I furbi e i fessi

Tanto per abbaiareIl fratello di Peppino Impastato condannato perché aveva dato dell'”imbecille” al (ben pagato) avvocato dei mafiosi che si accalorava a descrivere Peppino come un pazzo bombarolo. Giusta condanna. Qua ormai in Italia di imbecilli siamo rimasti solo noi

Imbecilli. Condannato a cinquemila euri di multa il tabaccaio Impastato Giovanni, fratello di Peppino Impastato che fu ammazzato dai mafiosi di Badalamenti ai tempi in cui la mafia c’era ancora. Al processo, l’avvocato dei mafiosi si accalorava a descrive Peppino come un terrorista, un bombarolo pazzo ammazzato non dai mafiosi ma dalla sua stessa bomba. A un certo punto Giovanni non ce l’ha fatta più e ha sbottato: “Imbecille!”. Come si permette? Cancelliere, scriva! Condannato. Giustamente, direi. “Imbecille”? Ma avete idea di quanto prende un avvocato così per insultare in tribunale le vittime dei mafiosi? Altro che imbecille, Giovanni. Qua gl’imbecilli siamo tu ed io.

Outsourcing. Le cosche mafiose della provincia di Enna, secondo il procuratore Vigna, stanno massicciamente investendo capitali e risorse umane in Romania. Proteste dei commercianti ennesi, ad alcuni dei quali la richiesta di pizzo non arriva più con la consueta regolarità, e dei killer che temono un calo occupazionale.

Istituzioni. “Si alleano con i politici per sfiduciare comuni ed enti locali. Ad Agrigento è accaduto proprio questo”. Si parla di boss mafiosi, e ne parla il procuratore di Palermo, Grasso. “A volte esponenti politici suggeriscono le mosse a Cosa Nostra, ad esempio per far cadere un’amministrazione comunale sgradita”. Al convegno c’è stato anche un intervento di Caselli, ma questo non lo posso riportare perché ormai pubblicare ciò che dice Caselli è proibito.


Editoria. E’ uscito dalla proprietà dell’Unità il Gunther Group, che ne deteneva circa il trenta per cento, e ancora non si sa bene chi verrà a sostituirlo. Qualche essere umano, quasi sicuramente. Col che, saremmo già un passo avanti, visto che Gunther del Gunther Group è un fortunato pastore alsaziano a cui, qualche anno fa, l’anziana – e miliardaria – padrona lascò in eredità l’intera fortuna. Per gestire questo patrimonio (Gunther come finanziere non era granchè) si costituì un gruppo di amici – intellettuali, imprenditori, manager – che rapidamente misero in piedi una fondazione e, un po’ per gioco un po’ per mestiere, la fecero prosperare. Investimenti diversificati in diversi settori (fra cui l’editoria) e in diversi paesi (fra cui l’Italia). Un paio di anni fa, a quanto pare, l’Unità era un buon affare. Ora non più. O almeno non quanto Penthouse, col cui editore difatti gli avvocati di Gunther si son messi in contatto per acquisire la testata.

Lasciamo al loro destino i giornalisti e le modelle di Penthouse (augurandoci che i loro rapporti con Gunther siano scorrevoli come col padrone di prima) e torniamo all’Unità: ma non ce lo potevano dire prima che fra i padroni c’era un cane? Lo so che era un cane simbolico, che in realtà non contava niente, che in fondo era solo un pretesto per finanzieri spiritosi; ma insomma c’era.

Guardando poi la faccenda dal punto di vista del povero Gunther, non sono nemmeno sicuro che sia stato educato trattarlo così senza dirgli mai niente, come un cane. Non dico al consiglio d’amministrazione; ma insomma a qualche festa dell’Unità ce lo potevano anche fare intervenire, magari una volta sola, il tempo di dire “arf”. Macché: niente. Scommetto che non l’hanno nemmeno iscritto all’Ordine dei Giornalisti (dove pure oramai prendono di tutto). Boh. Chissà chi era il padrone ai tempi di Gramsci. Qualche cooperativaccia, scommetto, o qualche altro intrallazzo di operai.

L’intera faccenda ci viene rivelata (almeno a me) dai divertiti colleghi del Riformista, i quali sono tutti pimpanti perché, a differenza dei cugini di sinistra, non hanno nessun cane in Proprietà. Vero. Però loro hanno Velardi.

