Via i terzisti da Armani.it

Me ne sarei stato zitto. Ma come e’ noto il terzismo non lo reggo e sulla vicenda Armani.it mi e’ venuta voglia di aggiungere un paio di cose in risposta non tanto alle argomentazioni di Bruno Piarulli quanto ad uno dei sottotitoli del suo intervento. Si parla di “buon senso”. Ecco io chiedo: lasciamo stare il buon senso che in questa faccenda se ne va sprecando fin troppo.


Personalmente trovo abbastanza curioso che Piarulli consideri la regola del chi primo arriva meglio alloggia una “regola del piffero”. Il first come first served a me pare invece un principio di equita’, imperfetto quanto volete ma per ora non sostituibile. A meno che non lo si voglia superare con piu’ vigorose normative di legge nazionali (come nel caso in questione) pensate e tarate sempre e comunque sugli interessi dei piu’ forti. Volete che i piu’ forti vincano sempre e comunque anche in rete? Accomodatevi, smontate tutto con argomentazioni del genere.

Forse qualcuno potrebbe chiedere a Giorgio Armani (o a Piarulli che certo conosce il caso) come mai a suo tempo la disputa internazionale davanti al Wipo per il ben piu’ importante dominio armani.com intentata dai legali dello stilista milanese sia finita con la conferma del dominio ad un grafico canadese (il sign. A.R.Mani) che lo aveva registrato prima del tardivo Giorgio. Strano che un organismo internazionale che si occupa di proprieta’ intellettuale si attacchi ad una regola del piffero per cosi’ importanti decisioni, no?

Ma non si tratta solo di questo. Luca Armani ha dovuto fronteggiare accuse incredibili nel primo grado di questo processo, come quella che va sotto il nome tecnico di “concorrenza sleale confusoria”. Va ricordato che Giorgio Armani desiderava essere risarcito con una modica somma non inferiore a 300.000 euro per tale danno e fortunatamente il giudice ha ritenuto che tali pretese (quelle in sostanza che i navigatori di Internet deflettessero i loro acquisti da una camiciola ad un timbro per via di un URL sbagliato) fossero da rigettare completamente. Se vogliamo invocare il buon senso queste sono cose importanti da citare.

Va poi ricordato, per avere una idea meglio definita di tutta la faccenda che quando Luca Armani registro’ il suo sito web non esisteva la possibilita’ per i privati di registrare domini della gerarchia it. Timbrificio o no molta della disputa nasce anche da questo fatto. Nelle meravigliose normative della gerarchia italiana per anni erano visibili sul web solo i dotati di partita iva.

Ma questo e’ un altro discorso.

La mia idea e’ che Luca Armani stia sbagliando molto in questa faccenda ma non mi pare questo oggi il punto da discutere. Quello che deve importarci e’ che se un giudice scrive, come nel dispositivo di questa sentenza

Si conferma, pertanto, che la registrazione e l’utilizzazione da parte del convenuto del nome a dominio “armani” costituisce contraffazione dell’altrui marchio registrato; ne consegue che al convenuto, ai sensi dell’art. 63 l.m., deve essere inibito l’utilizzo della parola “armani” presso la rete Internet come nome a dominio, ove non accompagnata da elementi idonei a differenziarla dal marchio dell’attrice.

a noi restano poche illusioni di poter disporre del nostro nome in rete nella gerarchia italiana quando questo fosse sovrapponibile anche in parte a quella di un marchio notorio. Ricordo sempre il caso di un editore di libri sacri il signor Barbieri che qualche anno fa aveva osato registrare qualcosa come barbierieditore.com inseguito dalle lettere minacciose della Mattel propretaria del marchio e della bambola Barbie.
Tette troppo grosse per un editore di testi sacri?

Piarulli invoca una soluzione tecnica che consenta a chiunque di essere visibile in rete. Non so a cosa si riferisca quando parla di incrocio fra domini e P2P citandoli come strumenti idonei perche’ ci venga restituita la nostra identita’. Mai sentito nulla del genere. Se capisco bene si tratta di un sogno. Nell’attesa che il sogno si avveri sarebbe buona cosa da una parte reprimere ogni caso evidente di cybersquatting dall’altra tenerci le vecchie regole di Internet che fino ad oggi hanno funzionato assai bene e che contengono molto piu’ buonsenso rispetto a numerose squallide leggi della nostra amata repubblica.

