Excusatio Petita

Che poi non sono scuse, ma una semplice giustificazione alle questioni poste da Brontolo.
Vale quel che vale: non più di un “Prof, non è suonata la sveglia”, o di un “Questo non era nel programma”.
Però la questione me la sono posta anche io. Io che tendenzialmente vengo pagato per fare altre cose (e non si è ben capito se c’è di mezzo anche questa, ma può anche darsi di si), io che torno a casa e leggo il mio blog come se fosse un giornale, chiedendomi che cosa vi troverò.
La domanda, inevitabilmente, è legittima al cento per cento. Solo che io non ho una risposta.
Figurarsi: non mi capacito ancora che la gente venga a visitare questo sito, che ne parli abusando del paragone della piazza in cui irrimediabilmente ci si ritrova volenti o nolenti. Del perché alcuni autori abbiano deciso di accettare l’invito a collaborare non saprei proprio dire.
Io ringrazio, certo, di tanto in tanto, ma non credo basti. Non basta per me, almeno, ma non è che abbia sottomano queste grandi alternative. Non posso nemmeno mascherare questo blog da sito amatoriale, perché formalmente non lo è.
Però è gestito come tale, per cui sostanzialmente un pò si avvicina al concetto. Non fosse altro che perché questo blog rimanesse così com’è, con tutte le opzioni che ha, il sottoscritto ha ritenuto opportuno fosse ospitato assieme ad altri simili presso un server negli Stati Uniti, finanziato amatorialmente e personalmente, non aziendalmente.
È in sostanza, un po’ come aver affittato un locale ed avere la consapevolezza che i muri, l’insegna, non sono tuoi. Tu magari l’avevi anche creduto, all’inizio, ma poi hai scoperto che no, non sono tuoi. Però in questo locale trovi bella gente e scazzi che non ti dico.
C’è quello che se ne sta in disparte e non fa altro se non guardare gli altri discutere. E laggiù, laggiù c’è quello che disegna, e disegna anche mentre gli parli, che hai quasi l’impressione non ti stia ascoltando, ma poi, alla fine, ti ritrovi immortalato a carboncino su uno dei suoi fogli. E c’è quello che ogni giorno dice che è l’ultimo giorno che viene; quello che tutti dicono sia un bastardo perché ha una battuta per tutti, ma a volte, quando qualcuno declama un pezzo serio che ha scritto, attorno si fa tutto silenzio. Poi ci sono il professore, l’emigrato, il cinefilo, il lettrato, la Jessica Rabbit che trascorreva qui le giornate fino al giorno in cui si è imbarcata sul volo per il successo, e ora torna poco, quando può. C’è quello che fuma tanto, quello che la sera devi sbatterlo fuori perché farebbe anche da saracinesca, quello che sta qui perché a casa c’è la moglie incazzata ormai più per abitudine.
Certo, con un po’ di selezione all’ingresso, qualche vip ingaggiato per le occasioni importanti, un PR, uno o due sosia a far la muffa nel privée, che tanto da lontano nessuno li vede, forse sarebbe anche più fico e molto più “in”.
Ma a me (e anche ad altri, pare) piace anche così com’è. Anzi, soprattutto per come è.
Per questo motivo, malgrado tutto, è un piacere frequentarlo, gestirlo.
Anche per conto terzi, anche senza il budget per poter dare una mano di bianco, che il fumo ingiallisce le pareti. Anche se le pareti non sono tue.

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10 Commenti

  1. Ci sono anche quelli che semplicemente credono di crescere meglio, in mezzo a tutti questi personaggi senza volto. Meglio di un solitario di Microsoft…c’è questa classe piena di gente. Che non ti rendi conto di quanti sono…queste persone fatte di parole, fatte di frasi, fatte di commenti, di POST, magari anche un pò fatte e basta. A volte patetiche, come me in questo commento. Ma spesso e soprattutto, chissenefrega. Avevo 5 minuti (miei) da perdere!!!!!

