Il mondo al contrario: questo, alla Lewinsky, le fa una pippa

Mario LandolfiIndymediaVedete l’omino ritratto nella foto a lato? No, non è quel vostro vecchio compagno di classe cui tutti vendevano Pongo al posto del fumo, e lui sosteneva “minchia, se si sente!”. Non è neanche, per quanto lo sembri, il lettore-tipo di “Millionaire“, quello che va alle convention del multilevel marketing e ne esce con una batteria da 150 pentole che, pur rompendo gli zebezei fino allo sfinimento, non riuscirà a sbolognare a familiari e amici, giocandoseli tutti per sempre.
No. Niente di tutto questo. Si chiama, invece, Mario Landolfi, è di Alleanza Nazionale, ed è l’uomo che ha tentato di fare tacere Indymedia.
Ripercorriamone la carriera, perché ne vale la pena.

Viene eletto in provincia di Caserta, nel prestigioso collegio di “Mondragone-Sessa Aurunca” grazie alle ambasce del potente amico e collega di partito Italo Bocchino.

In pochi mesi, il 13 giugno del 2000, viene scelto al posto del collega Francesco Storace per presiedere la commissione di vigilanza della Rai. E’ lì che Landolfi apprende dell’esistenza del secondo e del terzo canale, che in provincia di Caserta si vedono solo nelle giornate di vento forte. Ma è in quella commissione che il nostro dà il meglio.

Il 14 luglio del 2000 se la prende con Michele Santoro, reo di avere dedicato una puntata della trasmissione “Sciuscià” al “Gay Pride”. In quell’occasione dichiarò che “…raramente si era visto un così intenso concentrato di volgarità, esibizionismo e luoghi comuni in un programma del servizio pubblico”, annunciò l’audizione dell’allora presidente della Rai, Roberto Zaccaria, augurandosi che quest’ultimo trovasse “il tempo di chiedere scusa ai cittadini che pagano il canone per assistere ad uno spettacolo degno di un servizio pubblico e non di una sala a luci rosse di periferia”.
Che non è male come affermazione, se ci pensate, per uno che deve la propria carriera al Bocchino.

La sera del 1° ottobre del 2000 Gad Lerner si dimette da direttore del Tg1. Il giornalista, in diretta, denuncia il tentativo di Landolfi (allora ancora presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI) di raccomandare una giornalista precaria da assumere in Rai.
Succede che Landolfi, con l’ausilio di una stretta di mano farcita, consegna a Lerner, nel corso del pranzo per festeggiare la nomina di quest’ultimo a direttore del TG1, un bigliettino che riporta scritto “Marilù Lucrezio“, il nome dell’amichetta da piazzare.
Il centro-sinistra ne chiede le dimissioni. All’interno del Polo trova una sola persona disposta a difenderlo a spada tratta: il proprio mentore. E, per la seconda volta, Landolfi è costretto a ricorrere al Bocchino.

Il 22 agosto del 2000 l’attore Remo Girone, che ne “La Piovra” interpreta la parte del “cattivo” Tano Cariddi dichiara in un’intervista quanto segue: “la nuova serie dello sceneggiato renderà giustizia ai magistrati lasciati soli contro Cosa Nostra”.
A Landolfi non tornano i conti, e si inalbera: “Convocheremo al più presto i responsabili e chiederemo spiegazioni, verificando il rispetto del pluralismo. Se così non fosse monteremo un caso e le reazioni saranno estreme”.
“Pluralismo”, insomma: che si conosca anche la versione della mafia, e non solo quella – trita e ritrita – dei magistrati saltati in aria.

Uno che – considerati i precedenti – ha pieno titolo, insomma, per aprire bocca.

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14 Commenti

  1. Il bello è che alla fine di questa storia e proprio grazie ad AN & tirapiedi, Indymedia avrà più lettori di quanti ne aveva prima.

  2. ma povero.. guarda un pò se adesso un politico non può più neppure permettere di piazzare l’amante al meteo.. non c’è + religione! E’ davvero un mondo diffizzzzzzzzzzzzzzzzzzzzile!!

  3. Non ho capito perché sarebbe stato lui a oscurare indymedia. E’ una rinomata testa di cazzo, ma non ho capito come avrebbe fatto.

  4. Amoscarati@katamail.com

    Volessi elevarmi allo stile alato del post, direi che Landolfi ha il vezzo di far chiudere la bocca a tutti, tranne al suo protettore.
    Ma un passero spennacchiato non può spingersi là dove osano le aquile.
    L’arguzia di cogliere gli spunti che la realtà offre.
    La fantasia di rivoluzionari accostamenti.
    La grande duttilità di sapersi abbassare al livello del soggetto preso di mira.
    Lo spunto geniale reiterato in scanzonato jingle.
    M’inchino (diminutivo d’obbligo) e mi scappello (figurativo: sono circonciso).
    Indymedia è salva.
    Landolfi affoga in un mare di grappa (Bacco e Venere, no?)

  5. Sparare su Landolfi è come sparare su Scelli: anche se non miri, quqlcosa centri.
    Quel santarellino di Gad Lerner, invece (o, sia ben chiaro: lungi da me il parlarne male – lui consulente di Prodi e vessillo di tutti noi comunisti). Ce lo spiegherà, un giorno, come si diventa direttore del Tg1 Rai avendo alle spalle una recente carriera di leader di Lotta Continua?
    Cioè: ci spieghi come ci si riesce senza passaggi di bigliettini.

  6. Gli eventi precipitarono

    E divennero etrenta. Così recitava una battuta di Groucho Marx. Uno, insomma, non può stare un po’ più lontano del normale da internet e dalla blogosfera che si perde l’annuncio del libro di eriadan, le vicende di Indymedia (che pure…

  7. Nuovi vecchi amici

    Se non ricordate bene per quale ragione il neoministro Mario Landolfi è già stato responsabile di qualche serio danno alle comunicazioni del nosro paese – ma che dico paese – mondo, bastano un paio di frasette facili facili:
    – quello che era l’ex pr…

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