La scelta di Putin

Giuro – credetemi – che non è perché è amico di quello con la bandana (e che non lo dico perché individuo in lui il cattivo e negli altri i buoni: precisazione scontata, ma di questi tempi c’è in giro gente capace di scrivere “Sono arabi (ma chi l’avrebbe mai pensato?) dieci dei venti terroristi uccisi”, e allora non si sa mai), ma io di uno con una faccia come quella di Putin mi fido tanto quanto di uno che fosse al suo posto e avesse, che so, la faccia di Previti.

E siccome è la seconda volta che – oh! sbadataggine – le sue squadre speciali intervengono con la grazia di un personaggio di Quake e, oltre ai terroristi, ci rimettono la pelle anche un sacco di ostaggi civili, le cose sono due: o sono idioti o, ecco, hanno di natura la mano un filo pesante.

Il sottoscritto si è fino ad oggi astenuto dal commentare, ma tiene a comunicare di essere rimasto disgustato da due cose in particolare: l’utilizzo strumentale che in occidente si è fatto della strage in Ossezia (e sarà palpabile, vedrete se non ho ragione, nei commenti a questo post: chi non è con noi è contro di noi; chi non è amico del nostro amico sta con i terroristi) e, in secondo luogo, tutta la retorica sui bambini, quasi che una vita avesse un valore diverso a seconda dell’età; quasi che se invece di 154 minorenni fossero morti 394 maggiorenni l’atto terroristico sarebbe risultato un tantino meno bestiale.
Fa tristezza insomma, l’insopportabile e lacrimevole enfasi delle candele alla finestra, quando per i 119 ostaggi nel teatro di Mosca nessuno spese un SMS per proporre l’accensione di un cerino. Non so a voi, a me fa quest’effetto: un po’ come se davanti del crollo delle Torri Gemelle risultasse consolatorio affermare “Meno male che la maggior parte non erano bambini”, come potesse esistere una scala di misurazione dell’orrore.

Detto questo, le uniche parole che giudicherei conclusive come commento generale alla vicenda non le ho viste citate in giro: sono quelle di un pacifista che in Cecenia ha consumato la suola delle proprie scarpe mentre, come tanti, avrebbe tranquillamente potuto limitare la consumazione ai polpastrelli sulla tastiera di un PC a migliaia di chilometri dall’orrore.
Lui è Carlo Gubitosa, il libro si intitola “Viaggio in Cecenia“. Lo si può leggere scaricare free ed è utile per comprendere cosa sia successo in Cecenia quando la Cecenia non era fissa nei titoli di testa dei telegiornali:

Quello che è accaduto in questi anni non ha niente a che vedere con la lotta al terrorismo o con una guerra di liberazione. La partita che si sta giocando in Cecenia è un’altra: uno spietato scontro tra un esercito regolare guidato da banditi e criminali che mandano a morire i propri figli per il controllo di un territorio e un esercito irregolare guidato da criminali e banditi che nascondono i loro interessi e i loro traffici dietro la sofferenza di un popolo.

(Carlo Gubitosa, Viaggio in Cecenia)
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7 Commenti

  1. Caro Gianluca
    la mia solidarietà, e spero anche quella di altri per le puttanate che hanno scritto nel blog che hai segnalato, mi sa che ormai siamo all’impazzimento generale e irreversibile

  2. sapete che penso? paenso anch’io che i bambini non si toccano. perchè hanno molta più vita di noi davanti. perchè un adulto ha vissuto già la più gran parte della sua esistenza. la vita del bambino ha più valore. i ceceni hanno tante buone ragioni per combattere, adesso hanno superato un punto di “non ritorno”.