  2. Io mi sono quasi commossa. Adesso posso mandarti le coordinate bancarie? (Io proporrei di pagare anche chi lurka e basta)

  3. Che dire? GE è un buon estratto della nostra vita quotidiana. Ci sono gli stronzi. Ci sono gli intellettuali (e spesso le due categorie coincidono). Ci sono i blogger comuni (inteso in senso positivo, ed io mi sento uno di quelli). Giemme, spesso scrivi cazzate. Altre volte concordo con te. Altre volte ancora non so proprio di che cazzo parli. Ma questa è la vita. E, nonostante tutto, è un bene che GniùEconomi ci sia. (ma per l’amor diddìo, non fare più cadute di stile come gli GniùAuarz..)

  4. Neri, questo sito è grandissimo.
    Qualcuno doveva pur farlo ed è capitato alla persona giusta, come ovvio che sia, visto che sei già stato tu. Duqnue, non guardiamo troppo avanti e godiamoci il presente.
    I Want to Believe come sfondo e Trust no one come controfigura, propongo.
    Sei il nostro FOx! Facciamo un filmagggio hollywoodiano con blog e cazzate miscelate con gusto?
    Vale a dire: lo si inizia a fare, poi assaggiando i primi risultati, impariamo e in anno siamo a Hollywood.
    Firmato: Incognito
    p.s. devo comprare una video camera suppongo…o basta l’idea?
    Io scrvio i dialoghi e nono si discute.
    S’ intitola: Everyhere, il mondo senza Double YOU !

  5. Di qui alla fine si passa sempre volentieri, quando si avvertono malumori però, la sensazione è quella che le cose siano cambiate, anche se tu ancora non te ne accorgi. e qui mi sembra ci sia, un po’ di malumore.
    d’altra parte, uno delle sue creature può fare un po’ quello che gli pare. tutto si può, anche se far finta di niente non è consigliato.

  6. Tutto il ragionamento parte da un assunto, tutto da dimostrare: la qualità di chi scrive qui è tale da poter essere “professionalmente” richiesta (con questo intendo, che venga assegnato un valore di mercato all’abilità di chi scrive, in quanto risorsa scarsa e, come tale, utilizzabile tra fini alternativi). Faccio un esempio: un mio compagno delle medie era in grado di dire “mappamondoippopotamo” con un rutto. Questa è una cosa che io non sono mai stato, nè, ormai temo, sarò in grado di fare.
    E’ evidente come questa fosse una qualità che aveva del divino e come tale, degna di remunerazione.
    Sia chiaro, che non escludo a priori che i contributi di chi scrive qui siano altrettanto degni. Semplicemente, non do per scontato che lo siano.

  7. Forse non si tratta di capire.
    Qualcuno sa spiegarmi il senso di “all you need is love” ? Intendo dire, un conto è prendersi sul serio, un’altro è esserlo.
    Come fare non saprei; in principio è un verbo, i secondi corrono, i terzi guardano e divengono.
    Cosa vogliamo fare coi nostri cervelini? quì di potenziale ce n’è…dobbiamo essere analitici per forza o ce la godiamo come viene?
    All you need is love…

  8. Io in questo post sono “l’emigrato”. E devo ripetere che se il Neri ci facesse un contratto, allora sarebbero cavoli. Ci costringerebbe a lavorare nei suoi orari… Per me va bene così. È veramente un bel luogo di caxxeggio.

  9. Beh, devo dire che non ero a conoscenza dei blog, al massimo ne ho sentito solo parlare… Sono arrivato qui (inteso come sito) passando dal sito di “jessica Rabbit” (se ho capito bene) segnalatomi da un mio amico (gay, quindi eliminate il pensiero di segnalazione del tipo:”Vai a vedere che gnocca!”) e tra tutti quelli linkati nel succitato sito, questo mi è parso il più vero e quello che parla di cose di tutti i giorni (bellissimo il blog di Brontolo di oggi) come delle cose serie ed irritanti che capitano nel mondo.

    Ringrazio l’autore per aver dato una finestra sul mondo a questo ufficio dove lavoro.

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