gli spararono ancora.


La dittatura di Pinochet, lunghissima e feroce, fu il primo esperimento del dopoguerra di neo-liberalismo globale in Occidente. Furono chiamati degli economisti americani (i “Milton boys” della “scuola di Chicago”) per “modernizzare” l’economia: via i diritti, pieni poteri ai manager, giù i salari, su i prezzi. Da lì, la ricetta fu poi applicata in Argentina, in Brasile, in Venezuela (ecco di cosa parlano Chavez e Lula, quando se la prendono con gli americani) e infine nelle metropoli, in America e in parte dell’Europa. I colpi di stato non si fanno per niente, nè si ammazza la gente per divertimento: tutto è finalizzato a “salvare l’economia”. Poi magari si torna alla democrazia, ma nel frattempo leconomia (cioè l’econo-loro) è stata salvata dalle zampacce degli operai, dei poveri e di tutti gli altri sovversivi.

Adesso, dopo tutti questi anni, un giudice meno vigliacco degli altri ha finalmente deciso di incriminare Pinochet per le stragi. Io penso a un ragazzo che si chiamava Henriquez, Hernando Henriquez, ed era uno studente come tutti noi, fra Parigi e Roma, con l’unica differenza che era cileno, rappresentava il Mir in Europa e dopo il golpe fu richiamato dal suo partito per fare la resistenza in clandestinità. Sparì per sempre, non si sa quando e dove. Furono molti a sparire in Cile (e in Argentina, e in Brasile, e in Uruguay) in quegli anni. Io mi ricordo di Hernando perché è lui che ho coosciuto (anche Lerner, anche Rossella, anche Panella – ma loro hanno la memoria più lieve).

Que viva cientos anos Pinochet, che non tiri le cuoia adesso il vecchio bastardo, che arrivi a farsi un bel po’ di galera. Brindiamo a questo, e alle ragazze e ai ragazzi che si schierarono contro di lui. Sono rimasti tutti giovani e lievi, bruciati nei loro venti-venticinque anni. Uccisi nella maniera più feroce: ma non dimenticati. Pensando a loro, ad Allende sulla sua poltrona, ai ragazzi del Mir, a Hernando, non resta neanche il tempo di disprezzare un po’ quei funzionari di polizia italiani incriminati in questi giorni per aver cercato di essere, alla loro modesta maniera, dei piccoli Pinochet.

Il padrino. Il deputato regionale Ds Giovanni Villari a cinquant’anni si converte e decide di farsi battezzare. Lo aiuta, in questo cammino verso la fede, il consigliere spirituale del presidente della Regione. Compiuto il percorso, l’ex “comunista” è pronto al grande passo. Resta da scegliere il padrino. Ed eccolo scelto: il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro.

Qualche tempo dopo Cuffaro, già inquisito, viene rinviato a giudizio per fatti di mafia. Alla Regione i comunisti (quelli che si chiamano ancora così) propongono una mozione di sfiducia. Perplessità fra i Ds. Villari si batte come un leone per evitare la mozione al suo “padrino”. Alla fine il Ds gli dà ragione: niente mozione. Ma ecco il solito rompicoglioni Claudio Fava: in una infuocata assemblea, chiede che il partito invece la mozione la firmi. Applausi dentro e fuori il partito. Il segretario regionale Ds è nei guai e non sa cosa fare.

Per fortuna arriva Fassino, che con un’abile manovra fa in modo che anche i comunisti ritirino la mozione di sfiducia. L’abile manovra consiste nel proporre una sfiducia “a rate”: cioè prima lanciare una raccolta di firme tra la gente che sfiduci moralmente il governatore e poi… poi… poi, casomai, la mozione di sfiducia vera e propria in Regione. Ovviamente la raccolta di firme non è mai partita e la mozione è sparita non si sa dove. Così con grande soddisfazione di convertiti, parrini e “padrini” tutto è finito bene, a confetti e caffè. (m.r.)

America 1. Istituito un superdirettore nazionale, con pieni poteri, di tutti i servizi segreti del Paese. Dirigerà l’operato delle quindici strutture federali di spionaggio e controspionaggio, con un budget a partire da quaranta miliardi di dollari. Dipenderà direttamente dalla Presidenza e nei suoi confronti non avrà vigore la maggior parte dei controlli legali previsti per la Cia e l’Fbi. Tutto ciò nel quadro della “lotta al terrorismo”. L’ultimo personaggio analogo in un paese democratico e occidentale, anch’egli giustificato dalla “lotta al terrorismo” (in quel caso trotzkista) si chiamava Lavrenti Berja ed è stato istituito nel 1936.

America 2. L’Ofac, un’agenzia governativa che si occupa di controllo sui beni stranieri, ha reso noto che gli editori statunitensi che pubblichino opere di autori cubani, sudanesi o iraniani (gli “Stati canaglia”) sono soggetti a a sanzioni fino ad un milione di dollari di multa e dieci anni di prigione. Contestualmente, si vieta ai cittadini americani di scrivere libri o articoli insieme a cittadini dei paesi in questione. I primi testi bloccati da questa legge sono un’antologia della musica cubana e un’opera sulla prevenzione dei terremoti con la partecipazione di geologi iraniani.

Cronaca. Genova. Ambulante senegalese derubato da anziano pensionato. L’uomo, sorpreso mentre rovistava fra i borsoni nell’auto dell’immigrato, aveva tentato di derubare un secondo ambulante poche ore prima.

