Spot occulti: l’atto di fede della banca del Papa

A proposito di Rai e spot occulti: corre l’anno 1983, e la Tv di stato si trova a dover arginare l’abbandono di Mike Bongiorno, che se n’è andato a Canale 5 per fare “Superflash”. Urge una toppa per il giovedì sera. La Rai convoca il regista Guido Stagnaro e gli autori Ludovico Peregrini, Alfredo Perani e Enzo Spaltro. I quattro, anni prima dell’avvento di Pilo e Piepoli, partoriscono l’idea: un gioco basato sui sondaggi. Un quiz. L’immancabile quiz.
Mancare non manca niente: ci sono il titolo, semplice da memorizzare; c’è lo storico studio alla Fiera di Milano; ci sono le vallette in ascesa Ramona Dell’Abate e Simona Izzo (in seguito sostituita da Alessandro Cecchi Paone). Manca solo il conduttore. Uno che dev’essere all’altezza di Mike. Ma anche no. E’ sufficiente uno che faccia scalpore. E allora lo vanno a prendere al telegiornale.
Si parte il 31 marzo: sono previste quattordici puntate, e – allora si usava così – quattordici ne vanno in onda, ogni giovedì, raccogliendo una media d’ascolto di 11,3 milioni di spettatori.
Ma torniamo al conduttore: una mattina, il mezzobusto si presenta tutto intero, senza appuntamento, in via Principe Amedeo, presso la sede di Milano di una nota banca romana. Oggi non ci sarebbe bisogno di specificare che era una banca romana, ma allora sì, perché il nome era diverso e faceva riferimento nientemeno che ad un simbolo religioso come il segno della croce. Ma non al padre, nè al figlio.
E insomma, questo salta la guardia giurata, salta la portineria e si dirige direttamente alle casse. E’ scuro in volto: lo si nota anche se è abbronzato. Tocca accoglierlo ad un modesto impiegato che, da dietro al vetro, si occupa dei versamenti. “Devo vedere il direttore”, dice, a bassa voce, avvicinandosi alla fessura tonda che consente di parlare al cassiere, il quale, pur gentile, risponde: “Ha un appuntamento?”.
Il nostro sfodera un canonico e perfetto “Lei non sa chi sono io!”, mai più appropriato, perché quello davvero non sa chi è, o magari lo sa, ma non l’ha riconosciuto.
“Le serve comunque un appuntamento”, lo sventurato risponde, e mal gliene incoglie: il novello conduttore di varietà inizia a recitare un rosario di santi in colonna. E urla. Urla talmente forte che alla fine scende per davvero, il direttore.
Accolto nell’ufficio all’ultimo piano, mette sul tavolo la sua proposta: lei sa chi sono io, io conduco il tal quiz su Rai 1, voi mi date un tot, qui, subito, cash, e io pago il concorrente vincitore con un vostro assegno debitamente inquadrato a pieno schermo dalle telecamere.
Il direttore (quello della banca) nicchia: dovrebbe sentire Roma, loro sono praticamente una sede di rappresentanza, non sono abituati, nessuno aveva mai chiesto prima niente del genere. “Mi stupisco. – borbotta il bravo presentatore, e rilancia – Facciamo così: inquadriamo l’assegno e, come concorrente, ci mandate uno dei vostri impiegati. Io ad un certo punto gli chiedo che lavoro fa, e lui cita il nome della banca”.
Per sé non chiede tantissimo, ma neanche pochissimo, e finisce che alla fine glielo danno, sull’unghia, ma solo perché minaccia, alla fine, di scomodare lui qualcuno a Roma. O forse perché non riprenda ad urlare, non è dato saperlo.
Sta di fatto che, a seguito di un fantozziano sorteggione per decretare chi dovrà partecipare al quiz, optano per la legge del taglione e gli mandano in studio come agnello sacrificale il cassiere cazziato e mazziato all’inizio del racconto. Poco dopo aver fatto inquadrare col grandangolo l’assegno sul quale appone firma e ammontare del momtepremi in palio, il protagonista della nostra storia, per niente serafico, chiede al concorrente:
“Lei che lavoro fa?”
“Il cassiere”, risponde il cassiere.
“Ah, il cassiere!… E dove?”.
“Presso una banca”.
“Ah… E… vuole dirci che banca è?”
“Non so se posso. Non vorrei fare pubblicità”.

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10 Commenti

  1. Non che non ci creda, per carità. Né che m’interessi difendere l’onorabilità di Emilio. Ma mettere ogni tanto una fonte secondo me è anche esteticamente premiante.

  2. Un paio d’anni fa, sabato pomeriggio su RaiTre: un lunghissimo servizio da Bologna durante il MotorShow. C’era quella gara con le due auto da rally, che corrono a coppie l’una contro l’altra.
    Prima della partenza di ogni batteria, tre o quattro minuti di pugnette verbali da parte del conduttore, mentre i commissari di percorso drizzavano balle di paglia, copertoni e transenne. Una trasmissione di una lentezza esasperante.
    Allietata, però, da un’inquadratura fissa sui pneumatici delle auto sulla linea di partenza, che per l’occasione avevano la marca scritta in bianco (su fondo nero). Ad ogni partenza, ad ogni batteria due o tre minuti di pubblicità (né occulta né subliminale però: chiara come l’acqua che beve Messner, come si chiama…. Ah, già , la Levissima) ogni tre minuti di corsa.
    Allora mi chiedevo quanto aveva intascato il regista, oggi qualche indicazione in merito ce l’ho.

  3. Vista ieri sera su MTV.

    Pubblicità per il nuovo CD di Britney Spears: inizia dicendo “sentiti libero, libero di apprezzare la cantante, libero di comprare il nuovo CD…” e così prosegue (vado a memoria, non giuro sull’esattezza scientifica delle parole).

    Musica di sottofondo mentre s’inneggia al concetto di libero, la canzone Toxic che, guarda caso, è pure la canzone dell’ultimo spot di Libero ADSL.

    Son coincidenze fortuite, lo so…ma son delle gran belle coincidenze!

  4. Per quanto riguarda toxic, libero, etc… credo sia una normalissima mossa commerciale debitamente pagata, fatturata e scritta nero su bianco, credo che non sia nemmeno il primo caso nel mondo delle telecomunicazioni… e forse sempre libero o infostrada o la omnitel… Di questo non mi spavento e nemmeno dei giochi del regista del Motor Show. Lo scandalo pubblicità occulta che è poi simile al giochino di Odeon e i medici sempre smascherato da Striscia, il problema sta proprio nell’abuso della credulità, io vedo l’azienda X credendo sia stata scelta per criteri legati al valore stesso dell’azienda e poi scoprire che è stata scelta per il versamento cospicuo di denaro. Oltretutto per pubblicità ormai si fa di ogni, prendendo spunto da una notizia del GP di ieri… Perso diamante da 1 mln di dollari posto sul musetto della Jaguar, ora dato che un diamante seppur di 1 cm di diametro su di una macchina di qualche metro è una goccia nel mare, dato che la Jaguar non è un top team inquadrato in tutte le sue parti svariate svolte, a cosa serve mettere un diamante su una macchina guidata da un pilota di scarsa esperienza in un circuito a rischio incidenti come Montecarlo se non per perderlo? Non mi stupisco più per nulla, che stia diventando adulto?

  5. Ovvero: dei vantaggi di vantare intime conoscenze in ambienti finanziari… :-)))))… Mi attendo altre rivelazioni storiche, Gianluca: ci siamo conosciuti sotto il segno di questa rivelazione qua, noi due… :-)))))

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