Giornali del futuro? Saranno così

Tanto per abbaiareSenza giornalismo, naturalmente. Senza notizie, senza commenti, senza niente. Solo pubblicità, e basta. Fantasie? Niente affatto. In America c’è già il primo: e ha successo…

Informazione. E’ nato, ovviamente in America, il giornale perfetto. Si chiama Lucky, è un magazine a target medio-alto, stampa quasi un milione di copie e non ha una pagina che non sia di pubblicità. Tutti i contenuti giornalistici (reportage, articoli, inchieste, lettere dei lettori) sono stati completamente soppressi. In compenso, il lettore viene informato minuziosamente di tutte le offerte commerciali disponibili (quelle, beninteso, che il giornale ha scelto per lui) e viene scortato con la mano sulla spalla nell’affascinante mondo della pubblicità. Ha diritto, se ha i soldi, a comprare tutto ciò che gli vien messo davanti – se non ha i soldi non è un lettore – e, subito dopo, a lavorare alacremente (possibilmente in un settore vicino alla pubblicità o all’intrattenimento) per rimettersi in grado di comprare altre cose. Può esprimere le proprie opinioni – sugli oggetti in vendita, e solo su quelli – sbarrando le apposite caselle negli spazi segnati. Può anche provare emozioni (“Bello”, “Bellissimo”, “Meraviglioso”, “Boh”) e esprimere decisioni (“Compro subito”, “Appena ho i soldi”, “Per ora no”) come un qualunque altro essere umano.
Il lettore-tubo vuoto, riempito a un’estremità con gli spot ed evacuante dall’altra gli ordini d’acquisto, è dunque l’evoluzione finale del pubblico dei giornali. Modello televisivo? No, c’è qualcosa in più: il rapporto più rilassato e personale della carta stampata col suo lettore permette una manipolazione più intima della psiche del soggetto. Da cui, per prima cosa, vanno raschiate via tutte le incrostazioni culturali presenti fra uno sfintere e l’altro, affinchè i contenuti pubblicitari vi scorrano attraverso senza intoppo.

Argentina. Nuovo investimento – cinque milioni di dollari – del gruppo Benetton in Patagonia. Previsti un impianto di macellazione e un laboratorio per incroci fra razze ovine. Il Clarin sottolinea l’importanza del commercio di carne ovina fra Argentina ed Europa. Con quasi un milione di ettari, Benetton è ormai il principale fazendero del paese. Gli unici a opporsi al suo potere, due anni fa, sono stati i signori Eufemio e Rosa Curinaco che nel novembre 2002 gl’intentarono causa per essersi appropriato di terreni demaniali occupati dalla loro famiglia “a fine di sostentamento alimentare”. Com’è andata a finire la causa? Non lo so. Immagino i due coniugi Curinaco, sul ferrocarril delle Ande, che viaggiano verso la capitale per l’udienza decisiva del loro caso. Benetton vs Curinanco, “in nombre del pueblo argentino”. “Ci sono dei giudici a Baires” avrà pensato, forse, uno dei due.