Cronaca. Roma. Scolaresca in gita ritrova la pensione appena riscossa da un’anziana pensionata presso un vicino ufficio postale. L’involto col denaro era scivolato dalla borsetta che la donna aveva aperto per rispondere al cellulare. I bambini, rinvenutolo, l’hanno portato dai carabinieri che hanno provveduto alla restituzione.

• Cerchiamo di lavorare con parole che durino. Ma lavoriamo da sempre come se dovessero silenziarci domani.

Red wrote:

Dal battage pubblicitario che Ciancio ha armato in favore del dott. Scapagnini non si capisce bene chi egli favorirà alle prossime elezioni del comune di Catania. Non so chi dei due, o l’immarcescibile Bianco o il geriatra, la spunterà. E’ certo che l’attuale sindaco sta cercando di alzare il prezzo in cambio di sondaggi prima e consenso nelle elezioni dopo, dato che in questo momento c’è in ballo la stessa sopravvivenza dell’editoria catanese: Ciancio non ha potuto trasferire tutto il proprio impianto editoriale alla zona industriale (ex Itin di Rendo), perchè aspetta dal comune e dalla provincia importanti segnali di risoluzione dei problemi legati a finanziamenti che gli diano la possibilità di iniziare al meglio il trasferimento delle macchine e del personale intero, cosa che durante il saluto di fine anno dello scorso dicembre aveva enfatizzato come cosa già fatta. Già ha perso abbastanza la faccia, l’operazione, corredata da colpi di servizi speciali sia su carta stampata che in tv, si sarebbe dovuta concludere entro la fine del corrente anno, ma sembra che dal palazzo chi doveva occuparsene vuole prima la rielezione e poi si vedrà.
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12 Commenti

  1. [Voci] Pinochet

    ¡Que viva Pinochet!

    Tanto per abbaiareChe viva a lungo, il vecchio bastardo, e si faccia finalmente la galera a cui la giustizia del suo paese, meglio tardi che mai, lo sta finalmente destinando. Fu lui ad aprire le porte al capitalismo selvaggio i…

  2. Anche per quelli della mia generazione, ovvero nati alla fine degli anni ’70 è cmq un momento importante. Sempre se uno sappia chi è stato e che merdate ha fatto nel suo Paese. Ah…sempre grazie alla più grande democrazia esportatrice!!! Che bello essere loro amici intimi!!

  3. Sparì per sempre, non si sa quando e dove. Beh, a me MI sa che ha fatto questa fine. L’avranno arrestato, narcotizzato, messo in un sacco, caricato su un elicottero, portato in alto mare e gettato dall’elicottero.
    Perchè così sono morti tantissimi di loro.
    PS: a dire la verità la galera di Pinochet mi rimette l’anima in pace col mondo solo per metà. Mi interesserebbe sapere se si arriverà al tizio con accento tedesco e con cognome che inizia per la K.

  4. Meglio tardi che mai !
    Ora il Cile grazie a lui è una ricca e florida nazione.
    Io mi auguro che viva più di cent’anni (in gabbia) e che ogni tanto lo portino allo stadio di Santiago giusto per rinfrescargli la mamoria.
    Comunque, di questo, ringraziamo chi sappiamo !
    Anche l’amico K.

  5. ricostruzione piuttosto imprecisa, anche se la sostanza rimane quella: Pinochet fu un macellaio orrendo. ma la questione del general non può essere ridotta a questo. ebbe dalla sua una bella fetta della popolazione civile, a partire dalla borghesia per finire a certi sindacati. insomma, per molti in Cile Pinochet è un salvatore ancora oggi. e l’uscita democratica dalla dittatura uno degli eventi più importanti degli ultimi vent’anni in sud america. meglio la pace col macellaio a piede libero o lo scontro sociale col vecchio in galera? ancora pochi anni e quello crepa. il giudizio morale e storico è già stato dato. quello giudiziario, forse, oggi come oggi tende solo a complicare le cose.

  6. Body, l’ultima frase e’ da craxiano o da F.F.
    Io continuo a non capire questa separazione tra l’aspetto giuridico e quello storico-politico.
    Il primo e’ anche parte del secondo.

  7. semplicemente penso che la sua incarceerazione ( di pinochet ) sia un fatto importante per tutte le generazioni, anche le ultimissime. il problema e che moltissimi nati, come me, negli anni 80 nn sanno neanche chi siano pinochet o allende e neanche si interessano a loro allorchè sentono di loro in tv, alla radio o sui giornali..

  8. Temo che non avremo il piacere di vedere il vecchio bastardo farsi un solo giorno di galera,
    così come non accadrà a Cesarino o a Picio Gelli
    (che del merdoso Augusto è uno dei migliori amici, in compagnia di SS John Paul II e del card. Sodano); ha appena compiuto 89 anni e si fa passare per rincoglionito, si dice che non potrebbe sopportare un processo, povera bestiola…
    per quanto riguarda i tanti giovani scomparsi forse chi veniva narcotizzato e rinchiuso in un sacco prima di essere gettato in mare era “fortunato” rispetto a chi veniva ammucchiato in un cargo (o in un bombardiere) e scaricato nell’oceano vivendo coscientemente il proprio destino.

  9. fabrizio: craxiano = F.F. sai? :D
    Comunque è vero i “chicago boys” erano Cileni mandati a studiare economia negli USA, all’insegna del liberismo + sfrenato.

  10. MUERTE A PINOCHET.
    EJECUCIÓN INMEDIATA.
    VIEJO DE MIERDA. ASESINO.
    MARICÓN
    COMEMIERDA.
    TE VAMOS A METER UN PALO POR EL CULO.
    SUDACA DE MIERDA.

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