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13 Commenti

  1. Considerando il ‘core business’ di Bruno Piarulli, mi sembra scontato il suo “terzismo”. Terzismo di un soggetto nella vicenda è tutt’altro che terzo. Mi convincono molto di più invece le argomentazioni di Massimo Mantellini e quelle dello stesso Luca Armani.

  2. Ehm, se non ricordo male a quei tempi il nome a domino non era ancora considerato dalla maggioranza giurisprudenza un brand, un marchio commerciale. In effetti non solo non c’erano norme, ma neanche sentenze. Tecnicamente, in quel periodo, il nome a domino era proprio quel che sembrava a noi tecnici, il nome di un server. Poi, dopo la storia di Soru e c. si è resa necessaria una stretta, ma non mi pare che il caso di Luca Armani fosse un vero e proprio name grabbing di quel genere. E’ per questo che mi pare comunque eccessiva la sentenza. La richiesta originale di Armani (lo stilista) del resto è davvero una ”caduta di stile”.

  3. Un caso simile che non ha mai creato problemi è martini.it
    —-
    I siti martini sono mymartini.it e nomartininoparty.it
    —-
    Mi sembra che giorgio armani sia davvero un babaciu che non sa perdere…

  4. A me invece non convincono. Il discorso non può prescindere dall’uso che si fa del dominio. La stessa sentenza del tribunale è basata sul fatto che entrambi i siti sono commerciali, e cadrebbe senza questa condizione!

  5. le argomentazioni di Bruno Piarulli stanno poco in piedi. Si dimentica che Internet non è la “porta 80 del TCP/IP” che ne sappiamo noi che Luca Armani non abbia usato il dominio per dare la posta a suoi parenti che hanno quel dato cognome (un po’ come faccio io col mio dominio/cognome)?

  6. La legge nacque per evitare che qualcuno registrasse nomi e marchi famosi speculando sulla cessione. Luca Armani non specula, ha comprato una merce disponibile sul mercato, se speculasse avrebbe registrato 50 siti, non uno, avrebbe effettuato corpose richieste economiche allo stilista per vendergli il dominio. Non è andata così, e lo stilista ha il suo Armani.net quindi la sua visibilità non è impedita. No, lui vuole proprio quello, il pezzo unico armani.it. Un giudice illuminato lascerebbe il dominio a Luca Armani con il vincolo di segnalare un collegamento al sito dello stilista. Guardate http://www.sound-ideas.com segnalare l’omonimo http://www.soundideas.com. Sono quasi sicuro che non sia semplice cortesia.

  7. Scusate, ma chi se ne frega se il sito non è personale ma è commerciale? Secondo me è ancora più giusto che resti a Luca Armani. Ma guarda un po’! Ma porca troia! E’ possibile che chi ha più soldi abbia più diritti? Poteva svegliarsi quel pirla di Armani Giorgio. E vada a far causa all'”Emporio degli Armadi”, con il logo che fa il verso al suo anche graficamente. E il “chi arriva primo” è una regola sanissima, la base dell’educazione. La fila in posta si deve fare per censo?

  8. Scusate, ma chi se ne frega se il sito non è personale ma è commerciale? Secondo me è ancora più giusto che resti a Luca Armani. Ma guarda un po’! Ma porca troia! E’ possibile che chi ha più soldi abbia più diritti? Poteva svegliarsi quel pirla di Armani Giorgio. E vada a far causa all'”Emporio degli Armadi”, con il logo che fa il verso al suo anche graficamente. E il “chi arriva primo” è una regola sanissima, la base dell’educazione. La fila in posta si deve fare per censo?

  9. Doge, se “armani” viene usato per vendere, visto che è un marchio registrato della “Giorgio Armani S.p.A.” mi pare abbia senso che questi accampi dei diritti, a prescindere da chi abbia più o meno soldi. Sulla sproporzione delle richieste di indennizzo ho già detto che sono d’accordo, come anche sul link in testa all’homepage. Se invece il dominio venisse usato per dare la posta ai parenti o parlare di sé e della propria famiglia allora fuori dalle balle i mercivendoli! Gianluca, leggendo le motivazioni della sentenza sembrerebbe così, purtroppo però hai ragione, non v’e’ certezza!

  10. la speculazione la sta facendo armani lo stilista e che cavolo!!!

    Se avesse voluto speculare glielo avrebbe venduto ad un prezzo salatissimo.

    Questo è un sopruso.

  11. qualcuno ha un documento più comprensibile su come dovrebbe funzionare il Domain Name Anarchy in un sistema dove non sono tutti amiconi?

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