  3. Scusatemi se torno su un piano – per così dire – egoistico, ma sono preoccupato per me stesso. Perché se io, in quanto titolare di dubbi (legittimi o meno) sull’operato dell’esercito russo in Ossezia, sulle modalità di risoluzione della crisi, sulla scelta di Putin di assoluto non-dialogo, sulla (dis)informazione trapelata, dicevo, se io ho dei dubbi faccio dei sottili distinguo e dunque sto coi terroristi. Sto. Coi. Terroristi. Con quelli che entrano in una scuola e ammazzano, con quelli che barattano la nostra paura con la morte di chiunque abbia avuto la sfortuna di capitare in un dato istante in un dato posto. Con questi, sto, se provo solo a pensare che noi abbiamo altre armi da opporre alla violenza, che non la stessa violenza ma più efficiente. Sono amico di questi. Ne sono collaterale, connivente, fiancheggiatore.
    Ecco, scusate, ma esiste un modo di difendersi da un’accusa tanto stupida, superficiale, proterva e strumentale? No, perché poi ci sono degli altri problemi. Se sono amico di quelli, sono una bestia da sterminare, esattamente come quelli. E allora ho paura. Perché qui non si tratta più di discutere da posizioni diverse, ma di pararsi il culo: non sapendo dove si ferma la lotta al terrorismo, sospetto che secondo alcuni meriterei di morire. O che almeno dovrei tacere, stare un po’ nascosto. Consenso assoluto, o con noi o contro di noi. Remare contro. Chiamatelo come volete, per me rivela solo la vera attitudine che si cela dietro alcuni commenti.

  4. No A_B_Normal,
    se hai dei dubbi non stai coi terroristi. Ci mancherebbe!
    Solo gli imbecilli non hanno mai dei dubbi ed esprimono solo certezze.
    Fra l’altro, in questo avvenimento è più che lecito porsi dei dubbi tanto più che le informazioni che provengono dalla Madre Russia hanno sempre destato qualche perplessità.
    Pensi che Putin non abbia gestito bene la situazione? Io penso che dato il precipitare degli avvenimenti, abbia fatto quanto di meglio poteva fare. Se poi, quanto di meglio poteva fare era una vaccata mostruosa io questo non lo so. Forse no? Forse si? Anche io ho dei dubbi, anche io penso che forse – e ribadisco forse – le forze speciali americane o gli incursori del CONSUBIN della nostra Marina si sarebbero comportati meglio. Ma è facile dirlo adesso.
    Ciò premesso consentimi che, dopo un avvenimento tanto tragico, le persone di buonsenso prima condannano in modo inappellabile i terroristi e solo dopo criticano (possibilmente basandosi su elementi concreti) l’operato di Putin.
    Ma spostare le responsabilità daai terroristi a Putin non è corretto.
    In un precedente post avevo scritto: Non “chi non è amico di Putin sta con i terroristi”, piuttosto “sta con i terroristi chi si aggrappa a dei sottili distinguo criminalizzando l’aggredito invece degli aggressori. Io non sto con Putin in generale, ma solidarizzo con gli aggrediti in questo caso particolare.
    Titoli come quello apparso sull’UNITA’ all’indomani della strage, quelli si, meritano il disprezzo del mondo civile, e, a pensarci bene, non meriterebbero nemmeno un commento.

  5. Così poco poco piano piano sottovoce:
    “La Russia si prepara a lanciare attacchi in tutto il mondo contro basi terroristiche”. Lo ha detto il capo di stato maggiore russo, il generale Yuri Baluevsky. “Questo non vuol dire – ha assicurato il militare – che la Russia metterà in atto attacchi nucleari. I mezzi da usare verranno determinati in base alle concrete situazioni in quella o quell’altra regione”.

  6. Leggende metropolitane di qualche tempo fa dicevano che in caso di incidente mortale le assicurazioni rimborsavano a seconda dell’età e del ruolo sociale del deceduto.
    In pratica per il figlio di un notaio avrebbero dato come risarcimento la Sardegna e l’isola d’Elba mentre per un vecchio contadino bastavano 10 euri.
    Secondo taluni questo è il metodo migliore…

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