Islamisti e goddisti. I primi hanno un dio che si chiama (ma che nomi gli vanno a dare) Allah. I secondi sono adoratori di un certo God. Ma ci vorrebbe tanto a chiamarlo Dio come fanno tutti? Almeno la pianterebbero di scannarsi per queste vecchie faccende di totem tribali.

Informazione. Il nuovo programma di Gad Lerner sulla Sette: uno dei principali collaboratori è Renato Farina di Libero, quello che dette dell’imbroglione filoterrorista a Baldoni. Dice che ha chiesto scusa e quindi, per Lerner, è tutto ok.

Cronaca. Palermo. Commossa e vibrante cerimonia a Villa Niscemi: il sindaco Cammarata ha dato il saluto della città al Comandante provinciale dei carabinieri Riccardo Longo, meritatamente promosso ad altro incarico sul Continente. Dopo la cerimonia la cittadinanza in folla ha accompagnato il colonnello all’aeroporto con musica, bandiere e autorità, e non si è mossa finchè l’aereo non è partito. Purtroppo, sembra che un altro colonnello verrà inviato al posto di Longo e che nella provincia continueranno ad operare i carabinieri.

Franco Mistretta wrote:

Anni fa un dirigente siciliano del Pci diceva “non si può fare l’esame del sangue alle ditte”, per giustificare le trattative fra cooperative del partito e cooperative mafiose per la spartizione di appalti. La mafia era forte e capillare, e in qualche modo i settori pragmatici della sinistra ‘tenevano conto’ dei rapporti di forza.

Allo stesso modo anche Andreotti, nel momento del suo massimo fulgore, veniva considerato un interlocutore necessario (e negli anni del delitto Moro un politico da sostenere) non tanto perchè non fossero dimostrati i suoi legami con la mafia e con vari delitti, ma proprio perchè quei legami dimostravano che appunto con lui bisognasse trattare. I rapporti di forza.

Fassino ha visto il film di Michael Moore e ha appurato che Bush non è soltanto un idiota ma anche il rampollo di una famiglia di delinquenti e l’esponente di una lobby potente e criminale, e per giunta i sondaggi lo danno vincente. Ed è scattata l’illuminazione: allora è con lui che bisogna trattare! (Ma già all’indomani della convenzione democratica aveva detto che se Kerry avesse vinto e avesse chiesto di restare in Iraq non si poteva dire di no.)
L’etica. La legalità. Quante divisioni corazzate hanno?

E’ un marchio di fabbrica, è nel Dna, si chiama “sindrome dell’accordo Molotov-Ribbentrop” (dopo il quale gli antifascisti europei per un paio d’anni vennero invitati a stare buoni). Se uno, o una forza politica, o un paese, è proprio criminale al massimo grado, e lo è in un modo che sembra inevitabile e duraturo, scatta la sindrome. Gli incoscienti che non vedono la necessità e la limpidezza strategica dell’accordo vengono attaccati con freddo furore
Dimenticavo. La bicamerale con Berlusconi è diversa, perchè a quel tempo Berlusconi non era così potente e neanche duraturo. Si trattò soltanto di stima e affinità.

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4 Commenti

  1. non la sapevo questa di giovanni impastato. ma come dice tabucchi siamo un paese fascista.
    lerner? sa scegliere i suoi collaboratori e li sa tenere a bada. anche se cazzo, bastava evitarne due. farina e feltri. più alcuni lehisti. di quelli seri. che confondono le tute verdi con le camice nere.

  2. Evidentemente Gad Lerner piace ai nazistelli, che ne hanno fatto il loro nuovo idolo: Gad mit uns.

    La mafia, è giusto si cominci a parlarne, per levarle quell’alone di proibito, di misterioso, di peccaminoso.
    La gente deve imparare a viverla con gioia, con serenità, per quel fenomeno naturale che rappresenta.
    Come è successo con la sessualità.
    Lo disse anche Lunardi, ricordate? che bisogna imparare a convivere con le seghe.
    Ce ne parli pure a iosa, Orioles – non delle seghe, porci!

  3. INNO ALLA MAFIA
    1Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la mafia, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
    2E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la mafia, non sono nulla.
    3E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la mafia, niente mi giova.
    4La mafia è paziente, è benigna la mafia; non è invidiosa la mafia, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8La mafia non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. 12Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
    13Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la mafia; ma di tutte più grande è la mafia

    (S.Paolo, I Lettera ai Corinzi: Inno alla mafia)

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