Generazione di fenomeni

Poi uno dice “lo scontro generazionale padri-figli”.
A me pare che nel Sessantotto lo scontro fosse tra quelli che potevano permettersi il lusso di fare le barricate – tanto poi papà ci avrebbe messo la parola buona quando si sarebbe dovuto smettere di contestarlo – e quelli che, provenendo da famiglie meno abbienti, dovevano mettersi giù di buzzo buono per guadagnarsi almeno il diritto di partire alla pari.
E alcuni sono riusciti a partirci “alla pari”, ma poi – visto che l’Italia è un paese dalla mobilità sociale inesistente – hanno dovuto sopportare il ritorno di quella masnada di vocianti rampolli, che nel frattempo avevano intrapreso la carriera del papà di cui sopra.
E che hanno detto loro: “I soliti sfigati. Fatevi in là, borghesssi”.
Massimo Gramellini, su questo tema, la pensa così.

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8 Commenti

  1. Totalmente d’accordo. Non conosco nessun operaio che grazie a quell’epoca sia diventato qualcuno. I figli degli operai di allora sono nella maggior parte ancora degli operai (o operatori di call center). Non ho neanche visto figli di avvocati e di bborghesi diventare operai e rimanerci. Hanno solo approfittato del periodo per divertirsi, fare sesso, passare gli esami con il 18 politico, mandare a quel paese garbatamente i genitori. Adesso però sono tutti al loro posto di comando, avvocati e sindacalisti, magari sono anche dei totali incompetenti. L’unica consolazione che ci rimane è che qualcosa di buono è rimasto, dal punto di vista culturale e sociale, come le varie leggi libertarie sul divorzio e aborto o i tanti tabù caduti. Ah suggerisco a tutti, se riescono, a vedersi le foto su Rep di sabato di Schroeder nel 68 con bottiglione di vino in mano e di Fische con capellone, barbone e sigaretta in bocca. Anche mio padre era come loro solo che mio padre è rimasto operaio (e comunista!!)

  2. Io ne conosco uno di operaio figlio di nessuno che è arrivato alla notorietà: tal Ferrara Giuliano

  3. Il 68 è una grassa vacca da assaltare, contraddire, demistificare ma proprio perchè è stato evento reale, vero cambiamento carico di contraddizioni che ha scosso tutta la società, anche chi non vi ha partecipato. Minimizzarlo tout court per fare la battutina fa un po’ miseria, la solita micragnosità da italiani che non fanno i conti con la propria storia.
    Per inciso canne e scopate senza troppi pensieri è una proiezione monodimensionale , e molto apprezzata dai registi pare, del tutto.

  4. Secondo me il ’68 fu sopratutto uno scontro generazionale tra i figli di papà e i loro genitori che erano classe dirigente:una lotta per il potere tra padri e figli interna alla borghesia.I poveri come al solito stavano in disparte a lavorare per poter campare.Ma in ogni caso i temi per cui lottavano quei figli di papà erano giusti e quella voglia di libertà che esprimevano erano una forza positiva che ha fatto bene al paese.Ma naturalmente io a quel tempo non c’ero e queste sono solo impressioni.

  5. Red: parli per esperienza personale o per esserti documentato? Oppure tanto per dire la tua? Prego far seguire riscontri che il ’68 è stato un movimento di elite (cioè il contrario di movimento di massa).
    Santa polenta lo sapevo che quell’esteta di Bertolucci faceva danni

  6. scusate ragazzi ma mi sembra che qui si rischi di esagerare da una parte e dall’altra. assunto che le “rivoluzioni” del ’68 e del ’77 siano fallite, io non credo che tutti coloro che pensavano di cambiare qualcosa fossero ricchi (mio padre, per dire, poverissimo, ha militato nella fgci), nè che tutti i ricchi vi abbiano partecipato “per godersela”. che poi dal punto di vista delle lotte sociali non si sia ottenuto quasi nulla son d’accordo, mentre penso che le lotte femminili qualcosa di significativo l’abbiano ottenuto, anche nel cambiamento di mentalità. attenti, mi sembrate quelli che oggi fanno di ogni erba un fascio per quanto riguarda il “popolo no global”, in mezzo al quale ci sono un sacco di confusi ed estremisti ma anche tante persone in gamba, e dar contro a tutti senza riconoscere le differenze significa soffocare la parte buona e costruttiva del movimento, mentre quella violenta e inconcludente se ne frega delle critiche (anzi ci gode) e va avanti!

  7. bè il movimento studentesco in quanto tale era composto da borghesi visto che l’università se la potevano permettere praticamente solo loro.Se poi parliamo anche dell’autunno caldo e delle proteste operaie è un altro discorso,lì naturalmente parteciparono i cosidetti proletari rivendicando una vita più dignitosa ma senza ottenere mobilità sociale.Naturalmente nel mio precedente commento mi riferivo al movimento degli studenti che ovviamente erano borghesi.

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