“Notres ancetres, les Aztques”. I sacrifici umani degli aztechi erano in realtà occasioni di cannibalismo. Il sangue delle vittime veniva simbolicamente offerto agli dei, che se ne nutrivano, ma i corpi venivano cucinati e consumati dalla popolazione, non – come si pensava fino a poco tempo fa – a scopi rituali ma proprio come aggiunta ordinaria alla dieta quotidiana. La pulsione antropofagica ha avuto quindi modo di realizzarsi non solo in piccole tribù isolate ma anche in una delle grandi civiltà organizzate della storia umana. Il che fa pensare.
I sacrifici umani, tuttavia, non sono una costante della storia umana. In alcune civiltà ci sono, ma in altre sono completamente assenti. Nell’area del Mediterraneo, in particolare, la cultura del sacrificio umano è abbastanza rara: non la possedevano gli egiziani, non la possedevano i mesopotamici, non la possedevano, per quanto ne sappiamo, gli ittiti e non la possedevano (non la possedevano più) i greci. L’assenza dei sacrifici non era necessariamente dovuta a spirito umanitario: gli Assiri praticavano le esecuzioni di massa ma le giustificavano “modernamente” in termini politici e non religiosi; semplicemente, ritenevano opportuno praticare il terrorismo.
Nei greci, episodi di sacrificio umano (Ifigenia) e anche di antropofagia (Pelope) venivano ricordati come casi estremi, deplorevoli e non comuni, probabilmente per esorcizzare una fase pre-storica in cui erano così non era. Ma anche in questi casi non sono mai sacrifici di massa (al contrario, l’individualità della vitttima viene sottolineata) e non partecipa ed essi, neanche indirettamente, la massa della popolazione. Analogamente, per gli ebrei, il sacrificio umano (Isacco, ecc.) era il residuo di una fase primordiale da esorcizzare.
Nell’area mediterranea, le popolazioni che praticavano il sacrificio umano erano Celti, Punici e Romani. Questi ultimi erano gli unici a praticarlo a livello di massa e con la partecipazione attiva, come spettatori osanannti, dell’intera popolazione. I giochi gladiatori, infatti, nascono da un preciso intento religioso, di origine etrusca: offrire all’anima di un morto illustre la morte di numerosi altri esseri umani.
Il substrato di questa concezione era, per così dire, contrattuale: gli dei non sono affatto (come pensano i greci) esseri come noi; sono entità aliene, indescrivibili, con cui tuttavia possiamo avere un rapporto “commerciale”. All’interno di questo rapporto, la morte di esseri animati ha un suo valore preciso.
Così, alle origini della nostra civiltà abbiamo una componente colta e solare ma in qualche modo, nei suoi recessi profondi, azteca.

Libri. Carlo Ruta, “Segreti di Banca. L’Antonveneta dai miracoli del nord-est agli intrighi siciliani”, Edizioni Le Pietre, euri 4,5. Il profilo in ombra di una banca, a partire dalle mosse spregiudicate e vincenti di Silvano Pontello, già segretario particolare di Sindona e per oltre un decennio presidente dell’Antoniana.
Info: accadeinsicilia@tiscali.it

stefano wrote:

A Philadelphia abbattono uno stadio per costruirci un parcheggio. Penso che sia proprio il caso di fare anche noi un pensierino su questo: magari sostituendo lo stadio con qualcosa dove si gioca di più e si guarda di meno.

Znorryl wrote:

Gentile Direttore, per ben due volte nel corso di una settimana (l’ultima ieri sera) mi è accaduto di notare degli oggetti luminosi, grandi all’incirca quanto un piattino da kryll, a una quota decisamente anomala per un normale disco e con una velocità che valuterei superiore ai 2 orbit/ora. Entrambe le osservazioni sono avvenute fra le undici e mezzanotte, la prima è durata circa tre minuti, la seconda quasi altrettanto ma si è conclusa col misterioso oggetto che semprava sparire improvvisamente dietro Phobos. Anche il mio benzinaio mi ha detto di avere visto uno di questi oggetti, ma lui è convinto che siano addirittura d’origine terrestre! :-)). Lei che ne pensa?

Risponde l’esperto scientifico prof. Schiapparelli:
Non mettiamo in dubbio le “osservazioni” del nostro lettore, ma riteniamo debba trattarsi di palloni-sonda oppure (fenomeno relativamente frequente) di angeli sfuggiti a qualche allevamento. Quanto all’ipotesi “terrestre”, essa è scientificamente improponibile perché su Terra il tasso di energia orgonica è insufficiente a produrre forme di vita realmente intelligenti (lo conferma l’esame dei tg terrestri captati due anni fa). Non crede del resto che ci dia già abbastanza guai il nostro B. qui sul marte senza bisogno di immaginarcene uno anche su Terra? :-)

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1 Commento

  1. E dire che per un po’ (5 secondi) ho sperimentato la piacevole illusione che il lettore-tubo vuoto(splendidamente descritto) e il giornale ads-only fosse una esagerazione satirica. E invece è pura cronaca.

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